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angelasarri

A framework on media-educational initiatives to contrast online hate speech - 8 views

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    Questo studio di Barbara Bruschi, Professoressa di Didattica e Pedagogia Speciale, con Repetto e Tallarino, della Università di Torino, mira a definire un quadro teorico che possa ispirare iniziative di educazione ai media per fornire agli studenti un senso di responsabilità civica e di cittadinanza attiva. L'argomento dello studio riguarda il fenomeno in rapida crescita definito "hate speech on line". Partendo da un'analisi della letteratura internazionale sulle iniziative intraprese per educare i giovani ad un corretto modo di confrontarsi sui socialnetwork, le autrici definiscono le possibili azioni da intraprendere per prevenire e contrastare questo fenomeno con strategie integrate ed interdisciplinari.
riggiopaola

La libertà di informazione nell'era di Internet - MediaLaws - 4 views

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    Il presente contributo riporta l'omonimo capitolo pubblicato sul volume "Parole e potere. Libertà d'espressione, Hate Speech e Fake News". Milano 2017 a cura di G. Pitruzzella - O. Pollicino - S. Quintarelli. L'autore G. Pitruzzella, in questo articolo, si interroga su come Internet abbia cambiato il modo di produrre, distribuire ed utilizzare l'informazione. Il singolo utente della rete viene dotato di un ruolo attivo ma solo tramite l'intermediazione di alcune piattaforme. Le notizie distribuite da motori di ricerca e social network sono basate su algoritmi, quindi selezionate ed indirizzate a ciascun consumatore, questo porta alla chiusura dell'utente in una bolla costruita sulle sue preferenze e pregiudizi (Filter Bubble). Pitruzzella, successivamente, analizza il mondo delle fake news e dell'hate speech che hanno dinamiche simili, interrogandosi se è possibile che su Internet non ci siano responsabili. In fine ci mette davanti la possibilità di trovare un equilibrio tra autoregolazione e regolazione.
emanuelec

Forme narrative sui Social Media - 5 views

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    In questo articolo di Nicola La Sala, viene posto l'accento sulla diffusione progressiva delle varie tipologie di narrazioni, con il contributo soprattutto dei social media. Questo fenomeno non può definirsi positivo nella sua globalità, dato che come suggerisce il famoso detto "il troppo stroppia". Vengono prese in considerazioni tematiche come la condizione di solitudine dell'uomo ed il binomio narrazione - social media che trova una sua base nel narcisismo, con la condivisione quasi compulsiva di ogni aspetto della propria quotidianità. Non di rado, la tensione partecipativa che si percepisce (che ha anche diversi pregi), mostra lati negativi come narrazioni chiuse, con il totale disinteresse dell'opinione altrui e la semplificazione di quella che è la realtà. Purtroppo non si tiene più conto delle fonti di una notizia e di conseguenza la distorsione del pensiero diviene un fenomeno fin troppo diffuso. Il problema più grave consiste nell'assenza di controargomentazioni riguardo alle fake news. Le narrazioni vogliono creare un legame di grande reciprocità ma quando queste assumono l'aspetto delle "hate speech" (incitare all'odio e alla violenza), viene meno il nobile fine. Viene suggerito come si debba recuperare la centralità dei contenuti, restituire valore all'identità di chi narra, di anteporre il rispetto di ognuno alla superficialità ed alla banalizzazione e di non anteporre, invece, il medium al suo contenuto. Non si può vivere di un racconto, di una narrazione, piuttosto che di un'esistenza.
Margherita Miotti

Digital civility, italiani più consapevoli dei pericoli in Rete. Ma il Covid ... - 2 views

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    Il digital civility index elaborato da Microsoft (edizione 2022 che analizza le attitudini e le percezioni delle persone rispetto all'educazione civica digitale e sicurezza online) ci vede in recupero di due posizioni nella classifica a 22 paesi in cui ci classifichiamo decimi. Questo miglioramento è stato stimato solo sui maschi, le donne sono più esposte ai rischi online. C'è da tenere conto che il 40% degli utenti segnalano un peggioramento dei comportamenti nelle interazioni online durante la pandemia che ha spinto all'hate speech. Sono state stimate percentuali più alte della consapevolezza online. Molti sono d'accordo sul fatto che occorre portare avanti programmi di educazione e formazione sui corretti comportamenti da tenere online. Inoltre sono importanti appuntamenti come il safer internet day.
flazzarini

View of Fake news e forme di dialogo online e offline: diventare resilienti attraverso ... - 2 views

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    In questo articolo di Valerio Ferro Allodola vengono sviscerati a fondo i temi che legano il linguaggio d'odio dal dibattito pubblico alla rete. Fenomeni come l'hate speech, i troll e le fake news vengono non solo spegati ma declinati in molte delle loro sfaccettature. è predominante l'importanza dell'anno 2017, testimone del manifesto della comunicazione non ostile e della ricerca di Swaire che attesta che le persone hanno una percezione di veridicità su informazioni che confermano gli atteggiamenti preesistenti. L'autore suggerisce che la media literacy sia la soluzione, fin dalla scuola, per formare dei cittadini con spirito critico che siano consapevoli e responsabili, resilienti.
danielaplatania

Educare onlife: Ridurre le diseguaglianze digitali per prevenire i discorsi d'odio - 2 views

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    L'interessante articolo pubblicato alla fine del 2020 pone l'attenzione sul tema dei discorsi d'odio, sui diversi gradi di percezione del problema e sulle verosimili soluzioni. L'autrice dell'articolo, ricercatrice in Sociologia della Comunicazione, riportando dati relativi a studi e ricerche condotti prima e dopo il primo lockdown per Covid-19 e il conseguente periodo di didattica a distanza vissuto dagli studenti, evidenzia delle differenze di percezione rispetto alla gravità dell'hate speech da un punto di vista anagrafico e trovando un legame con il livello di istruzione degli intervistati. L'importante questione dei discorsi d'odio è inoltre letta dall'autrice dell'articolo attraverso lo sguardo di Foridi e della sua teoria della vita onlife, e di quanto questa sia legata ai concetti di digital divide e di digital inequality. L'articolo, ovviamente, non dà soluzioni al problema, ma individua come possibile tecnica per renderlo quantomeno più innocuo l'introduzione della Media Education e dell'Educazione Civica a scuola (in particolare quella parte specifica sull'educazione civica digitale). Questo aggiungerebbe alle competenze tecniche già abbondantemente acquisite dai millennials quella parte di formazione sulle competenze critiche essenziale per un approccio ai media più consapevole.
patriziamercuri

Overuse of Social Media Affects the Mental Health of Adolescents and Early Youth - 4 views

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    Il risultato di una ricerca apparso su The International Journal of Indian Psichology nel 2016 mostra come il tema dell'uso eccessivo dei Social Media e delle sue conseguenze sulla salute mentale degli adolescenti sia un tema diffuso a livello mondiale, anche in paesi come l'India dove ci sono forti influenze culturali e condizionamenti famigliari. La premessa importante è che la natura dei Social Media di per sé non crea problematiche particolari, anzi, possiamo constatare come un uso appropriato di tali mezzi possa aiutare a costruire ponti per superare difficoltà e inuguaglianze, a rafforzare o creare relazioni, cultura partecipativa e auto-stima, ad aumentare il senso di auto efficacia condividendo i propri potenziali e talenti. Con l'uso eccessivo, invece, la situazione si trasforma in dipendenza, in scarsa, se non nulla, partecipazione alla vita sociale reale con le conseguenti difficoltà relazionali a casa, a scuola e tra i pari. In casi estremi, ma non rari, si arriva al cyber bullismo, alla persecuzione sulla base di rumours, all'usurpazione di identità, ad una comunicazione violenta (hate speech) e altre patologie mentali e sociali. Un uso eccessivo dei media soprattutto durante la notte può portare a problemi di insonnia, d'ansia e di depressione in quanto i giovani si investono emozionalmente sui Social Media. Hanno inoltre maggiore bisogno di dormire degli adulti. Ciò può compromettere un armonioso sviluppo emotivo e sociale perché la maggior parte del tempo viene vissuto in un ambiente virtuale. La facilità di condivisione di foto o propositi non calibrati non consente lo sviluppo dell'empatia e del reale ascolto di sé e degli altri, ciò che conta sono i like, il numero di commenti ricevuti e non l'impatto che i propositi esternati può avere nella vita reale presente e futura dei vari partecipanti. Un altro aspetto importante è la privacy e questo articolo sottolinea come sia possibile che l'impatto di una rottura sentime
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