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fabriziolamonica

Social media e alterazioni cerebrali: quali vantaggi - Neuroscienze - 2 views

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    Interessante articolo su recenti studi di neuroimmagine che hanno messo in evidenza come un utilizzo moderato di Facebook sia associato ad un aumento del volume di materia grigia nelle strutture cerebrali coinvolte nel processamento di informazioni sociali. Tale studio in un certo senso riabilita l'immagine che viene fuori dai moderni dibattiti sull'abuso dei Social Network soprattutto da parte degli adolescenti. Se infatti un uso smodato dei Social Network è associato a fenomeni di vera e propria dipendenza, un uso moderato evidenzia invece il potenziamento di alcune abilità di carattere semantico-sociale, come l'abilità di riconoscere ed interpretare più velocemente le espressioni facciali. Tali abilità sono correlate ad un aumento del volume di materia grigia nel giro temporale superiore e medio dell'emisfero destro e sinistro del cervello. Si è pertanto ipotizzato che un corretto uso dei Social Network possa essere utilizzato per il trattamento di alcune psicopatologie (come la schizofrenia) che sono associate ad un ridotto volume di materia grigia di quelle stesse aree cerebrali.
ppitzalis

Neuroscienze e Neuropsicologia - Corriere della Sera - Ultime Notizie - 9 views

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    La parola "Multitasking" è usata sempre più spesso per descrivere il tipo di attività mentale che i ragazzi adottano quando utilizzano le nuove tecnologie. In realtà il termine più idoneo per descrivere questo neologismo inglese sarebbe "multi attività" o "multi compito", la capacità di svolgere più attività contemporaneamente. Questo articolo l'ho trovato molto interessante in quanto ci induce a riflettere sul modo in cui tutti noi siamo abituati a organizzare le nostre attività illudendoci di risparmiare non solo del tempo ma anche di essere più efficienti. Cercare delle informazioni su Internet e contemporaneamente rispondere a delle email o a un messaggio in realtà riduce non solo le nostre performance, perché il cervello può concentrarsi soltanto su una cosa alla volta, ma ricerche hanno dimostrato che si può ridurre il Q.I. Da queste ricerche è quindi evidente che le persone costantemente bombardate da molteplici flussi d'informazioni elettroniche non riescono a prestare attenzione, ricordarsi le informazioni e passare da un lavoro all'altro come chi, invece, porta a termine un compito alla volta. La sfida è quindi quella di saper utilizzare i media senza che siano loro, le nuove (ormai neanche più tanto "nuove") tecnologie ad "usare" noi e ad assumere il controllo della nostra vita.
mcoletta1

L'impatto della rivoluzione digitale e delle nuove tecnologie della comunicazione - 7 views

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    Analizzando il tema della rivoluzione digitale nell'articolo si constata in primis che la scuola italiana è in ritardo rispetto ad altri paesi del mondo non per scarsa propensione della popolazione ma per reali GAP strutturali legati a scarsi e non coordinati investimenti. La realtà dei "nativi digitali" è il "materiale" su cui la didattica futura dovrà incentrarsi, nativo digitale sostiene Paolo Ferri è colui che non ha memoria del momento in cui internet è arrivato a casa, quindi i ragazzi nati dal 2000 in poi. Sono ragazzi che da sempre utilizzano mezzi di comunicazione eterogenei dagli schermi interattivi (tablet, smartphone, smart TV) ai tradizionali quaderni e libri per cui il codice alfabetico è uno dei codici utilizzabili e va di pari passo con le variabili visive (immagini fisse o in movimento) e sonore. Di fronte a questo scenario risulta evidente che la didattica tradizionale per assorbimento stratificato della scuola tradizionale risulta obsoleta: "da casa a scuola un percorso indietro di 30 anni". I nuovi scenari tecnologici consentono la messa in campo di nuovi paradigmi didattici che si avvalgono di varie strategie orientate al problem solving e spostano quindi l'ottica operativa verso l'apprendere mediante il fare. Le neuroscienze confermano queste differenze, gli studi sulla plasticità neuronale infatti mostrano che sono diverse le aree di attivazione in base al tipo di attività svolta (lettura su carta vs lettura su video, uso di videogames, ecc.) risulterà quindi inevitabile organizzare per i nativi digitali stili educativi sempre più in linea al loro differente stile di apprendimento (rispetto alle precedenti generazioni) dovuto alla molteplicità delle possibilità di input. Sarà da prediligere la modalità interattiva a quella meramente trasmissiva. Lo scenario ipotizzato in Italia è che intorno al 2025 si raggiungerà la condizione attuale degli USA .
mariaritabal

Nativi Digitali: Trasparenza e Intuizione nei Nuovi Media - 7 views

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    L' articolo ci spiega perché per usare efficacemente i nuovi media occorre l'intuizione, mentre per imparare ad usarli ci vuole il ragionamento .
paolabagnasco

Tutti i modi con cui il multitasking ci rovina (davvero) il cervello - 6 views

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    In questo articolo del corriere della sera,il neuroscienziato Daniel J. Levitin esamina gli «effetti collaterali» del sovraccarico di stimoli da email, sms e social, venendo alla conclusione che il multitasking ci rende meno efficienti e comporta un vero e proprio esaurimento delle funzioni cerebrali.
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    Articolo pubblicato dal Corriere della Sera che riporta una intervista al neuroscienziato Levitin scritta sul quotidiano scientifico britannico The Guardian. Secondo recenti studi di Levitin presso la McGill University, il multitasking sarebbe non sono inutile ma anche dannoso per il cervello; in particolare renderebbe meno "attenta" la corteccia prefrontale, la quale diverrebbe più facilmente distraibile da più stimoli. Il fare diverse cose insieme non risulterebbe essere più allenante per il cervello, bensì un inutile sovraccarico di tensioni nel passare da un compito all'altro rischiando di perdere informazioni importanti. Trovo questo articolo molto interessante e soprattutto mi rispecchio abbastanza nel risultato di questi studi.
ghilli70

Multitasking ma sempre più distratti, il web cambia la nostra mente e quella ... - 4 views

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    L'articolo parte da alcune considerazioni tratte a seguito di uno studio sviluppato da un team internazionale formato dal Kings College e dalle Università di Harvard, Oxford, Manchester e Western Sydney, che evidenzia come l' "onda net", ovvero il continuo flusso di informazioni provenienti dalla rete, migliora la nostra attenzione divisa (capacità di relazionarci con input diversi), ma ha effetti negativi sulla nostra capacità di concentrazione, questo sia negli adulti, ma soprattutto nei bambini. In particolare l'abuso del web è connesso a uno sviluppo diminuito dell'intelligenza linguistico-verbale. Per contrastare questo effetto negativo la psicologa Barbara Volpi, citata nell'articolo per il suo libro "Genitori digitali. Crescere i propri figli nell'era di Internet", è necessaria l'acquisizione di una sana genitoralità digitale, fornendo una serie di indicazioni pratiche da seguire in famiglia per supportare lo sviluppo cognitivo del bambino nell'era digitale, integrando i nuovi media nella relazione con i figli. E' importante non lasciare da soli i bambini nella rete, ma accompagnarli ad un uso consapevole dei media, continuando a sviluppare le competenze relazionali ed affettive, attraverso l'integrazione di stimoli di natura diversa. Internet non deve diventare uno strumento di utilizzo passivo, ma è necessario stimolare l'uso attivo (soprattutto verso i 6 anni) con ricerche mirate ad uno scopo (ad esempio cercare la ricetta della torta di compleanno da cucinare insieme). Il web è ricco di potenzialità per tutti, non è solo un pericolo per lo sviluppo cognitivo del bambino, bisogna imparare ad utilizzarlo in maniera consapevole da adulti anche per far aiutare i propri figli a sviluppare la consapevolezza e la riflessività autonoma necessarie per vivere la tecnologia con tutti i vantaggi che essa offre. La presenza dei genitori è e rimane fondamentale, è necessario essere presenti con i propri figli soprattutto nella fruizione dei nuovi media.
andreaportannese

In famiglia con lo smartphone: tutti insieme (silenziosamente) - 0 views

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    Articolo che tratta, come intuitivamente si può capire, la problematica dei dispositivi tecnologici che ormai è un mezzo da dover inglobare nella vita quotidiana anzichè opporsi. Di conseguenza va educata l'intera generazione alla comprensione e potenzialità che tali strumenti possano aiutarci a migliorarci a livello culturale e facilitarci tante situazioni di vita quotidiana grazie a tali mezzi. L'articolo commenta e parla della situazione di "silenzio" da parte dei genitori con figli e che tali strumenti, per lo più smartphone, isolino gli individui che ne fanno uso a discapito della comunicazione "vis a vis" di fondamentale importanza per l'uomo e la psiche dell'uomo.
olimpiaricciardi

Tecnologie multimediali ed effetti negativi nella comunicazione di reciprocit... - 2 views

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    Nell'articolo viene fornita un'ampia revisione della letteratura riguardante gli effetti di una esposizione precoce a digital media come smartphone, tablet e tv durante i primi anni di vita del bambino. È presente inoltre la descrizione di un progetto di ricerca, in una prima fase di osservazione sperimentale del comportamento di bambini con disturbi dello sviluppo in ambiente controllato, unita ad interviste a scopo anamnestico circa i modi e i tempi di esposizione ai suddetti media durante la crescita, che mira alla costruzione di uno strumento (test) di monitoraggio standardizzato. In questa prima fase si è registrata una correlazione positiva fra disturbi in età evolutiva ed esposizione precoce e continua alla tv ed ai digital media. L'età indagata va da 0 a 5 anni (compreso il periodo di gravidanza). La ricerca è ancora in atto in quanto manca la rilevazione dei dati in un gruppo di controllo (bambini normodotati).
taniaantonelli89

Social network: motivazioni sottostanti il loro utilizzo - Psicologia Digitale - 3 views

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    "Cosa ci piace così tanto dei social network - Psicologia Digitale Per saperne di più: https://www.stateofmind.it/2021/11/social-network-motivazioni-uso/ "
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    Ad oggi più di 4 miliardi di persone sono attive su piattaforme social. Ci si è chiesti il perchè di questo utilizzo e inizialmente si pensava che fosse legato alla voglia di rientrare in contatto con vecchie conoscenze e per trovare possibili partner ma questo non è bastato perchè oggi si conividono musica, opinioni, interessi... Le prime ricerche ci suggersicono che l'uso è legato a bisogni primari, come quello di appartenenza; di recente sono state trovate correlazioni tra tratti di personalità e l'utilizzo che si fa dei social; le neuroscienze hanno cercato di capire quali strutture e processi neuronali sono implicati negli stimoli dei social, ad esempio il like è associato al circuito neurale delle ricompense. Il rapporto tra noi e i social network non è a senso unico: dipende dalle nostre caratteristiche e dalle digital affordance, cioè tutte le cose che si possono potenzialmente fare grazie alla tecnologia, nell' ambito dei social condividere, commentare... Le affordance 'funzionano' con le persone perchè soddisfano dei bisogni come quello di autonomia, competenza e identità.
jessicaventuri

Più social, più soli? Facebook e Instagram fra solitudine e depressione | Fon... - 8 views

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    I social network, a dispetto del nome che li porrebbe agli occhi del mondo come fautori delle relazioni sociali, sono in verità causa di depressione e aumento del senso di solitudine. Questo legame, rilevato dall'Università della Pennsylvania (Usa) e pubblicato sul Journal of Social and Clinical Psychology, mostra come non solo tra i giovani, ma anche tra i cinquantenni, esista la paura dell'essere tagliati fuori, il cosiddetto FOMO, "fear of missing out". Si crea quindi quella che viene definita una "dipendenza senza sostanza" con relativi sintomi di astinenza. La conclusione, anche se per alcuni professionisti del settore presenta alcune debolezze metodologiche, è che la riduzione dei tempi sui social incida sulla riduzione della depressione. Occorre quindi una riflessione che non possiamo rimandare, riflessione che prenda in considerazione la predisposizione biologica alla dipendenza insieme ai fattori psicologici e sociali.
anonymous

I Social Network e i cambiamenti nel cervello. Pericolo o Evoluzione? - 6 views

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    La scelta dell'articolo nasce dalla continua sensibilizzazione verso le conseguenze dell'esposizione esagerata e senza controllo all'uso dei social network, dagli studi emerge che l'esposizione massiccia verso questi media digitali produrrebbe cambiamenti nei circuiti cerebrali riducendo attenzione, interagendo negativamente sulle emozioni e sulle relazioni che risultano essere vissute in modo sempre più virtuale e sempre meno reale. Nell'articolo si mette in evidenza che il cervello dei giovani è danneggiato perché non viene più impegnato in attività nelle quali gli uomini si sono impegnati per millenni, in quanto tutto oramai viene mediato da internet, tutto è di facile e immediato accesso, senza bisogno di grande impegno e utilizzo di strategie attive e partecipative della persona. Pur considerando media e social media mezzi che possono favorire positivamente processi di apprendimento e di educazione, ritengo che lo sviluppo e l'apprendimento non possano prescindere dall'interazione sociale che solo i rapporti reali possono garantire. È vero che le epoche di cambiamento segnano nel loro passaggio sempre perplessità e difficoltà di accettazione, così come avvenne nel passaggio dall'oralità alla scrittura che qualcosa ha tolto ma tanto ha concesso, sicuramente non si può fermare il progresso e l'evoluzione dei media, ma si può intervenire sulla buona educazione all'uso di questi mezzi, attraverso una maggiore consapevolezza e capacità critica. L'articolo si conclude con uno spunto di riflessione importante, riferito al fatto che i social non sono per forza responsabili di una regressione nel funzionamento del cervello dei giovani, ma potrebbero anche migliorarne il funzionamento, ancora questo non lo possiamo sapere in quanto gli studi sono ancora aperti.
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    Esatto, come ci sono evidenze scientifiche che la #tecnologia della scrittura ha stimolato l'evoluzione della #coscienza nella mente bicamerale degli esseri umani, probabilmente i Social Network porteranno a nuove #evoluzioni. Bibliografia Jaynes, J. (2000). The origin of consciousness in the breakdown of the bicameral mind. Houghton Mifflin Harcourt. Kuijsten, M. (Ed.). (2013). Reflections on the dawn of consciousness: Julian Jaynes's bicameral mind theory revisited. Julian Jaynes Society. Kuijsten, M. (2016). Gods, Voices, and the Bicameral Mind. Wile, L. (2018). The Jaynes Legacy: Shining New Light Through the Cracks of the Bicameral Mind. Andrews UK Limited. Cavanna, A. E., & Nani, A. (2019). Were Babylonians Self-Conscious?. Elenco evidenze a supporto della teoria di Julian Jaynes (1920-1997) https://www.julianjaynes.org/supporting-evidence.php
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    Nell'articolo di Francesca Fiore, riportato sul sito "State of Mind" ( Il giornale delle scienze psicologiche), viene affrontato un tema molto importante, in cui esamina i cambiamenti che porterebbero i Social Network nei giovani, riducendo la loro attenzione e facendoli regredire verso uno "Stadio infantile". L'autrice dell'articolo, fa riferimento ad un articolo della Greenfield in cui risponde a delle domande riguardanti il "Vivere online". La Greenfield parla degli effetti negativi che i nuovi media sono in grado di produrre, quest'ultimi generano difatti profondi cambiamenti nel cervello dei giovani come ad esempio una riduzione dell'attenzione, incoraggiando così la gratificazione istantanea e azzerando le relazioni umane reali. Diversi studi confermano che i nuovi strumenti multimediali sono una delle preoccupazioni più grandi di genitori e insegnanti, i quali notano che la dipendenza creata da questi strumenti, tende ad eliminare la comunicazione e le relazioni interpersonali, creando delle realtà virtuali (Come Facebook o Twitter) in cui gli adolescenti instaurano una vita parallela e a cui purtroppo dedicano la maggior parte del loro tempo. Sempre la Greenfield afferma che la ripetuta esposizione ai nuovi media porterebbe ad un vero e proprio "rewiring" (Ricablaggio) delle connessioni cerebrali, dando vita così a nuove connessioni tra aree cerebrali diverse. L'articolo si focalizza principalmente sulla regressione che queste tecnologie porterebbero, sul come le persone dipendenti dai media si comportano come i bambini piccoli che sono attratti da rumori e luci brillanti, perché quest'ultimi sono dotati di scarse capacità attentive e intellettive. Sui vari Social Network si è attratti da curiosità o esibizionismo, mentre quando si parla di agonismo virtuale, ci si riferisce ai video games. Gli psicologi confermano che la tecnologia cambia il modo in cui ragioniamo, è emerso che gli adolescenti passano al computer piÃ
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    L'articolo descrive le interazioni fra i social e la struttura del cervello ponendo l'accento su come sia fondamentale l'educazione all'uso di tali strumenti specialmente in età giovanile. Uno spunto, ben documentato, di riflessione su un tema attuale.
barbararughetti

I Serious Games: cosa sono e perché utilizzarli - Restorative Neurotechnologies - 3 views

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    L'articolo è stato scritto da uno psicologo esperto di tecnologia e terapie digitali. Progetta i serious games per la riabilitazione cognitiva e coordina il team di sviluppo del prodotto per un'azienda di neuroscienze applicate. Nell'articolo egli spiega cosa sono i serious games e le loro applicazioni in ambito riabilitativo. Espone i risultati di alcune ricerche che confermano l'efficacia di questi giochi in riabilitazione, ipotizzando l'influenza di alcuni processi neuropsicologici come il sistema attentivo, il modello motivazione/prestazione e il sistema delle ricompense. Inoltre, suppone che le strategie apprese con questi giochi possano stimolare l'apprendimento e guidare la decisione comportamentale.
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