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gsessarego

Giuseppe Riva: Tecnologie trasformative per il benessere | Giuseppe Riva | TEDxMestre |... - 6 views

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    Il Prof. G. Riva in questo intervento ci dimostra come possiamo trarre grandi vantaggi dall'uso dei media digitali, nello specifico la realtà virtuale. Nonostante uno studio americano abbia dichiarato che tutte le fasce d'età guardano il cellulare entro i primi cinque minuti dal risveglio e che lo controllano circa 150 volte al giorno, citando il polo negativo della dicotomia rischi-benefici che comunque D.D.Buckingham ci suggerisce di evitare, possiamo affermare che quel bicchiere mezzo vuoto lo possiamo riempire, e il Prof. Riva lo rabbocca a dovere! È entusiasmante scoprire che la tecnologia virtuale, essendo simulativa, può essere utilizzata per correggere le simulazioni del nostro cervello e quindi che può essere impiegata per trattare anoressia e altri disturbi alimentari, fobie, convinzioni autolimitanti, dolori acuti e cronici. Il presupposto di base è che qualsiasi cambiamento è efficace quando riesce a toccare la dimensione intuitiva e razionale contemporaneamente. La forma più efficace di cambiamento quindi è quella esperienziale. Infatti, grazie a Steve Jobs, sappiamo che la tecnologia ha successo quando è esperienziale, ovviando alle criticità di quell'esperienza basata invece sul meccanismo basico di prova ed errore. All'interno della realtà virtuale ci si sente in un mondo diverso, i sensori dei dispositivi rilevano i movimenti del soggetto e il computer ricalcola il proprio punto di vista, dando l'impressione che il mondo intorno al soggetto sia cambiato. Il Prof. Riva riporta l'esempio di un caso di anoressia e di un caso convinto di non essere abile nei compiti matematici (citato anche sulla seguente fonte: PubMed.gov "Virtually Being Einstein Results in an Improvement in Cognitive Task performance and a Decrease in Age Bias"). Personalmente ho rivalutato l'importanza di questa dimensione che erroneamente avevo giudicato distorcente e alienante, frutto di una profonda ignoranza della materia. La sfida, a parer mio, è
emapom

Frontiers | Social Media and Attitude Change: Information Booming Promote or Resist Per... - 6 views

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    Questa ricerca svolta in Cina a cura di Yizhi Wang, Yuwan Dai, Hao Li e Lili Song, va ad analizzare in modo particolare quali sono gli effetti dei Social Media sui nostri atteggiamenti e di conseguenza sui nostri comportamenti. Il cambiamento di atteggiamento la persuasione risultano essere temi di grande interesse per la nostra società, infatti le grandi aziende investono molto su questo al fine di sfruttare a pieno il potere persuasivo dei Social Media e guidare l'opinione pubblica. Oggi tutti noi siamo costantemente esposti, grazie all'uso di Internet e dei vari Social Network, ad un flusso sempre più elevato di messaggi, interazione e informazioni. Nonostante varie evidenze scientifiche in campo psicologico hanno dimostrato che ci sono diversi meccanismi cognitivi che intervengo a dare stabilità ai nostri atteggiamenti è sempre più facile, essere influenzati, persuasi dai nuovi Media. La chiave di volta risulta essere l'elevata capacità di interazione e diffusione delle informazioni da parte dei Social Network a differenza dei Media tradizionali, inducendoci costantemente in situazioni di sovraccarico cognitivo. In questo esperimento i ricercatori hanno misurato il cambiamento di atteggiamento dei partecipanti, nei confronti di venditori ambulanti dopo aver letto alcuni post (sia negativi che positivi) su Weibo (Twitter in Cina). La situazione maggiormente persuasiva, dove sono stati registrati (con l' SC-IAT ) maggiori cambiamenti di atteggiamento, è risultata quella in cui i soggetti avevano minor tempo per leggere e valutare i post (situazione di sovraccarico cognitivo). Ad ogni modo, nonostante l'evidenza empirica i ricercatori ci tengono a precisare che c'è ancora molto da fare e che non è possibile spiegare temi così vasti e complessi con una semplice ricerca o esperimento infatti ci sono molte altre variabili da tenere in considerazione.
chiarapensavalli

La vita online degli adolescenti: tra sperimentazione e rischio - 3 views

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    Nell'articolo vengono evidenziati i risvolti relativi alla mutazione antropologica nella quale ci troviamo, causata dalle relazioni tecnomediate. La digitalità ha messo in risalto la crisi della relazione interpersonale. Nelle comunicazioni in Internet (tramite le chat, i social network, i blog) spesso non viene esposto il volto tantomeno le emozioni: si è "protetti" da uno schermo e la comunicazione tra le parti è quindi mediata. Quello che sta succedendo all'uomo di oggi è una vera e propria mutazione antropologica: un cambiamento d'epoca. Esiste uno stretto rapporto tra tecnologia e il sistema cervello-mente, cosi come sottolineato anche dal Prof Cantelmi, il primo in Italia ad occuparsi dell'impatto della tecnologia digitale sulla mente umana, che sta cambiando il nostro modo di essere, il nostro cervello, il concetto della socializzazione virtuale. La vera grande rivoluzione sono i social network. I ragazzi pensano che avere successo nella vita significhi essere popolari e rappresentarsi bene sui social. Essi si compiacciono di avere tanti amici e godono del fatto di poter esibire in rete pensieri, foto, video maturando così l'illusione di essere importanti e al centro dell'attenzione. Vivono le loro esperienze attraverso i commenti e i like ricevuti dagli altri. Ne deriva quindi una continua ricerca di un'immagine di sé grandiosa, perfetta e vincente, che ha bisogno di continue conferme da parte degli altri. Il tema della popolarità diventa, quindi, fondamentale: il focus identitario si sposta dal dentro al fuori. Si corre allora il rischio di smettere di guardare ai propri pensieri e sentimenti per concentrarsi solo sulla superficie. Proprio in virtù di tutto questo, la tecnologia, che può apportare cambiamenti sia dal punto di vista cognitivo, che emotivo-affettivo, non può essere più vista solo come uno strumento ma come un ambiente reale, un mondo da abitare, e quindi da sperimentare e conoscere con accuratatezza.
alessandracost

Comunicatore scolastico, un ruolo sempre più importante per il media education - 1 views

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    L'articolo proposto è scritto da Dino Galluppi per il sito web "La tecnica della scuola" nel Dicembre del 2020. Lo stesso affronta il cambiamento della scuola, una rivoluzione lenta introdotta dal piano nazionale della scuola digitale "PNSD". Questo cambiamento introduce la figura del "comunicatore scolastco",già affermato in atenei universitari,con l'obbiettivo di curare ed approfondire la comunicazione tra l'istituto scolastico ed il mondo esterno. L'aumento delle fake news e l'evoluzione dei social network impongono maggiore attenzione alla salvaguardia dell'immagine dell'istituto e degli studenti sempre più esposti a fenomeni di cyberbullismo. In questo contesto la figura in oggetto ha il compito di implementare le attività scolastiche collaborando con le realtà locali e salvaguardare la privacy e la serenità degli studenti.
anonymous

I Social Network e i cambiamenti nel cervello. Pericolo o Evoluzione? - 6 views

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    La scelta dell'articolo nasce dalla continua sensibilizzazione verso le conseguenze dell'esposizione esagerata e senza controllo all'uso dei social network, dagli studi emerge che l'esposizione massiccia verso questi media digitali produrrebbe cambiamenti nei circuiti cerebrali riducendo attenzione, interagendo negativamente sulle emozioni e sulle relazioni che risultano essere vissute in modo sempre più virtuale e sempre meno reale. Nell'articolo si mette in evidenza che il cervello dei giovani è danneggiato perché non viene più impegnato in attività nelle quali gli uomini si sono impegnati per millenni, in quanto tutto oramai viene mediato da internet, tutto è di facile e immediato accesso, senza bisogno di grande impegno e utilizzo di strategie attive e partecipative della persona. Pur considerando media e social media mezzi che possono favorire positivamente processi di apprendimento e di educazione, ritengo che lo sviluppo e l'apprendimento non possano prescindere dall'interazione sociale che solo i rapporti reali possono garantire. È vero che le epoche di cambiamento segnano nel loro passaggio sempre perplessità e difficoltà di accettazione, così come avvenne nel passaggio dall'oralità alla scrittura che qualcosa ha tolto ma tanto ha concesso, sicuramente non si può fermare il progresso e l'evoluzione dei media, ma si può intervenire sulla buona educazione all'uso di questi mezzi, attraverso una maggiore consapevolezza e capacità critica. L'articolo si conclude con uno spunto di riflessione importante, riferito al fatto che i social non sono per forza responsabili di una regressione nel funzionamento del cervello dei giovani, ma potrebbero anche migliorarne il funzionamento, ancora questo non lo possiamo sapere in quanto gli studi sono ancora aperti.
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    Esatto, come ci sono evidenze scientifiche che la #tecnologia della scrittura ha stimolato l'evoluzione della #coscienza nella mente bicamerale degli esseri umani, probabilmente i Social Network porteranno a nuove #evoluzioni. Bibliografia Jaynes, J. (2000). The origin of consciousness in the breakdown of the bicameral mind. Houghton Mifflin Harcourt. Kuijsten, M. (Ed.). (2013). Reflections on the dawn of consciousness: Julian Jaynes's bicameral mind theory revisited. Julian Jaynes Society. Kuijsten, M. (2016). Gods, Voices, and the Bicameral Mind. Wile, L. (2018). The Jaynes Legacy: Shining New Light Through the Cracks of the Bicameral Mind. Andrews UK Limited. Cavanna, A. E., & Nani, A. (2019). Were Babylonians Self-Conscious?. Elenco evidenze a supporto della teoria di Julian Jaynes (1920-1997) https://www.julianjaynes.org/supporting-evidence.php
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    Nell'articolo di Francesca Fiore, riportato sul sito "State of Mind" ( Il giornale delle scienze psicologiche), viene affrontato un tema molto importante, in cui esamina i cambiamenti che porterebbero i Social Network nei giovani, riducendo la loro attenzione e facendoli regredire verso uno "Stadio infantile". L'autrice dell'articolo, fa riferimento ad un articolo della Greenfield in cui risponde a delle domande riguardanti il "Vivere online". La Greenfield parla degli effetti negativi che i nuovi media sono in grado di produrre, quest'ultimi generano difatti profondi cambiamenti nel cervello dei giovani come ad esempio una riduzione dell'attenzione, incoraggiando così la gratificazione istantanea e azzerando le relazioni umane reali. Diversi studi confermano che i nuovi strumenti multimediali sono una delle preoccupazioni più grandi di genitori e insegnanti, i quali notano che la dipendenza creata da questi strumenti, tende ad eliminare la comunicazione e le relazioni interpersonali, creando delle realtà virtuali (Come Facebook o Twitter) in cui gli adolescenti instaurano una vita parallela e a cui purtroppo dedicano la maggior parte del loro tempo. Sempre la Greenfield afferma che la ripetuta esposizione ai nuovi media porterebbe ad un vero e proprio "rewiring" (Ricablaggio) delle connessioni cerebrali, dando vita così a nuove connessioni tra aree cerebrali diverse. L'articolo si focalizza principalmente sulla regressione che queste tecnologie porterebbero, sul come le persone dipendenti dai media si comportano come i bambini piccoli che sono attratti da rumori e luci brillanti, perché quest'ultimi sono dotati di scarse capacità attentive e intellettive. Sui vari Social Network si è attratti da curiosità o esibizionismo, mentre quando si parla di agonismo virtuale, ci si riferisce ai video games. Gli psicologi confermano che la tecnologia cambia il modo in cui ragioniamo, è emerso che gli adolescenti passano al computer piÃ
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    L'articolo descrive le interazioni fra i social e la struttura del cervello ponendo l'accento su come sia fondamentale l'educazione all'uso di tali strumenti specialmente in età giovanile. Uno spunto, ben documentato, di riflessione su un tema attuale.
massimomoretti

L'innovazione tecnologica nella scuola italiana. Per un'analisi critica e storica - 8 views

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    L'articolo, pubblicato nel 2016, evidenzia la rilevanza dell'introduzione delle tecnologie nella scuola italiana, processo che si è sviluppato negli ultimi quarant'anni. Inizialmente molti insegnanti furono influenzati dalle innovazioni modificando atteggiamenti e metodologie; tuttavia, a mano a mano che l'introduzione delle ITC nella scuola si andava affermando, emersero criticità e contraddizioni provocate da problemi tecnici, incompatibilità, mancanza di tempo e carenza di preparazione degli insegnanti. L'esperienza del passato, a fronte delle difficoltà verificate, rischia di passare in second'ordine o - addirittura - di essere dimenticata, unitamente al portato teorico e didattico caratterizzante la fase precedente. S'impone pertanto una riflessione critica attraverso la presentazione di alcuni lineamenti della storia dell'introduzione delle ITC nella scuola, delle concezioni che l'hanno accompagnata e dei rapporti che spesso, anche all'insaputa degli innovatori, si mantengono tra passato e presente. La tecnologia informatica fu introdotta ufficialmente nella scuola italiana nel 1985 (primo Piano Nazionale Informatica - PNI 1), affiancata agli insegnamenti di matematica e fisica del primo biennio della scuola superiore. Il PNI 1 nacque dall'idea che l'alfabetizzazione informatica costituisse l'unica via d'accesso alla società dell'informazione e dalla fiducia nella possibilità per gli strumenti e le tecniche dell'informatica di favorire lo sviluppo cognitivo degli studenti. In seguito, l'introduzione del linguaggio di programmazione, dei videogiochi e degli ambienti di scrittura indussero a ritenere il computer uno strumento di supporto per l'apprendimento, capace di dilatare la conoscenza e il processo per acquisirla, favorendo l'autonomia e la creatività, secondo un approccio cognitivistico-costruttivista. Negli anni Novanta, con l'avvento dell'ipertestualità, la tecnologia venne accolta nella scuola
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    con lo scopo di avvicinarla alla realtà vissuta dagli studenti a casa e in altri ambienti, contraddistinta dall'interazione tra parola orale, testi scritti, suoni e immagini. Le più recenti iniziative ministeriali da un lato spingono verso limiti più avanzati l'idea della partecipazione sociale, dall'altro sembrano riscoprire il valore di pratiche già sperimentate negli anni Ottanta e in parte dimenticate dalla scuola. L'articolo, in particolare, pone l'accento sulla pratica del coding, vale a dire sul processo finale di programmazione, quello della scrittura del codice attraverso l'uso di un determinato linguaggio. In sostanza, questa analisi storico-critica mette in evidenza come nel nostro Paese la normativa che regola l'introduzione del digitale nella scuola insegua l'innovazione tecnologica, tentando di stare al passo con questo processo fluido, rapido e costante.
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    FORM@RE - Open Journal per la formazione in Rete L'innovazione tecnologica nella scuola italiana. Per un'analisi critica e storica Technological innovation in the Italian school. A critical and historical analysis Camilla Moricca - Università degli Studi di Firenze, camilla.moricca@unifi.it Abstract L'introduzione tecnologica nella scuola è caratterizzata da ondate che si succedono conservando scarsa consapevolezza e ricordo della fase precedente. Il lavoro ripercorre in modo sintetico le principali iniziative istituzionali e le più note teorie di riferimento che le hanno accompagnate nell'ottica di favorire una consapevolezza storico-critica su ciò che l'esperienza ci può aver insegnato. Nell'ultima parte ci si sofferma su riferimenti oggi in voga, quali il coding e la robotica, chiedendoci se siano davvero nuovi e se poggino su criteri pedagogici fondati. Parole chiave: tecnologie dell'educazione; analisi storica; coding; robotica. Abstract Technological introduction into school takes place in the form of innovations that maintaining low awareness and memories of the previous phases. The work recalls briefly the main institutional initiatives and best-known theories of reference in order to foster a historical-critical awareness of what the experience may have informed us. In the last part we focus on references in vogue, such as coding and robotics, wondering if they are really innovations and if they are based on valid educational criteria. Keywords: educational technology; historical analysis; coding; robotics. 1. Introduzione L'introduzione delle tecnologie nella scuola ha rappresentato un avvenimento rilevante negli ultimi quarant'anni e il processo che l'ha accompagnata ha coinvolto direttamente molti insegnanti, influenzando i loro atteggiamenti e le loro concezioni metodologiche. Sembra quindi ragionevolmente importante soffermarsi a riflettere su questo percorso per comprenderne meglio la natura. Tuttavia sono carenti i lavori
loredana73

Media education - La media education - 1 views

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    Francesco Cambi approfondisce il tema della media education nel libro"Media education tra formazione e scuola. Principi, modelli, esperienze". I mass media sono in crescita e penetrano sempre più nella vita quotidiana. Le tecnologie della comunicazione sono entrate, negli anni 80/ 90 in una nuova fase. Dalla tv scatola ingombrante, fissa e a senso unico, si è passati all'uso del telecomando e, in seguito, a quello del videoregistratore, delle pay tv per giungere a internet; in tal modo da una fruizione monodirezionale passiva si è giunti all'uso dell'universo di immagini disponibili in rete in modo bidirezionale. Tale rivoluzione dei media, a cui si aggiungono i cellulari e il loro uso, i computer e i videogiochi, ha prodotto effetti significativi nelle abitudini di vita, sui processi cognitivi, sul rapporto col mondo, nelle relazioni interpersonali. Il testo tratta della fruizione della tv da parte del pubblico infantile. Cambi fa presente che, malgrado questi cambiamenti, guardare la TV risulta ancor oggi una delle attività prevalenti cui si dedicano i bambini e gli adolescenti nel loro tempo libero. L'autore avanza l'ipotesi che i nuovi media (internet e cellulare) si aggiungano ai quelli vecchi (Tv e radio) ma non li sostituiscono, almeno non completamente. Ciò che motiva maggiormente l'esposizione alla televisione è il potere di disporre di una compagnia contro la noia e la solitudine. Ne è la riprova il fatto che quando i bambini hanno alternative preferiscono impegnarsi in altre attività piuttosto che guardare la Tv. Il tempo che i bambini dedicano alla Tv è una misura della carenza di offerte culturali e di divertimenti loro proposti. I bambini di oggi sono sempre più tecnologici e multimediali ma non hanno rinunciato ad altre attività più tradizionali. Pare, al contrario, che l'utilizzo combinato di vari mezzi, sia tradizionali (tv, cinema, radio) che newmedia (pc, internet, cellulare), si autoalimenti. Nonostante l'avvento dei
diego1968

I nuovi media come possibili strumenti di «alfabetizzazione» per i tempi moderni - 14 views

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    numero monografico rivista
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    il "mondo" dell'infanzia e dell'adolescenza sia stato e sarà sempre di più profondamente influenzato anche dall'uso delle nuove tecnologie (Buckingham). Dagli studi effettuati da David Buckingham e presentati nel testo Media Education emerge infatti non solo quanto facilmente i mezzi tecnologici siano oggigiorno accessibili anche a bambini e adolescenti, ma anche come vi sia stata una integrazione e globalizzazione delle industrie dei media: esistono pochi brand globali che propongono una 'cultura comune', soprattutto tra i giovani. Spesso questi media sono cross mediali (integrano cioè più media tra loro), ma non per questo sono omogene i e sono suddivisi in settori specifici che permettono la creazione e la diffusione di communities che vanno oltre i confini nazionali. Non è un caso, infatti, se Buckingham e Sefton-Green evidenziano come la recente «ricerca sulle culture giovanili ha focalizzato l'attenzione sui modi in cui i giovani si appropriano di forme di espressione di cultura popolare con lo scopo di costruire le loro identità sociali. Da questo punto di vista, i media sono risorse simboliche che i giovani usano per dar senso alle loro esperienze, in relazione agli altri e per organizzare la loro vita quotidiana» Come emerso in numerose ricerche sembra infatti che le nuove tecnologie entrino in maniera decisiva a far parte proprio dell'esperienza quotidiana degli educandi d'oggi. Grazie alle caratteristiche principali dei nuovi media questi mezzi sono divenuti veicoli e allo stesso tempo testimoni privilegiati dei vissuti dei ragazzi e delle ragazze contemporanei. Considerando gli studi effettuati da gli esperti del settore sopraindicati e, nello specifico, i dati riscontrati nel Rapporto di ricerca europeo può notare infatti quanto l'uso della tecnologia si a capillare tra la popolazione più giovane. In particolare, Internet risulta essere utilizzato da una volta al giorno a una volta a settimana dal 93% dei ragazzi tra i nove e
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    Negli ultimi anni i nuovi Media sono stati in grado di influenzare tutti i settori del vivere quotidiano, e come afferma Roger Silverstone "nel quotidiano che si inseriscono le dimensioni culturali e funzionali dei media". Infatti proprio nei contesti quotidiani questi strumenti poliedrici hanno avuto la loro influenza maggiore, coinvolgendo appieno la sfera educativa e pedagogica, tanto che alla scuola viene richiesto di saper fronteggiare delle sfide sempre più complesse. Gli insegnanti dovrebbero accettare la necessità di un cambiamento culturale (in cui si riprogettino i curricula intorno ai media). Quindi una delle sfide è il passaggio dall'alfabetizzazione tradizionalmente intesa, ad una forma più aggiornata che sviluppi negli studenti nuove competenze e capacità critiche in merito all'uso e alla partecipazione attiva ai nuovi media.
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    Questo articolo vuole sottolineare quanto sia importante assumere una nuova prospettiva educativa e pedagogica, una pedagogia che sia costantemente in cammino, un campo aperto a nuove esperienze pedagogiche, come per esempio quelle offerte dai nuovi media. L'orientamento pedagogico dovrebbe togliere il timore che gli strumenti digitali possano impoverire il livello culturale dei più giovani, trasformandoli, come spesso si dice, in quasi degli analfabeti. Invece, grazie ad un utilizzo adeguato delle nuove tecnologie in ambito educativo, si può offrire a tutti gli studenti conoscenze, abilità e risorse per essere "alfabetizzati" anche rispetto ad una delle literacy emergente, quella appunto legata ai nuovi media, rendendoli così in grado di «afferrare» la realtà. E se la realtà vissuta, rappresentata, immaginata dai giovani d'oggi è fortemente influenzata anche dalle nuove tecnologie, ogni educatore consapevole del valore e della responsabilità insiti nella propria professione, dovrebbe essere in grado di offrire alla persona con la quale lavora non solo gli strumenti per «leggere la parola» ma anche per «leggere il mondo».
abaggio

L'importanza dei social media per l'educazione e l'apprendimento - 8 views

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    Con la nascita dei social media nel web 2.5 si è giunti a un profondo cambiamento comunicativo e non solo, anche in ambito educativo. I giovani di oggi, figli della reta itc, si sono ritrovati in un ambiente di apprendimento collaborativo, basti pensare a wikipedia, dove tutti possono contribuire a inserire e modificare informazioni utili alla società. Gli utenti diventano così produttori di contenuti multimediali, producendo conoscenza. Da tutto ciò scaturisce la necessità di una educazione ai media da parte di educatori e formatori, per poter promuovere una conoscenza relativa a queste nuove tecnologie, e promuovendo l'uso positivo di esse.
riccardokkk

Internet e i Social NonLuoghi... - 2 views

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    Lo spazio di Internet è senza alcun dubbio un "nonluogo", uno spazio in cui quello che vi compare, quello che vi viaggia, non è, in alcun modo, riconducibile a delle coordinate spazio-temporali determinate, pare, dunque, ovvio che i Social Network rappresentino il "nonluogo", per eccellenza, di Internet.Marc Augé così definisce il concetto di "nonluogo": "Se un luogo può definirsi come identitario, relazionale, storico, uno spazio che non può definirsi né identitario, né relazionale, né storico, definirà un nonluogo. I nonloghi creati su internet cambiano in contiunuazione anche solo con il cambiamento del fruitore stesso, che in parte utilizza le informazione ottenuta dal nonluogo visitato, ed in parte utilizzerà la sua cultura di appartenenza e contesto. Internet permette una intensa fluidità (Baumann) delle dimensione contestuale, pubblica, istituzionale e ideologica dei media. Un sito può essere diversamente interpretabile anche a secondo del media con cui verrà consultato (lo si può stampare, perdendo di interattività, lo si può tradurre modificando i significati con l'interpretazione del traduttore, si può leggere su un piccolo schermo o grande schermo). Trovo molto affascinante la definizione dei "nativi digitali", ma anche fuorviante. Di fatto i nativi non sono categorizzabili e quindi credo non esista questa categoria, perché non definibile con criteri condivisibili. DI fatto internet è un po' come te lo aspetti, come lo cerchi, educare ai media è quindi rendersi conto che se cerchi una cosa con un determinato "orientamento" di ricerca, su internet troverai la conferma.
nsorbara

Nativi digitali e immigrati digitali - 4 views

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    Dagli ultimi decenni del '900 ad oggi c'è stato un notevole cambiamento nei rapporti tra adulti e ragazzi, tra insegnanti e studenti, con l'avvento dell'era digitale. I giovani odierni sono denominati, dall'autore dell'articolo, "nativi digitali", in quanto nati in piena era digitale, mentre gli adulti e molti insegnanti , nati in epoca pre-digitale , avendo adottato in seguito le nuove tecnologie, sono definiti "immigrati digitali". Questa differenziazione porta ad alcune problematiche: gli studenti "nativi digitali" devono apprendere il "vecchio metodo" dei loro insegnanti o questi devono adeguarsi al nuovo? L'autore propende per la seconda soluzione: gli insegnanti devono imparare a comunicare nel linguaggio e nello stile dei loro studenti. Sul sito dell'autore http://marcprenskyarchive.com/writings/ ci sono altri articoli su questo tema e su altri argomenti di media education.
andreacattaneo

Fare Media Education nella scuola: significati e prospettive - 4 views

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    Il sistema-scuola sta attraversando nel nostro Paese un momento molto critico e di destabilizzazione. L'urgenza di equiparare la scuola italiana agli standard Europei richiede nuove competenze teoriche e metodologiche che coinvolgono le due agenzie educative scuola e famiglia. Dopo decenni di riflessioni e immobilità programmatica, si sta raggiungendo una radicale e Esso disegna una storia lunga sul versante istituzionale che si può documentare una radicale revisione sia dell'istituzione scolastica nella sua struttura, che dei suoi processi formativi. Tra il 1979 e il 1991, ripercorrendo i documenti che il Ministero della Pubblica Istruzione ha pubblicato, emerge come si siano modificati gli orizzonti d'attesa, da una visione ed un utilizzo dei media come un sapere puramente tecnico ed esecutivo ad una concezione dei media come campo di apprendimento esperienziale. Per citare Cesare Scurati (1993) si può comprendere come con "Messaggi, forme e media" viene indicato uno dei campi di esperienza del bambino in cui vengono fatte rientrare "tutte le attività inerenti alla comunicazione ed espressione manipolativo-visiva, sonoro-musicale, drammatico-teatrale, audio-visuale e mass-mediale e il loro continuo intreccio". In questo contesto di profondo cambiamento si pongono le domande di come formare le nuove identità professionali e i loro contesti operativi, come ad esempio il Media Educator, che dovrà veicolare la fruibilità delle nuove competenze.
rosascarlata

Donne e tecnologia: il Medio Oriente si scopre progressista - Wired - 5 views

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    I media e le donne diventano un punto di svolta nei Paesi Arabi. Grazie alle rivolte, cambia la rappresentazione della donna e i media svolgono un ruolo positivo contribuendo a velocizzare il processo di cambiamento. Questo articolo ci propone una serie di ricerche che dimostrano come , in un lasso di tempo non troppo dilatato, la donna sostenuta dalla tecnologia sia diventata più progressista e abbia cambiato e, perfino, elevato la sua posizione in una cultura prettamente musulmana.
raffarusso

New Media nel contesto educativo: speranze, difficoltà e il caso danese. - 7 views

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    Questo articolo parla della media education nel contesto educativo e delle difficoltà che può incontrare un insegnante.Con gli anni la multimedialità e l'apprendimento cercano di diventare inscindibili: l'insegnante non è più esclusivamente un dispensatore di cultura e il discente non è più un soggetto che riceve passivamente tutte le nozioni. Nella nuova ottica di apprendimento learner centered intesa a promuovere l'autonomia dello studente, si assiste al cambiamento dei ruoli tradizionali. Nasce nel nuovo millennio una nuova figura, il tutor, una nuova figura che unisce competenze didattiche e metodologiche a conoscenze informatiche.La Danimarca ha quindi avviato un piano per garantire un'efficace integrazione delle ICT nell'educazione. Prima si è mirato all'ingresso del computer e del software educativo in tutti i curricula, è stato realizzato un piano nazionale per assicurare a tutte le scuole l'accesso a Internet ad alta velocità e successivamente il Ministero dell'Educazione si è concentrato sulla formazione degli insegnanti, affinché entrassero in possesso di competenze omogenee e adeguate. Il modello della Pedagogical ICT License ha aiutato lo sviluppo di questo piano.
maxuni

Guidebooks on designing modern and learning-rich learning environments - 3 views

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    La bellezza della scuola non dovrebbe risiedere nella sua architettura, intesa come luogo fisico ma bensì si dovrebbe basare in un ricco apprendimento che tenga conto del contesto digitalizzato in cui viviamo. Il modo in cui la tecnologia e Internet sta attualmente cambiando anche la vita sociale, influisce sul modo in cui gli spazi educativi sono ridefiniti. Il riordino del sistema di apprendimento deve prevedere un ristrutturazione del modello attuale, in uno che tenga conto del cambiamento tecnologico e che si concretizza in progetti che servono ad aggiornare le scuole della nuova società industriale (informatizzata). Nell'ambito dei nuovi progetti la comunità europea promuove nuove idee di progettualità basate su una serie di guide come quello che indico nel link. Si possono scaricare i riferimenti alla guida intitolata Virtual and Technological Learning Environments.
loredanapilati

Tilt Brush by Google - 3 views

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    Firmata da Google, sposa in pieno il concetto di realtà virtuale. Tilt Brush è un pennello virtuale per disegnare in 3D, si usa indossando un caschetto HTC Vive, che permette col semplice gesto delle mani (e un controller) di disegnare forme e colori nello spazio: i gesti trasformati in disegni riproducono effetti sorprendenti e suggestivi. Il colosso Big G intende non limitare l'App a semplice strumento ludico, ma intravede un ricco potenziale di cambiamento anche nel settore del design e della moda.
loredanapilati

L'uso degli e-book nella formazione e nella didattica - 3 views

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    Due contributi scritti da Gino Roncaglia - nel 2012 e 2013 - in cui indaga quali competenze sia prioritario trasmettere alle nuove generazioni di nativi digitali. Viviamo in un mondo pervaso da un'informazione complessa, con cui ci si confronta e ci si dovrà confrontare nel futuro: questo cambiamento, radicale, implica come requisito una sviluppata capacità di analisi della notevole mole di informazioni, nella sua varietà di tipologie e di modalità di comunicazione. Roncaglia prosegue, poi, con una riflessione sull'utilità (o inutilità) del libro di testo all'interno dell'attuale contesto scolastico, sulle competenze e i contenuti di apprendimento digitali.
vincenzopapillo

iGeneration: impatto delle nuove tecnologie su bambini e adolescenti - 5 views

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    A cura di Giulia Radice - Psicologa, Psicodiagnosta, Psicoterapeuta in formazione - Psicoterapia Cognitiva e ricerca Milano - l'articolo, pubblicato su State of Mind il giornale delle scienze psicologiche, si concentra sulle iGeneration cioè su quelle generazioni nate fra l'80 e il 90 cresciuta insieme ad internet. L'autrice cita alcune ricerche sulla plasticità neurale, sull'impatto che l'utilizzo dei nuovi media potranno avere sull'attività cerebrale delle nuove generazioni. Aspetti positivi e negativi che coesistono ancora una volta quando si parla dell'utilizzo dei nuovi media sopratutto quando sono i più giovani a farlo. Si passa dalle evidenze di un sovraccarico in taluni casi della memoria di lavoro che impedisce il formarsi di connessioni neurali profonde e a lungo termine al miglioramento dell'attenzione e della memoria attraverso la fruizione di videogiochi. Buona lettura.
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    Generazione Z (iGeneration) è un termine che raccoglie gli individui nati dalla seconda metà del 900 fino al 2010, essi non usano internet ma lo vivono in modo attivo quotidianamente. L'articolo invita alla riflessione su quanto le nuove tecnologie stanno rivoluzionando positivamente e negativamente la nostra vita. Un aspetto considerato dall'autrice dell'articolo (Giulia Radice) è l'incapacità di riuscire a finire un compito senza prima guardare l'email, facebook o whatsapp. L'uso spropositato di internet è visto come una vera e propria dipendenza che con i suoi eccessivi stimoli modifica le connessioni cerebrali e mette a dura prova la plasticità neuronale. Tali informazioni sovraccaricano cognitivamente la memoria di lavoro impedendo la formazione di connessioni neurali profonde e a lungo termine, condizionando la presa di decisione. Prove scientifiche dimostrano aspetti positivi della tecnologia cui la capacità di alcuni videogiochi di aumentare le abilità visive, strategie migliori di problem solving, l'attenzione selettiva e la maggiore elaborazione dei dati. Se da un lato la tecnologia digitale non ci aiuta a riconoscere le nostre e le emozioni altrui causa ad esempio l'assenza di comunicazione non verbale dall'altro non si può non considerare la creazione di una nuova forma di alfabetizzazione, quella digitale (digital literacy) che consiste nella valutazione qualitativa e veritiera delle informazioni scovando ed eventuali manipolatori o ingannatori. Si può concludere affermando che il rapporto tra le nuove generazioni e le tecnologie digitali è circolare in quanto uno cambia in funzione dell'altro mentre la chiave per rendere positivo questo enorme cambiamento la si può trovare nell'insegnamento dell'uso della rete, rendendo l'uso di ciò moderato e consapevole.
erikatonelliutiu

Why teachers should embrace digital devices in the classroom - 3 views

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    Questo articolo, scritto da Scott Lingley dell'università di Alberta, sostiene la necessità di utilizzare le nuove tecnologie digitali nell'educazione scolastica. Queste considerazioni vengono fatte riprendendo gli studi di Suzanna Wong e Linda Laidlaw. In particolare, la Wong ritiene sia necessario un "cambiamento mentale" degli insegnanti, orientato all'apprendimento collaborativo con gli studenti, integrando nell'apprendimento in classe i modi efficaci sviluppati dai bambini con l'utilizzo quotidiano dei dispositivi digitali. La funzionalità multimediale di questi dispositivi consente delle "espressioni di apprendimento multimodali". Relativamente alle preoccupazioni di alcuni educatori sulla dipendenza dai dispositivi mobili, la Wong concorda ritenendola una preoccupazione legittima, ma afferma che i benefici educativi sono superiori. Inoltre, si evidenzia la necessità di una "alfabetizzazione critica", mediante la quale l'apprendimento scolastico può aiutare lo sviluppo del pensiero critico negli studenti, necessario per reperire informazioni affidabili dalla rete.
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