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giannib71

Adolescenti - 0 views

#adolescenti;#reale;#virtuale;#dipendenza

started by giannib71 on 17 Mar 21
  • giannib71
     
    Adolescenti
    Il mondo degli adolescenti e' sempre stato in movimento, cangiante ma negli ultimi anni con l'avvento delle nuove tecnologie questa accelerazione e' diventata ancora più dirompente. Il divario e lo scollamento con il mondo degli adulti e' diventato ancora più marcato anche grazie all'assunzione di nuovi linguaggi e comportamenti che gli adulti non riescono ad interpretare e codificare.
    La percentuale di alessitimia negli adolescenti sta crescendo in maniera esponenziale, con la difficoltà di dare significato, forma e colore ai propri sentimenti ed emozioni perché e' più facile ed immediato esprimere uno stato d'animo attraverso un emoticon.
    L'età' media degli adolescenti che gioca online oscilla tra i 14-16 anni anche se in alcuni casi si possono trovare anche bambini di 9-10 anni che video- giocano. Quando parlo di videogiochi non mi riferisco a pupazzi colorati in 3 dimensioni che includono una storia ma di giochi competitivi online spesso violenti definiti game as a service il cui unico obiettivo e' continuare a giocare e accumulare ore di gioco per sviluppare il proprio personaggio o Avatar. Questo passaggio da semplice gioco a servizio ha provocato in molti giocatori un legame o dipendenza con il gioco stesso riducendo drasticamente il filtro o zona di confine tra l'identità' reale e l'identità' virtuale della persona che spesso sono mischiate o indefinite e in alcuni casi prevale l'identità' virtuale. L'adolescente se nella vita reale e' una persona timida con pochi amici, nel mondo virtuale può essere un vincente in un determinato gioco e di conseguenza essere cercato da diverse persone per giocare, consigli o suggerimenti.
    Mentre le dipendenze da droghe o alcol sono etichettate e ben definite dalla società e dai media, la dipendenza da videogiochi e/o Internet e' socialmente accettata perché ne vengono ridotte le conseguenze, perché in fondo il videogioco viene considerato da molte persone un passatempo oppure perché i genitori preferiscono sapere che il proprio figlio e' chiuso in camera sua piuttosto che restare fuori con gli amici in balia di possibili pericoli.
    Il consumo di videogiochi e' in costante aumento, difatti le compagnie che sviluppano e producono videogiochi superano ormai da anni il fatturato del cinema. In un periodo di post-pandemia con tutti gli effetti negativi che stiamo subendo tra crisi economica e sociale vorrei evidenziare un aspetto che ritengo significativo: a fine Novembre uscirà la nuova Playstation. Qualche settimana fa nei vari siti di e-commerce avevano aperto i preordini. Dopo circa 30 minuti sono stati chiusi perché non potevano soddisfare tutte le richieste. Mi riferisco ad una console che costerà 500 euro!
    Negli ultimi anni la generazione degli adolescenti e' stata definita come invisibile a causa di un futuro sempre più incerto per il lavoro e per diventare autonomi e indipendenti. Spesso al mondo degli adolescenti viene chiesto di crescere in fretta, mentre in alcuni casi il mondo degli adulti regredisce con atteggiamenti infantili. Questo stato di invisibilità continua a rimanere anche ai giorni nostri, ma e', secondo una mia personale interpretazione, voluta e desiderata dagli adolescenti, perché se l'esempio e riferimento che dovrebbero seguire e' quello del mondo degli adulti che spesso ha fallito nel suo tentativo di educare e creare un futuro per le nuove generazioni,l'alternativa e' quella di rimanere invisibili.
    Propensione al rischio tra i nativi digitali
    I comportamenti a rischio, trasgressivi e dirompenti caratterizzano l'adolescenza da sempre, in ogni epoca e in ogni cultura. L'incidenza dei comportamenti a rischio raggiunge
    la frequenza massima poco prima dei 20 anni, questo nonostante l'intelligenza di un giovane di questa età sia equivalente a quella di un adulto, la sua memoria sia impeccabile e la sua capacità di ragionare non differente da quella di un suo genitore o di un suo insegnante. Per proteggere gli adolescenti da sé stessi non serve insistere con loro
    sull'esigenza di saper distinguere ciò che è rischioso da ciò che non lo è: lo sanno già fare. Serve aiutarli a sciogliere conflitti emotivi relativi al loro valore personale e alla loro reputazione sociale, all'appartenenza al contesto familiare e culturale in cui crescono, e alla loro possibilità di direzionare il proprio futuro. La velocità con cui si cresce e si diventa adulti dipende dalle caratteristiche socioculturali del contesto in cui ci sviluppiamo e da quanto tale contesto ci spinge ad assumerci dei rischi all'interno di una zona di sviluppo prossimale. È possibile che alcune caratteristiche della attuale società del narcisismo, della famiglia affettiva e di una generazione che cresce "senza sbucciature alle ginocchia"
    stia minimizzando la fisiologica spinta dell'adolescenza a mettere in discussione i limiti e, pertanto, a correre dei rischi. Con alcune conseguenze paradossali, come ad esempio la convinzione che porta gli adolescenti a bere meno alcol (comportamento considerato rischioso) ma a farsi molte più canne (percepite come "meno" rischiose degli alcolici) nonché, seguendo lo stesso principio, a considerare la guida sotto l'effetto di marijuana meno pericolosa rispetto al guidare dopo aver bevuto.
    Rete, identità e ritiro.

    Il gap generazionale attuale presenta elementi di specificità che nessuna delle generazioni precedenti di adulti si è trovata ad affrontare. Quella di oggi è la prima generazione di adulti che si trova a osservare le trasgressioni adolescenziali a cavallo della diffusione di Internet. Madri e padri che avevano consegnato ai figli i primi cellulari con l'intento di stare più tranquilli, non si aspettavano certo che quegli stessi cellulari sarebbero stati utilizzati dai figli per riprendere le proprie spericolate gesta o per trasmettere e ricevere contenuti sessuali o violenti. Le nuove tecnologie che da un lato facilitano notevolmente la risoluzione dei compiti evolutivi, dall'altro la rendono sempre più lontana e nascosta dallo
    sguardo genitoriale, più sconosciuta ed ansiogena. La sensazione è che oggi sia molto facile mettere pericolosamente a rischio il proprio progetto di crescita, la propria salute e la propria vita, sulla base di stimoli incontrati online.
    Genitori ed insegnanti hanno appreso in cosa consista il blackout game dalla tragica esperienza di un ragazzo a cui tale pratica è costata la vita, e quanto estrema possa diventare la tirannia dei like e dei selfie dall'eventualità che sia stato per questo che un altro adolescente sia precipitato nel vuoto da un'altezza mortale. Preoccupano molto questi rischi nuovi, strani, incomprensibili specie se veicolati dal virtuale. Forse richiamando alla mente la propria adolescenza, gli adulti sono abituati a considerare fisiologici i rischi che un adolescente corre per sfidare il mondo adulto, per affermare la propria identità, e con difficoltà anche i pericoli che corre per mettere alla prova un corpo che è a sua disposizione molto di più di quanto non lo fosse nell'infanzia. Di tutti questi rischi si sente un'enorme mancanza, mentre rimaniamo sgomenti ed attoniti di fronte a gesti estremi compiuti all'unico e solo fine di essere popolari. Meglio ferirsi, ammaccarsi, persino uccidersi ma essere popolari, piuttosto che sani, intonsi, cresciuti e maturati ma dolorosamente sconosciuti e silenziosamente invisibili
    Quando i membri di una generazione cresciuta nella rete non utilizzano gli strumenti tecnologici in modo adattivo bensì come strumento di espressione di un malessere o di una crisi evolutiva, possiamo trovarci di fronte a due principali fenomeni. Da un lato abbiamo i ritirati sociali, adolescenti che hanno accolto in tutto e per tutto la rivoluzione digitale e hanno creato universi espressivi in cui si rifugiano in occasione di gravi crisi evolutive, in una sorta di autoricovero che esprime sia il dolore sia un tentativo di risolverlo. I "ritirati sociali" rappresentano forse la più significativa manifestazione del disagio giovanile odierno. Dall'altra parte vi sono gli adolescenti che iper-investono nella rete, ma in modo molto differente: sono i "sovraesposti sociali", ragazzi e ragazze che mettono in scena la propria fragilità narcisistica mediante agiti virtuali: condotte di sexting, ovvero quelle forme di agito in cui esibiscono parti del proprio corpo nudo in rete, attraverso fotografie e filmati; forme di cyberbullismo, in cui l'atto di deridere, minacciare, svergognare l'altro in rete senza esporsi direttamente, ha lo scopo di esternalizzare le proprie fragilità, agendole virtualmente sui coetanei che si trovano poi a subirne le conseguenze anche nel mondo reale; istigazioni a gesti rischiosi o autolesivi, diffusione di informazioni sul consumo di sostanze e/o su come procurarsele. Il palcoscenico online offre agli adolescenti molte opportunità da questo punto di vista. Ritirati sociali e sovraesposti sociali rappresentano inoltre due iniziali tentativi di classificazione di un complesso fenomeno dove sono molte le aree di sovrapposizione e gli intrecci tra queste due modalità di iper-investimento nella rete. Senza dimenticare che gli ambienti online hanno la capacità di plasmare il comportamento sia in chiave positiva sia in termini negativi, e che il problema non è tanto il singolo social network o l'insieme di queste piattaforme, bensì il costante bisogno di conferme esterne e l'incolmabile bisogno di ammirazione.

    Comportamenti virtuali, responsabilità reali

    Tra le azioni commesse online che portano più frequentemente a conseguenze nella vita
    reale ritroviamo il cyberbullismo, il sexting, la compravendita di sostanze illegali e psicoattive e per fortuna rari casi di istigazione al suicidio.
    Cyberbullismo: le definizioni di questo fenomeno variano ampiamente, e questo è il motivo per cui le ricerche sinora condotte mostrano un'ampia variabilità nei suoi tassi di incidenza. Vi rientrano tutta una serie di comportamenti che potrebbero di per sé rappresentare capi di imputazione penale: minacce, stalking, procurato allarme, etc. Per il resto l'unico aspetto su cui tutte le definizioni convergono è che il cyberbullismo è un fenomeno messo in atto tramite le nuove tecnologie ricalca alcuni aspetti, ma non tutti, del bullismo tradizionale. Vi è un notevole gap tra una conoscenza "teorica" del fenomeno e la capacità adulta di intercettarlo nel concreto: l'89% dei genitori si dichiara al corrente dell'esistenza del cyberbullismo, ma un equivalente 90% di essi non saprebbe dire con certezza se i suoi figli ne siano stati o siano tuttora vittime o autori. Nella mente dell'adolescente vi sono poi una serie di figure adulte (genitori, insegnanti, personale scolastico), raggiungibili o meno, affidabili o meno, che a livello simbolico potrebbero rappresentare interlocutori adeguati ad ascoltare cosa stia succedendo e ad intervenire di conseguenza. Nel bullismo online gli astanti sono potenzialmente infiniti, poiché non si ha modo di sapere a quante persone sarà permesso di accedere al materiale umiliante e denigratorio e nella mente dei ragazzi non vi è una funzione di aiuto: anche volendolo fare, difficilmente sanno a chi rivolgersi, consapevoli che per molti adulti il mondo virtuale è qualcosa che suscita poco interesse se non indifferenza.
    Sexting: con questo termine si indica l'uso delle nuove tecnologie, soprattutto di Instant Messaging, per scambiare materiale erotico o esplicitamente sessuale. È un tema delicato poiché se si prendesse alla lettera la normativa che regolamenta tali comportamenti, un qualsiasi 17enne che all'interno di una relazione sentimentale "duratura" con una sua coetanea, decidesse di inviarle tramite Whatsapp delle foto di nudo ricevendone a sua volta, da un lato rientrerebbe in quel 20% di adolescenti che secondo alcuni studi riporta di
    aver distribuito foto di sé intime o con elementi di nudità, dall'altro sarebbe accusabile insieme alla sua fidanzata di detenzione e cessione di materiale pedo-pornografico. Le stime ufficiali di questo fenomeno sono in realtà più conservative e nei paesi europei la percentuale di adolescenti che condividono materiale sessuale online si aggira sul 4%. Molti ragazzi e ragazze ammettono di aver mandato al proprio partner contenuti sessuali espliciti per "divertimento o per flirtare". Quando questi comportamenti si sviluppano all'interno di una dinamica di attrazione reciproca o di avvicinamento amoroso, le motivazioni sottostanti riguardano principalmente il voler essere sexy, cercare attenzione da parte del partner, il volersi divertire. In percentuale inferiore sono le pressioni da parte degli amici o del partner stesso a portare un adolescente ad inviare tali contenuti. Vi sono poi casi in cui il sexting ed il bullismo online si intrecciano, come può capitare nel caso di un contenuto sessuale, reale o meno che sia, inviato senza il consenso e di cui si perde completamente il controllo a livello della sua diffusione. Questi casi, più gravi e sicuramente più traumatici per le vittime di queste vessazioni, rappresentano una fonte di umiliazione e di vergogna sociale spesso intollerabile per gli adolescenti. Droghe e sostanze psicoattive: uno dei maggiori punti di contatto tra l'uso della rete ed i comportamenti trasgressivi riguarda gli intrecci tra le nuove tecnologie e l'uso di sostanze. Se si studiano le presentazioni di sé che adolescenti e giovani adulti fanno attraverso i social network è molto semplice rendersi conto di come la normalizzazione dei comportamenti di consumo di alcolici (e secondariamente di altre sostanze) sia ormai pervasiva. Gli adolescenti spesso si presentano "fatti" o "ubriachi" nei loro profili personali,
    gli studenti universitari postano con frequenza contenuti in cui il loro interesse sembra essere quello di mostrarsi capaci di tollerare l'utilizzo di smodate quantità di alcol o di altre droghe, in una sorta di "spazio digitale intossicante". I social network vengono utilizzati regolarmente per costruire una rappresentazione positiva dei comportamenti rischiosi di assunzione di alcolici, per organizzare eventi che prevedano il consumo di sostanze e spesso portano ad un rinforzo positivo dei comportamenti di abuso, tutto il contrario di quella vergogna sociale che qualsiasi adolescente delle precedenti generazioni ha sperimentato andando a scuola il giorno dopo la sua prima ubriacatura . I giovani usano la rete come fonte di informazione rispetto alle sostanze, legali o non, il che rende l'avvicinamento a questi temi qualcosa di riservato e di intimo: non si trovano informazioni sulla Blue Mystic (una particolare varietà di cannabis) nel mercato reale, mentre il web è pieno di forum e di pareri a riguardo .È sempre attraverso i "consigli" della rete che negli ultimi tempi si è assistito al ritorno dell'uso della codeina (presente in qualsiasi sciroppo per la tosse) che a giuste dosi ed unitamente a bevande gasate acquistabili in un qualsiasi supermercato, portano ad un effetto euforico ed eccitante.

    Che fare?

    Nella maggior parte dei casi di fronte a trasgressioni adolescenziali è bene provare a destreggiarsi fra la tendenza a esagerare e quella a minimizzare; quando gli agiti diventano più gravi è fondamentale capirne le motivazioni a livello di bisogni evolutivi La maggior parte dei comportamenti trasgressivi degli adolescenti rappresenta un'anticipazione esasperata ed enfatizzata dei comportamenti che caratterizzano l'adulto. Essi, in altre parole, rappresentano tentativi inadeguati di raggiungere una maturità e un'adultità percepite come ancora irraggiungibili. Spesso la soluzione trasgressiva è una scorciatoia finalizzata a raggiungere un senso di sé dotato di riconoscimento sociale, dal momento che in adolescenza si attivano conflitti relativi al senso del proprio valore. Abbiamo imparato nel corso di anni di lavoro con gli adolescenti trasgressivi che al di sotto di ogni gesto di rottura, violento o appropriativo, si cela, nascosto e inconscio, il tentativo di
    compensare in modo immaginario e nei fatti fortemente disfunzionale, un blocco nel processo di maturazione. È così possibile intravvedere, in chi mente in maniera spudorata anche di fronte all'evidenza, un ragazzo che fa fatica a presentarsi per quello che è piuttosto che per ciò che vorrebbe essere; nella ragazza che ruba dei trucchi, l'incapacità a districarsi rispetto a una dipendenza infantile che la costringerebbe a chiedere il denaro necessario per acquistare proprio degli strumenti di accesso simbolico a una femminilità adulta; o ancora, nell'amico che procura per tutti i membri del gruppo la marijuana, un adolescente che vuole mostrarsi intraprendente agli occhi degli altri, rendendoli dipendenti da sé e al contempo evitando di percepirsi a sua volta dipendente dagli altri, il tutto acquisendo illusoriamente un ruolo più "lavorativo" e imprenditoriale.

    Conclusioni

    Se inseriti in contesti in cui possono fare esperienze positive e favorevoli, gli adolescenti possono esserne temprati e forgiati; viceversa se esposti a contesti dannosi, soffriranno in modo profondo. Le esperienze che gli adolescenti vivono sono infatti codificate in ricordi molto profondi,dettagliati e, talvolta, irremovibili. Rispetto a questo, iniziano ad accumularsi dati di ricerca che consentono di capire meglio se sia nata prima l'infelicità e la sofferenza, oppure l'utilizzo dei social network. In particolare, sembrerebbe che il tempo trascorso davanti ad uno schermo si associ ad una maggiore infelicità, ma che non sia vero il contrario: essere scontenti o tristi non porta ad un maggior uso dei social network. Sembrerebbe quindi esserci una relazione diretta tra uso di internet e vissuti di solitudine e di esclusione. Se di fronte a questo il mondo adulto reagisce convincendosi che la rete ed I social network siano la fonte di ogni problematica, rischia di perdere di vista il significato comunicativo dei gesti reali o virtuali che siano. È importante di fronte a comportamenti a rischio, antisociali o sessualizzati online, non perdere la capacità di pensare sotto pressione. Dobbiamo migliorare la nostra capacità, come adulti, di volgere la rete al servizio dell'obiettivo di aiutare gli adolescenti a sviluppare un maggiore senso di responsabilità. Internet è un mondo, è qualcosa di inevitabile, provare ad usarne le risorse per rinforzare il senso di padronanza degli adolescenti è una responsabilità che non può che essere degli adulti.

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