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Home/ Groups/ Psicotecnologie e Processi Formativi - Uninettuno
Claudia Sbuelz

Internet ci cambia il cervello? - 2 views

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    In questo articolo ci si chiede quanto internet cambi fisicamente il nostro cervello. In realtà tutte le nostre esperienze hanno cambiato il nostro cervello; così come la tv, o la scrittura, la stampa, o i telefoni e i cellulari. Viene fatto il paragone dell'utilizzo del cervello da parte dei tassisti che sviluppano maggiormente la parte dell'ippocampo per l'orientamento; internet ci "allena" sempre più a gestire le informazioni astratte. Nella maggior parte dei casi, escludendone l'uso compulsivo ed esclusivo, internet è un complemento di altre maniere di comunicare: in realtà ci fa diventare più "bravi" a gestire la comunicazione, soprattutto se siamo attivi e non soltanto passivi in internet. Non si può pensare che internet costituisca l'unico esercizio mentale ma nemmeno pensare di evitarlo, si eviterebbero anche tutte le opportunità che ci offre.
Romina Mandolini

Psicotecnologie e Neuromedia - 1 views

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    "Dopo tremila anni di espansione, per mezzo di tecnologie frammentarie e meccaniche, il mondo occidentale sta implodendo. Nel corso dell'età meccanica, abbiamo esteso i nostri corpi attraverso lo spazio. Oggi, dopo più di un secolo di tecnologia elettrica, abbiamo esteso il nostro stesso sistema nervoso centrale in un abbraccio globale lungo tutto il pianeta, abolendo sia lo spazio e il tempo. Rapidamente, ci avviciniamo alla fase finale delle estensioni dell'uomo la simulazione tecnologica della coscienza, quando il processo creativo di conoscenza sarà collettivamente e corporalmente esteso all'intera società umana, proprio come abbiamo già esteso i nostri sensi e i nostri nervi grazie ai diversi mezzi di comunicazione" McLuhan, da "Understanding media: the extensions of man", 1964 Questo mio secondo contributo, si apre con una intuizione di McLuhan che ben si riallaccia con quanto presente in questo contributo portato dalla nostra università alla conferenza mondiale Galaxi, lo scorso anno a Barcellona. Il futuro che il campo di ricerca delle psicotecnologie sta determinando, grazie anche a conoscenze attinte dalle neuroscienze. Interazione diretta tra nuovi media e cervello, sistema nervoso e tecnologia senza filtraggi. Ecco la meta verso la quale stiamo camminando.
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    McLuhan è stato più volte riconosciuto come il principale teorico sulla società dei nuovi media e gli atti di questa conferenza lo dimostrano. Mi riaggancio al tuo contributo con questa citazione: "Le uniche funzioni oggi richieste dalla mente umana sono la pura speculazione o la produzione di cervelli meccanici sempre più grandi. Coloro che non sono idonei ad assolvere nessuno dei due compiti - cioè la maggior parte delle persone - sprofondano nella schiavitù cui sono stati perfettamente condizionati. (M. McLuhan)
Silvia Biavasco

Intervista a De Kerckhove - 1 views

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    Dove stiamo andando? "Suppongo che il futuro vada verso lo sviluppo di computer quantistici, cioè basati sul calcolo quantistico, che superando la logica binaria "sì-no" saranno in grado di eseguire operazioni molto più efficaci dei computer classici.
Silvia Biavasco

Intelligenza emotiva: Goleman - 3 views

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    Un audio con un prezioso contributo di Intelligenza emotiva Incapacità di gestire le proprie emozioni. Non saper sostenere felicità, non felicità... Esprimere le emozioni negative?
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    Probabilmente internet e le nuove tecnologie non aiutano ad "allenare" questo tipo di intelligenza, che si affina soprattutto nei rapporti interpersonali. L'intelligenza emotiva è proprio la corretta "gestione" delle proprie emozioni e di quelle degli altri nell'ambito di relazioni interpersonali. In particolare, i nuovi strumenti comunicativi consento di schermare le emozioni e talvolta inducono a tralasciare l'aspetto "emotivo" mostrando un maggior individualismo...
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    Un ottimo contributo per approcciare dal punto di vista pratico, e quindi comprendere meglio le conoscenze teoriche acquisite, il tema dell'intelligenza emotiva. Si tratta di un vero e proprio manuale, ma applica al tema affrontato da De Kekrckhove nell'esplorazione delle diverse tipologie di intelligenza.
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    Veramente interessante ed esplicativo. in pochi minuti vengono riassunti i 5 segreti dell'intelligenza emotiva che si possono riassumere in 1) capacità di gestire le proprie emozioni negative; 2) capacità di essere tranquillo anche se sotto pressione; 3) capacità di leggere i segnali sociali (verbali e non verbali); 4) abilità di essere assertivo e di esprimere le emozioni negative quando necessario; 5) capacità di esprimere emozioni intime nelle relazioni personali. E' importante la riflessione su un individuo che può essere intelligente ma non emotivamente intelligente e questo gli può impedire di relazionarsi con gli altri.
Claudia Sbuelz

MOOC - 2 views

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    Ho trovato interessante questo video che tratta i MOOC, Massive open online courses, offerti da insegnanti di alto livello delle migliori università. Esistono sempre più percorsi educativi on line anche in Italia, come la nostra Uninettuno. Questi corsi sono un recente sviluppo dell'educazione a distanza, non necessariamente legati ad un percorso universitario, ma ad un movimento che guarda in senso lato all'accessibilità del sapere in tutto il mondo anche a titolo gratuito. E' inoltre un'ottima occasione di effettuare ricerche su come è cambiata la modalità di apprendimento da parte degli studenti con le nuove tecnologie
giuseppina petterini

La categorizzazione e i Tag nei Social bookmarking - 2 views

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    I tag sono delle etichette o categorie che servono ad organizzare i contenuti dei siti di social bookmarking, i quali a sua volta sono dei siti in continuo aumento sia di numero che di popolarità nella rete, in quanto sono di facile utilizzo ed utile per condividere, ricercare, categorizzare diverse informazioni o contenuti. Questo processo dicategorizzazione ed etichettatura è conosciuto come tagging, i quali possono anche essere raggruppati tra loro.
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    Si, i social bookmarking sono una vera ricchezza. Mi viene da dire uno tra i servizi più interessanti che la rete ci ha regalato (Diigo ne è un esempio) e i tag sono alla base di questa meraviglia. Il tuo contributo è senz'altro appropriato e corretto.
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    Il tagging è sicuramente ,come riportate, molto utile e semplificativo, ma soprattutto credo che lo sia nella categorizzazione di contenuti semplici. La categorizzazione di contenuti più complessi potrebbe ridurrne l'appartenenza a un solo significato, perdendo di vista altri punti di vista che potrebbero porre il contenuto altrove, o riconoscerne per lo stesso parole chiave diverse.
isabella isabella

mulltitasking e psicotecnologie - 6 views

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    il cervello al giorno d'oggi
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    Al giorno d' oggi con l' accrescersi della societa' della informazione il cervello si abitua a svolgere piu' compiti simultaneamente (multitasking work) senza provocare interferenze. Come nel computer si ha la possibilità di aprire varie finestre ed elaborare in parallelo le informazioni anche il nostro cervello e capace di elaborare piu' compiti contemporaneamente. La formazione cerebrale diviene in tal modo piu' flessibile e capace di suddividere la attenzione in molteplici attivita' di elaborazione delle memorie e breve termine. L' utilizzare le molteplici capacita' di integrazione cerebrale della informazion, come si fa con lo "zapping in TV", va' pero' a discapito della concentrazione attenzionale e percettiva. Pertanto , come si puo osservare dagli studi di Risonanza Magnetica Funzionale del Cervello ( RMf-Brain -Imagin), la elaborazione della parallela della informazione va ad attivare ben poco le zone centrali del cervello responsabili del confronto con i processi mnemonici a lungo termine ( Talamo ed Ipotalamo). Pertanto il passaggio da una formazione di tipo logico-seriale, ad una piu' propria dell' e.learning mediata dalla utilizzazione del computer, comporta una maggior capacita' di elaborazione immediata e flessibile delle informazione, ma sostanzialmente deprime i processi di formazione delle memoria a lungo termine. In conclusione l' abitudine a saltare da un processo di integrazione cerebrale della informazione ad un altro con una elevata frequenza, certamente cambia la forma di intelligenza poiche' cambiano le modalità di articolare il pensiero, aumentando contemporaneamente lo stress e diminuendo il controllo della percezione cosciente, determinato in precedenza dal confronto costante con ma memoria a lungo termine. Infine e stato notato che i modelli modulari e flessibili della attenzione sono piu' appropriati al cervello femminile che e' mediamente piu' capace di passare da un compito all'
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    il multitasking è l'essenza della nuova era, i giovani sono sempre più mutitasking, anche nella vita quotidiana, è facile vedere persone che anche alla guida, scrivono sms, mentre ascoltano la radio e magari fumano anche una sigaretta, dando uno sguardo di tanto in tanto al percorso sul navigatore..
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    La locuzione Homo Zappiens è stata coniata da Wim Veen e Ben Vrakking, rispettivamente professore e ricercatore all'Università di Delft, per indicare la generazione digitale, cioè quei giovani nati e cresciuti all'ombra delle tecnologie mentali, abili nel gestire il flusso (o il sovraccarico) di informazioni che circola nei nuovi media, nell'intrecciare le comunicazioni faccia a faccia con quelle virtuali e nello sfruttare i loro interlocutori connessi in rete per risolvere in modo cooperativo i loro problemi, a volte capaci di fornire un contributo sia pur minimo alle conoscenze condivise. HZ apprende esplorando e giocando, cioè trasferendo le tecniche dei videogiochi a problemi di varia natura e impadronendosi di conoscenze che non fanno più parte di un canone scolastico semifisso ma sono negoziabili e mutevoli a seconda del contesto e delle circostanze. Queste capacità e caratteristiche di apprendimento saranno utilissime a HZ nella società della conoscenza "liquida" che si profila. Interessante è il rapporto di HZ con la scuola: il tempo di attenzione breve, il comportamento iperattivo, l'indipendenza nell'apprendere fanno dello scolaro HZ un soggetto difficile ma stimolante, che richiede metodi nuovi e originali di insegnamento. E, sostiene Veen, è la scuola che si deve adattare a HZ perché la società che si annuncia avrà bisogno di persone capaci di affrontare la complessità, la mutevolezza, l'adattamento e l'incertezza. Gli insegnanti sono sottoposti a una forte tensione, che deriva dalle diverse abitudini cognitive e attive rispetto a HZ e dalla diversa architettura cerebrale. I giovani digitali sono impazienti, vogliono immediatamente le risposte ai loro quesiti, non si concentrano per risolvere categorie di problemi, ma si gettano sul caso particolare passando subito oltre, non fanno mai una sola cosa alla volta, saltano da Internet alla TV, dal cellulare all'iPod con una divisione di tempo vertiginosa che sfiora la simulta
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    Eppure molte ricerche sul multitasking, ne riporto una in particolare, dimostrano il contrario: http://www.psych.utah.edu/lab/appliedcognition/publications/supertaskers.pdf Una sola minoranza di individui (3 su 100) dimostrano di essere a loro agio nell'operare in multitasking il resto invece registra un evidente calo di attenzione e concentrazione. Frank Schirrmacher ha scritto un bel libro "La libertà ritrovata" su questo argomento. Sembra che proprio il multitasking sia responsabile della fatica che i giovani fanno a leggere testi lunghi, del loro distrarsi facilmente, della loro incapacità di astrazione. Però io reputo il tuo contributo corretto e appropriato. La presenza di diverse linee di ricerca anche contradditorie non è altro che il segno dell'importanza e dell'attenzione che riveste questo argomento. Giustamente considerato come sostanziale in quest'epoca digitale.
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    L'articolo è interessante, personalmente vorrei aggiungere che il cervello è per sua natura multitasking. Si pensi alle azioni che esso compie ogni giorno anche senza ausilio del computer. Un esempio? Pensiamo a quando siamo alla guida di un auto, quante cose facciamo contemporaneamente? Guidiamo, per prima cosa, una attività che per chi ha imparato diviene un automatismo, pensiamo (se siamo soli alla guida del mezzo), conversiamo se siamo in compagnia e magari ascoltiamo la radio (eviterei di usare il telefonino, quello è pericoloso). Se riflettiamo su questo il funzionamento del cervello appare più stupefacente dal momento che eseguo più azioni contemporaneamente. Un altro esempio può essere l'azione di attraversamento di una strada trafficata a piedi. Anche in questo caso, a prima vista banale, il nostro cervello esegue una serie di valutazioni rapidissime e complesse. L'osservazione del percorso, la valutazione della velocità delle auto, la distanza da attraversare, il calcolo del tempo necessario a percorrere il tragitto. Tutto ciò implica una serie di valutazioni e calcoli che la nostra mente deve eseguire in pochissimo tempo. Alcuni scienziati hano confermato che far attraversare la strada ad un automa è molto difficoltoso. Il cervello ha quindi delle grandi potenzialità potendo eseguire più operazioni contemporaneamente. Oggi ci troviamo immersi in un flusso informativo di ampia portata, seguire tutto è impossibile ma il cervello opera delle scelte. L'utilizzo dei nuovi mezzi tecnologici determinerà (o già lo stà facendo) una variazione del modo di vivere e di pensare. Il genere umano è molto adattabile come dimostrano le teorie evoluzionistiche.
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    Condivido il fatto che la nostra società ormai ci "obbliga" a fare tante cose in contemporanea e penso che sia discutibile il fatto che queste cose siano fatte bene. E' sicuramente vero che oggi facciamo tante cose che sfuggono al controllo della nostra coscienza e vengono fatte in modo automatico, come guidare l'auto, camminare, respirare, salutare....L'automatismo viene meno quando durante la guida avvertiamo un pericolo, in questo caso sarà normale interrompere le nostre discussioni o l'ascoltare la radio, concentrando la nostra attenzione sulla guida e il "controllo" dell'auto. Lo stesso vale mentre camminiamo, l'automatismo smette quando dobbiamo attraversare la strada in coincidenza di un semaforo. Penso che il cervello multitasking viene messo in crisi, se al posto di automatismi abbiamo la necessità di ragionare e prendere rapidamente delle decisioni, in questo caso non possiamo distogliere "risorse" per essere multitasking
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    Fulvio nel mio post precedente non ho contemplato le situazioni di stress decisionale. Certo il tempo di reazione è fondamentale e anche questa è una carattersitica del nostro cervello. Interrompere un'azione per prendere una rapida decisione è una peculiarità che può essere variabile da individuo a individuo (personalmente sono un pò lento) e dipende dalle proprie potenzialità. Qualcuno ha pensato a come misurarle. Penso che troverai interessante il contributo "Multitasking vs. Continuous Partial Attention".
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    L'articolo riporta correttamente (seppur con la necessaria sintesi della scrittura per il web - giusto una cartella) i pro e i contro che gli studiosi intravedono nel multitasking. Gli argomenti di fondo sono quelli che De Kerckhove affronta nel confronto con le tesi di Nicholas Carr, autore di "Google ci sta rendendo stupidi?", al quale contrappone una visione più favorevole pur senza nascondersi ricadute negative.
massimiliano marchetti

TAGGARE - 0 views

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    Una definizione appropriata di TAG e come sfruttarli per meglio ottenere un buon posizionamento da utilizzare per il business di particolari siti commerciali
Marco Tambara

Condividere per crescere insieme - 2 views

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    Un documento della prof. Maria Genchi sull'allicazione delle tecnologie nella didattica e nei processi educativi. Presentazione della piattaforma Etwinning sviluppata per condividere competenze e sviluppare progetti collaborativi.
Daniela Vacalebre

Motivated Multitasking: How the Brain Keeps Tabs on Two Tasks at Once - 0 views

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    New research shows that rather than being totally devoted to one goal at a time, the human brain can distribute two goals to different hemispheres to keep them both in mind--if it perceives a worthy reward for doing so
Marco Tambara

La Macchina della Mente - Strutture Cerebrali e Processi Neurodinamici (3ª pa... - 0 views

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    Una articolo del prof.di fisica R. Nobili dell'Università di Padova. In questo articolo sono illustrati alcuni aspetti strutturali e funzionali comuni ai cervelli dei mammiferi e illustrati i modelli più rappresentativi del paradigma neurodinamico. L'attenzione viene rivolta, in primo luogo alla complessità delle funzioni cerebrali, in secondo luogo ad alcune fenomenologie nervose caratterizzate da proprietà non riconducibili ai modelli descritti nella seconda parte.
Marco Tambara

La Macchina della Mente - Modelli di reti nervose (2ª parte) - 1 views

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    Breve rassegna di alcuni modelli di reti nervose ispirati al cosiddetto paradigma connessionista. Alla base di questo tipo di ricerca l'osservazione che il gran numero di connessioni sinaptiche che si osservano tra i neuroni del sistema nervoso, unitamente alla variabilità dei coefficienti di trasmissione sinaptica secondo regole di rinforzo del tipo simile a quelle ipotizzate da Hebb (1949), renda possibile la realizzazione di processi informazionali sostanzialmente diversi e per certi aspetti più "intelligenti" di quelli seriali effettuabili dai comuni calcolatori.
Marco Tambara

Multitasking vs. Continuous Partial Attention (strategie di valutazione e utilizzazione) - 4 views

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    In questo breve articolo si fa riferimento alla capacità multitasking che può avere la mente umana, una caratteristica che sembra molto ricercata dalle aziende. Nell'articolo oltre al concetto di multitasking si introduce anche il concetto di Attenzione Parziale Continua (Continuous Partial Attention Linda Stone 1998). Una condizione che si verifica quando una persona è concentrata su un compito ma la sua attenzione è tesa anche verso qualcosa di più interessante o più importante. Un multitasker qui è inteso come colui che termina un compito e immediatamante passa ad un altro (con industriosità ed efficenza). Attraverso dei test è possibile misurare e identificare questa caratteristiche.
federica rossi

iDisorder: la tecnologia che ammala - 0 views

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    Una ricerca, condotta dal professor George Patton del Royal Children's Hospital's Centre for Adolescent Health (Australia) ha mostrato l'aumento di "sindromi" mentali soprattutto nei più giovani. Fermo restando che le tecnologie influiscono sulla mente umana stiamo ancora cercando di capire come accada e quali conseguenze abbia tutto questo soprattutto sui ragazzi "iperconnessi", data la malleabilità del loro cervello se se ci sarà veramente un aumento di malattie mentali connesse all'uso della tecnologia. Come dice l'autore dell'articolo, in medio stat virtus come sempre.
VALENTINA PETRALITO

L'apprendimento collaborativo - 2 views

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    Ho trovato su youtube su video molto simpatico sull'apprendimento collaborativo in ambito scolastico realizzato da una prof. In un progetto curriculare di Italiano. MI ha colpito molto perché inizia con una frase di Vygostkij "L'apprendimento umano presuppone una natura sociale specifica e un processo attraverso il quale i bambini si inseriscono gradualmente nella vita intellettuale di coloro che li circondano". Ovviamente l'essere umano inizia il suo apprendimento a scuola, la maestra stimola ha creare dei gruppi di lavoro e inizia ad apprendere l'utilità del gruppo. Quindi possiamo proporre di studiare anche a partire dalla scuola elementare in modalità telematica come stiamo facendo noi, attraverso dei gruppi di studio online. Peccato le risorse economiche non possono mettere in atto questo progetto ma chissà nei prossimi anni/secoli .....
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    A Torino sono già partiti con il Il cooperative learning nelle scuole dell'infanzia, posto il link dell'interessante articolo a riguardo: http://www.apprendimentocooperativo.it/Eventi/articoli/Il-cooperative-learning-nelle-scuole-dell-infanzia/ca_22733.html
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    La scuola del futuro sarà senz'altro diversa da quella che conosciamo oggi. Un progetto di ricerca patrocinato dalla Commissione europea, T3- Teaching to Teach Technology, che ha avuto inizio nel 2009 e si è concluso nel dicembre 2011, aveva come obiettivo quello di sperimentare l'utilizzo delle nuove tecnologie (videogiochi, robot e realtà aumentata) nell'ambito di contesti formativi di differente livello e tipologia (scuole superiori, università e aziende) in tre nazioni (Italia, Spagna e Regno Unito). Nella ricerca sono stati inclusi ambienti virtuali (per l'insegnamento delle competenze trasversali), simulazioni di processi biologici, fisici e (nella didattica delle scienze), simulazioni di processi inter-sociali (in formazione manageriale), gioco serio (ancora una volta in formazione manageriale), l'uso delle tecnologie (in apprendimento collaborativo), e l'uso di robot (in didattica delle scienze per i bambini in età scolare). Qualcosa di straordinariamente rivoluzionario che aprirà molte possibilità agli scolari del futuro. Quello che hai postato è un video breve, semplice, però chiaro che riassume bene il senso dell'apprendimento collaborativo.
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    Anche nelle scuola primaria esistono progetti di cooperative learning. Le lavagne interattive (LIM) sono installate in molte classi, ma il vero problema è la formazione del corpo docente che spesso non si mostra aperto e ricettivo nell'uso della tecnologia integrato alla didattica. Risultato è che le LIM rimangono come puro elemento decorativo! Eppure per i bambini nativi digitali sarebbe il modo più naturale di apprendere
Claudio Marzuolo

L'approccio cooperativo nell'apprendimento in rete - 1 views

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    E' interessante vedere come con l'approccio collaborativo, possa portare benefici sia in termini di qualità che come benessere psicologico.
VALENTINA PETRALITO

Le nuove teorie della mente e le nuove tecnologie: una promessa per migliorare i proce... - 8 views

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    Bisogna ammettere che esiste ancora molto da imparare sull'incontro tra nuove tecnologie e comprensione dei processi di apprendimento e delle strutture della conoscenza. Ciò nondimeno, credo che le fondamenta siano state gettate, e mi aspetto un momento di crescita in cui l'educazione smetterà di "nuotare in un mare di assenza di significato" per divenire un processo in cui chi apprende è attivo partecipante nel costruire e ricostruire strutture cognitive, affettive, e psicomotorie sempre più potenti.
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    Molto interessante trovo le mappe mentali utilissime. Nell'articolo c'è l'url per un sw gratuito http://www.cmap.cognist.uwf.edu/ che ha differenza di molti altri, possiede anche alcuni strumenti che permettono di organizzare gruppi di discussione, locali o a distanza, di agganciare ai concetti icone che permettono la visualizzazione di immagini, video, URL, altre mappe, o qualsiasi risorsa digitale presente su computer o in rete.
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    Il contributo che hai postato di Novak è molto interessante, ben scritto e anche ben tradotto. Chiaramente il mondo delle Psicotecnologie ricomprende tutti gli argomenti di questa esercitazione e quindi anche questo che sembra più appartenere al "Collaborative Learning" che invece hai fatto benissimo a postare qui. Aiuta a capire nella sostanza, il valore di questi studi nella loro complessità. Il rapporto, sempre più intimo, tra uomo e tecnologia. Complimenti per il contributo.
Romina Mandolini

Cognizione distribuita e nativi digitali - 2 views

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    Questo mio secondo contributo, analizza i legami che sussistono tra il concetto di cognizione distribuita e ICT, nell'ambito dell'insegnamento analizzando in maniera critica vari aspetti dell'intero processo. L'autore parte dal concetto di nativi digitali, per spiegare il modo in cui l'utilizzo naturalizzato da parte di questi degli artefatti tecnologici, si connette alle intuizioni di McLuhan sulle proprietà sensoriali delle tecnologie di comunicazione e la loro influenza sulla cultura e la società. A questo proposito svolge interessanti analisi sui giovani e sul loro rapporto con la tecnologia. Sull'insegnamento e sul nuovo ruolo che spetta all'insegnante. L'insegnamento si deve sempre più configurare come un processo di costruzione continua, che passa attraverso una lunga interazione tra docente, studenti e le vaste risorse online, che questo deve aiutare a coordinare e strutturare. L'autorevolezza dell'insegnante difatti in questo contesto si affianca a quella delle risorse digitali interattive favorite dai nuovi strumenti ipermediali. Gli insegnanti, sono chiamati a far si che l'allievo affronti l'enorme volume di informazioni disponibili online, sviluppando le sue doti di analisi (capacità di reperire e vagliare fonti e contenuti) e di sintesi (capacità di ordinare e dare un senso alle informazioni).
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    Per finire. L'autore paragona la classe così connessa al concetto di "Villaggio Globale" di McLuhan, nella similitudine della piccola comunità (villaggio/classe) che si ritrova globalmente riunita tramite le nuove tecnologie, al mondo. E in queste grande possibilità traccia però anche i pericoli e le sfide che debbono essere affrontate.
Marco Tambara

3D. Dimensione. Distorsione. De Kerckhove - 4 views

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    Segnalo la mostra 3D. Dimensione. Distorsione. De Kerckhove alla Centrale Montemartini di Roma Il titolo della mostra, "3D. Dimensione. Distorsione. De Kerckhove", nasce dalla doppia interpretazione dell'acronimo "3D", leggibile al tempo stesso sia come terza dimensione che come tre volte D, ovvero le iniziali delle parole che identificano le tematiche del percorso espositivo. Attraversando le varie sezioni, il visitatore verrà dunque accompagnato in un viaggio nella tridimensionalità, che lo condurrà dalle più importanti teorie percettive ad alcune esperienze artistiche, per approdare, infine, alle riflessioni sull'argomento del 3D di Derrick De Kerckhove, noto massmediologo allievo di Marshall McLuhan.
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    la visione 3d è una caratteristica propria dello schermo come supporto trasmissivo dell'informazione. La sua evoluzione porta al total surround ed alla realtà virtuale, nella quale i confini tra schermo e realtà finoscono per identificarsi con i confini del nostro campo visivo. Second Life, quale realtà parallela tridimensionale, rappresenta quindi un'importante evoluzione di internet ed è simbolica della tendenza umana ad estendere ed esternalizzare le proprie capacità sensoriali e cognitive, probabilmente motivato dall' incoercibile bisogno di superare i propri limiti, financo la propria mortalità.
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