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franceschisimo

Giovani sguardi sulla media education - 4 views

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    La Media Education (ME) pone tra i suoi obiettivi quello di dotare i soggetti delle competenze necessarie per leggere e analizzare i messaggi veicolati dai media e per entrare attivamente a far parte del loro processo produttivo. Partendo dalle parole dei reali protagonisti del mutamento descritto, questo articolo vuole problematizzare il rapporto minori-nuove tecnologie per ciò che riguarda le attività mediaeducative che si rivolgono ai ragazzi. Il fine ultimo è quello di fornire a insegnanti, educatori e adulti in genere spunti utili per creare assieme ai più piccoli discorsi e pratiche capaci di riposizionare gli usi delle tecnologie mediali all'interno delle attività quotidiane, in linea con ciò che suggeriscono gli approcci più recenti che riguardano la ME. Questo articolo si sviluppa attorno ai risultati di ricerca che ha coinvolto un istituto scolastico secondario di primo grado (circa 300 studenti) in cui è stato svolto un progetto di digital media education rivolto a ragazzi, insegnanti e genitori. Il materiale empirico è composto da 62 ore di osservazione etnografica svolte durante gli incontri con i gli studenti dell'istituto e i questionari di gradimento raccolti al termine del progetto. L'obiettivo della ricerca è quello di comprendere, a partire dalla voce dei ragazzi, cosa questi pensino della media education, quali aspettative abbiano e in che modo rispondano agli stimoli e alle attività che gli vengono proposte. Il fine ultimo è quello di fornire strumenti interpretativi e operativi utili a creare discorsi e pratiche capaci di intersecare le pratiche mediali e le attività quotidiane dei giovani.
veliadauria

1- MED Introduzione alla MediaEducation. Conduce Maria Ranieri - YouTube - 1 views

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    Video esplicativo sulla Media Education
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    La ME, ovvero, il processo di insegnamento/apprendimento centrato sui media, ha come risultato la Media Literacy, cioè, il saper leggere e scrivere i media. Obiettivi di tale strategia sono lo sviluppo di capacita' di comprensione critica e partecipazione attiva permettendo chi apprende di imparare ad utilizzare le piattaforme digitali in modo consapevole. L'insegnamento della Media Education libera il campo da un'interpretazione sbagliata di tale strategia educativa, in quanto, essa non insegna ad utilizzare le strumentazioni,ma ad apprendere tramite il loro utilizzo perche' costituiscono un aiuto all'acquisizione della conoscenza. Ci si interessa quindi di aspetti culturali e non tecnici. Le origini di tale metodo partono addirittura dagli anni '30, ma negli anni '60 si ha una resistenza verso i media. Negli anni '70- '80 essi vengono rivalutati in chiave culturale per poi assumere negli anni '90 un carattere di empowerment incoraggiandone l'utilizzo. La ME affronta quindi le dimensioni di etica, tecnologia e cognizione, in quanto, l'etica è correlata all'uso consapevole degli strumenti, la tecnologia riguarda l'uso corretto di queste ultime e la cognizione è la capacita' di comprensione dei contenuti mediali. Altro aspetto etico riguarda i social network, i quali hanno fatto sollevare la problematica di difesa della propria identita' e di protezione dal fenomeno del cyberbullismo. Si interroga quindi dell'ambito relazionale e patologico connesso alle piattaforme sociali.
anonymous

E' tempo di connettersi! La Nomofobia e la paura di essere offline. - 2 views

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    Interessante articolo del Prof. RUGGIERO Maria Giovanni, medico chirurgo e specialista in Psichiatria e Psicoterapia cognitiva, Direttore di "Psicoterapia Cognitiva e Ricerca", Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Cognitiva, Milano e Bolzano; Responsabile Ricerca di "Studi Cognitivi", Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Cognitiva, Milano, Modena e San Benedetto del Tronto; Professore presso la Sigmund Freud University Milano. L'articolo è stato pubblicato nel 2015 sulla rivista online "State of Mind", giornale di scienze psicologiche, ed offre un breve "ritratto" di una patologia, la nomofobia, legata all'utilizzo indiscriminato dei nuovi media e di internet in particolare. Dapprima pone alcuni interrogativi ai quali, dice, non è facile rispondere: "Siamo davvero drogati di connessione sociale, o siamo da sempre animali politici come scriveva Aristotele, ovvero scimmie bisognose di riconoscimento, di una droga relazionale? Hanno ragione i pessimisti conservatori o gli ottimisti che sperano nel progresso? Sbagliano i disincantati, anche se non lo ammetteranno mai, oppure i fiduciosi, e anche loro non lo ammetteranno mai?"; Infine dettaglia alcuni sintomi che rendono riconoscibile la patologia in questione.
marialauracaste

Family Engagement with Digital Math Activities Helps Children Develop Spatial Skills | ... - 2 views

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    L'uso di tecnologia da parte di bambini anche molto piccoli è sicuramente in crescita. L'uso di videogiochi appositamente sviluppati può essere, in alcuni casi, uno strumento utile per sviluppare nei bambini alcuni prerequisiti utili per il loro successivo processo di apprendimento. L'articolo del Time di Heather Sherwood and Ashley Lewis Presser dell'Education Development Center illustrano una serie di applicazioni, sviluppate nel centro americano, in grado di potenziare la capacità di orientamento spaziale dei bambini, capacità fondamentale per lo sviluppo del successivo pensiero logico matematico. L'aspetto ludico, accompagnato possibilmente dal positivo coinvolgimento emotivo che si può generare giocando con i genitori, rendono i videogiochi educativi un interessante opportunità, ormai ampiamente diffusa, sia nel campo dello sviluppo tipico sia in quello della riabilitazione nei casi di disordini dello sviluppo in età infantile.
marialauracaste

Taiwan: Schoolkids to Be Taught How to Identify Fake News - 4 views

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    Secondo la definizione dell'Unione Europea, la media literacy è la capacità di accedere, capire e creare attraverso i media. La capacità di capire i contenuti dei media coinvolge sia le capacità personali di distinguere le notizie oggettive da quelle prodotte da soggetti con una forte visione "di parte", sia il saper distinguere i video tecnicamente originali rispetto a quelli creati ad hoc. L'articolo del Time di Nicola Smith illustra l'iniziativa dello stato di Taiwan di implementare un nuovo curriculum scolastico in "Media literacy". Il paese asiatico cerca in questo modo di controllare il fenomeno di disinformazione mediatica particolarmente evidente in una zona del mondo che vive sotto l'influenza ostile della vicina Cina, paese tra l'altro con enormi capacità informatiche.
mirkatempra

Clash-Back, un videogame per dialogare con adolescenti in difficoltà. - 4 views

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    Ci sono giochi e giochi e questo non è un classico gioco bensì giocando vengono simulati comportamenti. Clash Back è un simulatore per adolescenti in difficoltà con l'obiettivo di entrare in contatto sul terreno digitale con i giovani di questa nuova generazione, sempre iperconnessi. Questo gioco mette in risalto un aspetto di oggi dell'era digitale : i rapporti tra figli adolescenti e genitori diventa virtuale, cercando di stabilire un dialogo. C'è il supporto online di uno psichiatra che valuta la situazione e lascia commenti, ovviamente anche lui fornito del suo avatar.
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    Come bene esprime il titolo, è il gioco che dà la chiave d'accesso al mondo ermetico dei giovani, che oggi più che mai è ostico in quanto i giovani oltre a vivere lontano dal mondo adulto la loro adolescenza con le difficoltà annesse al periodo che vivono,sono catapultati nelle loro realtà virtuali. Ritengo che Clash-Back è un valido supporto per il terapista.
quattrodia1964

Insegnare al tempo dei "nativi digitali". - Pier Cesare Rivoltella - YouTube - 3 views

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    Questo video tratto dall'11° convegno su "Educazione, apprendimento e nuove tecnologie - Dagli asili nido in su." del maggio 2015, trasmette l'intervento conclusivo del Prof. Pier Cesare Rivoltella, ordinario di Didattica e Tecnologia dell'Istruzione all'Università Cattolica di Milano. Una lezione del docente che riassume in 10 tesi quanto emerso dal convegno e che racchiude molti degli importanti concetti inerenti all'educazione da noi affrontati nel corso, l'approccio attuale tra metodo e tradizione e in particolare l'educazione ai nuovi media e le sue opportunità (riferendosi principalmente alla figura dell'insegnante ai quali è diretto il convegno). Quaranta minuti a mio parere molto interessanti e per qualche momento anche divertenti, che mi hanno aiutato ad approfondire la materia e che condivido con voi con entusiasmo. Vengono affrontate tematiche che vanno da quella dei 2 diversi punti di vista o ambiti di lavoro nella scuola, da non confondere tra loro: la Media Education e la Education Technology, il primo quale lavoro sui linguaggi mediali (Media Literacy) e in genere sui media come artefatti culturali rispetto ai quali educare gli studenti allo sviluppo del pensiero critico (in modo particolare nel downlad) e alla responsabilità (nell'upload, verso una cittadinanza digitale corretta), per passare alla logica integrativa che vede la tecnologia digitale non come qualcosa che sostituisce ma che integra, senza cadere nel determinismo tecnologico poichè il reale problema non è la tecnologia di per sé, bensì le pratiche dei pari e degli adulti.
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    Qui inserisce un aspetto per me basilare da cui parte la Media Education (al di là del difensivismo culturale) ossia che sono i soggetti/bambini che fanno qualcosa con i media e non i media che fanno qualcosa ai bambini (..."poi i media fanno la loro parte e possono generare a certe condizioni dipendenza...mobili e sempre connessi colonizzare i ns tempi") e afferma che ciò è assolutamente da leggere ed integrare nei contesti sociali nei quali essi operano (..."è comodo leggere tutto i termini di determinismo tecnologico perchè significa affrancarsi dalle proprie responsabilità"). Affronta altresì il discorso dei media quale curricolo, curricolo digitale di cui parla la comunità europea, una delle 8 competenze chiave di cittadinanza che ha a che fare con le singole competenze di base degli studenti, necessarie per divenire cittadini digitali attivi. Altro concetto affrontato l'apprendimento per scoperta, la didattica basata sull'esperienza grazie all'utilizzo dei media digitali e sociali che sono per Rivoltella macchine autoriali ossia "cose con cui posso fare cose", mettendo al centro dell'apprendimento il sistema mente, cervello e corpo e quindi testa ed emozioni. Per un apprendimento duraturo (Piaget). Parla dei contenuti digitali esistenti in ampia quantità e qualità che è necessario insegnare a selezionare, aggregare costruendo apparati paratestuali, di applicazioni digitali che devono essere inserite in cornici metodologiche per non rimanere strumentali e ultimo ma non per importanza di nativi digitali, una definizione quest'ultima che il professore cerca di fare rientrare nei limiti di una mutazione epigenetica e non genetica (..."il cervello di chi usa il cellulare è diverso da chi non lo usa ma anche quello di chi gioca a tennis da chi non gioca"), ponendosi in una posizione critica rispetto ad un affermazione di intelligenza digitale di cui forse potremo parlare in termini evolutivi tra milioni di anni....
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    In conclusione, parlando di un modello scolastico attuale che non funziona in cui la dispersione è del 20% verso il basso, in cui l'educatore si deve "schiodare da un eccessiva frontalità" ma non per questo negare la tradizione, se la tradizione e quindi la scuola quale ambiente formale non abbraccia l'innovazione e quindi la cultura informale contemporanea educando ai media, non è possibile che la scuola possa salvaguardare e sopravvivere a se stessa: la tradizione è innovare.
faithmost

ATTIVITÁ DI MEDIA EDUCATION NELLA SCUOLA DELL'INFANZIA - 6 views

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    In questo articolo è descritto il progetto di media education attuato in una scuola dell'infanzia italiana e poi ripetuto in un altro istututo in tempi diversi tenendo conto del contesto socio-economico del territorio e delle fasce d'età dei bambini coinvolti. E' emerso che a tre anni è opportuno lavorare con le immagini e le fotografie (la funzione espressiva, la dimensione etica, l'importanza del sé e della propria immagine), a quattro anni con la televisione (selezione dei contenuti, tempi di visione, problemi di proiezione e identificazione) e a cinque anni con il tablet attraverso specifiche attività. Inoltre è risultato cruciale il coinvolgimento collettivo delle famiglie (meeting, questionari, lavori di gruppo) per la discussione e la riflessione sui problemi correlati alla gestione degli strumenti digitali. Presupposto che il livello di civiltà di una società è direttamente proporzionale all'importanza e la cura dell'aspetto educativo-formativo delle nuove generazioni, considerando il fortissimo impatto che lo sviluppo tecnologico e la media education hanno su di esse, si ritiene auspicabile una corretta declinazione della stessa, al fine di perseguire il suddetto obbiettivo formativo. Considerando l'evidente difficoltà del sistema scolastico ad essere all'unisono con lo sviluppo e l'utilizzo tecnologico, nonostante i progressi degli ultimi anni, e considerando anche la differenza tra i contenuti a cui i bambini sono esposti quando sono a casa e quelli affrontati in classe, è fondamentale comunque che ci sia una volontà di miglioramento, con un atteggiamento di critica e di costruttivo orientamento della funzione e dell'utilizzo della media education. Pertanto essendo il sistema scolastico un sistema complesso, è evidente che possa mostrare delle criticità nell'adeguamento immediato ai tempi dello sviluppo tecnologico, è però fondamentale che come struttura formativa non rinunci alla propria funzione educativa e di orientamento consapevole de
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    L'articolo illustra un'esperienza di ME in un'ottica di curriculum digitale verticale, svolta presso due scuole d'infanzia in due comuni del varesotto, durante gli A.S. 2017/18 e 2018/19. Essa nasce dalla consapevolezza che i bambini in età pre-scolare sono già immersi nelle nuove tecnologie e le utilizzano spesso in maniera impropria, mentre i genitori sembrano poco consapevoli dell'importanza di dare loro delle regole. La sfida è stata quella di intraprendere un simile progetto con bambini così piccoli, coinvolgendo le famiglie attraverso attività pratiche che li aiutino a ragionare e a dare loro consigli utili per un'educazione digitale adeguata da impartire ai loro figli. Le finalità sono: sviluppare una cittadinanza digitale attiva e realizzare specifici obiettivi di apprendimento come saper riconoscere il valore di una foto; prendere consapevolezza della necessità di tutelare la propria immagine e rispettare quella altrui; dare valore al tempo che si dedica ai dispositivi tecnologici e limitare l'uso dei media; ecc.. Il metodo didattico sperimentato è l'EAS di Rivoltella. Il lavoro svolto con i bambini e con i loro genitori è stato significativo; dalla riflessione nei gruppi è stato possibile trarre spunti rilevanti, che sono stati tradotti in un decalogo digitale.
Luciano Di Mele

Domande sulla Media Education - 12 views

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    L'articolo descrive la media education o MDL come basilare per l'essere umano "l'educazione integrale della persona umana" riferendosi alla definizione di Felini 2012 (non cita la pubblicazione) evidenzia l'importanza del suo utilizzo anche al fine di evitare uno scollamento dell'individuo dalla società in cui vive e non è inserito. Definisce gli obbiettivi della media education non nel ruolo di guardiano del suo utilizzo, ma quello di insegnante di tutte le nuove forme di comunicazione, comunicando, avvertendo dei rischi che si possono correre nel rimanere intrappolati nella rete dalla rete anche data l'inefficacia nel porre solo filtri o muri al suo uso: " il tutto per garantire un utilizzo positivo e costruttivo delle nuove tecnologie, così da permettere loro di diventare uno strumento per il miglioramento della vita propria ed altrui" Esprime una visione pessimistica su un generation digital divide che non può essere colmato, per cui limitarsi ad essere degli osservatori delle abilità dei propri figli ed affidarsi soltanto a dei capaci professionisti per l'insegnamento dell'utilizzo delle nuove tecnologie. La tesi dell'autore che si firma con uno pseudonimo è il portare in evidenza una realtà sull'utilizzo delle psicotecnologie nella quale il genitore è incapace, non è all'altezza e perciò è meglio affidarsi a dei professionisti nel seguire i propri figli; questa tesi esclude le capacità cognitive ed affettive dei genitori per sviluppare un apprendimento significativo utile al proprio figlio ed all'ambiente familiare. Lo scopo visto in questa luce è promozionale all'attività professionale. Nel rivolgersi ad un pubblico generico,molto probabilmente profano dei media, invece tramite un dominio che dal nome sembra riservato agli addetti ai lavori, presumo non riesca a raggiungere il suo pubblico target. Non presenta prove od argomentazioni, fa solo riferimento ad un autore, non citando pubblicazioni od atti di convegni o congressi, non falsifica
federicazari

Disinformazione e propaganda: ecco come smascherare le fake news - 4 views

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    Questo articolo di Andrea de Gardi, giornalista WEF (World Economic Forum) specializzato nell'evoluzione digitale delle attività d'impresa, espone il problema della disinformazione che circola principalmente sui social media, spesso con immagini d'archivio riproposte come breaking news, e suggerisce un elenco di accortezze e azioni che l'utente può intraprendere. Personalmente non credo sia sufficiente un elenco di consigli per combattere il mondo delle fake news: non sempre è facile riconoscerle, dipende da molti fattori talvolta anche emotivi, dalla situazione in cui si trova il soggetto e soprattutto se ciò che leggiamo rafforza una nostra opinione/credenza. Quello che è certo è che non si può insegnare velocemente ad affrontare questo problema che richiede una serie di tecniche per verificare i fatti: e' necessario che gli utenti diventino più autonomi, competenti e critici, occorre una profonda comprensione di come funzionano i media, come comunicano, come rappresentano il mondo, come vengono prodotti e usati. Non si combattono fake news fornendo decaloghi che pretendono di insegnare la distinzione tra verità e falsità ma occorre una comprensione sofisticata. Per questo alla base dell'insegnamento della media education abbiamo il pensiero critico, processo riflessivo nel quale dobbiamo costantemente mettere in discussione i nostri preconcetti e le nostre interpretazioni per evitare che queste notizie, create talvolta per provocare comportamenti aggressivi, diventino un fatto sociale con un forte potere coercitivo sulle decisioni delle persone
michela95

Il Cyberbullismo - 9 views

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    Al giorno d'oggi il fenomeno del Cyberbullismo è in aumento, in quanto sono sempre di più gli utenti che usano i media per sfogare le proprie frustazioni. Come possiamo leggere nel seguente articolo le differenze sostanziali tra bullismo e cyberbullismo, sono l'anonimato del molestatore, che convinto di essere in un "luogo" deresponsabilizzato, o comunque non di facile accesso crede di poter offendere le proprie vittime senza conseguenza alcuna, incosciente dei danni morali che può recare alla persona che si trova " dall'altro lato dello schermo". Un' altra importante differenza è che la vittima di cyberbullismo può ricevere degli attacchi in qualsiasi momento della giornata e quindi non solo durante il contesto scolastico. Un ruolo importante affinchè questo fenomeno si ridimensioni lo hanno la famiglia e la scuola, che dovrebbero cooperare nell'insegnamento dell'uso corretto di tutto ciò che concerne i media e l'uso di social network. I genitori, dovrebbero seguire il figlio minorenne nell'uso della rete, per evitare che esso incoscientemente possa imbattersi in questi comportamenti che spesso vengono sottovalutati.
paolacosentino

How to Make Learning as Addictive as Social Media | Luis Von Ahn | TED - 0 views

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    Nel TED Talk "How to Make Learning as Addictive as Social Media" Luis von Ahn, fondatore di Duolingo, esplora come rendere l'apprendimento coinvolgente utilizzando le stesse tecniche impiegate dai social network. Originario del Guatemala e cresciuto con un'educazione di alta qualità grazie ai sacrifici familiari, von Ahn ha voluto creare un'app per rendere l'istruzione accessibile a tutti, indipendentemente dalle risorse economiche. Ciò è stato reso possibile dal modello freemium che consente agli utenti paganti che non vogliono ricevere pubblicità, e che provengono soprattutto dagli Stati Uniti e dal Canada, di finanziare lo stesso servizio per chi non può permettersi un abbonamento, garantendo così un'educazione di qualità per tutti. Duolingo adotta tecniche psicologiche simili a quelle dei social media, come la gamification, la personalizzazione dell'apprendimento grazie alla grande interazione con i contenuti, presentati in maniera accattivante e l'uso strategico delle notifiche. L'app sfrutta gli "streaks" cioè i punteggi che premiano la continuità di uso per monitorare i giorni consecutivi di utilizzo e invia notifiche 24 ore dopo l'ultimo accesso per incoraggiare il ritorno degli utenti sulla piattaforma. Se l'utente rimane inattivo per sette giorni, riceve una notifica finale con un approccio quasi passivo-aggressivo, simile a un ultimatum materno. Inoltre l'impiego di giochi di difficoltà crescente permette la definizione di obiettivi specifici, misurabili, raggiungibili, motivanti e vincolati al tempo (S.M.A.R.T.), per trasformare l'apprendimento in un'esperienza gratificante e orientata alla crescita personale. Questo modello offre stimoli interessanti per il mondo della scuola e dell'alta formazione.
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