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massimomoretti

L'innovazione tecnologica nella scuola italiana. Per un'analisi critica e storica - 8 views

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    L'articolo, pubblicato nel 2016, evidenzia la rilevanza dell'introduzione delle tecnologie nella scuola italiana, processo che si è sviluppato negli ultimi quarant'anni. Inizialmente molti insegnanti furono influenzati dalle innovazioni modificando atteggiamenti e metodologie; tuttavia, a mano a mano che l'introduzione delle ITC nella scuola si andava affermando, emersero criticità e contraddizioni provocate da problemi tecnici, incompatibilità, mancanza di tempo e carenza di preparazione degli insegnanti. L'esperienza del passato, a fronte delle difficoltà verificate, rischia di passare in second'ordine o - addirittura - di essere dimenticata, unitamente al portato teorico e didattico caratterizzante la fase precedente. S'impone pertanto una riflessione critica attraverso la presentazione di alcuni lineamenti della storia dell'introduzione delle ITC nella scuola, delle concezioni che l'hanno accompagnata e dei rapporti che spesso, anche all'insaputa degli innovatori, si mantengono tra passato e presente. La tecnologia informatica fu introdotta ufficialmente nella scuola italiana nel 1985 (primo Piano Nazionale Informatica - PNI 1), affiancata agli insegnamenti di matematica e fisica del primo biennio della scuola superiore. Il PNI 1 nacque dall'idea che l'alfabetizzazione informatica costituisse l'unica via d'accesso alla società dell'informazione e dalla fiducia nella possibilità per gli strumenti e le tecniche dell'informatica di favorire lo sviluppo cognitivo degli studenti. In seguito, l'introduzione del linguaggio di programmazione, dei videogiochi e degli ambienti di scrittura indussero a ritenere il computer uno strumento di supporto per l'apprendimento, capace di dilatare la conoscenza e il processo per acquisirla, favorendo l'autonomia e la creatività, secondo un approccio cognitivistico-costruttivista. Negli anni Novanta, con l'avvento dell'ipertestualità, la tecnologia venne accolta nella scuola
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    con lo scopo di avvicinarla alla realtà vissuta dagli studenti a casa e in altri ambienti, contraddistinta dall'interazione tra parola orale, testi scritti, suoni e immagini. Le più recenti iniziative ministeriali da un lato spingono verso limiti più avanzati l'idea della partecipazione sociale, dall'altro sembrano riscoprire il valore di pratiche già sperimentate negli anni Ottanta e in parte dimenticate dalla scuola. L'articolo, in particolare, pone l'accento sulla pratica del coding, vale a dire sul processo finale di programmazione, quello della scrittura del codice attraverso l'uso di un determinato linguaggio. In sostanza, questa analisi storico-critica mette in evidenza come nel nostro Paese la normativa che regola l'introduzione del digitale nella scuola insegua l'innovazione tecnologica, tentando di stare al passo con questo processo fluido, rapido e costante.
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    FORM@RE - Open Journal per la formazione in Rete L'innovazione tecnologica nella scuola italiana. Per un'analisi critica e storica Technological innovation in the Italian school. A critical and historical analysis Camilla Moricca - Università degli Studi di Firenze, camilla.moricca@unifi.it Abstract L'introduzione tecnologica nella scuola è caratterizzata da ondate che si succedono conservando scarsa consapevolezza e ricordo della fase precedente. Il lavoro ripercorre in modo sintetico le principali iniziative istituzionali e le più note teorie di riferimento che le hanno accompagnate nell'ottica di favorire una consapevolezza storico-critica su ciò che l'esperienza ci può aver insegnato. Nell'ultima parte ci si sofferma su riferimenti oggi in voga, quali il coding e la robotica, chiedendoci se siano davvero nuovi e se poggino su criteri pedagogici fondati. Parole chiave: tecnologie dell'educazione; analisi storica; coding; robotica. Abstract Technological introduction into school takes place in the form of innovations that maintaining low awareness and memories of the previous phases. The work recalls briefly the main institutional initiatives and best-known theories of reference in order to foster a historical-critical awareness of what the experience may have informed us. In the last part we focus on references in vogue, such as coding and robotics, wondering if they are really innovations and if they are based on valid educational criteria. Keywords: educational technology; historical analysis; coding; robotics. 1. Introduzione L'introduzione delle tecnologie nella scuola ha rappresentato un avvenimento rilevante negli ultimi quarant'anni e il processo che l'ha accompagnata ha coinvolto direttamente molti insegnanti, influenzando i loro atteggiamenti e le loro concezioni metodologiche. Sembra quindi ragionevolmente importante soffermarsi a riflettere su questo percorso per comprenderne meglio la natura. Tuttavia sono carenti i lavori
rominamura

Le prospettive della democrazia digitale in Europa - 3 views

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    Secondo l'indice di partecipazione digitale delle Nazioni Unite (ONU, 2016), la partecipazione digitale si sta diffondendo in tutto il mondo. L'indice misura la partecipazione digitale secondo un modello che si articola su tre livelli e include: 1) l'informazione digitale (le informazioni fornite su Internet), 2) la consultazione digitale (l'organizzazione di consultazioni pubbliche online) e 3) il processo decisionale digitale (il coinvolgimento diretto dei cittadini nei processi decisionali) (ONU, 2016: 54). Nella presente relazione, il termine "partecipazione digitale" è riservato a tutte le forme di partecipazione politica che utilizzano i media digitali, compresi sia i meccanismi formalmente istituzionalizzati sia l'impegno civico informale. Gli elementi trainanti alla base della partecipazione digitale sono la digitalizzazione, lo sviluppo di strumenti digitali che possono essere utilizzati per coinvolgere i cittadini (media sociali, software deliberativo, sistemi di voto elettronico, ecc.) e l'accesso sempre più diffuso a Internet. Nei paesi europei, in particolare quelli che si collocano nei primi 50 posti in termini di risultati, i cittadini hanno sempre più opportunità di far sentire la loro voce nel governo e nella politica. Secondo le Nazioni Unite, la percentuale maggiore di iniziative di partecipazione digitale riguarda l'accesso garantito dall'amministrazione centrale e dalle amministrazioni locali a informazioni del settore pubblico e le consultazioni pubbliche tramite strumenti digitali. Di recente è cresciuta l'attenzione nei confronti del coinvolgimento dei cittadini nel processo decisionale, sebbene i progressi registrati finora in questo settore siano modesti.
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    La relazione stilata dal EPRS mette in luce la stretta necessità di costruire una reale partecipazione attiva del cittadino europeo all'interno del sistema politico sovranazionale. Il mezzo utile a veicolare l'intervento della cittadinanza è internet. Le sperimentazioni sin'ora condotte hanno riguardato la possibilità di voto elettronico e le petizioni online, sta di fatto che esiste ancora il muro che impedisce il la comunicazione, lo scambio tra i rappresentanti della politica europea e i cittadini, sarebbe invece auspicabile un dialogo bidirezionale tra cittadini e istituzioni costituito da interventi attivi con formulazione di quesiti, scambio di opinioni, dibattiti, osservazioni sull'operato degli organi competenti in Europa, nonché una relazione di carattere più umano, utilizzando appieno le potenzialità della rete internet e la sua capacità di annullare le distanze. Necessita promuovere la media literacy con particolare attenzione alle fasce di popolazione meno propense ad acquisire nuove nozioni. Occorre andare oltre i social network, strutturando una comunità dotata di infrastrutture pienamente utilizzabili, che sia informata, partecipativa, e che sia co-autrice della vera e propria democrazia digitale.
dtomassini

Sanità digitale: pronta la metà degli italiani, resta il nodo competenze - 3 views

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    Da un'indagine presentata dalla Luiss Business School di Roma si rileva che la digitalizzazione del sistema nazionale è importante anche se non prioritaria. Al primo posto la medicina territoriale, la ricerca in quanto gli italiani (Parlamentari per il 60%, Consiglieri delle Regioni per il 70% a seguire i consumatori per il 66,1%) sono pronti ad una sanità digitale. Si vorrebbe parlare di e-health ma il termine non corrisponde esattamente a "sanità digitale" in quanto agli italiani manca ancora un'adeguata competenza digitale. Nell'articolo gli argomenti toccati sono quattro, tra cui il digital divide (di cui ho parlato in un altro mio post pubblicato). Gli italiani sono pronti a confermare che l'implementazione del digitale aumenterà le disuguaglianze (il divide appunto), status già confermato dalla pandemia Covid-19 e soprattutto il lockdown che ha messo in crisi soprattutto l'istruzione. Significa che l'e-health sicuramente aiuterà ma escluderà colui/colei che non possiede strumenti, connessione, ma soprattutto l'alfabetizzazione digitale fondamentale Anche, secondo il Sole 24 Salute, con un articolo del 13/04/2022 (https://www.ilsole24ore.com/art/due-italiani-tre-sono-pro-digital-AECGNoRB), sia i cittadini che gli operatori sanitari sono pronti a questa rivoluzionaria trasformazione digitale, toccati dall'inefficienza del SSN durante la pandemia. Ma sia Parlamentari che Regioni dichiarano che, a parer loro, solo circa la metà degli italiani è realmente pronta alla gestione digitale sanitaria.
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    La mia opinione - che riprende le tematiche già conosciute - è che questo cambiamento previsto probabilmente troverà della resistenza da parte di coloro che sono tipicamente abituati a trovarsi di fronte il medico che li visita; ma se i sistemi nazionali saranno ben organizzati, le tecnologie digitali saranno a disposizione di tutti (escludendo quindi un digital divide) e si avvierà un'adeguata alfabetizzazione digitale (media literacy) l'unico problema sarà la realizzazione, ahimè, non immediata.
denisedesio

iGeneration: l'impatto delle nuove tecnologie su bambini e adolescenti - 9 views

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    Sebbene siano noti gli aspetti positivi della tecnologia digitale e le loro trasformazioni in particolare sulla Generazione Z; bisognerebbe insegnarla maggiormente nelle scuole alle nuove generazioni per diminuire il rischio degli effetti negativi che tali strumenti possono apportare e per ottimizzare il loro utilizzo. Giovani sempre più multitasking, problem solver, creatori attivi della loro conoscenza tramite procedimenti non lineari, veloci e rapidi che vivono internet e non semplicemente ci navigano; rischiano, a causa anche della non conoscenza approfondita degli stessi item, di sperimentare fenomeni di apatia, di mancanza di attenzione profonda ( "in internet si tende a passare da un rubinetto di informazioni all'altro ") di analfabetismo emotivo e di relazioni superficiali.
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    L'articolo è stato pubblicato il 5 aprile del 2017, dalla Dott.ssa Giulia Radice, psicologa psicoterapeuta cognitivo comportamentale, iscritta all'ordine degli psicologi della Lombardia dal 12/03/2015. Nell'esercizio della sua professione si occupa di ansia e panico, depressione, disturbi di personalità, trauma, lutti e separazioni, difficoltà relazionali e sociali. L'autrice nata tra il 1980 e 1990 si attribuisce l'appellativo di nativa digitale riproponendo in bibliografia l'articolo di Prensky "Digital Natives, Digital Immigrants" del 2001, dove egli identifica con questo termine gli individui che hanno vissuto a contatto con i mezzi di comunicazione digitale. All'interno dello studio, 1985 è la data che segna il passaggio cruciale dovuto alla diffusione di massa del computer, le persone nate prima di questa data che si sono poi approcciate al linguaggio digitale in una fase successiva sono definiti immigrati digitali da Prensky. L'autrice si interroga sul modo in cui le tecnologie digitali stanno trasformando le nostre vite, le nostre abitudini, le nostre abilità cognitive e i nostri comportamenti, interrogativo che genera il titolo dell'articolo: "come le nuove tecnologie ci stanno cambiando: la iGeneration". L'autrice presenta inizialmente l' Igeneration o generazione z, gli iperconnessi di cui molto ha scritto la docente Twenge , psicologa alla San Diego University, autrice di saggi ed articoli sull'adolescenza dove ha proposto un'analisi accurata della iGeneration attraverso il confronto con le generazioni che l'anno preceduta (Baby boomers 1946-1964, Generazione X 1965-1979 e i Millenials 1980-1994) individuandone otto tendenze che la definiscono: immaturità, iperconnessione, incorporeità, instabilità, isolamento e disimpegno, incertezza e precarietà e inclusività. Degli articoli e dei saggi della Dott.ssa Twenge non vi è traccia in bibliografia, così come di una parte della posizione di Cesare Rivoltella, che
sarahmaghetta

La funzione della scuola nella cittadinanza digitale | Agenda Digitale - 7 views

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    "a scuola è arrivata l'ora della cittadinanza digitale" è un articolo di Sandra Troia apparso su "AGENDA DIGITALE" il 31 Marzo di quest'anno. L'autrice afferma che la scuola deve preparare i giovani a diventare cittadini digitali in un mondo caratterizzato dall'interconnessione. Nei programmi scolastici la competenza digitale è sempre stata una sorta di "cenerentola" a causa della carenza di strumenti, ma soprattutto perchè non appartenente alla nostra tradizione culturale e quindi è stata vista con diffidenza. Spesso i progetti scolastici sono stati più orientati al packaging accattivante che alla reale esperienza di information literacy . I media non sono una moda ma "il nastro trasportatore" dell'innovazione del paese. Il piano nazionale digitale stabilisce che attraverso programmi mirati la scuola deve insegnare il valore e il ruolo dei dati immessi in rete e fare in modo che l'utente non sia prigioniero del filter bubble. I programmi devono essere integrati e non solo "aggiunti" a quelli scolastici già esistenti. Il WORLD ECONOMIC FORUM nel 21 st Century Skills individua 16 competenze digitali che devono essere possedute dagli allievi,dai formatori e dai docenti. La scuola deve mettere il cittadino nella condizione di governare autonomamente l'incertezza della fluidità sociale e della grande massa di informazioni accessibili; deve sviluppare la capacità di accedere autonomamente agli ambienti virtuali delle istituzioni italiane e d europee come indicato nella Strategia Europa 2020.
favieri-barone

"Educare Digitale": è la cultura, non la connettività, che forma il cittadino... - 2 views

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    Questo articolo pubblicato Il 04/03/2019 ( rapporto Agcom) "Educare Digitale" mette in risalto l'importanza di come un'adeguata alfabetizzazione mediale ed una connettività adeguata dirige il digitale a trovare il metodo, la strategia e il processo, così diviene progetto, formando cittadini digitali consapevoli e competenti; Questo è un piano che punta l'attenzione all'alfabetizzazione mediale e allo sviluppo di un apprendimento che si focalizza sulla progettazione e la messa in campo di una didattica per competenze dove ciò avviene in termini di integrazione significativa delle competenze digitali con tutte le altre competenze. Ciò che emerge nel rapporto docenti-strumenti digitali in termini di dati destano preoccupazioni es. "solo il 47% dei docenti utilizza quotidianamente strumenti digitali per consultare fonti e contenuti digitali, per poi utilizzarle all'interno della classe". Inoltre, solo l'8,6% totale dei docenti utilizza il digitale per svolgere attività a distanza, il 20% dei docenti adotta pratiche di lavoro collaborativo. I problemi da risolvere rientrano tutti all'interno della sfera scolastica e di gran parte sono di carattere culturale.
veronica2478

Se la competenza digitale non contrasta il cyber-bullismo - 3 views

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    Il terzo articolo - scritto da Luciano Di Mele ed Erika Isatto dell'Università Telematica Internazionale Uninettuno - l'ho scelto perché ci aiuta a riflettere sul ruolo attuale della competenza digitale, che non è solo e sempre fattore di protezione ma in alcuni casi agevola comportamenti disfunzionali. Tale articolo riporta uno studio svolto con adolescenti della scuola secondaria sulla valutazione della competenza digitale. Obiettivo dell'indagine era esplorare variabili target, costituite da comportamenti disfunzionali (come cyber bullismo e cyber vittimismo), e metterle in relazione con altrettanti fattori di protezione (come Efficacia Tecnologica ed efficacia Metacognitiva). Uno dei risultati ottenuti da tale studio è che l'autoefficacia metacognitiva si correla positivamente con le tendenze alla cyber vittimizzazione e soprattutto con il cyber bullismo. Tale esito fa riflettere sull' importanza dell'educazione alla competenza digitale, non basta conoscere gli strumenti per ridurre il fenomeno del cyber bullismo, talvolta chi è più esperto ha tendenze ad attuare comportamenti disfunzionali, quindi, è necessario, nell'educazione ai media, coinvolgere anche gli aspetti etici. Gli autori sottolineano l'esigenza di approfondire la ricerca in tale campo e verificare se determinate azioni educative siano efficaci per promuovere comportamenti etici in rete.
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    Questo interessante articolo sul cyber-bullismo e le competenze digitali si concentra sulla relazione esistente tra i due fattori. In particolare ci si chiede come la media educational può modulare azioni a specifiche necessità riguardo il fenomeno del cyber- bullismo, cyber-vittimizzazione e le competenze digitali che riguardano il mondo degli adolescenti. 837 studenti di scuola secondaria, ragazze e ragazzi in età compresa tra i 14 e i 19 anni, sono stati sottoposto a questionari di autovalutazione, . La ricerca ha rilevato che negli adolescenti queste competenze non diminuiscono la tendenza al cyber-bullismo, competenze digitali più evolute come quelle metacognitive si associa a un comportamento che porta al bullismo o alla vittimizzazione in internet. Dato positivo Quello che ci si chiede è se i stessi ragazzi hanno ben chiari i confini etici che vanno al di là delle competenze digitali che possono essere usate in modo costruttivo o distruttivo. In questa era, dove identità reale e virtuale diventano una cosa sola, gli adolescenti hanno bisogno non solo di essere educati al digitale, ma in particolar modo aiutati ad essere sempre più consapevoli e coscienti dei propri comportamenti in rete che, seppur protetti dallo schermo il quale crea un evitabile distacco emotivo con il mondo reale, possono avere conseguenze gravi, specie se non guidati dall'etica. Questa potrebbe diventare la nuova sfida educativa della media education, ovvero non solo educare i giovani alla competenza tecnologica, ma anche saper promuovere nuove consapevolezze sui comportamenti etici in rete.
jgrossi108

Media digitali: angeli o demoni? - Infanzia digitale - Tecnologia digitale, scuola e ap... - 8 views

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    Mentre leggevo questo articolo su internet riflettevo sul fatto che io stessa appartengo a quella generazione che molti autori, tra cui Prensky, chiama "Nativi Digitali": la generazione nata tra il 1980 e il 1990, cresciuta nella prima era del Web, la 1.0, caratterizzata da siti statici e uso sfrenato delle e-mail e dei più svariati motori di ricerca;i primi a cogliere l'enorme potenziale dei nuovi media, sfruttandolo per comunicare con gli amici, per conoscerne di nuovi, cercare informazioni o notizie e per condividere le opinioni.Mettendo da parte il mio smartphone e chiudendo le pagine web che ho aperto tra una ricerca e l'altra, mi domando come le tecnologie digitali stiano trasformando le vite, le abitudini, le abilità cognitive;i bambini di oggi che adulti saranno domani?La iGeneration accoglie al suo interno tutti i nati dagli anni '90 fino al 2010 e la "i" rappresenta l'insieme di dispositivi nati al contempo (iPhone,iPad). Prensky li descrive come individui abili a elaborare le informazioni,con una preferenza per le nozioni che possono ottenere rapidamente e apprendere attraverso modalità attive e non-lineari, multitasking,poco tolleranti verso lunghe letture e che sperimentano lo sviluppo delle abilità sociali all'interno della realtà digitale.Nella mie esperienze ho potuto osservare genitori che,in preda alla stanchezza,lasciavano i figli giocare con tablet o smartphone per ore,trascurando i rischi del web e lasciando che si rinchiudessero in questa bolla di sapone che è la realtà virtuale.Ho anche visto,però,genitori lontani per lavoro che grazie ad internet potevano guardare i loro figli crescere e sentire la loro voce.Io non so se i cosiddetti nuovi media, o meglio i media digitali, sono degli angeli o dei demoni; so però che internet ha cambiato molte vite e che crescere insieme a dei genitori presenti è auspicabile ma la possibilità di sentirli vicini o di imparare gratuitamente è indispensabile.Chi vivrà, vedrà.
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    L'articolo in questione, è tratto dalla "Tesi di Laurea" di Loredana Urraro. Iniziando da una considerazione generale, dove viene evidenziato come la nostra Epoca stia attraversando una potente Rivoluzione Tecnologica e la nostra quotidianità è quindi pervasa dall'utilizzo costante di Strumenti Digitali, si arriva a postulare di un problema che riguarda lo sviluppo cognitivo dei più piccoli e nello specifico, si parla di "Demenza Digitale" (M. Spitzer). I così detti "Nativi Digitali" cioè tutti i bambini che sono nati dalla fine degli Anni '90 in poi sanno padroneggiare con sempre maggior facilità i mezzi digitali a tal punto che viene coniato il termine "Intelligenza Digitale". I nuovi strumenti digitali si sostituiscono di fatto all'interazione faccia-faccia, sottraendo tempo prezioso al gioco e alle relazioni umane: il semplice gesto dello scorrimento delle dita su un piano liscio (come quello dei touch-screen) impoverisce inevitabilmente l'esperienza tattile, ottica e acustica fondamentale per lo sviluppo del cervello del bambino. Gli stimoli emotigeni provenienti dalle tecnologie possono portare ad un sovraccarico informazionale (Information Overload) con la conseguente desensibilizzazione emotiva del bambino connessa all'abuso dei dispositivi, in particolare TV e Videogiochi violenti. Tutto questo può portare in età pre-adolescenziale ad una devianza nelle condotte e stili di vita a rischio. Oltre a questo, si apre un capitolo importante legato al valore legato al piacere che i Nuovi Media tecnologici sono in grado di fornire ai Nativi Digitali, aprendo così lo scenario di una potenziale Dipendenza Tecnologica e, di conseguenza, legato al Disturbo da Gioco su Internet, come la "Sindrome da Videogiochi". Demonizzare le nuove Tecnologie, comunque, non rappresenta la soluzione e porterebbe ad una discussione sterile, mentre assume rilevanza maggiore il concetto di "limite", ossia l'introduzione di limiti e cautele
annasaraliberati

Analfabetismo digitale - 2 views

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    In questo interessante articolo viene affrontato il tema dell'analfabetismo digitale (o informatico), ossia l'incapacità di utilizzare, leggere, scrivere, reperire informazioni etc. su internet ed altre tecnologie digitali. Esistono varie ragioni per cui ancora oggi si assiste a questo fenomeno: dalle caratteristiche socio-demografiche alla tecnofobia (definita come paura o rifiuto irrazionale della tecnologia) fino alla difficoltà di "stare al passo" con la rapida evoluzione del mondo digitale stesso e la conseguente impossibilità di aggiornare le proprie competenze in merito. Esistono quindi analfabeti digitali "assoluti" e "relativi" e per capirne la tipologia e l'incidenza nel territorio sono stati messi a punto diversi indicatori per valutare la tipologia ed il grado di impedimento informatico di queste persone. I dati presentati nell'articolo risalgono al 2009, e pertanto non sono aggiornati, tuttavia stando all'ISTAT (fonte: https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/rapporto-istat-litalia-e-indietro-sulle-competenze-digitali-ecco-che-fare/) ad oggi l'Italia risulta ancora molto indietro in materia di competenze digitali, con una media nazionale di analfabetismo digitale di ben il 58,4% (2019) distribuito equamente in tutte le Regioni. Si sottolinea dunque l'importanza e l'esigenza di una educazione ai media più incisiva, inclusiva ed accessibile.
faithmost

ATTIVITÁ DI MEDIA EDUCATION NELLA SCUOLA DELL'INFANZIA - 6 views

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    In questo articolo è descritto il progetto di media education attuato in una scuola dell'infanzia italiana e poi ripetuto in un altro istututo in tempi diversi tenendo conto del contesto socio-economico del territorio e delle fasce d'età dei bambini coinvolti. E' emerso che a tre anni è opportuno lavorare con le immagini e le fotografie (la funzione espressiva, la dimensione etica, l'importanza del sé e della propria immagine), a quattro anni con la televisione (selezione dei contenuti, tempi di visione, problemi di proiezione e identificazione) e a cinque anni con il tablet attraverso specifiche attività. Inoltre è risultato cruciale il coinvolgimento collettivo delle famiglie (meeting, questionari, lavori di gruppo) per la discussione e la riflessione sui problemi correlati alla gestione degli strumenti digitali. Presupposto che il livello di civiltà di una società è direttamente proporzionale all'importanza e la cura dell'aspetto educativo-formativo delle nuove generazioni, considerando il fortissimo impatto che lo sviluppo tecnologico e la media education hanno su di esse, si ritiene auspicabile una corretta declinazione della stessa, al fine di perseguire il suddetto obbiettivo formativo. Considerando l'evidente difficoltà del sistema scolastico ad essere all'unisono con lo sviluppo e l'utilizzo tecnologico, nonostante i progressi degli ultimi anni, e considerando anche la differenza tra i contenuti a cui i bambini sono esposti quando sono a casa e quelli affrontati in classe, è fondamentale comunque che ci sia una volontà di miglioramento, con un atteggiamento di critica e di costruttivo orientamento della funzione e dell'utilizzo della media education. Pertanto essendo il sistema scolastico un sistema complesso, è evidente che possa mostrare delle criticità nell'adeguamento immediato ai tempi dello sviluppo tecnologico, è però fondamentale che come struttura formativa non rinunci alla propria funzione educativa e di orientamento consapevole de
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    L'articolo illustra un'esperienza di ME in un'ottica di curriculum digitale verticale, svolta presso due scuole d'infanzia in due comuni del varesotto, durante gli A.S. 2017/18 e 2018/19. Essa nasce dalla consapevolezza che i bambini in età pre-scolare sono già immersi nelle nuove tecnologie e le utilizzano spesso in maniera impropria, mentre i genitori sembrano poco consapevoli dell'importanza di dare loro delle regole. La sfida è stata quella di intraprendere un simile progetto con bambini così piccoli, coinvolgendo le famiglie attraverso attività pratiche che li aiutino a ragionare e a dare loro consigli utili per un'educazione digitale adeguata da impartire ai loro figli. Le finalità sono: sviluppare una cittadinanza digitale attiva e realizzare specifici obiettivi di apprendimento come saper riconoscere il valore di una foto; prendere consapevolezza della necessità di tutelare la propria immagine e rispettare quella altrui; dare valore al tempo che si dedica ai dispositivi tecnologici e limitare l'uso dei media; ecc.. Il metodo didattico sperimentato è l'EAS di Rivoltella. Il lavoro svolto con i bambini e con i loro genitori è stato significativo; dalla riflessione nei gruppi è stato possibile trarre spunti rilevanti, che sono stati tradotti in un decalogo digitale.
giovannicipriani

Piano d'azione europeo per l'istruzione digitale 2021-2027 - 4 views

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    L'articolo pubblicato il 24/10/2022 su www.latteseditori.it, a cura di Viviana Rossi e Maria Enrica Bianchi, vuole presentare il "Piano d'azione europeo per l'istruzione digitale 2021-2027". L'articolo presenta alcuni dati rilevati dal rapporto DESI del 2020 relativi ai livelli di alfabetizzazione digitale dei cittadini europei, ponendo l'accento sulla situazione dell'Italia, che ci vede all'ultimo posto in Europa. In seguito si focalizza sul piano d'azione per l'istruzione digitale attivato dalla comunità europea, che non punta a sostituire la normale attività in presenza, considerata più efficace, ma a fornire strumenti di rinforzo e potenziamento dell'apprendimento tramite le tecnologie digitali. Si pone infine l'attenzione su come sia necessario per il futuro trovare strategie che garantiscano inclusione e accessibilità all'istruzione digitale.
loredanagiustino

Prof. Luciano Floridi - L'opera d'arte nell'epoca della sua manipolabilità di... - 2 views

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    Questo video è tratto dall'inaugurazione dell'anno accademico 2016-2017 dell'Alma Mater Studiorum Università di Bologna, avvenuta in data 18/11/2016, in cui è intervenuta un'autorità a livello internazionale, docente di filosofia ed etica dell'informazione all'Università di Oxford, ossia il filosofo Prof. Luciano Floridi, il quale in forma molto ironica, mantenendo in tal modo attiva l'attenzione del suo pubblico compresente e non, ha parlato dell'opera d'arte e del suo significato nell'epoca digitale. Si può considerare la natura di questo intervento, interdisciplinare, in quanto il Prof. Floridi, ha integrato filosofia, scienza, antropologia, religione, arte e tecnologia. Egli sottolinea che con la "secolarizzazione" si è intrapreso un percorso nel quale l'essere umano si è considerato un essere potente, speciale, al centro del mondo, ma che in realtà studi specifici hanno "smontato" tale convinzione, portando l'individuo a comprendere di essere semplicemente in periferia, di essere "l'organizzatore di una festa piuttosto che il festeggiato". Nell'era attuale si potrebbe dire che l'essere umano sia un "open software" o più elementarmente un viaggiatore che segue un percorso al quale vuole dare un significato in tanti modi ed uno di questi è l'arte. Egli afferma che l'opera d'arte nell'era digitale sia un'informazione che ha tre visioni: Informazione "come", "su" e "per" qualcosa.
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    Tra i vari esempi che cita vi è la "mesin art", ovvero un nuovo movimento artistico che consta nel ridisegnare certi contenuti in vista creativa. Concretamente ciò significa utilizzare la creatività per decidere cosa selezionare, come mettere insieme i pezzi etc. che evoca l'intelligenza ipertestuale (innata, presente anche negli animali) e quella che De Kerckhove definiva connettiva e che altri autori definivano cognizione distribuita, sviluppatasi maggiormente nell'era della digitalizzazione. Ciò è strettamente inerente alle abilità di base della media litercy, tra cui "l'appropriazione", ossia l'abilità di campionare e miscelare contenuti mediali dando loro un significato. Gli artisti infatti, soprattutto all'inizio si appropriano e trasformano le opere di altri artisti e la digitalizzazione rende il tutto più semplice. Ma anche nei classici ciò era presente, si pensi ad Omero che ha miscelato i miti greci per costruire l'Iliade e l'Odissea. Si può dire essere una base da cui parte la creatività. Al contempo però, il Prof. Floridi evidenzia che il digitale si presta abbastanza bene anche a creare la "cattiva" arte che identifichiamo nel falso, nella copia e nel cattivo gusto, sottolineando che non si può per questo pensare che il digitale distrugga l'arte, perché queste forme di "bruttezza" vi erano anche in assenza di digitale, seppur meno presenti e meno facili da attuare. Egli conclude il suo intervento ricordando al pubblico che "l'arte è parte della dignità umana" e che tra le altre capacità, l'umanità ha anche la capacità di esprimere se stesso in modo artistico e ciò continua ad essere valido anche nell'era digitale nelle modalità spiegate.
pminichiello

Alfabetizzazione digitale d'Italia, missione urgente e necessaria - 6 views

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    L'autore dell'articolo, del 6 dicembre 2019 del sole 24 ore, richiama l'attenzione alla necessità di alfabetizzare digitalmente l'Italia. Rispetto al 28 paesi europei sono stati fatti finora passi avanti sul fronte della copertura a banda larga e veloce e lentamente ma a buon punto per lo spetto 5G. Rimane invece indietro nella classifica per quel che riguarda il numero dei cittadini capaci di utilizzare al meglio Internet o di famiglie che addirittura non posseggono una connessione; l'articolo riporta i dati del Desi, l'indice di digitalizzazione dell'economia e della società con la classifica Censis 2018, di capacità di utilizzo di internet da parte dei cittadini. Il commissario straordinario per il digitale Luca Attias, ha portato avanti il lavoro di Diego Piacentini e il suo team per lo sviluppo di servizi pubblici digitali usufruibili facilmente dai cittadini. Inoltre lo stesso Attias e collaboratori sono riusciti a portare il tema del digitale nell'agenda del Governo affinché se ne prenda atto nella politica e nella pubblica amministrazione e lanciando l'iniziativa Repubblica Digitale per lo sviluppo nella popolazione del corretto utilizzo delle tecnologie e dei servizi digitali. L'ulteriore sfida è quella di introdurre stabilmente il digitale nelle scuole anche con docenti competenti e specializzati. Mario Mezzanzanica, dell'università Bicocca di Milano, sostiene che la scuola che dovrebbe essere fra le prime ad occuparsi di alfabetizzazione digitale è rimasta un po' indietro ma sono nate già diverse iniziative, anche se in fase sperimentale, di aziende, privati e università che se ne occupano. Quella di aumentare l'alfabetizzazione e le competenze digitali, rimane per Mezzanzanica una esigenza urgente, poiché rientrano fra le esigenze di inclusioni sociali ed economiche del nostro paese, che con il 5G diventeranno sempre più all'avanguardia. La nota positiva è che molte aziende italiane dedite all'export, sono già in grado di utilizzare i softwa
cpugliese1

Saggezza digitale e assenza genitoriale: come affrontare l'educazione - 3 views

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    Nell'articolo pubblicato dalla redazione di Varese news sono illustrate le tematiche discusse nel convegno intitolato "Adolescenti e rete" tenutosi all'Università degli studi dell' Insubria presso l'aula Magno Carlo Cattaneo, in collaborazione con la Fondazione Comunitaria del Varesotto Onlus che si è tenuto nei giorni 20,21 e 26 marzo dell'anno 2019.I principali punti del medesimo convegno affrontano il tema delle nuove frontiere della relazione educativa, della saggezza digitale e l'assenza dei genitori verso i giovani adolescenti che utilizzano la rete virtuale. Viene sottolineato dal Dottor Claudio Tosetto, nonché responsabile scientifico dell'adunata, come gli adulti identifichino con i termini touch generation, nativi digitali e millenials i giovani e bambini che instaurano con la rete e le nuove tecnologie un" rapporto unico e recondito "circoscritto gelosamente;una relazione che si appropria di tutti i loro ambienti,relazioni sociali e campi della loro esistenza.Si discute di come gli adolescenti abbiano sviluppato capacità multitasking nelle diverse situazioni, raccogliendo infinite informazioni, facendo provare e ricercare emozioni in rete che ,prima venivano esperite e misurate esclusivamente nella vita reale di tutti i giorni, ed ora si ricercano nei new media grazie alla facile accessibilità nella rete internet tramite, ad esempio, gli smartphone che tutti i ragazzini possiedono e attraverso un semplice touch portano a qualsiasi fonte di interesse.Se da un certo punto di vista l'accesso al digitale produce benefici, capacità, permette di raccogliere informazioni e creare socializzazioni vi è uno sguardo alla non bontà di queste nuove tecnologie in quanto potrebbero portare a situazioni ambigue,difficili da gestire ed anche pericolose;a tal proposito vi è la necessità che la società spinga verso l'informazione,favorendo ed incoraggiando l'uso della rete in modo adeguato attraverso le principali vie di formazione;scuola,comunità e genitori.
sabrinaf-

Cittadinanza digitale | Educazione civica | Rai Scuola - 1 views

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    Quando si parla di cittadinanza digitale ci si riferisce alla capacità - e alla possibilità - per i cittadini di partecipare alla società attraverso mezzi e strumenti digitali. Il focus si centra sulla creazione di nuove modalità d'accesso a servizi già esistenti e la creazione di nuovi servizi. In una realtà sempre più informatizzata, oggi essere cittadini digitali significa partecipare alla vita pubblica usando in modo consapevole gli strumenti tecnologici, in un'ottica di sviluppo del pensiero critico. Significa saper effettuare pagamenti elettronici e poter dialogare con i servizi online della Pubblica Amministrazione. Significa rispettare un galateo digitale nei social network, essere in grado di proteggersi dalle truffe in rete e osservare norme come il rispetto della privacy e del diritto d'autore. Ma non è un percorso senza ostacoli, primo fra tutti il "digital divide" ovvero il divario fra chi ha accesso a Internet e chi invece, per scelta o meno, non ce l'ha. Questo video, rivolto principalmente agli studenti della scuola secondaria di secondo grado, spiega, secondo me, in maniera chiara e comprensibile i concetti che sono alla base della cittadinanza digitale. Trovo che la scelta di usare un video per spiegare il significato di cittadinanza digitale piuttosto che un altro mezzo di comunicazione sia strategica in quanto ci si rivolge soprattutto a fruitori di giovane età abituati ad acquisire informazioni attraverso canali digitali piuttosto che attraverso altri canali ormai obsoleti.
rmarraffa72

Disinformazione: perché la vera chiave di contrasto è la democrazia digitale ... - 11 views

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    L'articolo, di Marco Giacobazzi (Agenda Digitale.eu) pone un focus sulla necessità di democrazia digitale e media education, come chiave di contrasto alla disinformazione: solo un approccio sistemico, che tenga conto di tutte le dimensioni dell'ecosistema mediale (tecnologica, semiotica e politica) può offrire un'analisi sulla disinformazione, libera da determinismi, soluzionismi e paternalismi. Alla crescita della dipendenza dalle tecnologie dell'infosfera non corrisponde una eguale distribuzione delle competenze digitali nei cittadini e di accesso alle informazioni, ottenibili intervenendo anche politicamente sulla società con attività di regolazione, e superando così i limiti di un approccio individualista all'alfabetizzazione, promosso dalla sola media literacy, che, facendo leva su valutazioni di tipo costi-benefici, scaricherebbe sugli individui la responsabilità della propria educazione mediale. Perché l'uguaglianza non sia solo formale, ma anche sostanziale, bisogna educare alla complessità del mondo mediale, all'interno del più ampio framework della Media Education, per aumentare la comprensione condivisa, e allo stesso tempo è necessario l'intervento delle istituzioni, all'interno di un quadro tecnopolitico di digitalizzazione della vita sociale che permetta di superare quei meccanismi identitari, emersi dalla logica degli algoritmi, che, attraverso clickbait e inserzioni pubblicitarie, rispondono a interessi economici e non democratici.
dianarestina

DIDATTICA DIGITALE: LA SCUOLA CAMBIA CON LA SOCIETÀ - 8 views

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    L'articolo descrive l'importanza di una didattica digitale nelle scuole, più adatta ai tempi che stiamo vivendo, rispetto a un'educazione tradizionale. Le Organizzazioni Internazionali, compresa l'Unione Europea, spingono verso un'educazione di questo tipo, mirando all'acquisizione di competenze specifiche attraverso un insegnamento interattivo che permetta agli studenti di sentirsi partecipi e attivi nel processo di apprendimento. Alcuni ricercatori, a tal proposito, individuano tre dimensioni generali di competenze da acquisire: competenze tecniche, etiche e cognitive. La diffusione del digitale ha avuto conseguenze fisiologiche sullo sviluppo del cervello umano: ad esempio nella capacità di prendere decisioni e nell'abilità di filtrare le informazioni. Per gli studenti con speciali bisogni educativi, certi strumenti possono permettere di compensare le problematicità e facilitare quindi anche l'inserimento sociale. Nell'articolo viene sottolineata l'importanza della figura dell'insegnante come mediatore nell'acquisizione di certe competenze, che ha il ruolo, non solo di trasmettere certe conoscenze, ma di fornire linee guida per l'apprendimento, di controllare i processi per la sicurezza degli studenti e rendere i sistemi multimediali funzionali all'apprendimento di tutti. Gli studi in merito all'apprendimento hanno concluso che, a verificare l'effettiva comprensione di certi argomenti c'è una "costruzione di significato", ovvero le informazioni che si ricevono vengono collegate a conoscenze preesistenti e, con l'integrazione di queste, viene ricostruita una nuova conoscenza più ampia e dettagliata. Bruner già nel 1986 parlava di tre caratteristiche fondamentali per l'apprendimento: Costruttiva; Socio culturale (dove c'è attenzione al contesto); Situato (legato a una situazione ottenuta dalla realtà). Nel documento "Raccomandazione 2006/962/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 18 dicembre 2006, rel
giovanni59

La Cittadinanza Onlife e il contrasto alla 'povertà educativa digitasle' - 7 views

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    Dal 2021 (CREMIT) l'Università Cattolica ha utilizzato un nuovo costrutto: "povertà educativa digitale" per ampliare il concetto di "digital divide" legato alla privazione di tecnologie di accesso alla Rete, questo concetto si riferisce alla carenza di competenze digitali, ovvero carenza educativa, intese come nuovi alfabeti necessari nella società post-mediale per analizzare e fruire dei diversi contenuti digitali da parte degli "spettautori" del social Web e "cittadini onlife". Gli autori hanno presentato vari testi su questo costrutto (Pasta, Rivoltella, 2022), basandosi su uno strumento di rilevazione di dati su 1.976 studenti di 112 classi in 39 scuole secondarie di I grado di tutta Italia (Marangi, Pasta, Rivoltella, 2022). Né è nato un progetto triennale "Connessioni digitali" (2021-24) realizzato dal Cremit, Save the Children e la Cooperativa Edi Onlus e che coinvolge 100 scuole secondarie di I grado per un totale di 6.000 studenti e 400 insegnanti. Il progetto inserito nella didattica biennale di educazione civica basandosi su quanto teorizzato dagli autori, in merito alla povertà educativa digitale, si è strutturato in quattro newsroom (Scrittura online, Podcast, Digital Storytelling, Marketing sociale). Seguirà alla conclusione del primo anno didattico una valutazione di quanto realizzato dalle classi coinvolte rilevando la creatività e la capacità di produrre narrative e prodotti comunicativi per contrastare la povertà educativa digitale, utilizzando le quattro dimensioni di uso del digitale: l'accesso, l'analisi, la valutazione e la produzione. Infine, si valuterà come l'acquisizione di competenza digitale, sia un processo che consente il passaggio a future competenze per l'ambito lavorativo, che si attiva solo se si è capaci di trasformare le competenze individuali in pratiche sociali e nella costruzione di un vero e proprio design interpretativo e produttivo.
rmaracchioni

Digital media consumption and fake news as a challenge to lifelong learning - 1 views

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    Nell'articolo di Susanne Shumacher e Barbara Gross si evidenzia come il pensiero critico e l'alfabetizzazione digitale siano competenze chiave nell'era dell'informazione, cruciali per combattere la disinformazione e promuovere un'educazione efficace e duratura. Nello specifico la ricerca pone un forte accento sull'importanza dell'alfabetizzazione digitale come parte integrante dell'apprendimento permanente (lifelong learning): è fondamentale ricordare che l'alfabetizzazione digitale dura per tutta la vita e non si esaurisce in un singolo periodo di formazione. Si parla infatti di un percorso di sviluppo continuo, necessario per affrontare le sfide poste dai cambiamenti rapidi della società e della cultura digitale, che coinvolge gli studenti ma anche e soprattutto gli insegnanti. Le autrici, Susanne Schumacher e Barbara Gross, sono ricercatrici attive nel campo dell'educazione mediale e dell'alfabetizzazione digitale presso l'università di Bolzano. Hanno collaborato in studi e pubblicazioni sul tema dell'educazione civica digitale, in particolare focalizzandosi su come affrontare la disinformazione e le fake news nel contesto educativo. Il loro lavoro si concentra sulla necessità di promuovere l'alfabetizzazione mediale e lo sviluppo di competenze critiche nei giovani, per prepararli a navigare in un ambiente digitale complesso e in continua evoluzione. Barbara Gross è nota per diversi studi sull'educazione multiculturale e il multilinguismo (https://www.tu-chemnitz.de/phil/ipp/jun_prof/professur/inhaber.html.en) e Susanne Shumacher per approfondimenti di natura pedagogica anche sulla formazione degli insegnanti (testo in tedesco ma facilmente traducibile con facili strumenti on line https://mediarep.org/server/api/core/bitstreams/da639d6f-f72f-455e-bf50-f0a536ec8ed8/content).
simonepoggi

Il Piano nazionale scuola digitale e il digital divide dell'istruzione italiana - 3 views

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    In questo articolo, scritto da Anna Sabatini, direttore dell'Ufficio scolastico regionale del Molise, ad inizio anno scolastico 2016/17, viene spiegato il "piano nazionale scuola digitale" del programma Buona scuola. I punti chiave che la Dott.sa Sabatini sottolinea sono: la responsabilità della scuola di puntare verso l'innovazione e di formare docenti specializzati nel PNSD. L'articolo continua presentando la nascita di una nuova figura all'interno del complesso scolastico: l'animatore digitale e il team di innovazione. Non ultimo è stato definito un importante obiettivo che è la creazione di laboratori e ambienti didattici e innovativi. La Dott.sa Sabatini sottolinea come questo progetto PNSD ha il fine di colmare quel Gap sottolineato dall'Ocse che ha fissato in 15 anni il "digital divide" che separa l'Italia dagli standard della scuola europea.
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