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sarahmaghetta

La funzione della scuola nella cittadinanza digitale | Agenda Digitale - 7 views

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    "a scuola è arrivata l'ora della cittadinanza digitale" è un articolo di Sandra Troia apparso su "AGENDA DIGITALE" il 31 Marzo di quest'anno. L'autrice afferma che la scuola deve preparare i giovani a diventare cittadini digitali in un mondo caratterizzato dall'interconnessione. Nei programmi scolastici la competenza digitale è sempre stata una sorta di "cenerentola" a causa della carenza di strumenti, ma soprattutto perchè non appartenente alla nostra tradizione culturale e quindi è stata vista con diffidenza. Spesso i progetti scolastici sono stati più orientati al packaging accattivante che alla reale esperienza di information literacy . I media non sono una moda ma "il nastro trasportatore" dell'innovazione del paese. Il piano nazionale digitale stabilisce che attraverso programmi mirati la scuola deve insegnare il valore e il ruolo dei dati immessi in rete e fare in modo che l'utente non sia prigioniero del filter bubble. I programmi devono essere integrati e non solo "aggiunti" a quelli scolastici già esistenti. Il WORLD ECONOMIC FORUM nel 21 st Century Skills individua 16 competenze digitali che devono essere possedute dagli allievi,dai formatori e dai docenti. La scuola deve mettere il cittadino nella condizione di governare autonomamente l'incertezza della fluidità sociale e della grande massa di informazioni accessibili; deve sviluppare la capacità di accedere autonomamente agli ambienti virtuali delle istituzioni italiane e d europee come indicato nella Strategia Europa 2020.
massimomoretti

L'innovazione tecnologica nella scuola italiana. Per un'analisi critica e storica - 8 views

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    L'articolo, pubblicato nel 2016, evidenzia la rilevanza dell'introduzione delle tecnologie nella scuola italiana, processo che si è sviluppato negli ultimi quarant'anni. Inizialmente molti insegnanti furono influenzati dalle innovazioni modificando atteggiamenti e metodologie; tuttavia, a mano a mano che l'introduzione delle ITC nella scuola si andava affermando, emersero criticità e contraddizioni provocate da problemi tecnici, incompatibilità, mancanza di tempo e carenza di preparazione degli insegnanti. L'esperienza del passato, a fronte delle difficoltà verificate, rischia di passare in second'ordine o - addirittura - di essere dimenticata, unitamente al portato teorico e didattico caratterizzante la fase precedente. S'impone pertanto una riflessione critica attraverso la presentazione di alcuni lineamenti della storia dell'introduzione delle ITC nella scuola, delle concezioni che l'hanno accompagnata e dei rapporti che spesso, anche all'insaputa degli innovatori, si mantengono tra passato e presente. La tecnologia informatica fu introdotta ufficialmente nella scuola italiana nel 1985 (primo Piano Nazionale Informatica - PNI 1), affiancata agli insegnamenti di matematica e fisica del primo biennio della scuola superiore. Il PNI 1 nacque dall'idea che l'alfabetizzazione informatica costituisse l'unica via d'accesso alla società dell'informazione e dalla fiducia nella possibilità per gli strumenti e le tecniche dell'informatica di favorire lo sviluppo cognitivo degli studenti. In seguito, l'introduzione del linguaggio di programmazione, dei videogiochi e degli ambienti di scrittura indussero a ritenere il computer uno strumento di supporto per l'apprendimento, capace di dilatare la conoscenza e il processo per acquisirla, favorendo l'autonomia e la creatività, secondo un approccio cognitivistico-costruttivista. Negli anni Novanta, con l'avvento dell'ipertestualità, la tecnologia venne accolta nella scuola
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    con lo scopo di avvicinarla alla realtà vissuta dagli studenti a casa e in altri ambienti, contraddistinta dall'interazione tra parola orale, testi scritti, suoni e immagini. Le più recenti iniziative ministeriali da un lato spingono verso limiti più avanzati l'idea della partecipazione sociale, dall'altro sembrano riscoprire il valore di pratiche già sperimentate negli anni Ottanta e in parte dimenticate dalla scuola. L'articolo, in particolare, pone l'accento sulla pratica del coding, vale a dire sul processo finale di programmazione, quello della scrittura del codice attraverso l'uso di un determinato linguaggio. In sostanza, questa analisi storico-critica mette in evidenza come nel nostro Paese la normativa che regola l'introduzione del digitale nella scuola insegua l'innovazione tecnologica, tentando di stare al passo con questo processo fluido, rapido e costante.
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    FORM@RE - Open Journal per la formazione in Rete L'innovazione tecnologica nella scuola italiana. Per un'analisi critica e storica Technological innovation in the Italian school. A critical and historical analysis Camilla Moricca - Università degli Studi di Firenze, camilla.moricca@unifi.it Abstract L'introduzione tecnologica nella scuola è caratterizzata da ondate che si succedono conservando scarsa consapevolezza e ricordo della fase precedente. Il lavoro ripercorre in modo sintetico le principali iniziative istituzionali e le più note teorie di riferimento che le hanno accompagnate nell'ottica di favorire una consapevolezza storico-critica su ciò che l'esperienza ci può aver insegnato. Nell'ultima parte ci si sofferma su riferimenti oggi in voga, quali il coding e la robotica, chiedendoci se siano davvero nuovi e se poggino su criteri pedagogici fondati. Parole chiave: tecnologie dell'educazione; analisi storica; coding; robotica. Abstract Technological introduction into school takes place in the form of innovations that maintaining low awareness and memories of the previous phases. The work recalls briefly the main institutional initiatives and best-known theories of reference in order to foster a historical-critical awareness of what the experience may have informed us. In the last part we focus on references in vogue, such as coding and robotics, wondering if they are really innovations and if they are based on valid educational criteria. Keywords: educational technology; historical analysis; coding; robotics. 1. Introduzione L'introduzione delle tecnologie nella scuola ha rappresentato un avvenimento rilevante negli ultimi quarant'anni e il processo che l'ha accompagnata ha coinvolto direttamente molti insegnanti, influenzando i loro atteggiamenti e le loro concezioni metodologiche. Sembra quindi ragionevolmente importante soffermarsi a riflettere su questo percorso per comprenderne meglio la natura. Tuttavia sono carenti i lavori
sabrinagargiuli

Bambini e computer: come cambia il modo di giocare e di imparare - 2 views

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    Interessante articolo delle dottoresse Silvia Dini e Lucia Ferlino, dell'istituto di tecnologia didattica di Genova del 2001 attraverso un'analisi attenta dei cambiamenti generazionali che sono avvenuti dagli anni '70, soprattutto per quanto riguarda il gioco dei bambini che si vede passare in modo veloce dalle bambole ai peluches interattivi,dai dischi ai DVD fino ad arrivare ai video giochi sempre più sofisticati- Mentre il modo di giocare del bambino si trasformava velocemente e definitivamente, la scuola dei piccoli che sottolineava con fervore l'importanza dell'apprendimento attraverso il gioco si arenava alle bambole. Ecco che l'interessante articolo ci mostra come e quali mezzi tecnologici hanno preziose finalità educative e didattiche. Dividendo in tre gruppi i software, Programmi di sviluppo e consolidamento delle abilità di base, Programmi caratterizzati dalla possibilità di manipolare la realtà di inventare di creare, Programmi di introduzione a contenuti di attività della scuola elementare. Un articolo ormai datato, nel frattempo i giochi proposti in quest'articolo sono superati. Interessante riflettere che ciò che poteva apparire facile e naturale nei primi anni del 2000 non viene ancora fatto nelle scuole dell'infanzia o almeno nel comune di Roma.
ericalegari

Disturbi specifici dell'apprendimento e uso di tecnologie come supporto - 4 views

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    L'articolo tratta il tema dell'uso delle tecnologie nelle scuole, come strumento compensativo e di supporto per alunni DSA ovvero con disturbi specifici di apprendimento. In questo articolo si vuole sottolineare il ruolo fondamentale della tecnologia, utilizzata per migliorare e facilitare l'apprendimento dell'alunno con difficoltà e soprattutto aiuta a creare un clima di inclusione e appartenenza al gruppo. Spesso infatti, i bambini con difficoltà vengono isolati dal contesto classe, costretti a lavorare singolarmente con l'insegnante di sostegno e non partecipare alle attività della classe, ma questi strumenti compensativi vogliono proprio essere strumenti di "autonomia" per favorire appunto una ricerca autonoma e personalizzata, per far si che gli alunni possano affrontare gli stessi argomenti semplicemente con strumenti più adatti alle proprie capacità. Vengono illustrati molti strumenti compensativi tra cui computer e tablet che con i loro programmi facilitano l'apprendimento del bambino. Esistono ad esempio programmi di videoscrittura con correttore ortografico, libri digitali, audiolibri, software per mappe digitali che facilitano lo studio e così via. È molto importante però istruire gli insegnanti alle competenze tecnologiche per essere anche loro strumento di aiuto e non di ostacolo per i bambini con bisogni educativi speciali.
paola3333

Mass-media e bambini. Bambini e televisione. - 5 views

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    La televisione, può essere un bene o un male, dipende da chi la usa e da come la si usa. I genitori dovrebbero informarsi sui programmi prima che siano visualizzati dai bambini. Films, dibattiti, cartoni, dovrebbero essere conosciuti dai genitori che possano così mediare l'informazione che passa in televisione ed arriva al bambino. Un'eccessiva fruizione della televisione può incorrere in vari problemi: problemi di vista, obesità da scarso movimento, consumo di cibi non sani durante i programmi televisivi, disturbi del sonno, attivazione di meccanismi ormonali surrenalici (reazione d'attacco/fuga) in caso di scene particolarmente forti. I bambini dovrebbero usufruire della televisione solo qualche ora al giorno e giocare all'aria aperta, per fre sport, divertirsi con gli amichetti, sviluppando la socialtà e il contatto con la natura.
anonymous

Media violence is made to attract and entertain people: Responses to Media Literacy Les... - 7 views

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    la violenza nei media, uno tema da sempre analizzato e dibattuto dagli psicologi: ricordate ad esempio i famosi studi di Bandura sul modellamento? In questo articolo, pubblicato su JMLE, pubblicazione ufficiale del NAMLE, viene presentato uno studio condotto negli USA su ragazzi di circa 11 anni (6th grade che dovrebbe corrispondere più o meno alla nostra 1° media), i quali dovevano analizzare le azioni violente (violenza fisica, verbale e relazionala) in programmi televisivi prodotti per ragazzi/e e riflettere sui motivi per cui i produttori di media inseriscono tale violenza (faccio notare che il primo approccio consisteva nell'analizzare "Tom e Jerry" e "Shrek"). Fra i risultati, solo uno studente ha indicato esplicitamente il profitto commerciale come motivo per proporre programmi con contenuti violenti, mentre la maggior parte degli studenti vedevano il "solo" lato di intrattenimento. Anche per quanto riguarda gli effetti della visione di azioni violente sui comportamenti reali, si conferma la tendenza a sentirsi immuni da effetti negativi e a considerare altri soggetti, ad esempio i bambini più piccoli, come maggiormente a rischio. Per altri articoli pubblicati da JMLE, questo è l'indirizzo: http://digitalcommons.uri.edu/jmle/
annafoga

Cultivation Theory - La Comunicazione - 4 views

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    M. Britto Berchmans descrive la Teoria della coltivazione di George Gerbner, studioso degli effetti dei media, in particolare la televisione, sulla percezione della realtà. La televisione, ma soprattutto il tempo prolungato impiegato ad osservarla e la qualità dei programmi scelti, causano un effetto omologazione. La cultura non è più un simbolo di differenza dei gruppi, ma una sorta di ricerca della stabilità del mondo percepito.
bdeluca72

Internet addiction disorder: nuova emergenza nel mondo dell'infanzia e dell'adolescenza... - 4 views

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    Questo articolo, scritto dagli psicologi e psicoterapeuti F. Russo, R. Ceria, J. Jarach, C. Laglia, L. Lombardi e L. Isola, descrive alcune componenti che riguardano la dipendenza da Internet in infanzia e adolescenza. L'Internet addiction porta gravi disagi psicosociali, fallimenti scolastici, ed è correlato con l'aumento di disturbi depressivi e d'ansia. Gli adolescenti affetti da dipendenza, modificano la propria vita scolastica e le relazioni. Il trattamento di questa tipologia di pazienti richiede programmi di prevenzione principalmente applicati alla scuola e alla famiglia. In particolare, emerge l'importanza di elaborare programmi che aiutino i genitori a sviluppare una comunicazione qualitativa, e ridurre la motivazione adolescenziale a usare i social. È auspicabile che per il futuro si metta a punto un programma chiaro per supportare i genitori a gestire questa emergenza che, essendo soggetta a rapidi e radicali cambiamenti, necessita di continui approfondimenti.
antonelladerosa

CYBERBULLISIMO-CAROLINA PICCHIO, ICONA DELLA LOTTA AL CYBERBULLISMO - 3 views

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    Siamo nel ventunesimo secolo, l'era del progresso e della tecnologia, l'era della digitalizzazione. Ogni giorno sempre più ragazzi e adolescenti spendono il proprio tempo su Internet, utilizzano i Social Network per tenersi in contatto con i propri amici, per scambiarsi messaggi, condividere foto e video. Nulla di male, non fosse che Internet è un mondo tanto complesso e spesso non si ha la consapevolezza del male che si può fare se non lo si usa nel modo corretto. Questa è la storia di Carolina Picchio, una delle ennesime vittime di cyberbullismo, conosciuto anche come bullismo in rete. Il 61% dei ragazzi al di sotto dei 21 anni ha subito almeno un episodio di cyberbullismo, ovvero un insieme di azioni aggressive realizzate mediante strumenti elettronici che hanno un grande obiettivo, quello di provocare un danno ad un coetaneo incapace di difendersi. Carolina, una ragazza come tante, dopo una pizza con gli amici, si chiude in bagno, sta male perché ha bevuto troppo e perde conoscenza. Un gruppo di ragazzi, che lei credeva suoi amici, l'accerchiano e simulano atti sessuali, quelle scene vengono riprese in un video che verrà postato sui social con l'intento di screditarla. Carolina sarà vittima di commenti denigratori ed insulti, la sua reputazione è stata compromessa, un peso insostenibile da sopportare, a tal punto che decide di togliersi la vita, gettandosi dalla finestra di camera sua. Probabilmente molti conoscono la storia di Carolina, così come quella di tante altre povere anime innocenti a cui è toccata la stessa sorte. A questo punto ci viene da chiederci: come possiamo fermare tutto questo? Se Carolina fosse ancora viva, sarebbe lì a raccontare la sua storia e forse potrebbe essere d'aiuto per qualcuno, ma Carolina non c'è più.. ma di chi è la colpa? Della società? Delle famiglie? Della scuola? Cosa possiamo fare in concreto perché storie come queste non si ripetano mai più? Sicuramente il problema di fondo è la mancanza di consapevolezza
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    dei giovani dello strumento che hanno tra le mani, bisognerebbe educarli al digitale, insegnargli a navigare il Web prima di permettergli di pubblicare foto e video in rete. E chi se non la scuola, che ha l'obiettivo di insegnare potrebbe svolgere questo compito? Inserire nelle scuole programmi formativi volti ad insegnare le dinamiche del web, la sicurezza in rete potrebbe essere un buon inizio. E perché no? Inserire nel programma didattico anche video come questo che potrebbero sensibilizzare ad un tema tanto importante e fare in modo che storie come quella di Carolina non si ripetano mai più.
aissela

Esperienze di inclusione di bambini e giovani nell'educazione ai Media - 4 views

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    Questo articolo esplora come il concetto di inclusione può essere affrontato nell'educazione dei bambini e dei giovani sui media. Negli ultimi anni l'agenda dell'educazione ai media si è concentrata sulla progettazione di programmi per responsabilizzare e includere gli emarginati sociali. L'educazione ai media deve insegnare ai discenti ad arrivare a scelte informate, critiche, coerenti con i propri valori e che gli permettano di prendere posizione contro gli stereotipi negativi verso le diversità. Questa libertà consente agli studenti di sentirsi inclusi nella loro esperienze educative. Utilizzando un approccio di studio di casi multipli, in questo articolo vengono presentati tre casi in cui i programmi di educazione ai media sono stati forniti a studenti nella Repubblica ceca. Il primo caso è un programma volto a coltivare l'alfabetizzazione mediatica degli studenti e incoraggiare la loro partecipazione civica. Il secondo caso è un programma che promuove la cooperazione dei bambini con i loro coetanei con i media in una società diversificata. Il terzo è un programma di educazione ai media basato sull'autoriflessione guidata degli studenti sulle loro esperienze con i media. Nonostante le numerose differenze che presentano questi approcci alla promozione dell'inclusività, emerge che ciascuno di essi ha il potenziale per contribuire alla creazione di una società più inclusiva che rispetta la diversità.
isabella63

Educazione e tecnologie digitali al tempo del Covid. un ossimoro o un'opportu... - 1 views

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    Questo articolo affronta una questione cruciale nell'ambito dell'istruzione e dell'educazione, soprattutto in relazione all'uso delle nuove tecnologie durante il periodo del lockdown e oltre. Esso evidenzia come le nuove tecnologie, specialmente attraverso i programmi a distanza, siano diventate fondamentali durante la pandemia, ma siano allo stesso tempo oggetto di critiche e resistenze, con alcuni che le vedono come una minaccia all'esperienza educativa in presenza. suggerisce che un'analisi più approfondita e contestuale potrebbe portare a un modello educativo integrato che combina elementi di istruzione in presenza e a distanza. Questo approccio potrebbe capitalizzare sulle potenzialità delle nuove tecnologie senza rinunciare ai vantaggi dell'interazione faccia a faccia e dell'esperienza diretta. Per quanto riguarda il contributo degli Enti di Terzo Settore, in particolare delle cooperative sociali, essi possono giocare un ruolo significativo nell'implementare questo modello integrato. Le cooperative sociali, con il loro impegno per il bene comune e la solidarietà sociale, possono sviluppare programmi educativi che sfruttano le nuove tecnologie in modo responsabile e creativo, adattandoli alle esigenze specifiche delle comunità cui servono. Nel contesto dei nidi e delle scuole dell'infanzia, l'idea di un'educazione integrata con le nuove tecnologie potrebbe essere vista come un'opportunità piuttosto che un ossimoro. Le nuove tecnologie possono essere utilizzate in modo mirato per arricchire l'esperienza educativa dei bambini piccoli, ad esempio attraverso applicazioni educative interattive o strumenti di comunicazione che coinvolgono le famiglie nel processo educativo.
loredana73

Media education - La media education - 1 views

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    Francesco Cambi approfondisce il tema della media education nel libro"Media education tra formazione e scuola. Principi, modelli, esperienze". I mass media sono in crescita e penetrano sempre più nella vita quotidiana. Le tecnologie della comunicazione sono entrate, negli anni 80/ 90 in una nuova fase. Dalla tv scatola ingombrante, fissa e a senso unico, si è passati all'uso del telecomando e, in seguito, a quello del videoregistratore, delle pay tv per giungere a internet; in tal modo da una fruizione monodirezionale passiva si è giunti all'uso dell'universo di immagini disponibili in rete in modo bidirezionale. Tale rivoluzione dei media, a cui si aggiungono i cellulari e il loro uso, i computer e i videogiochi, ha prodotto effetti significativi nelle abitudini di vita, sui processi cognitivi, sul rapporto col mondo, nelle relazioni interpersonali. Il testo tratta della fruizione della tv da parte del pubblico infantile. Cambi fa presente che, malgrado questi cambiamenti, guardare la TV risulta ancor oggi una delle attività prevalenti cui si dedicano i bambini e gli adolescenti nel loro tempo libero. L'autore avanza l'ipotesi che i nuovi media (internet e cellulare) si aggiungano ai quelli vecchi (Tv e radio) ma non li sostituiscono, almeno non completamente. Ciò che motiva maggiormente l'esposizione alla televisione è il potere di disporre di una compagnia contro la noia e la solitudine. Ne è la riprova il fatto che quando i bambini hanno alternative preferiscono impegnarsi in altre attività piuttosto che guardare la Tv. Il tempo che i bambini dedicano alla Tv è una misura della carenza di offerte culturali e di divertimenti loro proposti. I bambini di oggi sono sempre più tecnologici e multimediali ma non hanno rinunciato ad altre attività più tradizionali. Pare, al contrario, che l'utilizzo combinato di vari mezzi, sia tradizionali (tv, cinema, radio) che newmedia (pc, internet, cellulare), si autoalimenti. Nonostante l'avvento dei
giovanni9

Ma i nativi digitali sono "illetterati digitali": ecco il ruolo della Scuola - 5 views

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    L'articolo apparso il 13 luglio 2018 su Agenda Digitale a firma di Vittorio Midoro, dirigente di ricerca CNR e membro del gruppo di lavoro del MIUR per la valutazione dell'uso dei dispositivi personali in classe, pone l'attenzione sul fatto che crescere all'interno di una società digitale non vuol dire essere "digital literate". Quindi egli continua riflettendo sul possibile ruolo della scuola nell'odierna società. Seppur la maggioranza dei ragazzi mostra padronanza nell'uso dei media digitali, è raro che qualcuno riesca a realizzare app, programmi o siti web per i quali sono richieste competenze specifiche difficili da acquisire informalmente. La scuola dovrebbe aiutare i ragazzi a sviluppare abilità creative, di astrazione e di problem solving fin dai primi anni scolastici. Attraverso la Media Literacy si possono comprendere e valutare i diversi aspetti dei media e dei loro contenuti, nonché migliorare le abilità comunicative nei diversi contesti e creare prodotti mediali. Infatti, la comprensione della comunicazione implica il sapere analizzare e valutare i messaggi e saperli creare e condividere. Bambini e ragazzi sono sempre stati molto curiosi, ma oggi spesso non sono i genitori a rispondere alle loro domande, ma la rete. Alcuni studi hanno dimostrato però che i ragazzi adottano spesso strategie di ricerca delle informazioni piuttosto improvvisate e caotiche e hanno una scarsa capacità di valutare la qualità dell'informazione trovata. Inoltre essere sempre connessi non è detto che migliori la qualità delle relazioni. In rete vi è la tendenza a presentarsi con un'identità diversa dalla propria ed è difficile creare e sostenere relazioni profonde tra le persone. Per quanto riguarda l'apprendimento, l'autore dell'articolo cita Gardner per ricordarci che esistono diversi tipi di intelligenze. Queste vanno assecondate valorizzando quelle possedute e rafforzando quelle meno sviluppate. La scuola dovrebbe capire i ragazzi, i lo
ferdinando57

Tv, proposta di legge M5s: "Stop alla pubblicità nei programma per bambini" -... - 5 views

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    Stop alla pubblicità nei programmi per bambini. E' questa la proposta di legge dei deputati M5s Roberto Fico, Dalila Nesci e Mirella Liuzzi. Il ddl composto da due articoli, che andrebbe a sostituire le parti relative nel testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, vuole vietare "a tutte le emittenti televisive, pubbliche e ... Mie considerazioni: Tutti siamo influenzabili dai media, sia adulti che bambini, ma dotarsi di un senso critico, abituarsi a riflettere e ragionare ci aiuta a difenderci dal continuo e costante bombardamento mediatico. Questo però, richiede esperienza e maturazione. I bambini sono diventati un appetibile target da parte dell'industria mediatica sulla commercializzazione di prodotti. Una volta si agiva sull'adulto per giungere anche ai bambini (mercato dei bambini ritenuto poco importante), mentre oggi si punta al bambino per raggiungere anche l'adulto. E necessario un approccio diverso a difesa dei bambini, un approccio che gli dia tempo, che gli permetta di costruirsi quelle capacità critiche e di analisi che gli consentiranno di discernere tra migliaia d'input. L'obbiettivo dei "manipolatori" (i media commerciali) e di convincerci facendo leva sulle emozioni, facendoci sentire inadeguati, inculcandoci delle insicurezze, scatenando, specie nei bambini, il tormento (nag factor) sui genitori verso acquisti, a volte anche dannosi (es. cibo spazzatura), mode e opinioni per essere parte di un gruppo, la competizione tra ragazzi per le griffe (zaini, abiti…) ne è un esempio. Credo che l'articolo vada al di là della proposta politica e punta a regolamentare un aspetto poco chiaro delle attuali regolamentazioni in merito. Ma, fatta la legge i genitori avranno la sensibilità di rispettare le fasce orarie protette?
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    Quella sulle fasce protette è una bella domanda.Più che altro...come sceglierle? Al momento anche gli orari di lavoro dei genitori sono così vari che il tempo dedicato ai figli si riduce drasticamente e ci sono genitori così stanchi che necessitano di attività passive come la televisione al rientro a casa,il che finisce inevitabilmente per trovarsi mescolato con il tempo da dedicare ai bambini.Forse sarebbe da rivedere un po' lo stile di vita attuale oppure trovare il modo di spiegare (o tentare) la pubblicità ai bambini.Non ho una risposta in merito,il tuo è veramente un bel quesito che porta a un ragionamento molto vasto comprensivo di più ambiti.
marziachecchini

Etica hacker - Wikipedia - 3 views

  • Etica hacker Da Wikipedia, l'enciclopedia libera. Jump to navigation Jump to search Con l'espressione etica hacker si fa riferimento all'etica emersa nelle prime comunità virtuali o "cyber communities", dedite alla programmazione informatica. Indice 1 Etimologia e storia 2 L'etica hacker 2.1 Condivisione 2.2 L'imperativo: "Hands on!" 2.3 "Community" e collaborazione 3 I "veri hackers" secondo Levy 4 L'opera di Himanen 5 Altri lavori 6 Un caso italiano 7 Note 8 Bibliografia 9 Voci correlate 10 Collegamenti esterni Etimologia e storia
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    ho postato quest'articolo di wikipedia che ho ritenuto interessante perchè fornisce una visione alternativa della definizione di hacker che non conoscevo e che, come tante persone, interpretavo solamente nell'accezione negativa del termine di distruttore di sistemi e diffusore di virus informatici. Tra i principi fondamentali dell'etica hacker riportati in quest'articolo, c'è invece il miglioramento del mondo e delle condizioni di vita dell'essere umano attraverso la liberta', la passione e la coscienza sociale. Aggiungo anche che l'hacking è utilizzato spesso nel testare la sicurezza di programmi e la tutela della riservatezza di dati sensibili come trattato da Jon Erickson nella sua pubblicazione "l'arte dell'hacking"
Francesco Pio Fabietti

Fabio Volo intervista Noam Chomsky (2012) - 6 views

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    Analizzando i discorsi di Buckinghan, mi sono ricordato di quest'intervista di 2 anni fa in cui Chomsky spiega perchè i bambini sono l'obiettivo principale della pubblicità/propaganda e perchè le trasmissioni indirizzate agli adulti sono spesso banali e infantili.
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    Interessantissimo!!!
chinellato

IS MEDIA LITERACY STILL ONE OF THE PRIORITIES FOR POLICY MAKERS? - 5 views

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    L'intervista di Norbert Vrabec, professore dell'Università di Ss. Cirillo e Metodio di Trnav in Slovacchia, ai colleghi David Buckingham, insigne pubblicista, esperto di Media Education e Prof. emerito dell'Università di Loughborough del Regno Unito, ed a Alexander Fedorov, scienziato russo, specializzato in educazione ai media, critico cinematografico, insegnante presso l'istituto statale di Pedagogia di Taganrog della Federazione Russa, offre due punti di vista importanti rispetto al ruolo che la Media Literacy ha per il mondo politico dei rispettivi paesi di appartenenza. L'intervista è stata prodotta in occasione della conferenza internazionale sulle tendenze e sui media tenutasi il 19-20 Aprile 2016 nel Castello di Smolenice in Slovacchia. Nell'intervista emerge una sostanziale convergenza rispetto al ruolo della Media Education e sulla posizione dei politici che non spingono per lo sviluppo della educazione ai media e del pensiero critico, ma piuttosto per la competenza digitale e tecnologica. Questo conviene probabilmente ai politici perché preferiscono confrontarsi con cittadini facilmente influenzabili. Mancano così sia politiche adeguate a formare i docenti che programmi di insegnamento appropriati a fronteggiare la sfida. Questa mancanza di progettualità e qualità si avverte anche da parte dei produttori di media, compresi quelli a capitale pubblico, che spesso realizzano prodotti di scarsa qualità. La via verso l'educazione ai media, e quindi ad una cittadinanza più consapevole e competente, risulta perciò in salita e non priva di avversità.
giuliafanuzzi

Effetti negativi dei mass-media sui minori - 6 views

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    Il dominio dei mass-media, e in particolare della televisione, sulla vita dei bambini è aumentato negli ultimi anni. Studi affermano che i bambini sin dall'infanzia sono esposti ai programmi televisivi e a partire dall'età di 6 anni usano regolarmente la televisione. E' un problema importante in quanto influenza non solo la vita sociale ma anche i loro comportamenti. Tutti i dati e le informazioni infatti, scorrono tramite l'inconscio e di conseguenza vengono acquisiti. Bisognerebbe pianificare un uso corretto dei media che sia essenziale per lo sviluppo non solo culturale, ma anche morale e spirituale. I principali responsabili sono la scuola e i genitori che devono preoccuparsi di limitarne il loro uso, in particolar modo quello dei videogiochi che alimenta nei bambini e negli adolescenti la formazione di un carattere sempre più violento e aggressivo. Questo avviene perché oggi i genitori sono troppo impegnati nella vita lavorativa e in altri ambiti e quindi hanno poco tempo per stare con i propri figli.
msireci

MEDIA EDUCATION: tra tradizione sfida del nuovo - 8 views

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    Proprio mentre l'elaborazione della prospettiva di lavoro della Media Education da parte della scuola italiana è ancora in corso, l'avvento del digitale e l'evoluzione tecnologica dei media producono una vera e propria rivoluzione in tutto il sistema della comunicazione ridefinendone in profondità sia gli strumenti che soprattutto le modalità di consumo. Il dato macro-culturale, a questo riguardo, sta racchiuso nei titoli di alcuni volumi che di recente hanno provato a farsene interpreti: quello cui si assiste è la fine dei mass media cioè la trasformazione profonda delle variabili che aveva no caratterizzato nell'epoca del cinema e della televisione l'appropriazione dei significati e la costruzione dell'industria culturale. Se si guarda dentro questo fenomeno con lo sguardo dell'educazione, si possono isolare almeno quattro aspetti che complicano l'ipotesi di intervento chiedendo una ridefinizione di acquisizioni su cui la Media Education riposava. 1. Il primo aspetto è quello della portabilità . Uno dei trend di sviluppo della tecnologia, oggi, è l'affrancamento dell'utente dalla necessità di usufruire di una postazione fissa per l'accesso alle informazioni. Il cellulare ha reso possibile ciò nei confronti del vecchio telefono fisso, il palmare in relazione al PC di casa o dell'ufficio; l'incontro tra i due dispositivi (nei cosiddetti smart-phone) sta proponendo soluzioni attraverso cui con il cellulare è possibile navigare in Internet, scattare fotografie, girare video e inviarli, vedere la televisione. Questa caratteristica ridefinisce fortemente le modalità di consumo di questi media invalidando accorgimenti educativi codificati dall'uso e dai libri. E' il caso delle indicazioni di non lasciare che il minore consumi i media da solo, o di collocare la postazione Internet in un ambiente condiviso della casa. Come si capisce la portabilità rende inefficaci tali indicazioni: affrancandosi dal luogo fisico, l'accesso di
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    documento che narra la trasformazione della media education, dai primi programmi educativi RAI alle nuove sfide date dalla trasformazione digitale.
antonio-daniele

Una legge per portare a scuola l'educazione all'uso dei social media? Parliamone - 19 views

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    Nel PSICOLOGICAL REPORTS possiamo trovare una ricerca condotta da Caci B, Cardaci M, Tabacchi ME, Scrima F. intitolato 'Variabili di personalità come predittori di utilizzo di Facebook.'dove si indaga il ruolo dei fattori di personalità come predittori di utilizzo di Facebook. I dati relativi all' utilizzo di Facebook e dei fattori di personalità da 654 utenti di Facebook sono stati raccolti tramite un sondaggio web. Utilizzando l'analisi del percorso, i risultati hanno mostrato l'apertura come predittore di rapida adozione di Facebook, coscienziosità con uso parsimonioso, Estroversione con lunghe sessioni e le amicizie abbondanti, e Nevroticismo con elevata frequenza delle sedute.Il possibile ruolo di Piacevolezza nel predire bassa frequenza della sessione e le amicizie ha bisogno di una ulteriore convalida.
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    L'articolo tratta tratta "educazione e sviluppo nei social media" nel New Jersey proposto al senato nel 2014/2015. Ma l'educazione all'utilizzo dei nuovi media o social media è qualcosa che dovrebbe essere esteso pure nel sistema scolastico italiano. E' indirizzato agli studenti dagli 11 anni in poi e spiega l'utilizzo responsabile dei social media che diventano sempre più spesso trappole per pedo pornografia o altri utilizzi illeciti cyberbullismo ecc . L'uso consapevole dei social media è importante in quanto ormai la cultura digitale è sempre più diffusa e sicuramente non ci sono solo aspetti negativi ma gli aspetti positivi sono molto di più. Quale opportunità migliore di quella di trattare la materia come argomento di studio anche per rendere una scuola più moderna ed orientata al futuro e non radicata a programmi ormai obsoleti e superati . A.Daniele
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