Skip to main content

Home/ Psicotecnologie e Processi Formativi - Uninettuno/ Group items tagged memory

Rss Feed Group items tagged

elisabetta scattolin

cognizione distribuita - 1 views

  •  
    Ripensando agli studi che ho fatto precedentemente ho pensato al lavoro di Vygotskij gia nei primi anni del '900 e come sia attuale il suo pensiero riguardo agli artefatti culturali e l'importanza delle relazioni sociali nello sviluppo. Ho trovato questo materiale che ritengo interessante riguardo appunto la cognizione distribuita e la condivisione delle conoscenze. Il concetto di 'cognizione distribuita' propone un ampliamento del concetto di 'cognizione situata' in quanto prende in considerazione tutte le componenti materiali e immateriali dell'ambiente in cui si sviluppa l'apprendimento. L'idea di distributed cognition è utilizzata da Hutchins (1995) fin dalla metà degli anni '80 per spiegare la complessità dei processi di costruzione di conoscenza poiché si ritiene insufficiente l'interpretazione fornita dagli approcci convenzionali secondo i quali essi sono assimilabili a processi individuali di elaborazione di informazioni e, metaforicamente, localizzati nella mente della singola persona. L'approccio della distributed cognition enfatizza la natura 'distribuita' nel tempo e nello spazio dei fenomeni della cognizione ed estende l'ambito di ciò che è considerato cognitivo oltre il singolo individuo, riconnettendo l'attività del pensare con le risorse e i materiali presenti nel contesto sociale e culturale. Questa tesi può essere fatta risalire alla scuola storico-culturale sovietica la quale sosteneva che tutti i tipi di attività umana cosciente sono sempre formati con l'appoggio di strumenti esterni. Un primo contributo che ha fornito le basi per spiegare il costrutto di 'cognizione distribuita' è quello di Vygotskij (1974), il quale definendo il principio dell'organizzazione extracorticale delle funzioni mentali complesse, getta le basi per interpretare i processi mentali come fenomeni sociali. Secondo questa prospettiva, la conoscenza umana e la sua rappresentazione non è confinata nella mente di un individuo ma è presente negli altri, negli str
  •  
    scusate mi sono accorta che l'articolo non è arrivato completo, provo a ripostarlo. Il concetto di 'cognizione distribuita' propone un ampliamento del concetto di 'cognizione situata' in quanto prende in considerazione tutte le componenti materiali e immateriali dell'ambiente in cui si sviluppa l'apprendimento. L'idea di distributed cognition è utilizzata da Hutchins (1995) fin dalla metà degli anni '80 per spiegare la complessità dei processi di costruzione di conoscenza poiché si ritiene insufficiente l'interpretazione fornita dagli approcci convenzionali secondo i quali essi sono assimilabili a processi individuali di elaborazione di informazioni e, metaforicamente, localizzati nella mente della singola persona. L'approccio della distributed cognition enfatizza la natura 'distribuita' nel tempo e nello spazio dei fenomeni della cognizione ed estende l'ambito di ciò che è considerato cognitivo oltre il singolo individuo, riconnettendo l'attività del pensare con le risorse e i materiali presenti nel contesto sociale e culturale. Questa tesi può essere fatta risalire alla scuola storico-culturale sovietica la quale sosteneva che tutti i tipi di attività umana cosciente sono sempre formati con l'appoggio di strumenti esterni. Un primo contributo che ha fornito le basi per spiegare il costrutto di 'cognizione distribuita' è quello di Vygotskij (1974), il quale definendo il principio dell'organizzazione extracorticale delle funzioni mentali complesse, getta le basi per interpretare i processi mentali come fenomeni sociali. Secondo questa prospettiva, la conoscenza umana e la sua rappresentazione non è confinata nella mente di un individuo ma è presente negli altri, negli strumenti e negli artefatti appartenenti all'ambiente. Difatti la conoscenza che una persona è in grado di utilizzare per affrontare le situazioni reali e risolvere problemi non è solo quella della sua struttura cognitiva (mente/memoria), ma anche in altre menti/memorie e prodotti
Massimo Apicella

A Cambridge apre il "Terminator Centre" contro la rivolta delle macchine - 10 views

  •  
    A Cambridge apre il "Terminator Centre" contro la rivolta delle macchine L'istituto si occuperà di studiare le minacce che potrebbero nascondersi dietro l'evoluzione dell'intelligenza artificiale L'"occhio" di Hal 9000 MILANO - Negli anni futuri l'uomo si affiderà sempre più alle tecnologie e alla scienza.
  • ...2 more comments...
  •  
    Leggendo l'articolo non ho potuto fare a meno di notare i chiari ammiccamenti a importanti films di fantascienza (alcuni dei veri cult). Il centro apre con lo scopo di studiare le ipotetiche minacce che l'evoluzione dell'intelligenza artificiale potrebbe portare al genere umano. Certamente l'immaginario collettivo è influenzato dalle opere di grandi cineasti come Stanley Kubrick (2001 Odissea nello spazio), James Cameron (Terminator), Andy e Lana Wachowski (Matrix), quindi perennemente combattuto dalla voglia di spingersi oltre (nel campo della scienza) e dalla paura di perdere il controllo. Per rimanere nel campo del "Mondo della cellulosa" (che decisanente ha ormai indossato l'abito del digitale) vorrei però dare uno spunto di riflessione riportando uno stralcio dell'ultimo dialogo del film di Steven Spielberg, "A.I. Artificial Intelligence". La frase è rivolta a David, "il primo bambino robotico programmato per amare", ma l'ultimo rimasto sulla terra: "David, you are the enduring memory... of the human race. The most lasting proof of their genius."
  •  
    Certo un punto di non ritorno potrebbe esserci, ma il cervello umano si evolve e si adegua. E bisogna per questo prevenire e cercare di studiare attraverso iniziative come questa tutti i possibili scenari.
  •  
    Mi è piaciuto molto leggere l'articolo e sapere che ci sono persone che danno corpo a quelli che sono i dubbi e a volte i terrori che certe persone hanno nei confronti delle tecnologie. Credo come Maria Cristina Marino che molti siano influenzati dalla cinematografia, ma quanto è sottile il confine tra realtà e fantasia? le tecnologie ci hanno talmente cambiato la vita, che adesso ruota per buona parte intorno a loro, che mi chiedo se non sia possibile che certi scenari si possano avverare...
  •  
    Sono daccordo che speso la tecnologia nasconde dietro l'so di un prodotto, usi che non sono stati preventivati precedentemente e che potrebbero essere potenzialmente pericolosi, ma da qui a creare un istituto di ricerca per scoprire i potenziali danni della tecnologia, mi sembra davvero eccessivo, soprattutto quando oggi ancora la medicina ha bisogno di risorse e di istituti di ricerca per salvare vite e migliorarle. A mio avviso inoltre il focus del problema non è quello che un computer super intelligente, una AI potrebbe fare sviluppandosi sempre di più, ma il fatto che oggi la tecnologia è più avanti di ciò che la nostra mente riesce a supportare. Il vero pericolo non è che le macchine un giorno possoano ribellarsi e dominare l'uomo, ma il fatto che l'uomo non è ancora mentalmente pronto per la tecnologia che oggi cavalca spavaldamente
alfonsina longobardi

Il multitasking - 4 views

Il multitasking è un modo di processare l'informazione, dedicando le risorse di sistema per eseguire contemporaneamente diversi lavori passando da un contesto all'altro. Questa possibilità operativ...

started by alfonsina longobardi on 12 Mar 13 no follow-up yet
ROBERTA BADARACCO

Ipertesto e apprendimento - 6 views

Materiale trovato da internet da cui ho estrapolato il contenuto di nostro interesse. Presentazione realizzata da: Giovanna Faedda Corso di laurea in Scienze delle professioni educative di base Fa...

Bush Nelson Engelbart Xanadu nls ipertesto apprendimento insegnamento costruttivismo conoscenza-attiva scuola

started by ROBERTA BADARACCO on 27 Jun 13 no follow-up yet
isabella isabella

mulltitasking e psicotecnologie - 6 views

  •  
    il cervello al giorno d'oggi
  • ...6 more comments...
  •  
    Al giorno d' oggi con l' accrescersi della societa' della informazione il cervello si abitua a svolgere piu' compiti simultaneamente (multitasking work) senza provocare interferenze. Come nel computer si ha la possibilità di aprire varie finestre ed elaborare in parallelo le informazioni anche il nostro cervello e capace di elaborare piu' compiti contemporaneamente. La formazione cerebrale diviene in tal modo piu' flessibile e capace di suddividere la attenzione in molteplici attivita' di elaborazione delle memorie e breve termine. L' utilizzare le molteplici capacita' di integrazione cerebrale della informazion, come si fa con lo "zapping in TV", va' pero' a discapito della concentrazione attenzionale e percettiva. Pertanto , come si puo osservare dagli studi di Risonanza Magnetica Funzionale del Cervello ( RMf-Brain -Imagin), la elaborazione della parallela della informazione va ad attivare ben poco le zone centrali del cervello responsabili del confronto con i processi mnemonici a lungo termine ( Talamo ed Ipotalamo). Pertanto il passaggio da una formazione di tipo logico-seriale, ad una piu' propria dell' e.learning mediata dalla utilizzazione del computer, comporta una maggior capacita' di elaborazione immediata e flessibile delle informazione, ma sostanzialmente deprime i processi di formazione delle memoria a lungo termine. In conclusione l' abitudine a saltare da un processo di integrazione cerebrale della informazione ad un altro con una elevata frequenza, certamente cambia la forma di intelligenza poiche' cambiano le modalità di articolare il pensiero, aumentando contemporaneamente lo stress e diminuendo il controllo della percezione cosciente, determinato in precedenza dal confronto costante con ma memoria a lungo termine. Infine e stato notato che i modelli modulari e flessibili della attenzione sono piu' appropriati al cervello femminile che e' mediamente piu' capace di passare da un compito all'
  •  
    il multitasking è l'essenza della nuova era, i giovani sono sempre più mutitasking, anche nella vita quotidiana, è facile vedere persone che anche alla guida, scrivono sms, mentre ascoltano la radio e magari fumano anche una sigaretta, dando uno sguardo di tanto in tanto al percorso sul navigatore..
  •  
    La locuzione Homo Zappiens è stata coniata da Wim Veen e Ben Vrakking, rispettivamente professore e ricercatore all'Università di Delft, per indicare la generazione digitale, cioè quei giovani nati e cresciuti all'ombra delle tecnologie mentali, abili nel gestire il flusso (o il sovraccarico) di informazioni che circola nei nuovi media, nell'intrecciare le comunicazioni faccia a faccia con quelle virtuali e nello sfruttare i loro interlocutori connessi in rete per risolvere in modo cooperativo i loro problemi, a volte capaci di fornire un contributo sia pur minimo alle conoscenze condivise. HZ apprende esplorando e giocando, cioè trasferendo le tecniche dei videogiochi a problemi di varia natura e impadronendosi di conoscenze che non fanno più parte di un canone scolastico semifisso ma sono negoziabili e mutevoli a seconda del contesto e delle circostanze. Queste capacità e caratteristiche di apprendimento saranno utilissime a HZ nella società della conoscenza "liquida" che si profila. Interessante è il rapporto di HZ con la scuola: il tempo di attenzione breve, il comportamento iperattivo, l'indipendenza nell'apprendere fanno dello scolaro HZ un soggetto difficile ma stimolante, che richiede metodi nuovi e originali di insegnamento. E, sostiene Veen, è la scuola che si deve adattare a HZ perché la società che si annuncia avrà bisogno di persone capaci di affrontare la complessità, la mutevolezza, l'adattamento e l'incertezza. Gli insegnanti sono sottoposti a una forte tensione, che deriva dalle diverse abitudini cognitive e attive rispetto a HZ e dalla diversa architettura cerebrale. I giovani digitali sono impazienti, vogliono immediatamente le risposte ai loro quesiti, non si concentrano per risolvere categorie di problemi, ma si gettano sul caso particolare passando subito oltre, non fanno mai una sola cosa alla volta, saltano da Internet alla TV, dal cellulare all'iPod con una divisione di tempo vertiginosa che sfiora la simulta
  •  
    Eppure molte ricerche sul multitasking, ne riporto una in particolare, dimostrano il contrario: http://www.psych.utah.edu/lab/appliedcognition/publications/supertaskers.pdf Una sola minoranza di individui (3 su 100) dimostrano di essere a loro agio nell'operare in multitasking il resto invece registra un evidente calo di attenzione e concentrazione. Frank Schirrmacher ha scritto un bel libro "La libertà ritrovata" su questo argomento. Sembra che proprio il multitasking sia responsabile della fatica che i giovani fanno a leggere testi lunghi, del loro distrarsi facilmente, della loro incapacità di astrazione. Però io reputo il tuo contributo corretto e appropriato. La presenza di diverse linee di ricerca anche contradditorie non è altro che il segno dell'importanza e dell'attenzione che riveste questo argomento. Giustamente considerato come sostanziale in quest'epoca digitale.
  •  
    L'articolo è interessante, personalmente vorrei aggiungere che il cervello è per sua natura multitasking. Si pensi alle azioni che esso compie ogni giorno anche senza ausilio del computer. Un esempio? Pensiamo a quando siamo alla guida di un auto, quante cose facciamo contemporaneamente? Guidiamo, per prima cosa, una attività che per chi ha imparato diviene un automatismo, pensiamo (se siamo soli alla guida del mezzo), conversiamo se siamo in compagnia e magari ascoltiamo la radio (eviterei di usare il telefonino, quello è pericoloso). Se riflettiamo su questo il funzionamento del cervello appare più stupefacente dal momento che eseguo più azioni contemporaneamente. Un altro esempio può essere l'azione di attraversamento di una strada trafficata a piedi. Anche in questo caso, a prima vista banale, il nostro cervello esegue una serie di valutazioni rapidissime e complesse. L'osservazione del percorso, la valutazione della velocità delle auto, la distanza da attraversare, il calcolo del tempo necessario a percorrere il tragitto. Tutto ciò implica una serie di valutazioni e calcoli che la nostra mente deve eseguire in pochissimo tempo. Alcuni scienziati hano confermato che far attraversare la strada ad un automa è molto difficoltoso. Il cervello ha quindi delle grandi potenzialità potendo eseguire più operazioni contemporaneamente. Oggi ci troviamo immersi in un flusso informativo di ampia portata, seguire tutto è impossibile ma il cervello opera delle scelte. L'utilizzo dei nuovi mezzi tecnologici determinerà (o già lo stà facendo) una variazione del modo di vivere e di pensare. Il genere umano è molto adattabile come dimostrano le teorie evoluzionistiche.
  •  
    Condivido il fatto che la nostra società ormai ci "obbliga" a fare tante cose in contemporanea e penso che sia discutibile il fatto che queste cose siano fatte bene. E' sicuramente vero che oggi facciamo tante cose che sfuggono al controllo della nostra coscienza e vengono fatte in modo automatico, come guidare l'auto, camminare, respirare, salutare....L'automatismo viene meno quando durante la guida avvertiamo un pericolo, in questo caso sarà normale interrompere le nostre discussioni o l'ascoltare la radio, concentrando la nostra attenzione sulla guida e il "controllo" dell'auto. Lo stesso vale mentre camminiamo, l'automatismo smette quando dobbiamo attraversare la strada in coincidenza di un semaforo. Penso che il cervello multitasking viene messo in crisi, se al posto di automatismi abbiamo la necessità di ragionare e prendere rapidamente delle decisioni, in questo caso non possiamo distogliere "risorse" per essere multitasking
  •  
    Fulvio nel mio post precedente non ho contemplato le situazioni di stress decisionale. Certo il tempo di reazione è fondamentale e anche questa è una carattersitica del nostro cervello. Interrompere un'azione per prendere una rapida decisione è una peculiarità che può essere variabile da individuo a individuo (personalmente sono un pò lento) e dipende dalle proprie potenzialità. Qualcuno ha pensato a come misurarle. Penso che troverai interessante il contributo "Multitasking vs. Continuous Partial Attention".
  •  
    L'articolo riporta correttamente (seppur con la necessaria sintesi della scrittura per il web - giusto una cartella) i pro e i contro che gli studiosi intravedono nel multitasking. Gli argomenti di fondo sono quelli che De Kerckhove affronta nel confronto con le tesi di Nicholas Carr, autore di "Google ci sta rendendo stupidi?", al quale contrappone una visione più favorevole pur senza nascondersi ricadute negative.
marco landolfi

Cognizione distribuita...una brevissima lezione - 3 views

  •  
    Un simpatico video che cerca di spiegare la cognizione distribuita, che sappiamo riferirsi ad un processo nel quale vengono condivise socialmente risorse cognitive al fine di estendere singole risorse cognitive, o per ottenere qualcosa che un agente individuale non potrebbe ottenere da solo. Quindi spiega il funzionamento cognitivo come decisamente supportato da strumenti esterni alla mente; pertanto le operazioni intellettuali quali ricordare, fare connessioni, risolvere problemi, sono possibili perché si attinge ad informazioni e conoscenze che risiedono "fuori" di noi, nei libri che leggiamo, negli appunti che prendiamo, nelle nostre agende, nei file dei computer, nelle memorie dei cellulari ma anche nelle persone con cui lavoriamo, studiamo, interagiamo.
alfonsina longobardi

cognizione ditributiva - 3 views

started by alfonsina longobardi on 12 Mar 13 no follow-up yet
domanico

Distributed cognition - 0 views

Distributed cognition is a branch of cognitive science that proposes cognition and knowledge are not confined to an individual; rather, it is distributed across objects, individuals, artefacts, and...

Distributed cognition intelligence memory environment

started by domanico on 02 Sep 14 no follow-up yet
indragochiara

la cognizione distribuita, una spiegazione esaustiva - 0 views

Il concetto di 'cognizione distribuita' propone un ampliamento del concetto di 'cognizione situata' in quanto prende in considerazione tutte le componenti materiali e immateriali dell'ambiente in c...

#distributedcognition

started by indragochiara on 17 Apr 19 no follow-up yet
dany78

Cognizione distribuita | NUOVA DIDATTICA - 1 views

  •  
    L'articolo a cura di Valentina Mucciarelli spiega il concetto di cognizione distribuita. Questo costrutto è utilizzato da Hutchins dalla metà degli anni '80 per spiegare la complessità dei processi di conoscenza. Questo approccio enfatizza la natura distribuita nel tempo e nello spazio dei fenomeni della cognizione, collegando l'attività del pensare con gli strumenti materiali che troviamo nel contesto sociale. Questo articolo permette di avere una visione panoramica di cos'è la cognizione distribuita, da quali teorie nasce e in quali ambiti trova applicazione oggi
  •  
    l'articolo parla dell'ampliamento del concetto di cognizione distribuita, di come i processi di costruzione della conoscenza sono dipendenti dall'ambiente in cui si sviluppa l'apprendimento. la conoscenza umana non apparterrebbe solo al singolo individuo ma sarebbe presente anche negli artefatti siti nell'ambiente, nelle altre menti, memorie e prodotti dell'ingegno. I prodotti dell'attività cognitiva dipendono sempre dal coordinamento d'interazioni sociali e discorsive con altri e non sono né attribuibili ai singoli individui né descrivibili in modo decontestualizzato
1 - 11 of 11
Showing 20 items per page