Al politico piace il web usa e getta - 4 views
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Francesco Galgani on 08 Mar 13Ho letto l'articolo, mi pare però che questo, più che problema di "psicotecnologie", sia al 100% un problema di politica, o meglio, di un certo modo di fare politica, per capirci quel tipo di politica che cerca il cittadino solo quando gli conviene per raccattare voti... MA il discorso si può allargare, prendendo invece in considerazione quei fenomeni nati nel web e portati avanti da persone che usano il web come principale mezzo di comunicazione con i propri interlocutori. Mi pare che il Movimento Cinque Stelle sia un esempio di come un nuovo modo di vivere e pensare la comunicazione sia intrinsecamente unito e parte integrante di una psicotecnologia - il web - che va a modificare il modo di pensare creando qualcosa di nuovo. Questo esempio era per rimanere nel tema della politica citato nell'articolo, ma ovviamente una miriade di altri esempi mostrano come nuove comunità umane nascano nel web e vivano secondo le regole del web. Un esempio a noi vicino: la nostra rappresentanza studentesca :)
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Gianluigi Cosi on 10 Mar 13Quest'articolo fa scaturire una riflessione: il problema sono le psicotecnologie o l'uso che se ne fa? Il senso comune porterebbe a optare per la seconda ipotesi: se i politici, nello specifico, imparassero a fare del web un uso meno funzionale al proprio risultato elettorale ciò potrebbe portare a benefici in termini di partecipazione dal basso. In effetti una posizione abbastanza critica sulla "democrazia globale" che può nascere dalle psicotecnologie e, nello specifico, dal web è quella del politologo bielorusso Evgeny Morozov, ricercatore all'Università di Stanford. Nel libro "The Net Delusion "di un paio di anni fa egli criticava l'idea della sostituzione delle pratiche associativo-comunitarie tradizionali in nome della distribuzione orizzontale dei mezzi di partecipazione che viene consentita dal web. Morozov compie un'analisi degli interessi economici (in particolare in Europa dell'Est, ma non solo). La "retorica digitale" nasce dall'uso che viene fatto del mezzo e non dal mezzo in sé, che Morozov ritiene avere potenzialità "eccezionali" ma che bisogna saper usare. Ad esempio questa retorica sta portando negli Stati Uniti (e non solo) alla politica-marketing, ovvero messaggi su misura per gli elettori, a scapito del messaggio calibrato sull'interesse collettivo. In generale il rischio è che messaggi banali o inesatti, che in una discussione verrebbero facilmente smontati, diventano "seri" perché sono ammantati da una retorica emancipatoria: dal vuoto politico si rischia di passare così al managerialismo.
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Francesco Galgani on 10 Mar 13Parlamento 2.0, Strategie di comunicazione politica in internet, è un libro di Sara Bentivegna, consultabile, almeno in parte, al link seguente: http://books.google.it/books?id=DHtrFTgp9N4C&printsec=frontcover&hl=it#v=onepage&q&f=false Nel retro di copertina è scritto che: «In numerose democrazie occidentali, tra cui anche l'Italia, lo stato dei rapporti tra politica e cittadini è spesso descritto tramite il ricorso a termini come distanza, disaffezione, disinteresse e disincanto. Riguardo al rapporto tra eletti ed elettori, vi è la sensazione diffusa che si sia di fronte a mondi diversi, con individui che parlano linguaggi mutualmente incomprensibili, incapaci di attivare canali diretti di comunicazione. L'ambiente comunicativo proprio dei media tradizionali, con le ben note tendenze alla personalizzazione e spettacolarizzazione, non contribuisce certo a far recuperare terreno sul fronte del rapporto tra rappresentanti e rappresentati. Le caratteristiche dell'ambiente digitale possono consentire, invece, ammesso che lo si voglia, dinamiche comunicative di tutt'altra natura. Infatti, nelle varie declinazioni dell'ambiente web, sia esso 1.0 o 2.0, scompaiono le tradizionali mediazioni dei media mainstream e può realizzarsi la piena autonomia del soggetto. Così, i parlamentari interessati a farlo possono mettere in atto strategie comunicative e relazionali tese a narrare la politica tramite l'adozione di punti di vista più vicini ai cittadini nonché a recuperare occasioni di ascolto e interazione. I dati presentati nel volume, tuttavia, ci restituiscono una descrizione della presenza dei parlamentari nel web ispirata, principalmente, all'obiettivo della self promotion piuttosto che all'ascolto e all'interazione con i cittadini. Quale che sia la piattaforma utilizzata - sito, blog, Facebook, YouTube o Twitter - l'uso prevalente che si riscontra è quello del marketing personale. Questa interpretazione riduttiva rappresenta l'ennesima conferma della problemati