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mariano_coppola

Vi.Re.Dis. - Computer Game Therapy - 3 views

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    La Computer Game Therapy è l'invenzione portata alla luce dal Dr. Antonio Consorti. Egli porta avanti il progetto legato a questa sua intuizione ormai da anni vivendolo in prima persona come presidente dell'associazione Onlus Vi.Re.Dis. All'interno dei diversi laboratori si svolge il costante lavoro di riabilitazione da patologie delle relazioni, del comportamento e del linguaggio attraverso l'uso di tecnologie informatiche come consolle e videogiochi (Nintendo Wii), praticando una modalità terapeutica non invasiva. La metodologia del CGT ha come principio il presupposto secondo cui "non c'è apprendimento senza divertimento", rivolgendosi a tutte le fasce d'età e approcciandosi al computer non solo da un punto di vista educativo ma soprattutto da un punto di vista emotivo ed esperienziale. Nei laboratori difatti, il video ma soprattutto l'audio hanno un ruolo chiave per lo sviluppo e stimolazione di nuovi processi neurali che portano allo sviluppo delle capacità residue e delle abilità presenti nei pazienti portandoli, quando possibile, ad un nuovo livello di consapevolezza. Per un migliore risultato vengono formati gruppi di lavoro eterogenei sia per tipologia di handicap che di età, sesso e tipologia comportamentale. In questo modo l''apprendimento e lo sviluppo delle performance cognitive giungono ad un livello tale da ridurre le difficoltà comunicative e relazionali all'interno del gruppo e soprattutto della persona stessa.
cpugliese1

A Salerno Un Campo Per La Media Education - 4 views

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    Nell' articolo riportato sul sito del quotidiano "La Repubblica" viene presentato un seminario intitolato "Open, pensare bene prima dell'uso", un occasione per studenti e docenti di partecipare al MEC, acronimo di Media education Campus (iniziato il 9 e 10 e proseguito dal 17 al 19 di ottobre) che si è tenuto nella città di Salerno per promuovere e dare uno spunto su confronti, laboratori e seminari ed in grado di offrire un servizio gratuito ed aperto a tutti. Il campus è stato impreziosito anche dai luoghi di riconoscimento in cui si è sviluppato il MEC stesso, come ad esempio palazzo Innovazione, o Palazzo Fruscione. Il progetto è stato promosso dall'associazione Salerno Festival nonché dal MIBAC e dal Miur, il cui programma si è fondato dalla presa di coscienza su quanto le nuove innovazioni, e la conseguente diffusione sul piano tecnologico, abbiano reso più complesso l'orientamento verso le offerte proposte dai media e dal mondo della rete. Nella presentazione del percorso formativo, sono state proiettate due produzioni cinematografiche, con l'obiettivo di coinvolgere le scuole alla partecipazione del progetto: docenti e studenti hanno interagito e sono stati protagonisti attivi attraverso percorsi pensati appositamente e attraverso strumenti atti ad integrare la digital e media literacy, intesi come principi fondamentali dell'educazione.Il campus è nato con lo scopo di avvicinare e rendere più semplice, nell'ambito educativo, il processo di digitalizzazione; è stato inserito un campus didattico per facilitare la comprensione e valutazione dei criteri idonei per interagire con il mondo pervasivo dei media.Sono stati organizzati seminari e laboratori interattivi seguiti da esperti del settore. Nell'articolo vengono indicati come partner dei servizi importanti associazioni come Legambiente, Medici Senza frontiere ecc che, contribuiranno, all'esperienza formativa. Gli iscritti al campus sono stati ospitati, inoltre, nel Parco Archeologico di Pestum.
ellegiesse

L'università entra nel metaverso: alla Federico II di Napoli le prime sperime... - 10 views

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    L'articolo pubblicato su Forbes è del novembre 2021. Il giornalista Sergio Argante racconta come all'Università Federico II abbia preso il via un progetto di didattica ibrida, partecipata e laboratoriale, all'interno dei propri corsi di laurea.A valle del pesante tributo pagato dal settore dell'istruzione durante la pandemia, anche il mondo dell'education ha cercato soluzioni, tra cui per esempio la creazione e successiva massiccia diffusione di piattaforme educative, Attraverso questo potenziamento della digitalizzazione, la Federico II ha, primo tra gli atenei italiani, deciso di avviare la sperimentazione della Hybrid Learning Spaces, soluzione sviluppata da Hevolus Innovation e Microsoft Italia, attraverso la quale il metaverso è entrato nella propria didattica sia scientifica che umanistica.Si tratta di un modello basato su vere e proprie aule virtuali immersive che consentono di introdurre un nuovo modello educativo fruibile sia da remoto che in presenza, attraverso lezioni e supporto ai laboratori olografici dando vita a percorsi innovativi e soprattutto a immersioni esperienziali che possono rivelarsi decisive nei processi di apprendimento e che pongono le basi per una futura rivoluzione accademica.
robsant

Le tecnologie digitali nei servizi educativi 0-6 anni: il ruolo della Media E... - 3 views

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    Il tema dei media digitali nell'infanzia è sempre stato delicato, in quanto in media digitali sono visti come un fattore di rischio, un pericolo, dal quale proteggere i bambini. Tuttavia, come dice Jenkins, bisogna considerare l'educazione mediale come componente fondamentale per la costruzione di una cittadinanza attiva, partecipativa e responsabile. Il problema principale degli educatori, soprattutto nell'asilo nido, è quello dello scetticismo, derivato da risultati di test contrastanti. Per tale motivo, uno dei primi obbiettivi della Media Education della prima infanzia, è quello di formare inizialmente educatori e genitori, rendendoli consapevoli della presenza e delle potenzialità delle tecnologie nella vita quotidiana. L'Università di Firenze, dal 2016 al 2018, ha svolto alcuni interventi in nidi e scuole per l'infanzia, coinvolgendo bambini e adulti organizzando laboratori, se pur molto limitati da questioni di tempo. I risultati sono stati incoraggianti, le attività hanno coinvolto positivamente i bambini, sperimentando la loro creatività servendosi delle nuove tecnologie. Una delle utilità pedagogiche delle nuove tecnologie, sta nel fatto che esse siano associate all'intrattenimento, "alleggerendo" il peso cognitivo dei metodi classici. I laboratori hanno anche aiutato i bambini a sviluppare uno spirito critico e hanno favorito il dialogo sia fra pari, che con gli adulti. Sebbene siamo solo agli inizi dei metodi della Media Education, può essere molto utile insegnarla, non vietando l'uso delle tecnologie, ma un bilanciamento del loro utilizzo, affinché vengano prevenuti i rischi e facendo in modo che diventino una risorsa formativa.
federicopt

Chi sono gli "hikikomori" in Italia - Il Post - 6 views

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    ITALIA MERCOLEDÌ 13 OTTOBRE 2021 Chi sono gli "hikikomori" in Italia Cioè le persone che interrompono i contatti col mondo esterno e vivono in ritiro sociale: è un fenomeno presente da tempo ma finora poco studiato di Susanna Baggio In Italia negli ultimi anni si è sentito parlare sempre più spesso dei cosiddetti "hikikomori", ovvero persone che abbandonano progressivamente le attività scolastiche, extrascolastiche o lavorative per ritirarsi in isolamento nella loro casa o nella loro stanza per periodi prolungati di tempo, indicativamente da sei mesi fino a diversi anni. Le persone che vivono in ritiro sociale volontario rinunciano a poco a poco alle relazioni con chi aveva fatto parte della loro vita, talvolta anche con i familiari, e spesso occupano il tempo impegnandosi in varie attività su internet, per esempio tenendosi in contatto gli uni con gli altri su forum e chat o guardando film e serie tv. Questo fenomeno è stato individuato dapprima in Giappone, dove è diventato una questione sociale di rilievo, ma da almeno una quindicina d'anni è piuttosto presente anche in Italia, dove però è ancora molto poco studiato. Gli hikikomori sono stati spesso definiti "eremiti dei tempi moderni" e la loro situazione può dipendere da moltissimi fattori diversi. Il loro non è un disturbo riconosciuto a livello scientifico e va distinto anche dalle diverse psicopatologie alle quali può comunque essere collegato, come la depressione o la dipendenza da internet. È stato osservato perlopiù in società fortemente competitive e coinvolge soprattutto adolescenti e giovani adulti, motivo per cui negli ultimi anni hanno cominciato a interessarsene anche le scuole e le istituzioni. Un po' di storia Il termine hikikomori fu utilizzato per la prima volta nel 1998 dallo psichiatra giapponese Tamaki Saito, che fuse i verbi "hiku" e "komoru", cioè ritirarsi e stare in disparte. Saito coniò questo termine per descrivere tutte quelle persone a
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    In questo articolo, Susanna Baggio affronta la tematica nata in Giappone e che si sta progressivamente diffondendo anche in Italia( al momento poco conosciuta e studiata). Tale sindrome, si esplica nell'isolamento e ritiro sociale che fa rinchiudere e isolare gli adolescenti e giovani adulti nella propria camera. L'autrice cerca di approfondire le varie sfaccettature del fenomeno, riportando dettagliatamente le varie opinioni di esperti. Questo tipo di problematica, a mio avviso, non va sottovalutata perché spesso è anche difficile affrontarla con chi ne è affetto, come riportato anche nell'articolo stesso in quanto loro rifiutano di farsi aiutare, negando addirittura di averla. Senza dubbio l'avvento della pandemia da covid19, ha accentuato tutto questo e non ha aiutato l'interazione tra genitori e figli, rendendo difficile il contenimento e l'argine del fenomeno stesso. A mio parere, per contrastare il fenomeno, bisognerebbe avere un costante dialogo in famiglia, non prendendo la tecnologia come baby sitter dei propri figli ma tenendo un dialogo costante con loro mantenendo un rapporto attivo, non si può criminalizzarle i soggetti ma bisogna avere un rapporto empatico e canali sempre aperti con loro, ricordiamoci che la tecnologia e le macchine, sono buone scoperte se semplificano la vita e aiutano l'essere umano. Le macchine, però, non devono e non dovranno mai sostituirsi all'empatia e alla bellezza delle relazioni e rapporti umani.
albertogiuseppe

Criteria for A Successful Media Education Program - 2 views

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    L'articolo, scritto da John Pungente(ph.D)e intitolato 'Criteri per un efficace programma di Media Education", espone nove criteri e condizioni cruciali per lo sviluppo di un programma di Media Education per le scuole secondarie. 1. Il programma deve nascere in modo autonomo e spontaneo, e gli insegnati devono avere un grande ruolo di iniziative per avviarlo. 2. Le autorità educative devono supportare il programma, richiedendo l'insegnamento di studio dei Media nei curriculum e stabilendo materiale, risorse, libri e linee guida. 3. Le strutture educative devono basarsi su personale in grado di generare futuri insegnanti nella stessa area e offrire corsi in Media Education. Ci deve inoltre essere supporto accademico da instituzioni terziarie nella scrittura di curricula. 4.Addestramento durante-servizio è parte integrante per l'implementazione di un programma di Media Education. 5.Le strutture scolastiche hanno bisogno di consulenti esperti nel campo di Media Education che stabiliranno reti di comunicazione. 6. Devono essere disponibili libri di testo e materiale audio-visivo rilevante al paese o all'area di interesse. 7.Una organizzazione di spporto deve essere stabilita al fine di creare laboratori e conferenze. 8.Si devono stabilire appropriati strumenti di valutazione adatti alle qualità uniche dei Media Studies. 9.Poichè i Media Education richiedono una vasta diversità di abilità e conoscenze, ci deve essere una collaborazione tra insegnanti, genitori, ricercatori e professionisti nel campo del Media.
giuliagerardi

Dall'innocenza tradita alla consapevolezza ritrovata - 5 views

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    Questo progetto è stato presentato Dal Prof. Benussi nella Webinar del 28 maggio organizzata da MED Associazione Italiana per l'Educazione ai Media e alla Comunicazione che trovate in forma completa all'indirizzo https://classeweb.adobeconnect.com/p6u1u6y6mu3/?launcher=false&fcsContent=true&pbMode=normal in cui si presentavano alcune interessanti esperienze di Media Education nella scuola. Questo studio si propone di rendere gli studenti maggiormente capaci a una lettura critica dei media che usano quotidianamente, rendendoli consapevoli di tutti i dati che si danno e ricevono dalla rete, utilizzando spiegazioni e approfondimenti tecnici per rilevare nei siti internet forme di "pedinamento on line"e analizzando la funzione di marketing delle imprese commerciali interessate a sapere come l'utente si muove. Lo scopo del progetto è creare consapevolezza nei confronti della rete e aumentare le capacità di individuare alcune regole di fruizione dei servizi internet, si è svolto attraverso dei laboratori di analisi di siti per bambini in parte a scuola e in parte a casa.
simonepoggi

Il Piano nazionale scuola digitale e il digital divide dell'istruzione italiana - 3 views

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    In questo articolo, scritto da Anna Sabatini, direttore dell'Ufficio scolastico regionale del Molise, ad inizio anno scolastico 2016/17, viene spiegato il "piano nazionale scuola digitale" del programma Buona scuola. I punti chiave che la Dott.sa Sabatini sottolinea sono: la responsabilità della scuola di puntare verso l'innovazione e di formare docenti specializzati nel PNSD. L'articolo continua presentando la nascita di una nuova figura all'interno del complesso scolastico: l'animatore digitale e il team di innovazione. Non ultimo è stato definito un importante obiettivo che è la creazione di laboratori e ambienti didattici e innovativi. La Dott.sa Sabatini sottolinea come questo progetto PNSD ha il fine di colmare quel Gap sottolineato dall'Ocse che ha fissato in 15 anni il "digital divide" che separa l'Italia dagli standard della scuola europea.
Antonio Tinelli

'YouFilmaker': media education, quasi senza media - 5 views

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    L'articolo spiega come "YouFilmaker", Festival internazionale del corto giovanile, promosso e organizzato da Mentoring Usa- Italia e sostenuto dalla regione Campania, nell'ambito del Por Fesr 2007-2013, tenutosi a Napoli, abbia dedicato un'intera giornata alla 'Media Education': otto corti prodotti nelle scuole attraverso laboratori di scrittura, produzione, montaggio e post-produzione audiovisiva. Otto percorsi che raccontano cosa pensano i ragazzi della pace, come vedono il fenomeno della migrazione, come vivono e affrontano la diversità culturale. Nonostante l'attenzione messa a garante della qualità dei film, la produzione di video troppo sdolcinati ha ridotto l'attrazione mediatica dei prodotti realizzati. L'errore sta nel affermare e credere fermamente che i ragazzi siano il nostro futuro mentre i giovani sono il presente e i corti presentati al Festival partenopeo rappresentano testimonianza più chiara.
CARMELA BELLAVIA

Social network e nuovi media, fra rischi e potenzialità - 4 views

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    3 marzo 2014 - Scienza e tecnologia "I bambini vengono educati da quello che gli adulti sono, non da ciò che dicono" (Carl Jung) Il Centro Infanzia Adolescenza Famiglie "Edda Fagni" (CIAF) del Comune di Livorno ha posto al centro della sua mission il lavoro con le famiglie, le scuole, i bambini e i ragazzi, guardando a una prevenzione primaria delle varie, possibili forme di disagio relazionale, con particolare attenzione ai "climi" delle classi. Nel corso dell'attuale anno scolastico, in collaborazione con Compartimento di Polizia Postale e delle Comunicazioni Toscana - Sezione di Livorno e con il Progetto Trool (Tutti i Ragazzi Ora On Line) della Regione Toscana/Istituto degli Innocenti, per la scuola primaria è stato attivato il Progetto "Sicuri in rete" in cui nei laboratori per genitori/figli attraverso attività creative si offre l'opportunità di condividere esperienze concrete di gestione consapevole di ciò che si incontra in rete, mettendo in evidenza il valore dei contenuti e dei buoni comportamenti da promuovere nella rete stessa. Per la scuola secondaria di secondo grado è stato attivato il progetto "Uso consapevole del web e delle nuove tecnologie" rivolto ai ragazzi e agli adulti coinvolti nella loro tutela (genitori ed insegnanti) per promuove una "navigazione" responsabile e consapevole attraverso incontri-laboratorio sull'uso dei social network, sulla privacy e sul diritto d'autore. La metodologia del progetto prevede interventi della pedagogista del CIAF, degli operatori della Polizia Postale e delle Comunicazioni della Sezione di Livorno e dei media educatori del Progetto TROOL. I contenuti affrontati durante il progetto sono: Le comunità e i gruppi di ragazzi si trasformano con la mediazione di internet: pregi e difetti L'accesso alla rete (da computer e da smartphone) e il suo utilizzo consapevole i vantaggi e le insidie della rete per i preadolescenti fornire informazioni per la prevenzione di forme di cybe
claudiopan94

La media education alla Digital Week - 1 views

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    L'articolo proposto tratta della media education alla milano digital week, avvenuta a marzo 2019. Questa è la seconda edizione promossa, in cui vengono trattati i temi peculiari riguardanti le media education e quindi la sua importanza. Sono cinque giorni di mostre, seminari, dibattiti, installazioni e laboratori. Il tema centrale scelto per questa edizione riguarda l'intelligenza urbana. Vari sono stati gli eventi che hanno trattato della media education partendo dagli strumenti analogici fino a quelli digitali dei giorni nostri.Alcuni degli eventi promossi erano a carattere educativo per far vivere in prima persona l'esperienza di apprendimento tramite i media. Non di meno si è parlato della sicurezza informatica, compreso cyber bullismo e privacy online, argomenti da non sottovalutare in quanto va ricordato che ha modificato completamente il modo di vivere i media digitali collegati in rete. Si è parlato di come è cambiato l'utilizzo dei media negli anni, del nuovo modello di socialità che stiamo vivendo in questi ultimi anni grazie all'utilizzo degli stessi, andando a ricordare che Milano presto partirà col 5g e porterà novità in termini di mobilità, domotica e digitalizzazione delle procedure grazie alla velocità di trasferimento dei dati. In ultima l'intervento dell'assessore alla trasformazione digitale e servizi civici che ha rimarcato l'importanza di mettere al centro di questi cambiamenti la persona.
mariagraziano

Media Education a scuola: perché è importante insegnare i media a scuola - 7 views

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    La Media Education (o educazione ai media) è il processo d'insegnamento e apprendimento centrato sui media. La Media Literacy è saper leggere e scrivere i media. Questo articolo tratta di quanto sia importante l'insegnamento della Media Education nelle scuole in quanto come sosteneva D. Buckingham la M.E dovrebbe configurarsi come un metodo per esplorare la conoscenza, critico e creativo. Molte scuole creano un giornalino scolastico su cui poi verrà effettuata un'analisi fatta in classe e questo rappresenta un ottimo esempio di attività per costruire un progetto di media education. Anche se alcune scuole ancora non organizzano laboratori con editori ed esperti del settore che invece aiuterebbero moltissimo per una maggiore comprensione. L'insegnamento che viene fatto è di tipo trasversale in quanto può essere applicato sia alla letteratura quanto alla storia e alla scienza è importante inoltre insegnare ai bambini il ciclo delle notizie. Questo argomento riguarda tutte le età non solo i bambini ma anche adulti in quanto attraverso delle bufale presenti su diversi siti sono stati imbrogliati per questo è bene che questo insegnamento sia aperto a tutti, quindi non c'è miglior modo di insegnare già dall'infanzia ai bambini questo tipo di informazioni cosicché raggiungano anche i loro genitori. Quindi per concludere possiamo dire che quel pensiero critico-creativo obiettivo della media education deve essere insegnato con abilità ed ingegno.
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    Nell'era della generazione 3.0 diventa sempre più indispensabile inserire la media education in ambito scolastico. Puntare attraverso la scuola all'acquisizione di competenze mediali consente di avere già in età scolare maggiore consapevolezza e responsabilità nell'uso dei media sviluppando il senso critico verso tutte le informazioni con cui vengono in contatto.I messaggi mediali hanno sempre più capacità di influenzare il nostro pensiero e il nostro comportamento, basti vedere l' impatto e gli effetti psicologici delle cosidette bufale o fake news che assumono valenza sulla base del mezzo di comunicazione usato. Attraverso la media education i bambini possono essere educati a verificare le fonti, e la qualità dei contenuti per una corretta elaborazione dei messaggi. Apprendere lo stile comunicativo dei media consente non solo la giusta lettura ma consente di possedere adeguate competenze per crearne di nuovi in corrispondenza agli scopi.
anonymous

Di Bari Paper ZeroSei - 1 views

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    Il link ci collega al paper di approfondimento "Focus ZeroSei" elaborato dal professor Cosimo di Bari. Lavoro reso necessario dalla riforma della "Buona Scuola" che ha previsto l'istituzione e lo sviluppo di un sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino a sei anni di età. Il documento tratta delle opportunità e dei rischi dell'utilizzo della tecnologia digitale durante l'infanzia. Riporta i tratti comuni delle ricerche sulle modalità e sulle conseguenze dell'uso degli schermi interattivi nella prima infanzia consentendo di formulare linee guida pedagogiche per promuovere una corretta educazione mediale fin dalla prima infanzia. Sostiene e motiva l'importanza della Media Education oltre che per gli operatori dei nidi e delle scuole d'infanzia anche per i genitori. L'elaborato afferma che le nuove tecnologie, già dalla prima infanzia, possono rappresentare strumenti utili per lavorare sull'identità, sull'autonomia, sulla competenza e sulla cittadinanza.
palmadalessio

ALFABETISMO SCIENTIFICO VISUALE TRA SCIENZA E MASS MEDIA OGGI - 6 views

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    Il 25/4/1953 la struttura molecolare del DNA viene presentata nella sua forma gradica da Watson e Crick.Tale immagine è ancora oggi icona e simbolo di una scoperta scientifica fondamentale emblea di una grande trasformazione comunicativa anche mediatica. La comunicazione digitale e visuale dei concetti e delle scoperte scientifiche cambia con i mass media e oggi con il mondo digitale e virtuale propone una scienza fatta di contenuti anche attraverso e con le immagini. L'alfabetismo scientifico visuale è passato tra i mass media tradizionali e oggi si lega al mondo virtuale nei modi più disparati e lo fa nell'apprendimento, nella comunicazione quanto nella divulgazione. E riguarda teorie e teoremi, formule e operazioni, ma coinvolge anche e direttamente lo scienziato. La comunicazione scientifica oggi si lega in modo determinante all'immagine pubblica di colui che è portatore di una scienza nuova. Celebrità, immagine e scienza descrivono, oggi, concetti e significati scientifici in modo diverso, fuori da quell'ambito chiuso e nascosto delle università e dei laboratori. Una scienza per tutti che grazie ai mass media,al digitale, ai social e alle immagini le hanno consentito di esplorare aspetti nuovi nella comunicazione pubblica e mediatica rendendo condiviso e contemporaneo quel desiderio di scoperta che è fonte prima del lavoro scientifico
palmadalessio

www.rivistamicron.it/terza-pagina/scienza-e-mass-media-questioni-di-visibilita/ - 5 views

Il 25/4/1953 la molecola del DNA nella sua rappresentazione grafica viene presentata in un articolo scientifico di Watson e Crick. Oggi quella grafica è a livello di comunicazione anche il simbolo ...

Immagine comunicazione conoscenza apprendimento alfabetismo scientifico visuale visibilità celebrità

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chiaraostinelli

M-Children | Officina Didattica Multimediale - 3 views

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    M-Children è uno spazio multimediale interattivo rivolto a scuole e famiglie. Progetti, idee e sfide per un insegnamento innovativo; corsi formativi per docenti ma anche percorsi educativi e laboratori didattici destinati a bambini e ragazzi dai 4 ai 13 anni. Intercetta le tendenze emergenti del territorio e presta attenzione agli interessi e ai bisogni delle famiglie, diventando un luogo fondamentale per la città di Mestre e punto di riferimento per la sperimentazione culturale.
Roberta Pinelli

Media Education ed esercitazioni audiovisive - 5 views

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    Deborah Bandini è una media educator operatrice televisiva, e si occupa di corsi di formazione ed eventi culturali. In questo articolo ci spiega il significato del termine ME e la funzione che la scuola dovrebbe avere al riguardo. Ci spiega come si dovrebbe insegnare il linguaggio dei media nelle scuole. Si mira ad accrescere le competenze comunicative dei ragazzi relativamente al linguaggio dei media sviluppando le tecniche necessarie alla produzione. L'obiettivo che si pone l' associazione è quello di formare un giovane alfabetizzato sul linguaggio dei media e capace di leggerli criticamente, un soggetto attivo, creatore di sempre nuove forme di comunicazione. I media hanno un potere ideologico e ci mostrano che la realtà può essere manipolata. La didattica dei media in Italia non è istituzionalizzata e il metodo di insegnamento della materia è interdisciplinare, anche se solo pochi docenti ne sono coinvolti e pertanto occorrerebbe la presenza di uno specialista della materia. La Bandini cita inoltre l'approccio all'audiovisivo, il cinema e la televisione con laboratori di filmakking.
marcomanna

Un fumetto per educare al fact-checking - 4 views

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    Da questa URL è possibile scaricare un fumetto creato con l'obiettivo di elevare il livello di alfabetizzazione e la capacità di valutazione critica delle notizie che circolano in rete. Il contenuto propone in modo semplice sette consigli per valutare criticamente una notizia e verificarne l'attendibilità. È di particolare interesse il consiglio n.6, che prova a stimolare una valutazione critica del proprio contesto di riferimento e suggerisce di "uscire dalla tua bolla". Nell'ultima pagina, inoltre, si richiama l'attenzione sul fatto che dietro ogni contenuto c'è sempre un produttore che ha un suo scopo (forse malevolo). Il pubblico di riferimento del messaggio è sicuramente quello dei giovani; è evidente dalla scelta del medium (il fumetto) e del protagonista (un ragazzo). Il contenuto è pubblicato direttamente dall'International Fact-Checking Network (IFCN), un movimento internazionale nato per di diffondere a livello globale una maggiore consapevolezza del problema legato alle false notizie. È stato realizzato da associazioni nate in seno al IFCN: preparato dalla piattaforma brasiliana di fact-checking Aos Fatos (https://aosfatos.org/) e tradotto in italiano da Factcheckers (www.factcheckers.it). Factcheckers, associazione composta da un team multidisciplinare, opera in collaborazione con le scuole per diffondere la consapevolezza critica su questi temi, creando materiale didattico, organizzando laboratori e lezioni, ecc. A Milano, per esempio, ha sviluppato un gioco di simulazione con due scuole medie (#FactCheckIt).
daniacappa

Sviluppare le abilità di pensiero critico attraverso l'uso creativo dei meme - 4 views

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    In questo articolo di luglio 2023 vengono illustrati i risultati di di uno studio relativo all'utilizzo dei meme come strumento didattico su un campione di studenti universitari. La ricerca analizza come i meme, che spesso vengono utilizzati online per diffondere disinformazione e fake news, possano favorire lo sviluppo del pensiero critico se si viene "educati" a costruire e decostruire il loro significato. Attraverso apposite rubriche per l'analisi dei meme, questionari somministrati ai partecipanti allo studio, laboratori sull'utilizzo dei meme, gli studenti hanno evidenziato come, lo studio di questa particolare forma di comunicazione li stimolasse ad interessarsi agli argomenti trattati anche grazie all'umorismo e al clima rilassato che si creava in aula.
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