Skip to main content

Home/ Groups/ Psicotecnologie e Processi Formativi - Uninettuno
Francesco Galgani

"Troppi stimoli per il cervello" non ci concentriamo più - 0 views

  •  
    Viviamo nell'era dell'"attenzione parziale continua". Quella in cui una quantità crescente di sms, email e stimoli di ogni genere distrae la nostra attenzione dall'attività cui ci stiamo dedicando. Sempre più attività svolte simultaneamente con a ciascuna una quota ristretta di concentrazione. Ma il multitasking, di cui i giovani sono maestri, presenta anche effetti collaterali. E negli Usa si studia la sindrome da interruzione continua prodotta dai gadget elettronici.
Francesco Galgani

Evoluzione culturale, tecnologica e della mente - 1 views

  •  
    Lungo articolo con tanti video e tanti link per riflettere sulle trasformazioni della mente prodotte dall'evoluzione culturale e tecnologica.. Ho inserito quattro tags perché i temi trattati e citati sono molti. Quest'articolo è inserito nella raccolta "Simbiosi Mente-Macchina" di Fabrice de Nola, il cui indice è al link: http://www.denola.com/cgi-bin/web/pag.cgi?cod=1417
Francesco Galgani

Video - Opinioni di alcuni giovani su vita online e vita offline - 0 views

  •  
    Alcuni giovani commentano il loro rapporto con la tecnologia. Su questo punto io ho già espresso le mie opinioni commentando alcuni vostri post qui su Diigo.
Daniela Cerbone

Ogni estensione tecnologica che lasciamo accedere alle nostre vite si comporta come una... - 2 views

  •  
    De Kerckhove: riflessione sui cambiamenti che si stanno verificando attorno a noi grazie allo sviluppo di nuove tecnologie nel campo informatico e al nuovo modo di comunicare e di rapportarsi con il resto del mondo.
  •  
    «In meno di un decennio, si ritiene che, con l'eccezione delle ore di sonno, circa un quinto della popolazione mondiale passerà di fronte allo schermo circa la metà delle ore che passerà nello spazio fisico. Una considerevole porzione di questo tempo sarà dedicata ad attività strutturate da e dentro al cyberspazio. Proprio come nell'era in cui la TV regnava suprema, molte delle attività mentali della gente erano occupate da produzioni televisive, la maggior parte delle attività professionali e delle occupazioni della gente saranno on line.» Ok. Ma la nostra salute psicofisica? «Dolore al collo e mal di testa. Sono due delle principali conseguenze derivanti dall'uso prolungato del computer e da una postura scorretta durante l'utilizzo della tastiera e dello schermo. Lo afferma una ricerca della Stellenbosch University di Tygerberg, in Sud Africa, che ha preso in esame 1073 studenti dell'età di circa 16 anni.» Link: http://www.webmasterpoint.org/news/computer-e-salute-numerosi-problemi-e-malattie-provocate-da-pc_p33500.html
Francesco Galgani

Second Life: a new educational theater - 0 views

  •  
    Il prodotto "Second Life Learning" costituisce un modello alternativo ed avanzato di apprendimento, un mezzo e uno strumento con cui un utente può apprendere nuovi saperi e aumentare la sua professionalità. I modelli interattivi della 3D sono molto utili per rendere le differenti caratteristiche delle figure e degli oggetti familiari agli utenti che possono aumentare il proprio interesse e imparare divertendosi. Le animazioni 3D possono essere usate per insegnare le differenti procedure e i diversi meccanismi da svolgere in operazioni particolari per esempio di laboratorio nell'ambito scientifico o nell'ambito scolastico. La Realtà Virtuale è usata per le simulazioni e la visualizzazione dei dati complessi: è un ambiente più immersivo e più intuitivo. Questi ambienti di RV possono supportare molti utenti contemporaneamente, sviluppando ulteriormente i processi di apprendimento collaborativo, in cui si impara insieme e molto spesso l'uno dall'altro.
Daniela Cerbone

Al politico piace il web usa e getta - 4 views

  •  
    Ho letto l'articolo, mi pare però che questo, più che problema di "psicotecnologie", sia al 100% un problema di politica, o meglio, di un certo modo di fare politica, per capirci quel tipo di politica che cerca il cittadino solo quando gli conviene per raccattare voti... MA il discorso si può allargare, prendendo invece in considerazione quei fenomeni nati nel web e portati avanti da persone che usano il web come principale mezzo di comunicazione con i propri interlocutori. Mi pare che il Movimento Cinque Stelle sia un esempio di come un nuovo modo di vivere e pensare la comunicazione sia intrinsecamente unito e parte integrante di una psicotecnologia - il web - che va a modificare il modo di pensare creando qualcosa di nuovo. Questo esempio era per rimanere nel tema della politica citato nell'articolo, ma ovviamente una miriade di altri esempi mostrano come nuove comunità umane nascano nel web e vivano secondo le regole del web. Un esempio a noi vicino: la nostra rappresentanza studentesca :)
  • ...2 more comments...
  •  
    La mia riflessione, a valle della lettura dell'articolo, è stato quella di pensare al fatto che oggi tutti noi abbiamo a disposizione non una strada ma una autostrada digitale, il web, attraverso la quale è possibile capire il mondo, ma per capirlo bisogna esserci. Ignorarla, o nel caso specifico dell'articolo fare finta di, vuol dire essere fuori dal cambiamento che tocca tutti i livelli della società. Ciò dimostra anche come il nostro paese è abbastanza indietro nello sviluppo digitale. Come lo stesso de Kerckhove afferma: la rete da la voce all'individuo. Ovviamente ognuno ha la propria chiave di lettura.
  •  
    Credo che l'articolista affronti la questione facendo riferimento solo ai dati dell'abbandono dello strumento digitale da parte del politico, ignorando del tutto i dati da parte del pubblico. Chi si prende la briga di aggiornare quotidianamente un twitter seguito da 10 persone, o un blog da tre? Nessuno, per quanto meritevoli gentili e simpatiche possano essere quelle persone. Dal punto di vista della comunicazione, specialmente per un politico, il gioco non vale semplicemente la candela. In certi casi è meglio andare in piazza e raccogliere un capannello di persone, o in un ufficio o in una fabbrica. Esiste anche il mondo reale, non solo quello virtuale, per dare voce all'individuo. Quindi, senza conoscere i "dati di ascolto" dei siti, dei twitter o di facebook, non mi sembra si possano trarre conclusioni sul disimpegno dei politici dal multimediale, e ogni considerazione in questo senso credo sia piuttosto demagogica. Non sono fuori dal cambiamento se non scrivo i twit che nessuno legge, magari sono fuori dal cambiamento perché nessuno legge i miei twit, che è un altro modo di vedere la questione. Se poi si vuole fare della comunicazione una bandiera della trasparenza, allora bene vengano post dai vari ministeri, comuni, regioni e altri organi istituzionali, dove i dati che compaiono hanno oltre al carattere informativo, anche una validità ufficiale. Ma anche questi hanno lo stesso valore del twit del politico, se nessuno si prende la briga di consultarli.
  •  
    Quest'articolo fa scaturire una riflessione: il problema sono le psicotecnologie o l'uso che se ne fa? Il senso comune porterebbe a optare per la seconda ipotesi: se i politici, nello specifico, imparassero a fare del web un uso meno funzionale al proprio risultato elettorale ciò potrebbe portare a benefici in termini di partecipazione dal basso. In effetti una posizione abbastanza critica sulla "democrazia globale" che può nascere dalle psicotecnologie e, nello specifico, dal web è quella del politologo bielorusso Evgeny Morozov, ricercatore all'Università di Stanford. Nel libro "The Net Delusion "di un paio di anni fa egli criticava l'idea della sostituzione delle pratiche associativo-comunitarie tradizionali in nome della distribuzione orizzontale dei mezzi di partecipazione che viene consentita dal web. Morozov compie un'analisi degli interessi economici (in particolare in Europa dell'Est, ma non solo). La "retorica digitale" nasce dall'uso che viene fatto del mezzo e non dal mezzo in sé, che Morozov ritiene avere potenzialità "eccezionali" ma che bisogna saper usare. Ad esempio questa retorica sta portando negli Stati Uniti (e non solo) alla politica-marketing, ovvero messaggi su misura per gli elettori, a scapito del messaggio calibrato sull'interesse collettivo. In generale il rischio è che messaggi banali o inesatti, che in una discussione verrebbero facilmente smontati, diventano "seri" perché sono ammantati da una retorica emancipatoria: dal vuoto politico si rischia di passare così al managerialismo.
  •  
    Parlamento 2.0, Strategie di comunicazione politica in internet, è un libro di Sara Bentivegna, consultabile, almeno in parte, al link seguente: http://books.google.it/books?id=DHtrFTgp9N4C&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false Nel retro di copertina è scritto che: «In numerose democrazie occidentali, tra cui anche l'Italia, lo stato dei rapporti tra politica e cittadini è spesso descritto tramite il ricorso a termini come distanza, disaffezione, disinteresse e disincanto. Riguardo al rapporto tra eletti ed elettori, vi è la sensazione diffusa che si sia di fronte a mondi diversi, con individui che parlano linguaggi mutualmente incomprensibili, incapaci di attivare canali diretti di comunicazione. L'ambiente comunicativo proprio dei media tradizionali, con le ben note tendenze alla personalizzazione e spettacolarizzazione, non contribuisce certo a far recuperare terreno sul fronte del rapporto tra rappresentanti e rappresentati. Le caratteristiche dell'ambiente digitale possono consentire, invece, ammesso che lo si voglia, dinamiche comunicative di tutt'altra natura. Infatti, nelle varie declinazioni dell'ambiente web, sia esso 1.0 o 2.0, scompaiono le tradizionali mediazioni dei media mainstream e può realizzarsi la piena autonomia del soggetto. Così, i parlamentari interessati a farlo possono mettere in atto strategie comunicative e relazionali tese a narrare la politica tramite l'adozione di punti di vista più vicini ai cittadini nonché a recuperare occasioni di ascolto e interazione. I dati presentati nel volume, tuttavia, ci restituiscono una descrizione della presenza dei parlamentari nel web ispirata, principalmente, all'obiettivo della self promotion piuttosto che all'ascolto e all'interazione con i cittadini. Quale che sia la piattaforma utilizzata - sito, blog, Facebook, YouTube o Twitter - l'uso prevalente che si riscontra è quello del marketing personale. Questa interpretazione riduttiva rappresenta l'ennesima conferma della problemati
anonymous

Intervento di Daniele Zanone al convegno AGIAD - 1 views

  •  
    Negli ultimi anni abbiamo sentito parlare sempre più insistentemente dei disturbi specifici dell' apprendimento (DSA), che includono: la dislessia, la discalculia, la disortografia, la disgrafia...insomma tutte disabiltà che non permettono di imparare in modo normale alcune attività che servono per studiare in modo convenzionale, come: la lettura, la scrittura e il far di conto. Come accorgerci quando un bambino ha dei DSA? L'individuo con DSA ha: problemi a copiare, difficoltà nel linguaggio, problemi di lettura (dislessia), problemi di calcolo (discalculia), problemi di scrittura (disgrafia o disortografia), problemi di lateralità, scarsa memoria di lavoro, difficoltà di coordinazione, difficoltà a mantenere l'attenzione, problemi nei dettati. Daniele Zanone ha scoperto di avere DSA all'età di vent'anni, fino a quel momento si era sempre sentito dire di essere uno "svogliato" o un "ritardato". Ha imparato a mettere una parola dietro l'altra all'età di vent'anni quando è diventato consapevole di ciò che lo rendeva "diverso" dagli altri. Nonostante sia stato bocciato due volte alle scuole superiori si è laureato in Fisica. Adesso Daniele collabora con l'AID (Associazione Italiana Dislessia) per la quale svolge la mansione di delegato provinciale per la provincia di Reggio Emilia.
Gianluigi Cosi

E-learning and Multiple Intelligences: catering for different needs and learning styles - 1 views

  •  
    This article aims to show the relationship between e-learning and multiple intelligences. Professor Howard Gardner proposes eight discrete intelligences: verbal-linguistic, logical-mathematical, visual-spatial, bodily-kinaesthetic, musical-rhythmic, interpersonal-social, intrapersonal-emotional and naturalistic. E-learning allows learners to be the agent of their own learning. Sometimes a task available may serve different learners, which also enables them to experiment with new ways of dealing with new knowledge. Therefore, it proves to be a great opportunity to enhance other intelligences. Undoubtedly one of the most crucial issues in e-learning is that it effectively grants the learner independence and autonomy. Fostering autonomous learning is of paramount importance when it comes to education. Contrary to the behaviourist classroom, where the primary role of the learner is as a relatively passive recipient of the knowledge transmitted by the teacher, e-learning allows students to negotiate meaning, solve problems, try out hypotheses and eventually, come up with a plausible answer or solution within their real-life context. The belief that applications of the new technologies should provide ways for a variety of minds to gain access to knowledge has gathered considerable strength over time. Last but not least, one should take into account the fact that learning is what matters and the World Wide Web has come to offer an array of tools so as to enable learners to become autonomous, not to mention to take part in the learning community.
Sonia Grazzini

Multi-tasking e velocissimi. Così è mutato il cervello dei bambini nativi dig... - 4 views

  •  
    L'evoluzione tecnologica non è riferita solo alla parte meccanica ma sembra che oggi sia abbinata anche a quella umana dove assistiamo come nei film di fantascienza più spinti ad una mutazione genetica che va di pari passo con quella tecnologica. Infatti per la prima volta sentiamo parlare di bambini multitasking o adolescenti touch screan che pensano ed agiscono su più dispositivi contemporaneamente a differenza delle generazioni della fiine degli anni 90 che invece agiscono in monotasking.
  •  
    L'articolo è divertente vero i bambini sono più aperti alle nuove tecnologie e hanno Affordances nuove es utilizzare il cursore tondo dell'ipod non è faticoso o difficile. Ma secondo me c'e' un prezzo molto alto ovvero non solo non si accetta la fatica ma il voglio tutto e subito porta i bimbi ad essere troppo strutturati e nel non saper inventare i giochi (per quanto ne so per la generazione anni '70 ) bastavano due pentole e un pò di posate di legno per giocare o delle mollette per fare astronavi, Il problema si hanno la possibilità di concentrarsi su più dispositivi senza fatica ma mi domando i tempi attentivi ? Quanto in realtà si concentrano su un tema. Vero il pensiero ipertestuale e veloce supera il pensiero lineare ma non c'e' il rischio di perdersi ? non credo che le mutazioni siano biologiche quanto sociali ed educative. da un lato le nuove tecnologie aprono nuovi sviluppi e possibilità ma dall'altro credo tocca sempre tenere presente che ogni scelta a mio dire comporta una rinuncia e il non esserne consapevoli può portare in futuro non solo al divario di gente con un gap generazionale ma anche il rischio di avere una generazione che va tanto veloce che, personalmente, credo che rschino di perdersi qualcosa per strada.
Gianluigi Cosi

The Tagging of Pacific Predators (TOPP) research program - 3 views

  •  
    The Tagging of Pacific Predators (TOPP) research program was a collaboration among scientists from the U.S., Australia, Canada, Mexico, Japan, France and the UK, that applied new technologies to understanding the environmental basis for movements and behaviors of large pelagic animals in the North Pacific. The goals of the TOPP program, to obtain both biological and oceanographic information for an array of species, required the development of new tools. Additional tags were designed that will expand the range of oceanographic parameters that can be measured.
anna colombo

Ripensare l'apprendimento nell'era digitale - 4 views

  •  
    Potenziale rivoluzionario della nuova tecnologia per trasformare l'apprendimento .
stefania manara marchi

How Psychotechnology Works? - 3 views

  •  
    Human beings have expended a great deal of energy and used up a lot of time trying to understand just why we act the way we do. This effort focuses on trying to determine what we are thinking (sometimes if we are thinking). Psychologists, psychiatrists and many others in different walks of life want to know how our brains work, what our "minds" are and how the mind controls and directs our actions. Even with all of this effort the subject remains as much a mystery as it ever was, except for a few interesting and useful bits of information. Much of what we expound on is based on theory - educated guesses about how the human mind works. Only in the past few years has technology allowed research scientists to get behind the curtain, so to speak, and discover more about this fascinating and frustrating subject. Some of the recent success is due to psychotechnology. But just what is this thing called psychotechnology and how can it shed light on a subject that has remained in the dark for so long? First of all, the non-scientist should understand that this is a very general term. It is not limited to a specific set of rules or psychological tools. There are tests and data involved, just as there are tests and data involved in classic psychoanalysis. Some written histories of psychotechnology begin with the mechanical means employed by Ivan Pavlov a century ago. These means were combined with observation and recorded data. He used this combination of tools to answer some of the questions he had about behavior and response to stimuli. In recent years, psychologists have used standard testing to obtain details about individual intelligence, likes, dislikes, habits and so on. The technology used was basic and simple, though computer programs and the Internet have added considerably to psychotechnology. With this new computer help scientists have been able to analyze and theorize more accurately and in more detail.
filomena formica

Le nuove tecnologie in aiuto ai disturbi dell'apprendimento. - 6 views

  •  
    "Per la maggior parte di noi, la comunicazione scritta è del tutto naturale: si impara a leggere e a scrivere senza eccessiva fatica e si automatizzano le procedure, cosìcchè, dopo poco tempo, diventa una cosa normale, come cucinare o guidare l'auto.Per i bambini dislessici non è così: NONOSTANTE la loro intelligenza, affrontare la parola scritta per loro non diventerà un automatismo, a prescindere da quante ore staranno chini sui libri." Su questo sito, che ho riportato, ho trovato un valido contributo per aiutare i bambini dislessici e gli insegnanti a cercare di superare gli ostacoli che i DSA portano con sè grazie all'ausilio delle nuove tecnologie. Vi sono numerosi software gratuiti adatti ad essere usati come strumenti per compensare le carenze, per intervenire con rinforzi specifici su alcune difficoltà, per potenziare abilità e motivare all'apprendimento. L'intervento precoce, finalizzato, consapevole, è infatti un'arma efficace per ridurre il "gap" che la dislessia (in senso lato) comporta, dato che essa inficia le normali attività scolastiche del bambino. Le Nuove Tecnologie sono alleate preziose per la didattica con alunni dislessici. Non dobbiamo però dimenticare che il computer non è una panacea per tutti i mali: quel che più occorre a questi bambini è ricevere fiducia, empatia, comprensione e poter mantenere alta la propria autostima.
  •  
    Tra le varie tecnologie per poter aiutare i bambini dislessici, il computer gioca un ruolo fondamentale. Il computer è per sua natura veloce, memorizza grandi quantità di dati e permette di creare documenti riproducibili, rielaborabili, ben impaginati, di facile reperibilità e di facile scambio.Inoltre, si limita ad applicare delle regole in maniera veloce e corretta, non è in grado di prendere l'iniziativa né di fare cose per cui non è stato programmato.Tutto questo mette in evidenza come le maggiori caratteristiche del computer coincidano con i maggiori bisogni dei ragazzi con DSA.I dislessici, ad esempio, quando devono eseguire compiti di letto-scrittura, spesso sono lenti ed hanno difficoltà ad accedere alla memoria breve, sesono disgrafici producono testi illeggibili.Raramente il materiale che producono è riproducibile o rielaborabile, infatti difficilmente rileggono quanto hanno prodotto.Anche la reperibilità dei materiali può essere compromessa da difficoltà nella classificazione e nell'ordinamento.L'informatica quindi, rappresenta un'insostituibile opportunità per chi soffre di DSA, in quanto ponendosi come strumento vicariante, consente un completo utilizzo delle abilità integre, quali l'intelligenza e la fantasia.Il computer permette anche un vantaggio di tipo psicologico che aumenta la sicurezza e la fiducia nei soggetti che hanno Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) e l'informatica assume infatti un ruolo primario per dare la possibilità di costruire percorsi didattici compensativi e abilitativi.Il computer non viene vissuto come una "protesi per diversamente abili", cosa che avviene spesso per gli ausili didattici tradizionali come le schede di recupero o i libri di testo facilitati; al contrario, viene visto come uno strumento usato dai "grandi", quindi come qualcosa che contribuisce a mantenere l'autostima a livelli adeguati, anche in presenza di un programma molto strutturato.
Bruno Matti

Davvero Google Rende Stupidi? » MenteCritica - 4 views

  •  
    Vero, la modalità di lettura sul web è veloce, spesso si tratta addirittura di pochi secondi. Se un utente capita su un sito, un ipertesto, un link, un blog che non risponde alle attese cambia pagina e lo fa in 5 secondi. La lettura el web è poi molto piu' rapida e spesso superficiale. La mente dell'uomo è aperta, elastica... io oserei definirla elastica... ovvero va esercitata, allenata e certamente il fatto di aver acquisito una modalità di lettura differente dal passato ci rende "meno predisposti" alla lettura orizzontale ("tradizionale") . Il gap diveventa recuperabile se riuscissimo a dedicarci alla lettura tradizionale quanto in passato.... ma ormai tutto, praticamente tutto è il sul web, che se da un lato, come diceva una collega in un commento, ha abolito le barriere spazio temporali, da un lato rischia di "rinchiuderci" nel suo mondo senza che si sia piu' in grado di guardare al di fuori.
  • ...4 more comments...
  •  
    @alessandro, non posso che concordare, la mente va allenata e pur restando la tecnologia fondamentale per gli scenari che si delineeranno in futuro quella che dovrà prelevare, o quanto meno possimo auspicarci prevalga, è proprio la politica "del giusto mezzo"... Le modalità di lelettura come quello di ricercare informazioni sono radicalmente cambiati e cio' che sembra possibile ipotizzare anche se la previsione è verrà mente spostata nel tempo è che la prossima evoluzione premierà menti che progressivamente saranno "multitasking"... sarebbe un bene aquisire pienamente la capacità di dedicarsi a piu0 cose contemporaneamente ma soltanto se questo non adrà a scapito completo della concentrazione.... Staremo a vedere :-)
  •  
    "Leggere allarga la mente, senza dubbio, ma l'ampliamento avviene dentro la testa. Lavorare al computer implica che quasi tutta l'elaborazione mentale, che riguardi testi, immagini o suoni, si sposta fuori dalla propria testa. L'interattività è una condizione, non un'opzione. (…) Il nostro rapporto con lo schermo è molto complesso, è un rapporto in cui a tutti gli effetti una grande quota delle nostre funzioni cognitive viene data in delega."
  •  
    Per Carr Il "Web non ci incoraggia mai a fermarci, ci tiene in uno stato continuo di movimento". Il cervello si adatta a queste ripetute distrazioni trasformandoci in pensatori superficiali, sempre più incapaci di concentrarci, di leggere un testo lungo o di connettere le informazioni che riceviamo. Carr cita Seneca, ricordando che essere dovunque - come ci consente di fare Internet - equivale a non essere in nessun luogo. L'autore però non riesce a fornire una spiegazione davvero convincente del perché i "pensieri diversi" del Web siano oggettivamente peggiori di quelli prodotti dalla cultura della stampa o perché la tecnologia cartografica, per esempio, "diede all'uomo una mente nuova e più aperta, in grado di comprendere meglio le invisibili forze che danno forma al suo territorio e alla sua esistenza".
  •  
    Nonostante il pessimismo di Socrate la razza umana a continuato a prosperare e crescere nonostante la scrittura, o forse proprio grazie ad essa. Internet in generale, e i motori di ricerca nello specifico, sono solo strumenti, molto comodi da utilizzare, perché mettono a disposizione praticamente tutto in tempo reale. In quanto strumenti, come tali non ci possono rendere più o meno stupidi di quanto possa fare un libro, che è uno strumento per la conservazione e la trasmissione del pensiero. D'altra parte, un libro aperto mi può rendere più intelligente, di un libro chiuso. Nella Cina di Qin Shi Huang nell'anno 212 a.C si bruciavano libri, come in "fahrenheit 451", e alcuni stati impongono restrizioni alla rete. Questa preoccupazione la dice lunga sul fatto se la rete ci rende più o meno stupidi.
  •  
    interessantissimo articolo. Vorrei sottolineare, secondo il mio modestissimo parere, generalizzando il discorso alla tematica generale, come la "tecnologia" intesa nella dizione puramente tecnica del termine svolge nella moderna società un compito di supporto al quotidiano. sotto numerosi aspetti si dimostra addirittura indispensabile (vedasi ad esempio le terapie quotidiane di ipo "salva-vita" indispensabili ed attuate solo esclusivamente attraverso sofisticatissime apparecchiature), sotto altri è sicuramente superflua. Secondo me, essendo un acerrimo sostenitore dei libri cartacei, nè è dimostrazione di inutilità la recente introduzione nel mercato multimediale dei cosiddetti libri informatici. Attenzione, non dico che il mondo del web sia sbagliato, ma solo che andrebbe approfondito con moderazione nei suoi aspetti più basilari (letteratura di tipo elementare)
  •  
    A parer mio penso che la scoperta delle nuove tecnologie ci permette di essere informati e collegati con il resto del mondo in qualsiasi momento e questo è un vantaggio ma nello stesso tempo ci mette in una condizione di passività e di pigrizia se non stiamo attenti. Ad esempio Internet pone l'efficienza e l'immediatezza al di sopra di qualsiasi altra cosa, indebolendo di conseguenza la nostra capacità di leggere profondamente, come facevamo invece quando la carta stampata aveva fatto delle opere letterarie prodotti di largo consumo tra i lettori di tutti gli strati sociali. "Siamo diventati meri decodificatori di informazioni" possiamo dire. E c'e' caso che in breve finiremo tutti col pensare come Google, conversare come le e-mail e parlare come Twitter.
gianluca capezzuto

Intelligenza artificiale: la natura della mente - 6 views

  •  
    interessantissimo saggio dell'autore Murzi per approfondire la tematica dell'intelligenza. l'autore effettua uno studio sulla relazione che intercorre tra intelligenza umana ed intelligenza "artificiale" ponendo l'accento non solo sulle caratteistiche tecniche ma anche su quelle filosiche .
Daniela Cerbone

Uso dei Semantic Wiki a supporto dell'apprendimento collaborativo - 5 views

  •  
    L'articolo descrive un progetto, denominato Semantic WikiSUN, avviato per indagare le prospettive didattiche di tali sistemi.
Giovanni Acunzo

La Mente Dei Bambini Nell'era Di Internet: Come Cambia Il Modo Di Ragionare - 4 views

  •  
    Breve descrizione panoramica fatta dalla dott.ssa Elisa Gabbi (psicologa di Bologna) e dal dott. Michele Facci su come l'avvento di internet ha modificato il nostro modo di pensare. Riferendosi, in particolare modo, agli effetti prodotti sul modo di ragionare nei bambini.
  • ...3 more comments...
  •  
    Interessante. Ci riflettevo pochi giorni fa. Ho due figli piccoli e spesso mi ritrovo a fare fatica nel comunicare con loro. Fanno e dicono cose che io alla loro età non avrei mai immaginato. Si sente spesso dire che è il mondo di oggi, che sono bombardati di immagini. Vero, me c'è dell'altro. Approcciandomi a studiare questo esame mi sono proprio chiesta quale effetto può avere questa ipertecnologia su una mente che si sta formando. Se è vero che la tecnologia cambia la nostra intelligenza cosa può comportare nei nostri figli? Come si può fare per cercare di relazionarci a loro in modo più efficace? Forse è questa la chiave di un problema generazionale su cui molti psicologi e sociologi hanno scritto libri ed proposto interventi.
  •  
    Ho letto l'articolo e l'ho trovato interessante. Forse perchè si avvicina al mio modo di pensare. Credo che sia indispensabile capire che il computer e internet sono dei mezzi. Mezzi, non fini. E' fondamentale avere chiari i fini dell'educazione, in modo da capire quali mezzi siano i più appropriati per raggiungere quei fini. Sto facendo una serie di laboratori con bambini della scuola primaria: li porto nel bosco, racconto una fiaba e faccio loro conoscere le piante. Ci sono bambini che rimangono meravigliati e incantati. Altri non riescono a stare fermi più di due secondi: hanno continuamente bisogno di novità, che le cose cambino velocemente. Essere abituati alla velocità delle immagini sullo schermo o alla velocità di reazione di un computer porta a non accettare i tempi "giusti" che la vita richiede. E' come se fossero in giostra e la giostra gira velocemente e loro non sono in grado di andare più lentamente. E non godono di nulla! Altra cosa che noto in questi bambini è l'incapacità di stare ad ascoltare. Devono sempre dire qualcosa. E' proprio quello che ci capita con internet, no? E con i vari social network: abbiamo sempre la nostra da dire. Manca la capacità di stare in silenzio e di "lasciarsi riempire" di conoscenza. So che sto andando controcorrente e che sto facendo delle affermazioni che in qualche modo contraddicono quanto nel corso viene detto. Ma credo che un vero studio approfondito sull'influenza che la velocità e le nuove tecnologie hanno sul modo di lavorare della nostra mente dovrebbe essere affrontato. Per non trovarci ben presto con una massa di adulti occidentali "schizzati".
  •  
    Raffaella, condivido la tua riflessione. Sono dell'idea che sia bellissimo poter sfruttare le possibilità che queste nuove tecnologie ci offrono e penso che chi non si tiene al passo e non si aggiorna rischia di restare tagliato fuori da questo nuovo mondo che è quello che viviamo tutti i giorni, volente o nolente. La cosa che mi dispiace però è che ho la sensazione che si stia perdendo la dimensione umana e relazionale. Certo è possibile aumentare il proprio ventaglio di conoscenze e recuperare persone che in altro modo sarebbe stato impossibile ritrovare (io sono in contatto con amici di vecchia data di cui conosco abitudini quatidiane solo grazie a facebook). Però a volte ho la sensazione di sapere molto ma interagire poco. E' il discorso, fatto a lezione, della differenza tra il materiale trovato in rete e il libro e del fatto che per leggere un libro devi fermarti, immergerti e lasciarti coinvolgere, in una dimensione che è molto più umana (infondo siamo degli animali con dei ritmi biologici fondamentali), mentre ora abbiamo esteso la nostra intelligenza, possiamo attingere in qualsiasi momento a informazioni di ogni tipo, ma manca la profondità. Mi spaventa un po' l'idea di come cresceranno i bimbi di oggi in questa nuova modalità. Poi penso che sia solo il timore che si può provare nei confronti di qualcosa che ancora non conosciamo bene e che, proprio per questo sia necessario approfondire per sfruttarne le potenzialità e saperne riconoscere i rischi.
  •  
    Braner, esperto di adolescenti e soprattutto convinto che la vera causa della depressione e della solitudine dei giovanissimi abbia un nome preciso: i social network. L'esperto sostiene che: "Se chiedi a un ragazzo chi veramente potrà essere lì con lui nei momenti difficili della vita, farà fatica a dirti il nome di qualcuno che possa davvero chiamare in quelle circostanza". Facebook, Twitter e tutti i siti che si propongono di tenerci in contatto, uniti, secondo Braner hanno esattamente l'effetto opposto. Una tesi che ora è contenuta nel nuovo libro di Braner, Alone (letteralmente "da solo"), frutto di esperienze sul campo. Anzi, nei campi e nei campeggi, a contatto con migliaia di giovani. Lui, infatti, da quando ha iniziato la sua avventura con Camp Kivu in Colorado, nel 2001, ha incontrato circa 20 mila ragazzi. Ciò che lo ha sconvolto maggiormente è l'aver notato come il problema principale dei bambini e dei giovani nelle prime due settimane di programma estivo fosse l'impossibilità di connettersi a internet e ai social network. La prima cosa che veniva fatta era, infatti, quella di chiudere i cellulari, gli iPhone o gli iPad di tutti in un armadietto. In questo modo tutti gli ospiti della struttura erano costretti a passare il tempo in attività che li allenavano a creare legami affettivi e a "parlare a cuore aperto", come ha spiegato lo stesso Braner. Uno studio condotto dalla "American Academy of Pediatrics", evidenzia come i teenagers che hanno poca autostima possono cadere in depressione, se si convincono di non avere un numero adeguato di amici. Quella che però potrebbe essere una fisiologica competizione tra i giovani, verrebbe accentuata dai social network, aumentando il senso di debolezza di molti ragazzi. La possibilità, sul web, di postare commenti ironici o discriminatori, inoltre, favorirebbe la diffusione del cyberbullismo. Per questo i ragazzi più fragili tenderebbero a passare più tempo collegati ad internet, nel tentativo di t
  •  
    Una delle cose che l'avvento di internet ha cambiato radicalmente è il linguaggio , in particolare quello dei giovani, che è espressione immediata di nuova cultura.. allego un articolo che ne offre un esempio. http://www.jobonline.it/magazine/index.php?id=4633
« First ‹ Previous 181 - 200 of 618 Next › Last »
Showing 20 items per page