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De Rose Mario

Facebook ci aiuta o invade la nostra quotidianità? - 25 views

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    Facebook è diventato ormai parte della nostra vita postiamo foto, mettiamo notizie di politica, di cronaca, ma a volte tutto questo può diventare invasivo nel senso che senza farne un uso adeguato si rischia di svelare a folte anche la nostra privacy, e non solo, per via di tutte le notizie che apprendiamo si corre il rischio di avere un sovraccarico cognitivo e quindi un dispendio di energie mentali.
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    Ho trovato molto interessante questo breve articolo e l'iniziativa di cui parla. Io sono poco "affezionata" ai social, fb compreso. Lo utilizzo solo per informarmi su alcuni eventi ed iniziative, o per vedere cosa pensano e cosa stanno facendo i miei conoscenti. Utilizzo di più la chat su messanger e non amo lasciare messaggi per tutti, sono più per l'interpersonale diciamo. Non scrivo mai molto di me, anzi ultimamente ho smesso del tutto, e trovo incredibile quante cose inutili vengano dette, soprattutto quanti commenti vengano lasciati con leggerezza, come se non si potesse fare a meno di scrivere qualcosa e dire "ci sono anche io" più che avere effettivamente qualcosa da dire. Si sentono discorsi molto superficiali da persone poco informate che raccolgono consensi o commenti altrettanto confusi. Ecco, questo non è per niente bello. Poi ci sono delle nicchie "impegnate" e talmente dense di filosofie e paroloni che sembrano voler relegare quante più persone possibili al di fuori: sono solo apparentemente social. La maggior parte di quelli che conosco comunque non può farne a meno, di questo facebook, e mentre si esce sono immancabili le foto da postare subito o le capatine per vedere se ci sono novità. Uno stacco è un'occasione per un periodo di riflessione. Tanto più si fa un passo indietro, ci si disintossica per così dire, tanto più è possibile riflettere sul PROPRIO modo di utilizzare il social. Perchè poi la cosa importante è capire se lo si stà utilizzando bene, ovvero senza esserne schiavi o dipendenti, con rispetto per se stessi e i propri valori, e senza disturbare gli altri. In questo limbo finalmente si può capire se si stà preservando adeguatamente la propria privacy, per quale ragione si è presenti, che tipo di immagine si vuole dare, e cosa di utile può arrivarci dal network.
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    la comunicazione sui social network stanno cambiando: se un tempo si desiderava raggingere la popolarità attraverso un ampio numero di contatti, adesso si cerca di sfoltire il numero degli amici o dei follower alla ricerca della qualità del confronto, tralasciando ogni strategia volta ad ottenere visibilità.
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    i social ormai hanno invaso la nostra quotidianità, non si riesce a distinguere la realtà dal mondo virtuale, sarebbe necessario e auspicabile attuare una progettazione, soprattutto a livello scolastico, seria, per intervenire e far conoscere ai nativi digitali l'uso appropriato della tecnologia. in maniera da far diventare gli stessi cittadini consapevoli, critici, democratici e partecipanti attivi e non solo sempici spettatori.
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    i social network come facebook hanno una grandissima potenzialità però non vengono utilizzati nel modo corretto. Come afferma l'articolo molti utenti ormai sono quasi ossessionati da queste piattaforme, purtroppo quello che si trova in essi spesso sono false notizie o informazioni inutili mescolate a fatti di cronaca veri, politici o economici, perciò difficilmente un utente riesce a distinguere il vero dal falso.
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    Io penso che i social network, qual'ora ben utilizzati, siano delle risorse importanti. Ci permettono di informarci su ciò che accade nel mondo, ci rappresentano una realtà, ci offrono rappresentazioni, idee, immagini che inevitabilmente danno forma alla nostra rappresentazione della realtà. Rappresentano una forma di svago (non solo per pigri e sfaccendati) , ci connettono con gli altri e permettono di mantenere i nostri contatti sociali. Rappresentano quindi un'importante mezzo di espressione e di comunicazione: partecipare in modo attivo alla vita sociale implica necessariamente utilizzare i social. Io personalmente, non credo che sarei in grado di disconnettermi dai social per un periodo cosi lungo, però potrebbe essere un interessante esperimento sociale!
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    Concordo su quanto affermato nei post precedenti. Ritengo anche io che i social media abbiano delle enormi potenzialità, che siano uno strumento di grandissima espressione e comunicazione e che possano favorire l'esercizio di una cittadinanza attiva. In ambito educativo e didattico, a mio avviso, si configurano quindi, come risorsa più da valorizzare che demonizzare.
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    Mi ritrovo molto in questo articolo, spesso mi sono sentita di provare a chiudere il mio profilo facebook ma alla fine non sono mai riuscita a farlo. Credo sia dovuto al fatto che mi ritrono in quella che viene chiamata "Fear Of Missing Out" https://www.ipsico.it/news/la-paura-di-essere-disconnessi-cosa-e-la-fear-of-missing-out-fomo/
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    I social media, se utilizzati correttamente, sono uno strumento potentissimo che abbiamo a disposizione per rimanere costantemente informati di ciò che accade nel mondo e di essere in contatto con persone lontane. Offrono possibilità di svago, di apprendimento, di riflessione, di comunicazione, di divulgazione ecc.. I rischi però non sono pochi nè piccoli, proprio per questo credo sia fondamentale educare al corretto utilizzo degli stessi.
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    I Social Network sono un bel paradosso: da un lato ci offrono la possibilità di ridurre le distanze con le altre persone, sapendo cosa fanno, dove si trovano e ci permettono di interagire con loro, tale per cui oggi è possibile avere relazioni a distanza più facilmente il secondo lato dei social network, si potrebbe definire il "lato oscuro della luna", quello che è apparentemente velato, ma che produce effetti subdoli, ossia di vivere in funzione dei social network, fenomeno che colpisce soprattutto i più giovani. Questo fenomeno può condurre a sviluppare una vera e propria dipendenza, tale da poter richiedere un intervento pscicoterapeutico nei casi più radicati. La riflessione critica che mi propongo di fare è quella che bisognere utilizzare i Social Network con Parsimonia e ponendosi dei vincoli temporali di utilizzo. Chiaramente il tema è molto delicato e richiederebbe di essere affrontato nelle scuole, tramite dei programmi di sensibilizzazione tenuti da professionisti come psicologi.
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    Vorrei rifarmi ad una citazione che ho letto in alcune pagine del materiale proposto da questa materia, facevano più o meno così: più condividi (sui social) e più ne risente la tua identità. Credo che i social network siano un arma a doppio taglio, come tutte le cose bisognerebbe avere lucidità nel loro utilizzo. Sapere quali sono i rischi che si corrono esponendo parti della tua vita e di te stesso su piattaforme che sono sempre attive e anche se sottoposte a leggi di privacy molto spesso poco controllate. Sono anche allo stesso tempo un buono strumento di interazione e danno la possibilità di rimanere in contatto anche a distanza, rimanere aggiornati su ciò che accade nel mondo. è necessaria un educazione al mondo del social, per un giusto e corretto utilizzo dello strumento.
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    Se Facebook aiuta o invade la nostra quotidianità dipende soprattutto dall'uso e dallo scopo, ma sicuramente la trasforma. McLuhan nelle sue previsione aveva intuito come le persone, profondamente coinvolte, avrebbero perso il senso di identità privata con la minaccia che "più sanno di te, meno tu esisti" perchè l'informazione che esce si porta via qualcosa di te.
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    Prendendo visione di questo contributo ho riflettuto sull'importanza, esplicitata più volte da più ricercatori, di programmi di Media Education strutturati per prevenire e far fronte ai rischi dell'uso delle tecnologie nella nostra quotidianità. È infatti essenziale rendere gli utenti, soprattutto i più giovani, capaci di un uso consapevole dei social network e delle altre piattaforme messe a disposizione dalle ICT, oltre che di un pensiero critico che permetta loro di ragionare nella piena razionalità ogni qualvolta intraprendano rapporti mediante i canali digitali di oggi. Inoltre, iniziative come quella del ''social log-out'' descritta in questo contributo sono a mio parere, altrettanto essenziali per permettere una vera comprensione dell'influenza delle tecnologie digitali nella vita di ciascuno, dando la possibilità di scollegarsi dall'esperienza virtuale (quasi totalmente immersiva) proposta dai social network come Facebook.
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    Articolo breve e conciso che offre un semplice spunto di riflessione su una tematica oggigiorno sempre piu´ delicata e ricca di contraddizioni: i social media con i loro rischi e la salute. Come si evince dalla lunghezza e dalla semplicita´ di linguaggio del testo, l´intento dell´articolo non era quello di approfondire una eventuale critica a Facebook in quanto societa´ o social media di per se´, ma di introdurre il tema del "come si usa" Facebook e quali problemi potrebbe creare a livello identitario e di gestione del tempo, nel suo utilizzo appunto nell´arco di un´intera esistenza e da qui incitare il lettore ad interessarsi all´argomento.
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    L'articolo pubblicato nel 2012 presenta una riflessione sull'utilità di Facebook e dei social; oggi nel 2023 possiamo affermare che sì ormai i social hanno invaso la nostra quotidianità. Nell'articolo parla anche dell'approccio alla rete da parte dei più giovani; oggi vediamo che non è più possibile farne a meno di tutto questo nuovo mondo, soprattutto per i ragazzi. I social e le nuove tecnologie sicuramente forniscono strumenti utili e possono offrire innumerevoli opportunità, basta pensare al periodo covid, ma per questo come anche accennato nell'articolo è importante un utilizzo consapevole dei rischi e cosciente delle opportunità. Condivido il link di un articolo più attuale che evidenzia alcune situazioni di rischio per i ragazzi e risalta la necessità di educarli ai rischi del web. https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/giovani-sui-social-proteggiamoli-educandoli-ai-rischi-del-web/
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    SabrinaGargiuli Penso che sia entrambe, perché la risposta non è legata a FB ma all'utilizzo che ne facciamo. molto bello l'esempio che si porta sulle magliette sporche di fango. Occorre consapevolezza, senso critico e ciò può passare solo attraverso un educazione ai media.Come ci fa riflettere l'articolo i giovani vivono quasi in simbiosi con i social, è da questo che dobbiamo partire e renderlo un aspetto positivo. Pensiamo all'orrore che Socrate aveva per l'arrivo della scrittura ne vedeva la morte della cultura e invece poi...
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    Condivido, a questo proposito, uno dei link (non recente ma sempre attuale!) proposti nelle slide messe a disposizione dei ragazzi delle scuole superiori durante le formazioni finanziate "cittadinanza digitale-rischi": https://www.propublica.org/article/breaking-the-black-box-what-facebook-knows-about-you qui vengono proposte riflessioni in modo efficace, sia in forma scritta sia mini video, sulla trasformazione da INDICIZZAZIONE a MONETIZZAZIONE per i dati raccolti da FB. E ancora sulla indicizzazione dei prezzi e sul rischio di discriminazione economica "When Algorithms Decide What You Pay. YOU MAY NOT REALIZE IT, but every website you visit is created, literally, the moment you arrive. Each element of the page - the pictures, the ads, the text, the comments - live on computers in different places and are sent to your device when you request them." (ProPublica, in redazione annovera anche un team di haker e sviluppatori). Le informazioni prese da questo sito, se fornite in classe agli studenti come breve input iniziale, sono ottime per far incominciare un dibattito in modalità #CollaborativeLearning sull'attività di #tagging a cui siamo sottoposti quando siamo online.
giannib71

The Social Dilemma - Film documentario completo in streaming ITA Download - PeerTube It... - 0 views

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    Il film esamina la diffusione dei social media e il danno che essi causano alla società, concentrandosi particolarmente sullo sfruttamento e sulla manipolazione degli utenti, attraverso l'utilizzo di tecniche come il data mining e la vendita dei dati personali. The social dilemma approfondisce alcuni aspetti dei social media: la dipendenza che provocano, in particolare nei più giovani, l'uso in politica, il contributo alla diffusione di teorie complottistiche, gli effetti sulla salute mentale. Il documentario presenta allo spettatore, attraverso una serie di interviste, un ritratto dei social media e delle problematiche che causano, sostenendo che siano una minaccia, ma il documentario non prevede solamente l'argomentazione di antitesi riguardanti l'uso dei social media, ma molto spesso si parla di Internet in generale. Il primo problema è il fatto che miliardi di persone vengono influenzate da pochi cervelli che stanno dietro alle aziende come Facebook, Google e Twitter. Il secondo problema è quello della dipendenza dai social. Gli intervistati spiegano che il creare una sorta di dipendenza verso i social è una caratteristica voluta e non un errore. La manipolazione del comportamento umano a scopo di lucro è di primaria importanza per le aziende e ciò viene attuato grazie allo scorrimento infinito e alle notifiche push, che mantengono gli utenti costantemente impegnati. I consigli personalizzati forniti da questi siti aiutano non solo a prevedere le azioni svolte dagli utenti, ma anche a influenzarle, rendendo gli utenti delle facili prede per inserzionisti pubblicitari o propagandisti Il documentario si muove in parallelo su due filoni: quello razionale delle interviste con figure di rilievo nella creazione dei social media: ex dipendenti, dirigenti e altri professionisti delle principali aziende tecnologiche. Gli intervistati descrivono le proprie esperienze di lavoro all'interno del mondo dei social, affermando che la nascita dei social è avvenuta per mi
Marco Tambara

Sull'uso sociale della rete - 0 views

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    Alexis Madrigal è un editorialista responsabile del canale tecnologia per la rivista americana "The Atlantic". Nata nel 1857, la rivista d'opinione si occupa di cultura e letteratura. Nell'articolo l'autore ripercorre le tappe della sua adolescenza "in rete", analizzando i meccanismi che permettono l'aumento della visibilità di un sito. Attualmente l'esistenza di un sito viene veicolata tramite facebook o altri social network che favoriscono questa visibilità.Il meccanismo definito "direct social" si oppone a quello del "dark social" che prende in considerazione quei link che sono raggiunti direttamente. Queste due modalità sono state misurate da una famosa azienda di analisi dei dati in tempo reale: Chartbeat. I risultati hanno evidenziato queste percentuali: 43,5% per il "direct social" e il 56,5% per il "dark social". Attraverso i social network rendiamo pubblici i dati che vogliamo condividere con gli amici.Questa pratica era già in essere prima dell'avvento di facebook & co.ma senza cedere i dati a organizzazioni private.
giannib71

Adolescenti - 0 views

Adolescenti Il mondo degli adolescenti e' sempre stato in movimento, cangiante ma negli ultimi anni con l'avvento delle nuove tecnologie questa accelerazione e' diventata ancora più dirompente. Il ...

#adolescenti;#reale;#virtuale;#dipendenza

started by giannib71 on 17 Mar 21 no follow-up yet
Davide Bassignana

The Sociability of Computer-Supported Collaborative Learning Environments - 1 views

http://www.academia.edu/324026/The_Sociability_of_Computer-Supported_Collaborative_Learning_Environments

#CollaborativeLearning

Mauro Rossi

Less effortful thinking leads to more social networking? The associations between the u... - 0 views

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    Lo studio di Zhong e altri (2011) affronta la questione del rapporto tra Social Network Sites e personalità da un'altra prospettiva. In questo caso viene utilizzata la scala che misura il Need for Cognition di Petty e Cacioppo. Individui con un basso punteggio nella NFC non gradiscono il pensiero che richiede sforzo ed evitano attività impegnative dal punto di vista cognitivo. Se hanno a che fare con questioni complicate, preferiscono affidarsi all'opinione degli altri o ottengono informazioni da indizi presenti nell'ambiente. Così, sulla base dell'Elaboration Likelyhood Model (ELM, Petty & Cacioppo, 1981), in situazioni poco rilevanti dal punto di vista personale, gli individui con basso NFC sono influenzati dagli attributi "periferici" di un messaggio (numero di argomenti, aspetto del messaggio, euristiche, etc.). Le persone con alto NFC invece cercano la via "centrale" basata su argomenti di merito, che richiede l'elaborazione attiva dell'informazione. Dunque, se gli utenti trattano l'informazione creata e condivisa sui Social Network come "periferica", allora gli individui con basso NFC passeranno più tempo sugli stessi Social Network di quanto non facciano quelli con alto NFC. Se invece l'informazione viene affrontata come "centrale", allora si avrà il risultato opposto. Valutando le informazioni online condivise da 436 studenti universitari americani, lo studio parte dalla considerazione che la maggior parte di queste siano "periferiche" (influenzano più variabili emozionali, come preferenze - mi piace, non mi piace - e umore, piuttosto che aspetti cognitivi). Dunque l'ipotesi, confermata dallo studio, è che individui con alto NFC usano i social network meno spesso di quelli con basso NFC ed è anche meno probabile che aggiungano amici. Questo non significa che chi usa di più i Social Network non ama il pensare che richiede sforzo, ma più semplicemente gli utenti potrebbero non sentirsi motivati a processare lâ
gbartolomei1

facebook ci rende infelici? - 21 views

Vi suggerisco un articolo pubblicato da "Repubblica" nel 2018 relativo ad uno studio condotto dall'Università della Pennsylvania sulla relazione tra tempo passato sui social network e l'insorgere ...

psicotecnologie

Paolo Pietrantonio

Adolescenti a rischio depressione: colpa dei social network - Psicotecnologie.it - 5 views

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    "Se chiedi a un ragazzo chi veramente potrà essere lì con lui nei momenti difficili della vita, farà fatica a dirti il nome di qualcuno che possa davvero chiamare in quelle circostanza". Questa è la vera causa della depressione e della solitudine dei giovanissimi che fanno uso dei social network.
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    I social network sono dei potenti mezzi di comunicazione che possono rivelarsi utili e produttivi, ma possono trasformarsi in un'arma pericolosa. La maggiorparte dei ragazzi sostituiscono del tutto la loro vita reale con il mondo fittizio dei social network. Ci sono sempre più individui soli, e sempre più passivi al mondo reale. Se da una parte il social network facilità e permette all'individuo di stare a contatto con persone, di manifestarsi e farsi conoscere più facilmente, dall'altra affievolisce sempre di più le sue emozioni trasformandolo in un macchina umana.
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    sono d'accordo con Ester, ma bisogna anche aggiungere che i social network e la rete più in generale, da cui sempre "persone" e non solo ragazzi dipendono, produce anche gli effetti di bullismo e di violenza che ritroviamo sempre più diffusi ed in età precoce (anche nell'articolo se ne parla); ed inoltre ben venga tutto ciò che può aiutarci a condividere, ad imparare e ad allargare i nostri orizzonti, ma quello che secondo me dovrebbe preoccuparci di più, è la "dipendenza" che si ha dalla tecnologia.
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    Non penso ai social-network come a un problema. Ritengo siano semplicemente una nuova forma di comunicazione. Se il 90% del campione esaminato usa e si connette a facebook vuol dire che impiega una parte del suo tempo libero in attività sociali. Quindi è possibile che sottragga questo tempo da altri svaghi più solitari e meno attivi, come ad esempio guardare la TV. Credo sia naturale la presenza nel campione esaminato di personalità più sensibili o individui che esagerano, ma sono una minoranza. La media dei ragazzi estende semplicemente la propria catena di contatti. Tra questi contatti naturalmente saranno presenti amicizie più intense e semplici conoscenze. Per tornare all'articolo, mi sembra di ricordare decine di articoli simili pubblicati negli anni ottanta, dove si lamentava il disagio dei giovani di fronte a un periodo anche breve senza TV. Nell'insieme mi pare un passo avanti. Ragazzi che soffrivano per l'assenza di Tv oggi soffrono per l'impossibilità di comunicare. Sembra meglio oggi.
Massimo Apicella

Italiani multitasking: davanti alla televisione e connessi ai social network - 8 views

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    Questa evoluzione rappresenta una significativa opportunità per le aziende che sapranno cogliere il vantaggio competitivo, rivedendo i propri modelli di comunicazione, per essere presenti in maniera efficace sui canali social e coinvolgere il consumatore attraverso strategie integrate sulle diverse piattaforme.
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    La presenza del multitasking durante spettacoli, siano essi televisivi o anche semplicemente sportivi ha fatto nascere diverse aree da esplorare. Ricollegandoci proprio ai dibattiti politici, è proprio grazie a questa multi-presenza che si sono estesi i progetti di fact-checking in tempo reale. In Italia il fact-checking in generale non ha molto terreno, ma in America durante il dibattito tra Romney e Obama sono state verificare in tempo reale le loro affermazioni e pubblicate su blog, social network e nella rete in generale. Ma questo è veramente essere multitasking, o è solamente avere la possibilità di estendere i propri limiti fisici per una connettività globale? Credo semplicemente la seconda, tanto più che anche per i calcolatori il multi tasking è di difficile esecuzione. La nostra impressione è che gli elaboratori siano multi tasking perché hanno velocità di calcolo impressionanti, ma a livello di bit, di linguaggio macchina le operazioni che si eseguono sono sempre una alla volta, o nei migliori dei casi eseguirà per un determinato lasso di tempo l'operazione X poi la sospenderà per eseguire per uno stesso lasso di tempo l'operazione Y dando a noi l'impressione della contemporaneità delle operazioni.
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    Ciao, effettivamente è diventata una consuetudine vedere un film a casa e contemporaneamente essere collegati con social forum. Siamo sicuri di seguire esattamente la trama di un film o programma?
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    In effetti già la televisione da sola si inseriva in un modello primitivo di multitasking, nel quale le conversazioni familiari avvenivano in parallelo con la fruizione del programma televisivo che poteva configurarsi come un rumore di fondo, uno spunto per un confronto o un riempitivo delle pause della conversazione. L'uso degli strumenti (tipicamente wireless e touch) per la navigazione da salotto è entrato nelle abitudini e, come già accaduto per altre tecnologie, diverrà un elemento fondante per nuove modalità di interazione tra i broadcaster ed il pubblico, magari mantenendo la promessa che la TV interattiva non è ancora riuscita a mantenere. Alcuni segnali nascono dall'incontro tra tecnologie innovative e trasmissioni concepite per sfruttare i vantaggi offerti dalle nuove tecnologie. Ecco che il multitasking viene asservito alle esigenze degli autori delle trasmissioni (con buona pace delle conversazioni familiari di fronte al teleschermo) per dare vita a programmi interattivi di nuova generazione. un esempio di tecnologia che implementa questo modello: http://www.hypertvx.com/success-stories
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    Questo articolo è un esempio di come i nuovi media, ed in questo caso i social network, abbiano riavvicinato il pubblico dei giovani (e non solo) alla televisione. Certo è impressionanate questa costante, insaziabile, diffusa voglia di essere sempre on line.
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    Questo articolo mi ha fatto riflettere sul fatto che le nostre abitudini sono cambiate (anch'io interagisco con il mio tablet davanti la TV accesa) ma fino a quando i numeri non ci mettono di fronte all'incontrovertibile realtà, non ci sembra realistico. Eppure, il multitasking che ormai sperimentiamo sui luoghi di lavoro, ce lo ritroviamo in casa durante le nostre ore di relax. Indubbiamente riempiamo tutti gli "interstizi" della nostra mente con un maggior numero di informazioni, interazioni e relazioni. Quindi i produttori di contenuti televisivi dovranno inventare un'estensione del programma su Social Network (già lo fanno) ed i nostri familiari che sono sotto lo stesso tetto dovranno catturare la nostra attenzione mandandoci dei messaggi (l'irresistibile bip del messaggio per noi!). Io vorrei dire: è anche per questo che spesso studio la sera e cerco di concentrarmi nel modo "classico". Molto interessante il contenuto di hypertvx, perchè si collega ai nostri studi di processi economici dei media
Sonia Grazzini

Intelligenza sociale - 3 views

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    Nell'interpretazione di questa definizione dobbiamo collegare altri due aspetti : comportamento e carattere. Il comportamento (che è frutto dell'educazione) abbinato al carattere (dal quale scaturisce spesso l'emotività) sono secondo me, le basi dell'intelligenza sociale, dove una persona riesce più o meno rispetto alle altre ad avere più o meno relazioni sociali.
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    Dal momento che l'articolo era aperto a varie possibilità di definizione, inserisco una definizione che mi sembra possa essere abbastanza completa : "L'intelligenza sociale può essere perciò definita come la capacità di agire in maniera appropriata in situazioni che implichino degli scambi relazionali tra le persone; comprendere cosa provi l'altro ed agire di conseguenza. Questo processo è più rapido del pensiero razionale e, nella maggior parte dei casi, avviene al di fuori della consapevolezza di chi lo mette in atto. Aspetti fondamentali dell'intelligenza sociale sono l'empatia e l'abilità di comunicazione". Lascio anche il link dell'articolo da cui l'ho presa: https://www.psicologi-italia.it/disturbi-e-terapie/psicologia-del-benessere/articoli/lintelligenza-sociale-cos-e-come-migliorarla-0.html In questo articolo è presente anche una parte in cui mostra come può essere allenata la propria intelligenza sociale.
deborahnicoloso

Trends in Persuasive Technologies for Physical Activity and Sedentary Behavior: A Syste... - 0 views

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    Questo articolo descrive come l'uso delle tecnologie in forma persuasiva possa essere un ottimo contributo per promuovere l'attività fisica ed una sana alimentazione. La tecnologia persuasiva (PT) è stata funzionalmente utilizzata per promuovere la salute e prevenire le malattie agendo per modificare determinati comportamenti. Ci sono tre obiettivi principali: (1) valutare l'efficacia del PT ; (2) riassumere ed evidenziare le tendenze nei risultati; (3) rivelare le insidie ​​e le lacune della letteratura attuale. Interessantissime le strategie persuasive impiegate e le loro implementazioni: Strategia di punizione, di monitoraggio/automonitoraggio, dell'autorità, di terze parti, di simulazione, di suggerimento, di definizione degli obiettivi, del tunneling, di ricompensa, del premio, sartoriale, di riduzione, di apprendimento sociale, di cooperazione sociale, di competizione sociale, di riconoscimento sociale, di facilitazione sociale, di influenza normativa, di personalizzazione, di autovalutazione, di somiglianza, di promemoria, di credibilità superficiale, di prova, di competenza, di verificabilità, di affidabilità, di gradimento e del ruolo sociale.
Ivan Romano

L'Espresso - Clicco ergo sum - 5 views

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    L'ultimo numero dell'Espresso ha per titolo "Clicco ergo sum". La copertina introduce un interessante articolo su come internet e in particolar modo i social network stanno cambiando la nostra mente e il nostro approccio con la realtà. Vengono presentate varie tesi e ricerche, alcune a dir il vero sembrano un po' apocalittiche. Se non avete intenzione di acquistare il settimanale cartaceo, vi posto la versione dell'articolo in digitale pubblicata sul sito "Ufficio Stampa RAI".
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    Interessante articolo, dove ci sono indubbiamente visioni fin troppo negative su come internet e in particolar modo i social network ci stanno cambiando. Sono andata a ricercare qualcosa di più sulla Sindrome IAD che viene menzionata: è la dipendenza da Internet o in ingese, Internet addiction disorder (IAD), comparabile secondo alcuni al gioco d'azzardo patologico. In merito ai social network viene a crearsi una vera e propria dipendenza ciber-relazionale, nella quale gli amici online diventano più importanti per l'individuo spesso a scapito dei rapporti nella realtà con la famiglia e gli amici reali. Però è anche vero il contrario: proprio grazie ad internet e ai social network molte persone sono uscite dal loro isolamento mentale e sociale e dalle proprie apatie. Al solito vale la regola della giusta misura nella fruizione delle cose!
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    Chissà se quando è comparsa la scrittura qualcuno ha avuto le stesse visioni negative. Ah si Platone per esempio :) http://www.okpedia.it/paradosso-di-platone
ester mangone

I SOCIAL NETWORK NELLA PIRAMIDE DEI BISOGNI DI MASLOW. | Crescere insieme….in... - 6 views

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    Piramide di Maslow 2.0 ( I Social Network)
maria cristina corona

hashtag, social network e marketing - 3 views

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    L'articolo illustra le opportunità di buzz marketing fornite dagli hashtag nell'ambito di Twitter, Pinterest e Instagram. Il simbolo '#' posizionato davanti a parole chiave le rende automaticamente trasformate in link attivi, quindi cliccabili, creando comunità digitali raccolte intorno a un topic. Il consiglio valido per tutti e tre i social network è di creare hashtag specifici e immediatamente riconoscibili; sui visual network, Pinterest e Instagram,per creare interattività si consiglia di associare all'hashtag anche un constest.
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    Non conoscevo il "buzz murketing". Interessante capire quanti i risvolti e le possibilità che il tagging, l'hastag, insomma la categorizzazione degli argomenti, possono aprire. Si molto interessante. Trovo il tuo contributo assolutamente appropriato e corretto.
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    Il buzz marketing è molto più diffuso di quanto si pensi. Personalmente, ne faccio un uso spropositato in quanto spesso uso il web, entrando in blog, forum o utilizzando il mio social network preferito, per cercare opinioni su prodotti o marche di prodotti...magari inserendo anche la mia e...aumentando il "buzz" (o sciame) e la notorietà dell'oggetto in questione.
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    Il Marketing, soprattutto sfruttando il lato del marketing non convenzione si sta sempre più espandendo sulla rete. Il web, com'è chiaro, risulta sempre più una totale interconnessione guidata dai tag, siano essi sull'intera semantica di internet o più in "piccolo" sulle parole usate negli hastag di twitter. L'uso spropositato dei social network non può che portare su di loro le attenzioni del marketing, ed ecco che oltre questi consigli segnalati da Maria Cristina, sono nate vere e proprie agenzie specializzate su come poter pubblicizzare un prodotto/brand su internet (Facebook e Twitter in primis) sfruttanti proprio l'idea dei tag.
Rocco Massimo Palumbo

Dimore Metafisiche: Social Network - 0 views

  • La capacità di comunicare è presente negli esseri umani, una competenza precedente all'acquisizione del linguaggio, quest'ultimo è il sistema privilegiato, tra i diversi modi di comunicare. Comunicare significa anche condividere significati, trasmettere informazioni all'interno di contesti che  Goffman chiama frame, cornici dove esistono regole che stabiliscono le strategie comunicative.Per Bateson, con un approccio psicologico, comunicare implica la costruzione dinamica di una rete di relazioni, in cui le persone sono parte attiva.La comunicazione verbale o analitica, mediante l'espressione logica di pensieri e idee, è lo strumento esplicito tra un emittente e un ricevente che si attiva nel momento in cui si instaura un qualche tipo di relazione sociale.Ma cosa ci porta a dare un senso al messaggio, al significato che si genera tra i comunicanti all'interno di una comunicazione? 
  • Punteggiatura, segni grafici, emoticon diventano gli elementi  della scrittura in grado di dare tonalità, enfasi e importanza alla comunicazione emotiva e così il supporto di immagini, foto, video da condividere, imprime connotati e  nuove sfumature alle interazioni comunicative.Il sistema è attivante perchè stimola nuove connessioni, nuove condivisioni, coinvolgimenti collaborativi e dialogici.Così la tastiera e video diventano un sofisticato ponte comunicativo di segni significanti, parole che accompagnano il loro senso lungo i canali della Rete. E le emozioni, i pensieri, le opinioni, si lasciano adagiare nella scrittura per essere lette, condivise e alimentare altre menti e altre percezioni.
  • Molte interazioni di comunicazione emotiva, mediata dalla scrittura, vengono generate da sintonie e amicizie che trovano humus fertile nelle dinamiche del web 2.0 con le peculiarietà ipertestuali che connettono commenti e condivisione di informazione tra i vari Social Network. Così si genera un tipo di comunicazione dinamica e innovativa alla cui costruzione, ogni internauta, ogni nodo della Rete partecipa attivamente, in quello che è un progetto di scrittura collaborativa e creativa, con il suo contributo di conoscenze e emozioni. Questi aspetti, dal punto di vista psicologico, hanno una loro valenza, perchè contribuiscono sia a creare reti di sostegno (fattore non indifferente anche se iperintenzionale, rispetto agli iniziali obiettivi dei Social Network, che è quello di condividere di informazioni), che a favorire una maggiore flessibilità di pensiero.
eleonorazirone

Social commerce - 0 views

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    L'articolo tratta di come la pandemia ha modificato le abitudini dei consumatori portando a una nuova fase dell' e commerce: il social commerce, permettendo l'acquisito direttamente dal social.
anna passaro

social tagging - 3 views

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    Il social tagging, inteso come condivisione delle tag, le parole chiave associate tra loro secondo le logiche di pertinenza, tende a mettere in rete tra loro i diversi sistemi di conoscenza, sia quelli istituzionali (dalle università ai vari enti di ricerca) sia quelli d'impresa, sia quelli giornalistici sia quelli disseminati nella rete (secondo il principio delle "folksonomy") che danno voce alla pluralità dei punti di vista.
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    con l'avvento dell' era informatica e del continuo e progressivo sviluppo dei servizi telematici non poteva di certo mancare la nuova frontiera interattiva del "social tagging", inteso come inteso come la vera e propria condivisione delle tag. Attraverso una semplice quanto avvincente spiegazione di Germano Paini (autore della piattaforma thinktag), si può facilmente capire come si è arrivati ad un' importante innovazione tecnologica capace di mettere in relazione tra loro diversi sistemi di conoscenza del mondo web (istituzionali, privati d'impresa, giornalistici, etc.) in modo tale da fornire agli utenti di internet risposte sempre più complete ed elaborate.
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    l'ipertinenza , il confronto tra le persone che lavorano su materiali diversi, un luogo, un monumento, con il telefonino possono muoversi, creare legami tra singoli oggetti, per gestire una conoscenza sempre più complessa.
Romina Mandolini

Open data, open access, open source - 0 views

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    Oramai gli esempi di intelligenza connettiva sono molto numerosi. C'è Wikipedia, lo sono i Social Network con le loro narrazioni dal basso. L'uragano Sandy a New York oltre che dai media, è stato raccontato e documentato in diretta dalle persone sui Social Network, come nessun'altro giornale avrebbe potuto fare. Ho già parlato di Khan Akademy, piattaforma open per la scuola. Qui voglio presentare l'esempio meno conosciuto di "GigaScience", che secondo me segnerà la storia della ricerca scientifica. Si tratta di una piattaforma open source inaugurata quest'anno, dietro alla quale c'è "BioMedical Central", il grande database per la ricerca biomedica, e l'Istituto di genomica di Pechino. Ebbene, questa piattaforma non ha solo l'obiettivo di diventare il database di riferimento di tutte le pubblicazioni scientifiche del mondo, ma mette a disposizione liberamente, anche i software utilizzati i quelle ricerche , dando così la possibilità ad altri ricercatori di replicare e verificare, la correttezza della ricerca. Il primo articolo pubblicato, a firma di Stephen Beck dell'University College di Londra, non forniva un resoconto sulle metodologie di ricerca (era uno studio sul DNA) ma metteva a disposizione anche 84 gigabyte di software per compiere quelle stesse ricerche. http://polymathprojects.org/ è invece un blog che collega tutti i matematici del mondo, sempre con l'obiettivo di condividere e confrontarsi. http://www.galaxyzoo.org/ invece è una comunità che riunisce astronomi. Credo ci sia poco da aggiungere, si tratta di una vera rivoluzione come scrivevo, per noi che la viviamo, inavvertita.
Paolo Pietrantonio

Il social tagging nella prospettiva dell\'architetturadell\'informazione - 2 views

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    Interessante lavoro sul tema della classificazione sociale inquadrata nel contesto dell'architettura dell'informazione.
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    Interessante relazione.
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    Molto interessante la dimensione sociale del creare una identità in rete. Il tagging come strumento socio-tecnico che indica come l'utente colloca se stesso nella realtà virtuale, le entità con cui si relaziona e il processo mentale alla base del suo classificare l'informazione.
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