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denisedesio

iGeneration: l'impatto delle nuove tecnologie su bambini e adolescenti - 9 views

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    Sebbene siano noti gli aspetti positivi della tecnologia digitale e le loro trasformazioni in particolare sulla Generazione Z; bisognerebbe insegnarla maggiormente nelle scuole alle nuove generazioni per diminuire il rischio degli effetti negativi che tali strumenti possono apportare e per ottimizzare il loro utilizzo. Giovani sempre più multitasking, problem solver, creatori attivi della loro conoscenza tramite procedimenti non lineari, veloci e rapidi che vivono internet e non semplicemente ci navigano; rischiano, a causa anche della non conoscenza approfondita degli stessi item, di sperimentare fenomeni di apatia, di mancanza di attenzione profonda ( "in internet si tende a passare da un rubinetto di informazioni all'altro ") di analfabetismo emotivo e di relazioni superficiali.
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    L'articolo è stato pubblicato il 5 aprile del 2017, dalla Dott.ssa Giulia Radice, psicologa psicoterapeuta cognitivo comportamentale, iscritta all'ordine degli psicologi della Lombardia dal 12/03/2015. Nell'esercizio della sua professione si occupa di ansia e panico, depressione, disturbi di personalità, trauma, lutti e separazioni, difficoltà relazionali e sociali. L'autrice nata tra il 1980 e 1990 si attribuisce l'appellativo di nativa digitale riproponendo in bibliografia l'articolo di Prensky "Digital Natives, Digital Immigrants" del 2001, dove egli identifica con questo termine gli individui che hanno vissuto a contatto con i mezzi di comunicazione digitale. All'interno dello studio, 1985 è la data che segna il passaggio cruciale dovuto alla diffusione di massa del computer, le persone nate prima di questa data che si sono poi approcciate al linguaggio digitale in una fase successiva sono definiti immigrati digitali da Prensky. L'autrice si interroga sul modo in cui le tecnologie digitali stanno trasformando le nostre vite, le nostre abitudini, le nostre abilità cognitive e i nostri comportamenti, interrogativo che genera il titolo dell'articolo: "come le nuove tecnologie ci stanno cambiando: la iGeneration". L'autrice presenta inizialmente l' Igeneration o generazione z, gli iperconnessi di cui molto ha scritto la docente Twenge , psicologa alla San Diego University, autrice di saggi ed articoli sull'adolescenza dove ha proposto un'analisi accurata della iGeneration attraverso il confronto con le generazioni che l'anno preceduta (Baby boomers 1946-1964, Generazione X 1965-1979 e i Millenials 1980-1994) individuandone otto tendenze che la definiscono: immaturità, iperconnessione, incorporeità, instabilità, isolamento e disimpegno, incertezza e precarietà e inclusività. Degli articoli e dei saggi della Dott.ssa Twenge non vi è traccia in bibliografia, così come di una parte della posizione di Cesare Rivoltella, che
mariagraziano

La Media Education nelle scuole, ecco perchè è importante - MIUR Istruzione - 20 views

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    I media fanno parte della nostra società. Capire come "leggere" le notizie veicolate dai media e come interagirci è una competenza fondamentale, In particolare l'avvento del così detto Web 2.0, dei social network ha creato grandi occasioni di comunicazione.
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    Nell'articolo viene evidenziata l'importanza della Media Education come materia di insegnamento che dovrebbe trovare grande spazio nelle scuole non solo per quanto riguarda i "new media" ma tutti i media. La Media Education, nasce e si sviluppa allo scopo di fornire ai ragazzi tutti gli strumenti idonei a comprendere meglio le dinamiche e i messaggi offerti dai media e a rielaborarli autonomamente, in maniera critica. La fruizione di internet in modo praticamente illimitato consente infinite potenzialità di apprendimento e sperimentazione ma anche dei rischi connessi ad un uso "superficiale di strumenti potentissimi"; sopratutto gli adolescenti (nativi digitali) sono sottoposti ai rischi maggiori dovuti ad una grande abitudine e dimestichezza con i dispositivi ma che se non guidata e formata opportunamente può provocare seri danni, si pensi solo per fare qualche esempio al Cyber bullismo. La Media Education, se applicata ad internet, può essere d'aiuto per muoversi meglio in rete (da google a Facebook), tanti sono i consigli che potrebbero essere dati ai ragazzi, ma anche a genitori e docenti che dovrebbero essere opportunamente formati per affrontare questi cambiamenti. Insegnare ai ragazzi a gestire meglio il rapporto con i social costituisce uno dei punti cruciali della materia, considerato il ruolo preponderante che questi canali hanno assunto nella quotidianità di molti adolescenti: ad esempio educare e formare su "cosa e come postare" o a riconoscere le "fake news". Una buona competenza mediale (media literacy) è ciò che questa disciplina intende offrire ai propri allievi. L'articolo riassume quali competenze mediali un media educator dovrebbe contribuire a trasmettere.
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    l'educazione svolge una funzione essenziale e che la scuola debba essere all'avanguardia nelle competenze e nelle conoscenze dei nuovi strumenti digitali. La neccesita di imparare ed educare a districarsi tra i vari linguaggi dei media ed imparare ad approcciarli in maniera corretta. Sviluppare negli studenti la capacità di comprendere i diversi media e le varie tipologie di messaggi, utilizzarli correttamente, saper interpretare in maniera critica il messaggio, essere in grado di generare un messaggio e quindi usare in maniera propositiva i media. La neccesita della prevenzione dello sviluppo del cyberbullismo e la dipendenza e varie patalogie come nomofobia
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    In questo articolo viene definito bene il concetto di Media Education e il ruolo che dovrebbe avere nelle scuole allo scopo di fornire ai ragazzi tutti gli strumenti idonei a comprendere meglio le dinamiche e i messaggi offerti dai media e a rielaborarli autonomamente, in maniera critica. Anche se si tratta di un articolo del 2017 si evidenziano punti importanti quali le modalità di utilizzo di tali mezzi e la necessità di educare sia i ragazzi, utenti finali, che chi ha la funzione di tutore di questi, quindi genitori, scuola ecc… Attraverso lo studio ed il trasferimento d'informazioni ai ragazzi i docenti potranno insegnare a questi a gestire meglio il rapporto con i social e far comprendere che questo rappresenta una dei punti cruciali della materia, considerato il ruolo preponderante che questi canali hanno assunto nella quotidianità di molti adolescenti (educare e formare su "cosa e come postare" o a riconoscere le "fake news" per esempio). Saper discernere le notizie, filtrarle e comprendere quali informazioni e fonti siano più autorevoli di altre. Altro messaggio importante che vuole essere da monito a tutti, politici, ministero, dirigenti scolastici, è che la scuola non può rimanere indietro su queste tematiche ed è fondamentale pensare a percorsi per i docenti e genitori di adolescenti e pre-adolescenti.
marcom1982

La media education a scuola: buone pratiche e strategie didattiche - 13 views

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    I nuovi media occupano gran parte del nostro tempo sociale e sono fortemente presenti, ed utilizzati, anche a scuola da bambini e adolescenti. Spesso e purtroppo, però, li utilizziamo in modo spropositato ed errato e ciò può avere gravi conseguenze per le persone e per la società. Ora più che mai è importante parlare delle nuove tecnologie: solo così sarà possibile conoscerle, comprenderle, per utilizzarle in modo consapevole, critico e cosciente. Ciò deve avvenire sia a scuola che in famiglia, allo stesso modo e nello stesso tempo, per educare i bambini e gli adolescenti alla cosiddetta Media Education. In questo articolo viene approfondita la Media Education tra formazione e scuola, offrendone un primo sguardo, un'introduzione, focalizzando l'attenzione sui suoi aspetti teorici.L'educazione ai media deve essere intesa come insegnamento di tipo trasversale, in quanto non vuole ottenere un posto a sé nel programma scolastico, questo è il punto predominante dell'articolo. La tecnologia deve essere un uso pratico, coinvolgente e diretto . I media possono, e devono, essere pensati come trasversali al programma, come elementi imprescindibili e come dimensione aggiuntiva, valorizzante e ispiratrice. I bambini sono continuamente esposti ed influenzati dalle informazioni che ottengono dalle nuove tecnologie e ciò può portare a conseguenze molto negative, anche al cyberbullismo. Educare bene alla tecnologia non favorendo l'indipendenza della stessa aiuta il bambino ad emergere e saper usare notevolmente i media come risorsa e non come opera distruttiva.
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    Giulia Piazza scrisse l'articolo in questione esaminando alcune possibili strategie didattiche da usare per proporre l'educazione dei media a scuola. Ci spiega perché è importante insegnare la media education a scuola e il ruolo delle influenze sociali nella comprensione del mondo e nella costruzione del senso di identità, così come l'importanza del prestare attenzione all'influenza che i bambini ottengono dalle nuove tecnologie. L'approccio pedagogico della media education valorizza alcuni principi per l'educazione quali l'apprendimento centrato sul bambino, l'apprendimento trasversale ecc. approccio dunque non autoritario, che favorisce la motivazione e aiuta i bambini a indagare e riflettere da soli. Ci spiega quali sono le buone pratiche dell'educazione ai media e l'importanza dell'argomento di analisi del testo e del contenuto, quali sono quindi le tecniche utili per insegnare i media tramite analisi testuale e di contenuto così da sviluppare una conoscenza della grammatica mediale. Vengono presi in esame anche il case study e la simulazione, quindi l'uso del gioco di ruolo e della sfida che agiscono sulla motivazione e sulla conoscenza proprio come l'aiuto dello studio di un caso specifico vada ad incoraggiare gli studenti a condurre ricerche approfondite. L'articolo inoltre sottolinea uno degli aspetti centrali e indispensabili della Media Education: la produzione, che comporta l'uso pratico, coinvolgente e diretto delle tecnologie, avendo un valore educativo importante in quanto va a garantire comprensione e critica del linguaggio mediale.
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    L'articolo discute l'importanza dell'educazione ai media nelle scuole. L'autore sostiene che i mezzi di comunicazione sono una parte fondamentale dell'ambiente culturale di ciascun individuo, compresi i bambini e gli adolescenti. Ciò significa che la media education è importante per aiutare i giovani a decostruire i testi mediali e a comprendere i valori trasmessi. Inoltre, l'articolo sostiene che l'educazione ai media valorizza alcuni principi fondamentali per l'educazione, come l'educazione alla cittadinanza e alla partecipazione attiva, l'apprendimento centrato sul bambino, l'imparare ad imparare e l'apprendimento di tipo trasversale. L'articolo sottolinea che la media education promuove un esercizio critico da parte dei bambini, aiuta i bambini ad imparare a imparare e cerca di generare l'atteggiamento interrogativo, accompagnato dal dialogo e dal pensiero critico. L'autore conclude sostenendo che l'educazione ai media dovrebbe essere inclusa come curricolo trasversale a tutte le discipline di insegnamento, per incrementare e migliorare l'insegnamento e l'educazione. L'articolo fornisce alcune "buone pratiche" per la realizzazione dei percorsi di Media Education, come la costituzione di un gruppo docenti e la collaborazione tra pedagogisti, educatori, insegnanti e genitori.
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    Il testo parla dell'importanza dell'insegnamento della Media Education per aiutare i bambini e gli adolescenti a comprendere i messaggi mediatici e sviluppare una comprensione critica dei media. L'approccio pedagogico della Media Education si basa su principi come l'educazione alla cittadinanza, l'apprendimento centrato sul bambino, l'imparare ad imparare e l'apprendimento di tipo trasversale. L'educazione ai media deve essere sistematica e continua, e il curriculum dovrebbe essere considerato trasversale a tutte le discipline di insegnamento. Le buone pratiche dell'educazione ai media includono la collaborazione tra pedagogisti, educatori, insegnanti e genitori, la definizione chiara dei tempi e degli spazi per le attività, la documentazione e la valutazione dell'esperienza, la condivisione con i genitori e la creazione di un prodotto di comunicazione da condividere con la comunità scolastica. L´ autrice infine descrive alcune tecniche utili per l'insegnamento dei media, come l'analisi del testo e del contenuto, il case study, la simulazione e la produzione.
sarracino

media education e scuola - 1 views

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    Nella metà dell'ottocento " alfabetizzazione" voleva significare saper scrivere il proprio nome e cognome; circa 50 anni fa l'UNESCO ha considerato alfabetizzazione la capacità di leggere e scrivere un breve testo del proprio vissuto. Oggi alfabetizzazione è un processo sempre più esteso ed implica la conoscenza di una seconda lingua, scrivere non solo con carta e penna ma anche con lo strumento informatico e si avvale sempre più di tutte le forme digitali di letto-scrittura. I media hanno modificato il nostro stile di vita ,coinvolgono l'intera dimensione umana dagli affetti alla salute dal lavoro alla socialità e sono facilmente accessibili; si affiancano alle tradizionali agenzie fanno parte del nostro mondo, della nostra cultura per questo vanno studiati e dunque abbiamo " l'educazione ai media" : media education . I media sono considerati come "strumenti" utili alla didattica, ad esempio per la visione di filmati nelle aule; per collegamenti internet mediante anche LIM , (lavagne multimediali ) presenti in aula; ma sono studiati anche come "veri e propri oggetti culturali ", dunque "educare ai media " implica il coinvolgimento del mondo delle comunicazioni, ad esempio comprendere le modalità tecniche della produzione di un telegiornale oppure come funziona una pubblicità. L'ingresso dei media education nelle classi ha prodotto diversi effetti. Gli alunni delle scuole dell'infanzia e primaria passano da stati di eccitazione a stati di ansia se devono attivarsi per interagire, gli alunni delle scuole secondarie hanno la possibilità di aperture di nuovi orizzonti, possono accedere ai saperi velocemente e in qualsiasi luogo e soprattutto con semplici modalità. Gli insegnanti devono , a mio parere, essere in grado di presentare i media, sia nella considerazione di strumenti ma soprattutto nell"educazione ai media ", in modo competente e motivante. Gli insegnanti soprattutto non più giovanissimi dovrebbero avere la
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    (chiedo scusa errore "tecnico" ) ....continuo.... Gli insegnanti soprattutto non più giovanissimi dovrebbero avere la possibilità di seguire una formazione per poter insegnare ad educare ai media, poiché spesso accade che nelle nostre scuole o non ci sono gli strumenti ( mancanza di fondi) oppure il corpo docente non possiede le abilità necessarie per insegnare in modo interattivo.
anonymous

Media Education nell'asilo "Raggio di sole" in Slovenia - 1 views

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    All'asilo "Raggio di Sole" in Slovenia, un gruppo di esperti di comunicazione ha promosso un progetto di educazione ai media ai piccoli alunni, in quanto soggetti più vulnerabili dell'esposizione ai messaggi mediatici. Per poter capire questo tipo di messaggi, è infatti necessario essere alfabetizzati ai media. Scopo della media education in questo asilo, è quindi quello di mostrare l'efficacia del nuovo approccio di apprendimento attivo e sperimentale di gruppo, arricchito con feedback da parte degli insegnanti (action learning). Esperti nel campo dell'educazione ai media, concordano infatti che l' autoproduzione di testi multimediali è molto importante per la costruzione dell'autostima e dell'autonomia dei bambini e dei giovani nei confronti dei media nonché, di conseguenza, ad una presa di distanza critica dalle costruzione mediatiche. L'autoproduzione è quindi un'esperienza essenziale per comprendere e gestire il mondo dei media.
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    Infatti, oggi tutti noi adulti dovremmo essere alfabetizzati ai media, per accorciare le distanze tra noi e i bambini e gli adolescenti.
faithmost

ATTIVITÁ DI MEDIA EDUCATION NELLA SCUOLA DELL'INFANZIA - 6 views

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    In questo articolo è descritto il progetto di media education attuato in una scuola dell'infanzia italiana e poi ripetuto in un altro istututo in tempi diversi tenendo conto del contesto socio-economico del territorio e delle fasce d'età dei bambini coinvolti. E' emerso che a tre anni è opportuno lavorare con le immagini e le fotografie (la funzione espressiva, la dimensione etica, l'importanza del sé e della propria immagine), a quattro anni con la televisione (selezione dei contenuti, tempi di visione, problemi di proiezione e identificazione) e a cinque anni con il tablet attraverso specifiche attività. Inoltre è risultato cruciale il coinvolgimento collettivo delle famiglie (meeting, questionari, lavori di gruppo) per la discussione e la riflessione sui problemi correlati alla gestione degli strumenti digitali. Presupposto che il livello di civiltà di una società è direttamente proporzionale all'importanza e la cura dell'aspetto educativo-formativo delle nuove generazioni, considerando il fortissimo impatto che lo sviluppo tecnologico e la media education hanno su di esse, si ritiene auspicabile una corretta declinazione della stessa, al fine di perseguire il suddetto obbiettivo formativo. Considerando l'evidente difficoltà del sistema scolastico ad essere all'unisono con lo sviluppo e l'utilizzo tecnologico, nonostante i progressi degli ultimi anni, e considerando anche la differenza tra i contenuti a cui i bambini sono esposti quando sono a casa e quelli affrontati in classe, è fondamentale comunque che ci sia una volontà di miglioramento, con un atteggiamento di critica e di costruttivo orientamento della funzione e dell'utilizzo della media education. Pertanto essendo il sistema scolastico un sistema complesso, è evidente che possa mostrare delle criticità nell'adeguamento immediato ai tempi dello sviluppo tecnologico, è però fondamentale che come struttura formativa non rinunci alla propria funzione educativa e di orientamento consapevole de
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    L'articolo illustra un'esperienza di ME in un'ottica di curriculum digitale verticale, svolta presso due scuole d'infanzia in due comuni del varesotto, durante gli A.S. 2017/18 e 2018/19. Essa nasce dalla consapevolezza che i bambini in età pre-scolare sono già immersi nelle nuove tecnologie e le utilizzano spesso in maniera impropria, mentre i genitori sembrano poco consapevoli dell'importanza di dare loro delle regole. La sfida è stata quella di intraprendere un simile progetto con bambini così piccoli, coinvolgendo le famiglie attraverso attività pratiche che li aiutino a ragionare e a dare loro consigli utili per un'educazione digitale adeguata da impartire ai loro figli. Le finalità sono: sviluppare una cittadinanza digitale attiva e realizzare specifici obiettivi di apprendimento come saper riconoscere il valore di una foto; prendere consapevolezza della necessità di tutelare la propria immagine e rispettare quella altrui; dare valore al tempo che si dedica ai dispositivi tecnologici e limitare l'uso dei media; ecc.. Il metodo didattico sperimentato è l'EAS di Rivoltella. Il lavoro svolto con i bambini e con i loro genitori è stato significativo; dalla riflessione nei gruppi è stato possibile trarre spunti rilevanti, che sono stati tradotti in un decalogo digitale.
aissela

Esperienze di inclusione di bambini e giovani nell'educazione ai Media - 4 views

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    Questo articolo esplora come il concetto di inclusione può essere affrontato nell'educazione dei bambini e dei giovani sui media. Negli ultimi anni l'agenda dell'educazione ai media si è concentrata sulla progettazione di programmi per responsabilizzare e includere gli emarginati sociali. L'educazione ai media deve insegnare ai discenti ad arrivare a scelte informate, critiche, coerenti con i propri valori e che gli permettano di prendere posizione contro gli stereotipi negativi verso le diversità. Questa libertà consente agli studenti di sentirsi inclusi nella loro esperienze educative. Utilizzando un approccio di studio di casi multipli, in questo articolo vengono presentati tre casi in cui i programmi di educazione ai media sono stati forniti a studenti nella Repubblica ceca. Il primo caso è un programma volto a coltivare l'alfabetizzazione mediatica degli studenti e incoraggiare la loro partecipazione civica. Il secondo caso è un programma che promuove la cooperazione dei bambini con i loro coetanei con i media in una società diversificata. Il terzo è un programma di educazione ai media basato sull'autoriflessione guidata degli studenti sulle loro esperienze con i media. Nonostante le numerose differenze che presentano questi approcci alla promozione dell'inclusività, emerge che ciascuno di essi ha il potenziale per contribuire alla creazione di una società più inclusiva che rispetta la diversità.
joevar

Educare ai media - 4 views

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    Puntata del programma TV Generazione Digitale dedicata al tema dell'educazione ai media con la presenza di Massimiliano Andreoletti (Università Cattolica), Nadia Moioli (docente scuola secondaria) e Mario Morcellini (mediologo). Nonostante la puntata sia del 2014 vengono discussi principi tutt'ora validi sull'approccio alla media education come le competenze da acquisire, gli strumenti, i rischi di un uso negativo dei media e i vantaggi della media education per contrastare il cyberbullismo. Tramite il dialogo con i ragazzi presenti in studio sono sollevate possibili obiezioni all'uso di videogiochi come strumento di apprendimento e le risposte. Sono inoltre presentati due casi studio di licei italiani sull'uso dei media per promuovere l'apprendimento della matematica e per spiegare i processi di creazione di un videogioco.
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    La rubrica Rai scuola - Generazione digitale, dedica una puntata al tema 'Educare ai media' nel corso della quale viene presentata un'introduzione chiara, semplice e autorevole alla Media education ovvero ai processi educativi necessari per consentire agli utenti, e in particolare ai giovani, di fruire correttamente e in maniera produttiva delle innumerevoli risorse che si possono trarre dai media. Partecipano alla trasmissione i professori Massimiliano Andreoletti (Università Cattolica del sacro cuore, Nadia Amaroli (Istituto tecnico Valeriani di Bologna) e Mario Morcellini (Università La Sapienza Roma) e alcuni studenti. Tra i temi trattati: Come è possibile educare con i media attraverso un uso consapevole e sicuro; Obiettivo: governarli senza subirli; Organizzazione e dispositivi; Video, apps, videolezioni, videogiochi e al riguardo: pregiudizi e reali potenzialità didattiche educative, sviluppo di molteplici competenze e uso di diverse conoscenze. Funzione stimolatrice, cognitiva ed emotiva (specie se mediata dalla scuola). Nuove dinamiche relazionali tra docenti e studenti. I rischi di cyberbullismo e possibili sopravvalutazioni. Il bullismo, come sostiene il Prof. Morcellini, sembra diminuito da quando ci sono esperimenti di scuola digitale. Viene presentato un esempio di insegnamento della matematica utilizzando i media attraverso il Progetto 'We're ready for the future' - realizzato dagli studenti del Liceo scientifico Francesco Redi - che prevede la partecipazione diretta al processo di formazione. Il coinvolgimento degli studenti nella creazione di contenuti, videolezioni, applicazioni ha determinato una decisa svolta nei risultati didattici. Viene inoltre affrontato il tema del passaggio da una logica sequenziale, tipica del passato, a una ipertestuale sollecitata dall'uso dei media e in particolare dalla necessità di gestire numerose finestre aperte.
angelamaesano

Generazione Digitale - Media Education - 4 views

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    L'intervento di Massimiliano Andreoletti ricercatore universitario sottolinea l'importanza dell'approccio ai media: nè positivo né negativo ma utile all'uomo per amplificare i suo mezzi di comunicazione e di pensiero, e soprattutto per esprimere se stessi come cittadini e uomini; sono uno strumento che fa parte della nostra vita ed è necessario educare a tale strumenti sia gli adulti che i ragazzi. La scuola stessa ha capito che deve mettersi "in mezzo" tra i ragazzi e il mondo esterno, attraverso una media education. Alla maggior parte degli adulti mancano delle competenze e questo impedisce ai ragazzi di interagire con loro e di rivolgersi a loro in caso di necessità. Ciò che diventa necessario è anche intervenire sugli adulti/genitori per una media education, così da renderli in grado di diventare un supporto nei confronti dei ragazzi.
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    Oggigiorno la televisione, da sempre cattiva maestra (e mass media per eccellenza ), internet e i media in generale, fanno parte a pieno titolo degli strumenti della didattica. Il dibattito riproposto da Rai educational vede presenti figure di spicco, tra cui Mario Morcellini. Per prima cosa si insiste sul fatto che non è esatto considerare, come si faceva tempo fa, la tv un virus di cui sbarazzarsi. Una visione del tutto negativa dei media non è dunque adeguata. Vanno presi in considerazione anche gli aspetti positivi. I media si potrebbero infatti considerare anche un' estensione dell'uomo, che ne facilita la vita. E' però necessario che i giovani vengano guidati nel loro uso. Il professor Mandarano insiste sul fatto che il mondo reale e quello virtuale siano ormai in stretta connessione, anche se spesso non riusciamo a capirlo. Ciò in conseguenza de fatto che il modo in cui i genitori si approcciano ai media è ambiguo. C'è chi è entusiasta e chi è allarmato dal fatto che Internet possa sostituire i vecchi libri di testo. La paura è una conseguenza della scarsa conoscenza che si ha in merito alla modalità attraverso cui andrebbe considerato e indagato il web. Esso può essere utilizzato adeguatamente solo se se ne conoscono pro e contro. Le posizioni estreme, come sempre, non hanno ragion d'essere. Perchè si possa prender coscienza degli aspetti positivi e negativi del web è dunque necessaria la formazione sia dei genitori che dei ragazzi. A tal proposito negli ultimi anni sono stati stanziati dei fondi a favore dei progetti di educazione ai media. Tra questi viene citato il progetto "scuole aperte" (2009). Secondo MARIO MORCELLINI i media andrebbero considerati non di fronte ai bambini ma di fianco come fossero un loro supporto. Il professor Mandarano insiste invece sul fatto che il medium venga spesso considerato un gioco. Non ci si rende invece conto che si compiono degli illeciti anche sul web. La polizia postale ha un ruolo di primo piano e dunque
chinellato

IS MEDIA LITERACY STILL ONE OF THE PRIORITIES FOR POLICY MAKERS? - 5 views

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    L'intervista di Norbert Vrabec, professore dell'Università di Ss. Cirillo e Metodio di Trnav in Slovacchia, ai colleghi David Buckingham, insigne pubblicista, esperto di Media Education e Prof. emerito dell'Università di Loughborough del Regno Unito, ed a Alexander Fedorov, scienziato russo, specializzato in educazione ai media, critico cinematografico, insegnante presso l'istituto statale di Pedagogia di Taganrog della Federazione Russa, offre due punti di vista importanti rispetto al ruolo che la Media Literacy ha per il mondo politico dei rispettivi paesi di appartenenza. L'intervista è stata prodotta in occasione della conferenza internazionale sulle tendenze e sui media tenutasi il 19-20 Aprile 2016 nel Castello di Smolenice in Slovacchia. Nell'intervista emerge una sostanziale convergenza rispetto al ruolo della Media Education e sulla posizione dei politici che non spingono per lo sviluppo della educazione ai media e del pensiero critico, ma piuttosto per la competenza digitale e tecnologica. Questo conviene probabilmente ai politici perché preferiscono confrontarsi con cittadini facilmente influenzabili. Mancano così sia politiche adeguate a formare i docenti che programmi di insegnamento appropriati a fronteggiare la sfida. Questa mancanza di progettualità e qualità si avverte anche da parte dei produttori di media, compresi quelli a capitale pubblico, che spesso realizzano prodotti di scarsa qualità. La via verso l'educazione ai media, e quindi ad una cittadinanza più consapevole e competente, risulta perciò in salita e non priva di avversità.
giancarlobelvito

Alfabetizzazione mediatica, di educazione ai media, della tecnologia dell'informazione ... - 6 views

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    Mi è sembrato interessante condividere uno studio di uno dei paese più importanti in via di sviluppo. Ho trovato questa ricerca effettuata dal dipartimento Department of library and Information Science, University of Calcutta, da mie ricerche una università , riconosciuta a livello internazionale e complice di varie collaborazioni con università Inglesi e Americane. La ricerca organizzata riguarda lo studio sulla consapevolezza ai media e educazione ai media tra gli utenti della biblioteca universitaria in India, eseguita da studenti del Dipartimento di biblioteconomia e scienza dell'informazione, Università di Calcutta. Lo studio coinvolge 50 studenti della università di Calcutta, gli obbiettivi sono lo studio di alfabetizzazione mediatica e educazione ai media e il ruolo dei media tra gli studenti e il loro uso, e la capacita di rivisitazione delle informazioni attraverso i diversi media. Lo studio evince l'importanza della alfabetizzazione mediatica e l'educazione ai media sono molto legate e ora mai parte integrante della nostra vita di tutti i giorni nella ricerca è evidenziato come una non corretta conoscenza dei concetti di alfabetizzazione porta a una mancata comprensione e errato utilizzo dei nuovi media e solo una analisi critica permette un loro utilizzo cosciente e una possibile miglioramento. Riferimenti dello studio sono di ottimo livello, forse poteva essere eseguita su un campione maggiore di studenti. http://www.caluniv.ac.in/ Articolo del June, 2015
manufoli

Tik Tok: App pericolosa! - 5 views

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    Quest'applicazione è il riflesso di ciò che la società attuale infligge alle ragazzine, e a ciò cui esse sembrano aspirare. Queste ragazze sono sempre piu immerse negli stereotipi sociali che diffondono un concetto di realtà mitigato da filtri e disegnini. Sembra che anche solo semplicemente per esistere ed essere notata, per essere accettata e ben voluta la nuova generazione debba riflettere i miti maschili o suscitare il desiderio degli uomini. La femminilità è tristemente ridotta all'immagine di un corpo ben tornito vestito di abiti sexy. e la mascolinità è ridotta ad un rozzo scimmiottamento di stereotipi senza anima ne volto. Questo è il modello a ci aspirano le nuove generazioni Contro il diktat delle apparenze, tocca agli insegnanti e ai genitori promuovere i valori dello spirito e della benevolenza. Io da mamma di due bambini ancora piccoli per questo mondo ma sicuramente più addentro ai social di me, mi sento davvero inquieta a riguardo. credo sia necessario e doveroso informare i ragazzi dei rischi dei social network cercando il più possibile di controllarne i contenuti. Non credo basti solo applicare tutti i filtri privacy necessari, credo sia doveroso spiegare ai ragazzi cos'è la bellezza della diversità, dell'unicità e dell'essere se stessi anche se per esserlo occorre staccarsi dalla massa..
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    Insegnare l'autenticità,Sono d'accordo.Giocare con l'immagine può essere divertente ma è necessario imparare a decidere consapevolmente cosa si vuole far trapelare. L'App di per se è solo un mezzo,tra l'altro molto utile. Molteplici possono essere invece,gli scopi. Grazie Manu per il tuo contributo
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    Non conoscevo questa applicazione, ti ringrazio del contributo. Aggiungerei ai tag "Cyber bullismo"
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    E' un articolo senza riferimenti a ricerche con metodi scientifici e sembra scritto solo con obiettivi #moralistici e per spaventare i genitori, invece che promuovere l'educazione alla #Media Literacy, TikTok come qualunque #tecnologia, compresa la tecnologia della scrittura, può essere usato per scopi #educativi e creativi oppure per danneggiare, come fanno tantissimi genitori pubblicando le foto dei propri figli su Facebook e/o Instagram senza la loro autorizzazione. TikTok piace tanto anche ai giovanissimi, perché è molto divertente, infatti utilizza moltissimo i principi della #gamification, arrivando anche a far guadagnare € reali se ogni giorno si effettuano alcune azioni. Consiglio a tutte/i di provare TikTok prima di farsi contaminare dagli #stereotipi altrui e di cercare di capire la creatività dei #cosplayer e diventare consapevoli che la maggior parte gli utenti di TikTok sono ironici come in questo video: https://vm.tiktok.com/xpdUCL/ Ecco una ricerca scientifica su TikTok da studiare: Understanding User Behaviors of Creative Practice on Short Video Sharing Platforms - A Case Study of TikTok and Bilibili https://etd.ohiolink.edu/pg_10?0::NO:10:P10_ACCESSION_NUM:ucin155421202112545
quattrodia1964

Insegnare al tempo dei "nativi digitali". - Pier Cesare Rivoltella - YouTube - 3 views

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    Questo video tratto dall'11° convegno su "Educazione, apprendimento e nuove tecnologie - Dagli asili nido in su." del maggio 2015, trasmette l'intervento conclusivo del Prof. Pier Cesare Rivoltella, ordinario di Didattica e Tecnologia dell'Istruzione all'Università Cattolica di Milano. Una lezione del docente che riassume in 10 tesi quanto emerso dal convegno e che racchiude molti degli importanti concetti inerenti all'educazione da noi affrontati nel corso, l'approccio attuale tra metodo e tradizione e in particolare l'educazione ai nuovi media e le sue opportunità (riferendosi principalmente alla figura dell'insegnante ai quali è diretto il convegno). Quaranta minuti a mio parere molto interessanti e per qualche momento anche divertenti, che mi hanno aiutato ad approfondire la materia e che condivido con voi con entusiasmo. Vengono affrontate tematiche che vanno da quella dei 2 diversi punti di vista o ambiti di lavoro nella scuola, da non confondere tra loro: la Media Education e la Education Technology, il primo quale lavoro sui linguaggi mediali (Media Literacy) e in genere sui media come artefatti culturali rispetto ai quali educare gli studenti allo sviluppo del pensiero critico (in modo particolare nel downlad) e alla responsabilità (nell'upload, verso una cittadinanza digitale corretta), per passare alla logica integrativa che vede la tecnologia digitale non come qualcosa che sostituisce ma che integra, senza cadere nel determinismo tecnologico poichè il reale problema non è la tecnologia di per sé, bensì le pratiche dei pari e degli adulti.
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    Qui inserisce un aspetto per me basilare da cui parte la Media Education (al di là del difensivismo culturale) ossia che sono i soggetti/bambini che fanno qualcosa con i media e non i media che fanno qualcosa ai bambini (..."poi i media fanno la loro parte e possono generare a certe condizioni dipendenza...mobili e sempre connessi colonizzare i ns tempi") e afferma che ciò è assolutamente da leggere ed integrare nei contesti sociali nei quali essi operano (..."è comodo leggere tutto i termini di determinismo tecnologico perchè significa affrancarsi dalle proprie responsabilità"). Affronta altresì il discorso dei media quale curricolo, curricolo digitale di cui parla la comunità europea, una delle 8 competenze chiave di cittadinanza che ha a che fare con le singole competenze di base degli studenti, necessarie per divenire cittadini digitali attivi. Altro concetto affrontato l'apprendimento per scoperta, la didattica basata sull'esperienza grazie all'utilizzo dei media digitali e sociali che sono per Rivoltella macchine autoriali ossia "cose con cui posso fare cose", mettendo al centro dell'apprendimento il sistema mente, cervello e corpo e quindi testa ed emozioni. Per un apprendimento duraturo (Piaget). Parla dei contenuti digitali esistenti in ampia quantità e qualità che è necessario insegnare a selezionare, aggregare costruendo apparati paratestuali, di applicazioni digitali che devono essere inserite in cornici metodologiche per non rimanere strumentali e ultimo ma non per importanza di nativi digitali, una definizione quest'ultima che il professore cerca di fare rientrare nei limiti di una mutazione epigenetica e non genetica (..."il cervello di chi usa il cellulare è diverso da chi non lo usa ma anche quello di chi gioca a tennis da chi non gioca"), ponendosi in una posizione critica rispetto ad un affermazione di intelligenza digitale di cui forse potremo parlare in termini evolutivi tra milioni di anni....
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    In conclusione, parlando di un modello scolastico attuale che non funziona in cui la dispersione è del 20% verso il basso, in cui l'educatore si deve "schiodare da un eccessiva frontalità" ma non per questo negare la tradizione, se la tradizione e quindi la scuola quale ambiente formale non abbraccia l'innovazione e quindi la cultura informale contemporanea educando ai media, non è possibile che la scuola possa salvaguardare e sopravvivere a se stessa: la tradizione è innovare.
gasaparo

Generazione Digitale - Educare ai media - 10 views

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    Le nuove tecnologie stanno costruendo un ponte tra docenti e studenti per colmare il cosiddetto digital divide tra generazioni, e in alcuni casi sono proprio gli studenti a mostrare delle competenze ai loro professori. In questa puntata di generazione Digitale parleremo di Media Education e dell'uso consapevole di queste tecnologie acquisite.
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    Le nuove tecnologie stanno costruendo un ponte tra docenti e studenti per colmare il cosiddetto digital divide tra generazioni, e in alcuni casi sono proprio gli studenti a mostrare delle competenze ai loro professori. In questa puntata di generazione Digitale parleremo di Media Education e dell'uso consapevole di queste tecnologie acquisite. Con gli ospiti in studio, cercheremo di capire in Italia a che punto siamo con il digital divide per gli insegnanti e quali sono i prossimi obiettivi più urgenti da raggiungere. Cercheremo di definire il concetto di educazione ai media e concretamente come si mette in atto in classe e a casa, e quali sono i rischi legati ad un utilizzo incontrollato dei nuovi strumenti tecnologici. Infine, andremo ad Arezzo, al Liceo Redi, un altro esempio di scuola 2.0 con all'attivo molte attività in sperimentazione, in cui le nuove tecnologie mettono in maggiore comunicazione studenti e professori.
vevy92

Media education e lavoro con i pari - Famiglia Cristiana - 7 views

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    Ho scelto questo articolo principalmente per un motivo personale, perché sono una ragazza e, in un certo senso, sento di appartenere al gruppo dei "nativi digitali" di Prensky. Sebbene oramai televisione, computer e smartphone siano parte integrante della mia vita, ritengo di riuscire ad avere un certo distacco emotivo da essi. Ricordo bene quando un mio professore del liceo ci parlò dell'opportunità di rimpiazzare i libri con i tablet, ma ancora di più mi ricordo la sua risposta, che mi diede una "scossa": in sintesi, ci fece capire che la figura del docente sarebbe potuta scomparire, ma soprattutto che sarebbe stato difficile far mantenere concentrati gli alunni, i quali, con una connessione internet attiva, avrebbero potuto navigare in rete in qualsiasi momento, trascurando così le lezioni. Premetto che il mio giudizio è estremamente influenzato dal fatto che considero i libri qualcosa di "sacro" e non potrei/vorrei mai sostituire il cartaceo, che con il suo odore, o colore, o la sua forma sa dare delle emozioni. Mi sembra impossibile pensare che anche l'educazione finisca per essere interamente trasmessa tramite degli strumenti tecnologici. Con questo non voglio dire che sia un metodo inefficace, perché sarebbe un'incoerenza con il percorso di studi che ho affrontato finora in Uninettuno, e soprattutto perché ritengo che sia importante imparare ad utilizzare i media e affiancarli alle attività scolastiche. Semplicemente penso che il contatto umano sia essenziale per la crescita, soprattutto perché è negli anni della scuola che si forma un individuo. Però, vorrei mettere in luce un aspetto: ho 21 anni, e sono uscita da poco dal liceo. Fino a qualche anno fa era raro avere internet sul telefono, e ci si limitava a mandarsi qualche messaggio di nascosto, durante le lezioni; adesso, che con questa Università telematica sono quasi sempre a casa, mi accorgo che i ragazzi passano ore intere su Facebook, nelle quali invece dovrebbero seguire gli insegnan
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    L'articolo, pubblicato sul sito di "Famiglia Cristiana", affronta il tema dell'educazione dei media nella scuola analizzando la media education sotto le tre diverse accezioni ovvero: 1. Strumento da utilizzare nella formazione; 2. Capacità di comprensione critica dei media; 3. Competenza necessaria per la formazione dei media educator. Punto focale dell'articolo è la necessità di far acquisire ai ragazzi una capacità critica nei confronti dei nuovi media per impedire che vengano vissuti per "immersione" poiché da molto tempo ormai, sono presenti massivamente nella scuola ma soprattutto nella quotidianità. Fondamentale, quindi, un'"educazione ai media" ovvero un'educazione rivolta alla lettura critica ed alla comprensione dei vari linguaggi affinché i ragazzi riescano a interpretare quelle che sono le diverse rappresentazioni della realtà ed evitare l'assorbimento passivo delle informazioni. Compito dei media educator dovrebbe essere proprio quello di aiutare nella formazione di un pensiero libero, indipendente e non manipolato. Altro aspetto sollevato nell'articolo è la funzione che i nuovi media dovrebbero avere ossia non di semplice trasferimento di nozioni, quanto di vera e propria costruzione della conoscenza. Utilizzando i diversi strumenti a loro disposizione, dalle foto, ai filmati, ai video creati dagli stessi ragazzi si vanno a creare le cosiddette cooperative learning con le quali ognuno, svolgendo la funzione di pari più capace, può mettere a disposizione il proprio sapere per una condivisione comune. E' un tipo di apprendimento mirato alla discussione ma soprattutto a quella che De Kerckhove sosteneva essere la cognizione distribuita, il proprio sapere, le proprie risorse cognitive, al servizio di tutti.
orchidea72

Quaderno di educazione ai media - 16 views

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    Ottima Raccolta di schede-Progetto Ai Media, per scuole di ogni ordine e grado, a cura del Corecom dell'Emilia Romagna.
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    In questa pubblicazione vi è descritta l'esperienza del Corecom Emilia-Romagna impegnato da anni nella promozione di progetti di media education all'interno degli istituti scolastici di ogni ordine e grado della Regione. L'intento è quello di portare avanti quanto stabilito dallaLegge Regionale n. 14 del 2008, la quale attribuisce al Corecom specifiche funzioni di educazione ai media. Ogni singolo progetto o laboratorio è stato importante per insegnare agli studenti e alle studentesse come utilizzare le differenti tipologie di media, quali potenzialità e opportunità potessero derivarne, quali fossero i rischi connessi al loro utilizzo. E` un tentativo di gettare le basi per portare avanti un discorso più ampio di riflessione e condivisione di buone pratiche, per far sì che i ragazzi potessero sviluppare quel senso critico e quell'esperienza necessaria all'utilizzo consapevole dei media.Questo progetto non è fine a se stesso ma, l'intento è quello di dare continuità al percorso intrapreso,con la speranza che possa essere replicato in molti altri contesti.(Vi lascio anche il link del meraviglioso Centro di Bellaria : www.zaffiria.it)
ferdinando57

Tv, proposta di legge M5s: "Stop alla pubblicità nei programma per bambini" -... - 5 views

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    Stop alla pubblicità nei programmi per bambini. E' questa la proposta di legge dei deputati M5s Roberto Fico, Dalila Nesci e Mirella Liuzzi. Il ddl composto da due articoli, che andrebbe a sostituire le parti relative nel testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici, vuole vietare "a tutte le emittenti televisive, pubbliche e ... Mie considerazioni: Tutti siamo influenzabili dai media, sia adulti che bambini, ma dotarsi di un senso critico, abituarsi a riflettere e ragionare ci aiuta a difenderci dal continuo e costante bombardamento mediatico. Questo però, richiede esperienza e maturazione. I bambini sono diventati un appetibile target da parte dell'industria mediatica sulla commercializzazione di prodotti. Una volta si agiva sull'adulto per giungere anche ai bambini (mercato dei bambini ritenuto poco importante), mentre oggi si punta al bambino per raggiungere anche l'adulto. E necessario un approccio diverso a difesa dei bambini, un approccio che gli dia tempo, che gli permetta di costruirsi quelle capacità critiche e di analisi che gli consentiranno di discernere tra migliaia d'input. L'obbiettivo dei "manipolatori" (i media commerciali) e di convincerci facendo leva sulle emozioni, facendoci sentire inadeguati, inculcandoci delle insicurezze, scatenando, specie nei bambini, il tormento (nag factor) sui genitori verso acquisti, a volte anche dannosi (es. cibo spazzatura), mode e opinioni per essere parte di un gruppo, la competizione tra ragazzi per le griffe (zaini, abiti…) ne è un esempio. Credo che l'articolo vada al di là della proposta politica e punta a regolamentare un aspetto poco chiaro delle attuali regolamentazioni in merito. Ma, fatta la legge i genitori avranno la sensibilità di rispettare le fasce orarie protette?
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    Quella sulle fasce protette è una bella domanda.Più che altro...come sceglierle? Al momento anche gli orari di lavoro dei genitori sono così vari che il tempo dedicato ai figli si riduce drasticamente e ci sono genitori così stanchi che necessitano di attività passive come la televisione al rientro a casa,il che finisce inevitabilmente per trovarsi mescolato con il tempo da dedicare ai bambini.Forse sarebbe da rivedere un po' lo stile di vita attuale oppure trovare il modo di spiegare (o tentare) la pubblicità ai bambini.Non ho una risposta in merito,il tuo è veramente un bel quesito che porta a un ragionamento molto vasto comprensivo di più ambiti.
ester93

Pregi e pericoli dei Mass Media 1 (Gennaio 2010) - 3 views

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    L'articolo mi ha colpito, perché invita a riflettere sulla "rivoluzione" dei media.Credo che non si possa, nel nostro villaggio globale, essere indifferenti a questo fenomeno ed alle problematiche che esso comporta. Pertanto è necessario, prima di tutto, un'educazione ai media,un'educazione che coinvolga tutti,di cui si sia consapevoli e che sia motivata da una precisa intenzione ed una ferma volontà.La medaglia ha sempre due facce per cui non è possibile che cambiamenti così vistosi, continui e repentini non portino con sé aspetti anche negativi. Un'ottica superficiale potrebbe inneggiare al miracolo dell'informazione veloce e libera; all'accorciamento delle distanze:fisiche, culturali e mentali; alla caduta del pregiudizio, sostituito dalla tolleranza e dalla comprensione...Una visione approfondita,invece, farebbe un'analisi critica circa la distinzione concettuale tra informazione e formazione;tra il parlare sempre e comunque e il dialogare vero e profondo; tra il contatto "tecnologico" e il serio contatto umano; tra il gioco e la vita; tra la fiction e la realtà. Educarsi ai media significa scegliere, avvalendosi del positivo e scartando il negativo. E questo non dovrebbe essere demandato soltanto alle masse,agli studenti, agli educatori e ai critici,ma anche ai responsabili a livello politico, sociale,economico, nonché scientifico-tecnologico.
songi1973

Pedofilia, occhio ai social network - 6 views

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    I Nuovi Media rappresentano, una realtà dove è possibile acquisire strumenti e conoscenze utili per favorire processi reali di integrazione, partecipazione e relazione con il mondo circostante; sono uno "spazio" di confronto e di crescita in cui, anche i più giovani, possono esercitare e realizzare dimensioni inedite di partecipazione sociale e di arricchimento personale. Ma a volte questi strumenti digitali sono stati fonte di ispirazione anche per coloro che hanno problemi relazionali e disturbi patologici. I Social hanno accelerato molto i processi comunicativi, finendo col preparare un substrato ideale per contatti sospetti, quali i pedofili. L' avvento di internet e delle nuove tecnologie, in generale, ha cambiato radicalmente lo scenario di un fenomeno "non nuovo": l'abuso sessuale dei minori. In Rete circolano centinaia di immagini e video pedo-pornografici, spesso accessibili con molta facilità. Con altrettanta facilità il materiale può essere riprodotto, utilizzando altri accessori quali videocamere, cellulari tablet, e con un semplice "click" caricato in rete, oppure essere prodotto direttamente on-line tramite l'utilizzo delle webcam. La rete inoltre può essere utilizzata da adulti interessati sessualmente ai minori, come strumento per accedere alle potenziali vittime. In conclusione le analisi raccolte indicano che ai primi posti sia proprio l'Europa seguita dal continente Africano che nel 2013 era al primo posto. A seguire Americhe Asia e Oceania. La nuova forma di rischio su Internet è il deep web, una serie di domini entro altri domini che porta a nascondere tutto e renderlo quasi irrintracciabile.
angelasica

Il potere dei media - 3 views

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    Chomsky analizza il più classico dibattito moderno sul potere dei media, esponendo l'idea alla base di ogni discorso complottista, cospirazionale, di New World Order o che dir si voglia legato al più classico intramontabile tema degli "Illuminati", "società segrete" o gruppo di "potenti". Gruppi di controllo che si elevano a "gestori" del mondo e detenendone le ricchezze, utilizzando nel corso della storia strumenti di controllo sempre diversi. Religione, misticismo, occultismo e politica sono gli strumenti classici e storici, ai quali si aggiunge lo strumento che è per eccellenza il più soggetto a "evoluzioni": La comunicazione.La comunicazione è sempre stata alla base della cultura umana, e come migliorarla ha spinto a ricerche forsennate, a tal punto che si potrebbe dire che non è la comunicazione ad essersi evoluta grazie alla scienza e alla tecnologia, ma sono queste ultime ad aver raggiunto gradi di eccellenza (per noi uomini d'oggi) grazie alla necessità di migliorare sempre più il modo in cui le menti potessero comunicare nel mondo, e di conseguenza si aiutano a vicenda a progredire di pari passo. Quello che spaventa maggiormente chi detiene "Il comando", è la forza dell'unione che i "sudditi" possano avere coalizzandosi. La massa, seppur ignorante e innocua, può essere fastidiosa, se compatta. La comunicazione moderna si basa quasi unicamente sui media, e per il controllo delle masse bisognava trovare un nuovo stratagemma. La sinergia che hanno creato la capacità comunicativa dei media e l' inarrestabile progresso tecnologico della scienza ha qualcosa di incredibile.Insieme hanno creato un sistema in cui con i media si può arrivare alle masse, creando allo stesso momento i falsi bisogni offerti dalla scienza e dalla tecnologia, spingendoci in un circolo vizioso in cui l'individuo, schiavo di questi bisogni che vengono ripetutamente pubblicizzati, si "arricchisce" di tali bisogni anche tecnologici e che rendono inevitabile il sottrarsi a
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