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Home/ Psicotecnologie e Processi Formativi - Uninettuno/ Group items tagged distribuita

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Alessandro Bigarelli

Le sette fasi nella comprensione dell'intelligenza - 3 views

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    E' un articolo di Howard Gardner, in italiano, in cui l'autore fa un breve excursus sulle teorie dell'intelligenza e conclude col delineare natura e scopi dell'intelligenza distribuita.
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    Un'interessante panoramica delle diverse accezioni assunte dal concetto di intelligenza nei diversi periodi storici. Evidenzia la complessità della tematica inerente all'intelligenza sia in termini di definizione che in termini di ricerca di metodologie di sviluppo della stessa. Si tratta di un argomento ampio, che pone domande e sfide ancora aperte.
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    L'articolo propone in modo molto sintetico ma chiaro i vari concetti relativi alla teoria sull'intelligenza, partendo dalle concezioni non scientifiche per terminare con l'umanizzazione della stessa, con l'obiettivo di condivedere ed analizzare i vari contributi anche nel corso della storia dal XiX secolo in poi. Articolo interessante ed il contributo mi sembra pertinente ed adeguato rispetto al contenuto del corso.
Cinzia Cimino

La mente, l'occhio e il cuore - 3 views

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    Mente, occhio e cuore i tre elementi della comunicazione di oggi . L'articolo descrive poi per ognuno di questi elementi, tre aggettivi, che spiegano come comunichiamo attraverso le nuove tecnologie . La mente è incarnata, distribuita e multiliteracy. Lo sguardo è diventato icorniciato, iper-reale, mobile. Infine il cuore partecipa anch'esso, trovando disponibilità alla relazione, alla socialità, alla partecipazione, ovunque ed in qualsiasi momento.
paola corongiu

Cloud computing e mente aumentata - Dalle reti alle nuvole - 4 views

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    Vi rimando a questo testo che parla di Derrick de Kerckhove. Ho trovato assolutamente affascinante il suo concetto di "mente aumentata", ovvero non più solo memoria aumentata, ma anche intelligenza aumentata grazie all'intelligenza connettiva che si potenzia attraverso al cloud computing, un sistema che accelera tutte le relazioni. E dalla mente, la nostra, le nostre, al cuore, la tecnologia della rete, con le sue sistole e diastole: il cloud computing è la sistola, ovvero la convergenza, e, al suo opposto, c'è Twitter, la diastola, il potere individuale della creatività. Belle immagini, vi pare?
Gianluca Campanile

Un paradigma per una comunità dedita alla conoscenza: lo sciame - 3 views

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    Anzichè considerare la cognizione come un fenomeno isolato che si produce all'interno della testa, bisognerebbe vederla come un fenomeno distribuito, che supera i limiti della singola persona per comprendere il suo ambiente, i suoi strumenti, le sue interazioni sociali e le sue culture. L'educazione deve esser centrata sugli studenti che possono fare scelte molto più grandi sulla rete: apprendimento senza fili e in linea, auto-direzione, formazione permanente, connettività.
Giovanni Finizio

Il Web 2.0 e la Pubblica Amministrazione - 1 views

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    In questo video c'è una breve lezione del Prof. Stefano Epifani sul Web 2.0 e le sue possibili applicazioni nella Pubblica Amministrazione. E' molto interessante, e ripropongo di seguito alcuni dei passaggi che ritengo più significativi. Il termine web 2.0 viene usato per la prima volta nel 2003, per indicare la 2° generazione del web. Un'attitudine, e non una tecnologia! Concetti chiave del web 2.0 sono senz'altro le nuove tecnologie, ma soprattutto modi nuovi di usare quelle già esistenti (e questo è un elemento fondamentale). La vera forza propulsiva del web 2.0 sono i contenuti generati dagli utenti (UGC: User generated content, ed infatti il web 2.0 è fatto di blog, di sistemi Wiki, fatto di tutta una serie di soluzioni che vedono l'utente centrale rispetto alla produzione del contenuto: l'utente è il vero attore della realtà dell'informazione che lo circonda). Il web 2.0 cambia gli scenari della comunicazione online, soprattutto per la grande influenza che i blog, la cui affidabilità è percepita come molto alta, possono avere nei confronti di un pubblico molto ampio. Come può impattare il web 2.0 sulla Pubblica Amministrazione? Attraverso un contesto decentrato, attraverso le strutture reticolari, che permettono alla "periferia", in questo caso alle amministrazioni locali, di non essere solo fruitori dei contenuti, ma di essere degli attori operativi, che sviluppano delle informazioni che possono poi essere messe a sistema grazie ad una struttura centrale; ci si basa su una struttura distribuita, e non centralizzata, aggregando prodotti della periferia, per creare così un sistema aperto. E nel caso della Pubblica Amministrazione, ciò non può che favorire l'applicazione del Titolo V della Costituzione, che prevede un decentramento a favore delle Regioni.
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    sicuramente il web 2.0 quando sarà applicato alla pubblica amministrazione porterà molti benefici in termini di efficenza della P.A.; nel migliorare la comunicazione tra le varie amministrazioni della P.A.; nel migliorare la trasparenza della spesa pubblica. Nello stesso tempo però lo strumento del web 2.0 deve essere usato anche dalla gente che si deve trasformare in cittadinanza digitale.
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    Come contrariare una tale visione!?! C'è da augurarsi però che non sia una visione del tutto utopistica quella di rendere la "periferia" della P.A. attore principale del processo di cambiamento della comunicazione on-line. Sfugge forse che la P.A., al di là di pochi casi isolati, soffre fortemente di un grave arretramento di strumentazione e di formazione. Tanti problemi che affliggono il settore derivano, infatti, dalla difficoltà degli amministrativi di "entrare nell'era digitale" e procedere passo passo con l'evoluzione della tecnica. Bisognerebbe allora forse, prima di mettere in rete la "periferia" (e col termine intendo proprio la periferia geografica che è quella più svantaggiata), svecchiare la P.A., fornirle gli strumenti giusti per adeguarsi e raggiungere le nuove frontiere del web, partendo dalla base della conoscenza, requisito senza il quale passerebbero quasi inosservati ma sicuramente incompresi i vantaggi costituiti dall'utilizzo del 2.0. Quanto ai cittadini, questi si adeguano in fretta se tutto ciò rappresenta delle agevolazioni....
federica rossi

L'ergonomia cognitiva - 5 views

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    L'ergonomia cognitiva ha come oggetto di studio l'interazione tra il sistema cognitivo umano e gli strumenti per l'elaborazione di informazione. La conoscenza prodotta da questo studio è utilizzata per supportare la progettazione di strumenti appropriati per i più svariati usi, dal lavoro, all'educazione, al divertimento.
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    Utile il pdf, un po' lungo ma chiaro ed esaustivo, mi permetto una piccola sintesi: all'inizio l'ergonomia, in linea con lo sviluppo industriale, si è occupata di come incrementare la produttività; oggi ciò di cui si interessa è la diminuzione della fatica, l'agevolazione del lavoro, l'aumento della produttività (a fronte di una diminuzione dell'orario di lavoro) e soprattutto l'innalzamento del livello qualitativo dell'ambiente (lavorativo e non) in cui l'uomo è inserito. Ha come oggetto di studio l'interazione tra il sistema cognitivo umano e gli strumenti per l'elaborazione dell'informazione. Si occupa di accompagnare, favorire e supportare l'apprendimento, aiutando l'uomo nei continui cambiamenti, al fine di farlo svincolare dalle abitudini, che a volte possono diventare automatismi nocivi, provocando situazioni stressanti. E' importante anche nei processi decisionali, compito non facile per la persona, perchè la scelta viene sempre effettuata considerando una moltitudine di dati, per cui è necessario ridurre, per ottenere le informazioni necessarie al momento opportuno. L'ergonomia cognitiva, aiuta anche a potenziare la memoria, favorendo il ricordo. I continui cambiamenti nel mondo del lavoro, non consentono più di accumulare forti esperienze, da utilizzare al momento opportuno, per cui sono necessari artefatti per sostenere la memoria, come gli archivi del computer, le fonti di informazione che si possono consultare, ecc.
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    L'ergonomia cognitiva è quella branca dell'ergonomia che si occupa dell'interazione tra l'uomo e gli strumenti per l'elaborazione di informazione studiando i processi cognitivi coinvolti (percezione, attenzione, memoria, pensiero, linguaggio, emozioni), e suggerendo delle soluzioni per migliorare tali strumenti.
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    Il termine "Ergonomia Cognitiva" è abbastanza ambiguo. Infatti sembra far riferimento esclusivamente all'importanza degli stati corporei per comprendere la cognizione. In realtà, in questo ambito rientrano anche ricercatori che ritengono che per comprendere la cognizione occorra far riferimento a varie forme di "grounding". Secondo alcuni più appropriato, anche se più generico, il termine "grounded cognition". Scrive Larry Barsalou (2008) in proposito: "Grounded cognition" reflects the assumption that cognition is typically grounded in multiple ways, including simulations, situated action, and, on occasion, bodily states." Tra i sostenitori dell'EC a mio avviso si possono individuare due correnti, una delle quali più moderata per quanto riguarda il ruolo che ascrive all'azione. Nella prospettiva più radicale rientrano le teorie derivate dalle scoperte dei neuroni mirror e, direi, tutto (o buona parte) il filone dell'EC in ambito robotico (es. Nolfi e Floreano 2000). Per quanto riguarda i concetti, nella versione più radicale (Glenberg, 1997) sono intesi come pattern di azione potenziale, in quella più moderata (Barsalou, 1999) come dati da simboli percettivi da cui estrarre in funzione del contesto informazione legata all'azione. Intendere i concetti come direttamente legati all'azione consente risposte più veloci, intenderli come dati da simboli percettivi risposte più flessibili (per una trattazione più estesa Borghi, 2005, scaricabile qui http://laral.istc.cnr.it/borghi/annabgroundingofcognition.PDF). 4. tra embodiment e situatedness. In stretta relazione con l'idea dell'EC, è stato proposto che la cognizione vada intesa come "situata". Poiché i processi mentali hanno luogo e si svolgono nel tempo, occorre considerare che debbono essere sufficientemente flessibili da adattarsi al contesto e allo stato di cose attuale. A me pare che la nozione di cognizione situata possa essere molto forte, anche più radicale di
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    Studio molto interessante sull'interazione tra il sistema cognitivo umano e gli strumenti per l'elaborazione di informazione e che solleva le seguenti domande: * Quali sono le proprietà del sistema cognitivo umano che presiedono al controllo delle azioni ed all'uso di strumenti? * Che tipo di interazione si instaura tra il sistema umano di elaborazione dell'informazione e gli strumenti e che effetti ha sulla mente umana l'uso di sistemi artificiali di elaborazione dell'informazione ? * Quali sono i requisiti per la progettazione di sistemi articifiali di elaborazione dell'informazione con cui l'uomo può interagire efficacemente
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    Secondo la definizione fornita dalla International Ergonomics Association, l'ergonomia è la disciplina scientifica che si occupa dell'interazione tra l'individuo e gli altri elementi di un sistema e l'ergonomo è il professionista che applica teorie, principi, dati e metodi di progettazione al fine di ottimizzare il benessere dell'individuo e la prestazione dell'intero sistema. Con l'espressione "ergonomia cognitiva" viene posto l'accento sugli aspetti cognitivi di questa interazione, vale a dire il modo in cui l'utente di una tecnologia percepisce, presta attenzione, decide e programma le sue azioni al fine di raggiungere un obiettivo. Naturalmente, la progettazione di dispositivi tecnologici non può prescindere dall'analisi di questi processi. Le conoscenze sviluppate nell'ambito dell'ergonomia cognitiva consentono, difatti, di sviluppare sistemi usabili, in grado di ridurre il carico di lavoro imposto all'utente e la probabilità di commettere errori. Il volume affronta le tematiche tipicamente oggetto di studio degli ergonomi di formazione cognitiva, approfondendo sia gli aspetti teorici sia quelli procedurali.
Barbara Bellot

intelligenza e tecnologie - 10 views

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    Questo documento ripercorre molte delle tematiche del nostro corso, dalle psicotecnologie, all'intelligenza nelle sue nuove forme, alla cognizione distribuita e i nuovi modelli di apprendimento. Parte da considerazioni di Norman.
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    Ho letto con attenzione il documento e l'ho trovato interessante e pieno di spunti. Riprende, sintetizza e in qualche modo rende persino più comprensibile molto del nostro percorso di studio. Le tecnologie come estensione della nostra mente, il poter lavorare senza stare insieme. Interessantissimo il passaggio di Norman che richiama la necessità di comprendere le modalità di interazione tra tecnologia, utenti e cognizione umana e che permette un richiamo a quanto sostenuto da Vygotskiy (che credo si possa paragonare a Mcluhan per la sua capacità di anticipare i tempi) Piaget e Bruner riguardo l' importanza per lo sviluppo cognitivo dell'interazione con gli aspetti socio culturali dell'ambiente e la continua creazione da parte dell'uomo di artefatti. Prima sotto forma di strumenti utili per migliorare la qualità della vita, oggi attraverso le tecnologie utili per soddisfare le esigenze cognitive dell'uomo. Altro punto fondamentale la "patente per la televisione" di Popper, c'è davvero qualcosa da imparare prima di iniziare a vedere la Tv. Il punto che più ha attirato la mia attenzione è stato quello che tratta delle due forme di apprendimento quello percettivo-motorio e quello simbolico ricostruttivo. Ho trovato un articolo che credo traduca nella pratica questa differenza e cerco di inserirlo per poterlo condividere.
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    Condivido pienamente il pensiero di Norman e Popper, che parlano delle potenzialità e dei rischi della rete. Io personalmente credo che l'utilizzo delle tecnologie al giorno d'oggi sia fondamentale. La tecnologia facilita la comunicazione e ci permette quindi di interagire meglio con gli altri senza il bisogno di trovarsi nello stesso luogo nello stesso momento. Queste novità sicuramente ci rendono più intelligenti, ma allo stesso tempo anche più stupidi quando ci facciamo "rapire" da queste tecnologie. I social network ad esempio hanno un potere seduttivo nei confronti dei giovani d'oggi che passano giornate intere a chattare e non riescono a farne a meno, addirittura i cellulari sul mercato di adesso sono, tutti o quasi, super tecnologici con programmi e applicazioni all'avanguardia, progettati appositamente per rispondere ad una richiesta, ad un bisogno attuale.
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    Si tratta di un articolo molto interessante che merita di essere letto attentamente. Volendo riassumere il pensiero di Normann, nel suo libro le cose che ci fanno intelligenti l'autore affronta il tema dell'uso intelligente delle tecnologie moderne nella vita di tutti i giorni: il modo di organizzare il tempo, la differenza tra leggere un libro e guardare la televisione, l'uso umano dell'informatica. Esplora la complessa interazione tra il pensiero umano e la tecnologia che tale pensiero crea. Mentre la critica popperiana alla televisione si incentra soprattutto sulla violenza presente nei vari programmi, che induce i più giovani e i più deboli ad adottare atteggiamenti antisociali. La televisione, infatti, fa parte dell'ambiente che tutti i giorni i bambini vivono, e proprio per questo è in grado di influenzarli. Una scena di violenza vista in televisione ha la stessa portata condizionante della violenza effettiva che può essere vissuta realmente all'interno delle mura domestiche.
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    La tecnologia inventata per caso mi trova un pò scettico nell'accetare tale affermazione. In realtà fin dai tempi più remoti l'uomo si è trovato davanti a ingegnarsi per trovare nuove tecnologie che gli consentissero di agevolare o rendere migliore la propria vita. Dall'invenzione della ruota alla manipolazione genetica del dna umano la risposta che si è sempre cercata è stata quella di come è possibile migliorare la condizione in essere in un dato momento. Certo, molti hanno subito le innovazioni tecnologiche ma quasi sempre è bastato un cambio generazionale per assimilarle. Ciò che invece ci ha trovati spiazzati è stato l'impatto che le nuove (vecchie) tecnologie hanno avuto sul comportamento della socità e in parcolar modo sull'individuo. Ancor più le psicotecnologie che hanno riguardato un passaggio tecnologico improntato in un arco di tempo brevissimo e che hanno seguito una curva ascensionale moltro erta.
Chiara Lucia Gobbi

Il tumore al cervello e l'intelligenza emergente della rete - 2 views

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    come sostenuto da Derrick De Kerckhove l'"Intelligenza connettiva, cioè quella varietà di Cognizione Distribuita, determina un'accelerazione enorme dell'intelligenza umana.Essa detiene infatti un potenziale incredibile per la risoluzione di differenti problematiche
ANNALISA PASCUCCI

SCUOLA APPRENDIMENTO TECNOLOGIE DIDATTICHE Convegno Internazionale 18/19 Novembre 2010 - 1 views

Sala Consiliare del Comune di Cinisello Balsamo Via XXV Aprile, 4 - Cinisello Balsamo Centro QUA_SI/Universiscuola, Villa di Breme Forno via Martinelli, 23 (ingresso da via Diaz) - Cinisello Bals...

TECNOLOGIE CONVEGNO DIDATTICA FORMAZIONE

started by ANNALISA PASCUCCI on 21 Jun 13 no follow-up yet
alberto vitale

Insegnare e apprendere in gruppo. Il cooperative learning - 1 views

vi segnalo questo libro "Insegnare e apprendere in gruppo. Il cooperative learning" di Comogli e Cardoso, in cui viene spiegato che il collaborative learning è un metodo didattico in cui non è suff...

#CollaborativeLearning

started by alberto vitale on 12 Dec 12 no follow-up yet
Marco Dozza

LA COMPETENZA DISTRIBUITA NELLA CLASSE - 3 views

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    Documento che descrive lo sviluppo di una comunità di apprendimento in una classe, quindi un apprendimento con competenze distribuite. Illustra come cambiare il metodi per l'apprendimento.
Miriam Zisa

Apprendimento formativo e professionale - 5 views

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    In questo testo è spiegato in maniera chiara ed esaustiva il tema dell'apprendimento e della cognizione distribuita.
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    Val la pena ricordare che nell'ambito dell'apprendimento formativo Skinner Vygorsky anticipano le convinzioni che ritroviamo nelle teorie di David A. Kolb. Cognitivista pone in particolare evidenza l'Apprendimento esperienziale assolutamente sinergico e complementare a quello formativo e professionale
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    si afferma come l'apprendimento condiviso ha una marcia in più, il lavorare in gruppo e sperimentare in gruppo facilita la cognizione.
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    Per quanto riguarda l'interazione, V. Midoro fa osservare come l'individuo impari interagendo con tre ambiti principali: * con se stesso; * con l'ambiente fisico esterno; * con il contesto sociale. Questi tre elementi sono sempre presenti nello spazio dell'interazione ma nelle diverse situazioni di apprendimento ciascun elemento può prevalere sugli altri. Nell'apprendimento che è frutto del contesto sociale l'interazione con le altre persone è predominante. In quest'ambito V. Midoro distingue i tre casi seguenti: 14 1. Imparare per mezzo di altri: il soggetto ha obiettivo esplicito di far apprendere qualcosa a terzi. I flussi di informazione coinvolti sono due: dall'agente didattico a chi apprende e viceversa. Il primo flusso ha l'obiettivo di stimolare l'apprendimento, il secondo è il feedback del ricevente. 2. Imparare dagli altri: l'individuo acquisisce le conoscenze in un processo che non è intenzionalmente predisposto per indurre l'apprendimento. La comunicazione in questo caso è monodirezionale perché manca il feedback esplicito sul livello di apprendimento che è stato raggiunto. 3. Imparare con gli altri: è il caso in cui il lavoro del gruppo e l'apprendimento collettivo sono preponderanti.
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    a tal proposito vi posto una piccola dispensa su come il lavoro nel piccolo gruppo possa essere di supporto e potenziamento all' apprendimento anche in età di sviluppo. http://www.inclusione.info/modules.php?name=News&op=getfile&attid=6.
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    inoltre sempre a tal proposito mi viene in mente la pedagogia su cui è fondata tutta la metodologia scout e di come il tema del lavoro in piccoli gruppi accompagni tutta la crescita del ragazzo dall' età di 8 anni fino all' età della partenza 21 a.( evento che scandisce la fine del percorso formativo del ragazzo al quale poi si chiede di compiere una scelta.) di seguito il regolamento metodologico approfondito per chi fosse interessato ad approfondire tale approccio pedagogico http://www.fvgagesci.it/DOWNLOAD/regolamento_metodologico_2011.pdf.
martadinoia

L'apprendimento collaborativo presentato dalla Prof.ssa Maria Amata Garito - 0 views

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    Non si tratta solo di cognizione distribuita ma di un vero e proprio metodo educativo in cui gli studenti lavorano insieme per raggiungere un obbiettivo comune, sviluppando così anche importanti competenze sociali e di problem solving.
davidedallapozza

The Cloud and The Crowd: Distributed Cognition and Collective Intelligence | CCTP 797: ... - 0 views

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    Ho trovato molto interessante la lettura di questo articolo. Ma piu' in particolare la visione del video. In che modo il cloud ha migliorato i nostri processi di cognizione distribuita? Per i non addetti ai lavori, il Cloud è un luogo in cui archiviare informazioni inaccessibili agli altri o accedere alle stesse informazioni su più dispositivi. Negli ultimi anni, la capacità di collegare insieme più tecnologie di scaricamento cognitivo attraverso il cloud computing ha migliorato le nostre capacità di distribuzione condivisa e di scaricamento cognitivo. La quantità di informazioni che è stato possibile archiviare su un computer viene ora moltiplicata per mille volte nel cloud. La capacità di lavorare con gli altri, senza mai doverli parlare o vederli naturalmente, ha reso la capacità di portare a termine compiti complessi da remoto una pratica quotidiana. Ciò che il cloud stesso differisce a seconda del contesto in cui viene utilizzato. Il cloud è in realtà solo una rete di server configurati in tutto il mondo che condividono informazioni e consentono agli utenti di accedere a tali informazioni in base ai loro requisiti di accesso. Il cloud per un manager aziendale è una rete, un modo per connettere tra loro più applicazioni e più computer. Con questa infinita mole di informazioni consegnata da utenti e per la maggior parte molte volte sono informazioni privata, e' normale che una compagnia possieda tutto questo potere? Essendo una compagnia privata, focalizzata sul guadagno, e' logico che e' o sara' disposta a usare queste informazioni per guadagnare. I nostri dati e file dovrebbero essere custoditi e protetti da un ente pubblico, interessato solamente a proteggere il proprio cittadino. Non avete mai pensato che le vostre foto, profili e dati personali potrebbe essere gia' stati usati in qualche parte del mondo per fare cose anche illegali ?
Rocco Massimo Palumbo

Un modo per fare "Conoscenza distribuita" - Condividere un tag cluod Diigo su un sito e... - 5 views

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    Anche questo è un modo di realizzare "Conoscenza diistribuita"! Ho utilizzato uno dei web services messi a disposizione da Diigo, "Tagrolls" per pubblicare una "tag cloud" su un sito da me realizzato qualche anno fa. Ovviamente la tag cloud è gestita e aggiornata automaticamente da Diigo. N.B. Il sito è stato realizzato con un sistema di CMS (Content Management System) per supportare un'idea personale che per vari motivi non sono più riuscito a portare avanti così come era nei miei progetti. Per chi fosse interessato mi offo e offro il mio sito come "Cavia" per analisi e considerazione sull'usabilità, ergonomia, etc, etc.
andrea cristofalo

come il multitasking cambia il cervello - 15 views

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    Prendo spunto da questo breve articolo che illustra molto rapidamente come le nuove tecnologie possano cambiare il cervello per fare un parallelo con uno degli argomenti che abbiamo discusso oggi con alcuni colleghi: cioè come cambia il "ruolo" del pc nel corso del tempo, da "pc cognitivista" a "pc costruttivista"
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    Interessante riflessione sulle modificazioni che si hanno con l'uso del PC, delle conoscenze condivise, ecc. Peccato sia molto breve, sarebbe stato utile avere qualche approfondimento.
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    Si tratta di una intervista molto interessante che suggerisce come la configurazione dell'ambiente innovata dalle tecnologie dell'informazione incide sullo sviluppo cognitivo delle persone; in particolare viene affrontato il tema dell'attenzione e di come i processi di attenzione vengano influenzati dal multitasking. Si tratta ancora di un campo molto interessante ma per parlare di risultati consolidati bisognerà aspettare un po' di tempo.
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    Gli studi e le ricerche sul multitasking ci lasciano aperti a diverse interpretazioni di questo fenomeno, nella cui valutazione non possiamo trascurare un'adeguata considerazione anche dei fattori socio-culturali. Nonostante sia largamente dimostrato dalla ricerca scientifica che l'essere umano possiede risorse attentive limitate e che occuparsi di due o più compiti simultaneamente può compromettere la qualità della prestazione, il multitasking viene oggigiorno considerato un modo efficace di approcciarsi ai molteplici compiti a cui l'individuo viene sottoposto quotidianamente.Non è ancora possibile stabilire con certezza se l'efficacia del multitasking sia un mito da sfatare o meno. È presumibile che questa modalità di lavoro abbia effetti altamente dannosi quando tutti i compiti richiedono la stessa quantità di attenzione e che invece la prestazione non risenta di alcun effetto negativo se i compiti secondari sono meno impegnativi rispetto al compito principale. Sarà dunque opportuno proseguire con la ricerca al fine di stabilire gli effetti del multitasking e come essi varino a seconda delle condizioni prese in esame.
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    Il multitasking è un argomento che mi ha sempre interessato e questo articolo ne sottolinea un aspetto che resta sempre un po' fuori dalla narrativa comune: ciò che facciamo ogni giorno plasma le nostre capacità e con il tempo (indubbiamente molto!) anche la nostra struttura cerebrale! Bello spunto!
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    Questo articolo sostiene che l'esercizio ha la capacità di cambiare il volume e il modo in qui funziona il nostro cervello. Mi ha fatto pensare alla demenza dell'Alzheimer, nella quale si osserva che la corteccia cerebrale si accartoccia e si osserva una diminuzione grave dell'ippocampo. Sorge allora uno spunto di riflessione: La tecnologia, potrebbe assistere nel mantenimento della salute cognitiva grazie all'apprendimento di cose nuove e connessioni sociali che potrebbero rallentare lo sviluppo della malattia?
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    Questo articolo fa riflettere su quanto sia vera questa routine ormai normale di fare più cose contemporaneamente. Interessante il confronto tra giovani nati con la tecnologia a portata di mano e anziani che hanno da poco conosciuto questo nuovo mondo. Ritengo che da un lato sia sicuramente positivo e costruttivo l'essere sempre più multitasking, anche se dall'altro lato la tecnologia no stop allontana l'uomo dal concentrarsi profondamente su un singolo compito da svolgere, e da quella che era l'autenticità che ha caratterizzato la vita quotidiana di coloro che sono nati e cresciuti in un modo privo di tecnologia.
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    Sono stati fatti numerosi studi su tale argomento, visto che ormai ci riguarda molto da vicino. Molti ricercatori hanno espresso pareri discordanti circa gli effetti positivi e negativi di questo attualissimo fenomeno. Alcuni studi hano evidenziato come il multitasking contribuisca ad alzare i livelli di cortisolo; ormone responsabile dello stress, mentre studi diversi hanno indagato le conseguenze del multitasking sugli adolescenti. I nativi digitali avrebbero un rendimento scolastico migliore proprio perchè, abituati all'attenzione frammentata, utilizzerebbero maggiormente la memoria di lavoro.
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    Una riflessione in merito al multitasking la farei puntando l'attenzione sul sovraccarico cognitivo dovuto alle numerose sollecitazioni che avvengono in poco tempo che il cervello deve rielaborare. Io me ne accorgo banalmente quando decido di essere off line per una o due giornate (di solito nel weekend). Ho una sensazione di benessere maggiore. Comunque non sono addicted per cui non sento lo stress e l'ansia di non essere connessa. Un altro spunto di riflessione è il contenuto di profondità. Sempre tramite l'auto- osservazione, il multitasking non ti consente di approfondire (temi, contenuti e anche relazioni) l'attenzione è distribuita e addirittura frammentata. Ciò che è molto esteso orizzontalmente (sulla superficie) non riesce ad essere esteso anche verticalmente (in profondità). Non è un giudizio è una osservazione della diversa modalità di gestire contenuti, agire, interagire.
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    Decantare il multitasking come giusto o sbagliato é fuorviante, come si dice nell´articolo, le conseguenze le vedremo tra migliaia di anni. Io personalmente penso che una delle conseguenze negative, siano la frammentarietá dell´attenzione, che si riversa inevitabilmente anche nella nostra vita sociale e non solo nella nostra educazione.
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    Articolo breve e conciso sul multitasking, trovo che seppure alquanto sintetico, esplica in modo adeguato come i cambiamenti apportati dall'uso delle nuove tecnologie non necessariamente sono negative, e che se da un lato alleggerisce dal peso di eseguire alcune operaizoni mentali al tempo stesso stimola ad esercitare parti del cervello diverse. Se da un lato la distribuzione dell'attenzione puó rendere difficoltoso concentrarsi su un unico compito in maniera adeguata, permette d'altro canto il multitasking, una capacitá sempre piú sviluppata tra i giovani che fanno uso delle nuove tecnologie quotidianamente. Trovo che l'articolo sia pertinente ai contenuti della materia, spunto di riflessione interessante che completa il materiale didattico di psicotecnologie.
mtripepi

Tecnologie a scuola e ''conoscenza distribuita'' - 0 views

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    Il contributo presentato è stato elaborato dalla ricercatrice Nicoletta Di Blas, che dirigendo un laboratorio multidisciplinare teso a sviluppare strumenti di "educational technologies", ha potuto constatare come la messa in pratica di un insegnamento basato su attività didattiche che coinvolgano le risorse cognitive di studenti e docenti mediante l'utilizzo di dispositivi come lo storytelling digitale, renda l'apprendimento una realtà da condividere, incrementando le competenze e conoscenze di ciascun attore della dinamica didattica.
Barbara De Sieno

L'Apprendimento Collaborativo in rete nell'esperienza del Nettuno - 10 views

    • Barbara De Sieno
       
      Riporto uno dei lavori scritti dal ns. rettore sul'argomento dell'apprendimento collaborativo in cui vengono riportate sinteticamente alcune delle teorie più significative sul valore psicopedagogico dell' apprendimento collaborativo. Teorie nate prima dello sviluppo delle reti telematiche e che oggi sono facilmente applicabili anche per realizzazione di processi di apprendimento collaborativo in rete ed esposto il modello didattico del NETTUNO. Buona lettura.
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    Negli ultimi anni, l'applicazione delle tecnologie telematiche nell'insegnamento a distanza ha permesso di realizzare processi di apprendimento collaborativo, dando luogo a modelli di insegnamento/apprendimento caratterizzati essenzialmente da: Comunicazione bidirezionale e interattività; Libero scambio di informazioni; Circolazione di idee in maniera sincrona e asincrona.
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    Collaborative learning Ho trovato molto interessante e con pieno riscontro oggettivo, la relazione della Prof.ssa Garito, circa "l'Apprendimento Collaborativo". La mia condizione di lavoratore full-time e la mia età (53 anni), non facevano pensare che potessi riprendere gli studi universitari così impegnativi, non solo per le ore da dedicare ai libri, ma soprattutto per il tempo necessario per frequentare le lezioni in Facoltà. Ma il mio desiderio di completarmi culturalmente, mi spinse ad iniziare nel 2010 l'avventura dell'università tradizionale, mettendo in preventivo un percorso di studio molto più lungo dei tre anni previsti. La pur scarsa frequentazione l'ho svolta utilizzando giorni di ferie con disappunto della mia famiglia, gli incontri con i docenti sempre molto sofferti per il tempo risicato sottratto alla mia pausa pranzo, difficoltà di raggiungere la facoltà per traffico e posto macchina, lo studio procedeva con "navigazione a vista", senza ben sapere cosa studiare e ciò che si doveva approfondire. Ebbi però la soddisfazione di superare un esame e un esonero, ma sentivo il peso di troppa sovrapposizione di impegno lavorativo, famigliare e di studio. Dopo qualche mese ebbi l'occasione dalla mia azienda di iscrivermi all'università Uninettuno, onestamente mi spaventava l'idea di non avere un contatto diretto con i docenti, i tutor, la segreteria e i miei compagni di studio. Dopo qualche giorno di esplorazione del sito, dei servizi a disposizione, della struttura organizzativa mi resi conto che Uninettuno mi offriva la possibilità di studiare comodamente, di ottimizzare i tempi della mia giornata e quindi non sottrarre granché ai miei famigliari, finalmente potevo studiare con la tranquillità di organizzare senza affanni la mia scaletta per prepararmi agli esami. La più grande comodità è data dalla possibilità della formazione in modalità diacronica, poter usufruire delle lezioni quando e da dove si vuole, infatti io
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    Anche per me è stato illuminante l'incontro con Uninettuno quando me mi fu segnalata dalla mia scuola di counseling. Era già da alcuni anni che maturavo il desiderio di approfondire lo studio della psicologia oltre a ciò che avevo imparato nella formazione in counseling e nelle altre formazioni in tecniche psico-corporee che da anni propongo. Quella della psicologia scientifica rimaneva però soltanto una passione perchè non ritenevo possibile affrontare un impegno simile da adulto e lavoratore. Le materie mi attiravano così tanto che tutti gli anni cercavo di frequentare da auditore un pò di lezioni e corsi presso la facoltà di Genova, in particolare ricordo con piacere il laboratorio a tecniche attive di role play. Quindi quando presi visione della proposta Uninettuno non ci pensai due volte ad iscrivermi subito e non mi sono affatto pentito visto che sono arrivato all'ultimo anno riuscendo a conciliare senza particolare sforzo studio, vita privata e lavoro, grazie soprattutto alla possibilità di seguire le videolezioni ad orario libero e quindi in modalità diacronica. Quindi ringrazio e mi complimento anche io con Prof.ssa Garito per questo progetto di grande utilità sociale.
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    Uninettuno- l'università adatta ai miei ritmi e alla mancanza di tempo , ma ciò non vuol dire meno impegnativa,anzi, visto le richieste dei tutor esigenti per l'ammissione agli esami, direi che questa università mi fa sudare ! Ma va bene così ! Mi piace ! Mi affianco ai ringraziamenti di Riccardo: grazie !
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    Sicuramente è stata un innovazione molto utile nel senso che grazie alla nuova piattaforma telematica si è messo in campo un nuovo approccio pedagogico e questo ha dei vantaggi non indifferenti, seguire le università in maniera telematica é molto utile perché ci si può organizzare lo studio come meglio si crede e in più possiamo apportare dei contributi creando così un apprendimento collaborativo in rete, dando un'informazione e ricevendone un'altra da altri utenti.
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    In effetti,è da eliminare il luogo comune secondo cui chi frequenta a distanza possa studiare poco e sostenere esami relativamente semplici. In molte telematiche è possibile ricevere una didattica di qualità che non ha nulla da invidiare ad atenei prestigiosi. Non è un caso, inoltre, che al giorno d'oggi quasi tutte le università tradizionali ricorrano a spazi online legati allo specifico corso dove i docenti caricano slides proiettate a lezioni o dispense digitali. Inoltre buona parte di queste stesse università si affida al e-learning per lo svolgimento di master e corsi di perfezionamento.
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    Nel testo viene fatto riferimento alle teorie costruttiviste che mettono in evidenza l'importanza, per l'apprendimento a distanza attraverso le reti telematiche, della creazione di ambienti che rendano possibile l'apprendimento stesso in forma collaborativa ed attiva. Particolare attenzione va rivolta al contesto, che deve essere simile alle situazioni reali e rendere agevole, attraente e coinvolgente la partecipazione, alla costruzione, che deve permettere la creazione di spazi idonei per comunicare e riflettere, alla collaborazione, che diviene uno strumento per l'apprendimento grazie proprio allo scambio e confronto di informazioni e opinioni ed al loro approfondimento, ed alla conversazione, fondamentale per l'elaborazione del significato. I sistemi telematici offrono la possibilità di agire in modalità sincronica, mettendo in contatto nello stesso momento i partecipanti, o diacronica offrendo, in qualunque momento ed ovunque sia tecnicamente possibile, l'accesso per lo sviluppo del processo di apprendimento in base ai propri tempi ed alle proprie esigenze. Ne è un esempio il modello didattico di Uninettuno.
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    buonasera, sono lavoratrice full time , ho una famiglia e sono già laureata in matematica alla Sapienza di Roma.Si è parlato fino ad ora degli aspetti positivi delle Uniiversità telematiche , ma ci sono anche aspetti negativi . Per me non è stato facile adattarmi al metodo dell'Università telematica. Se da una parte, posso ascoltare le lezioni quando e dove desidero, dall'altra non ho un rapporto diretto imminente con il docente mentre spiega . Mi manca l'avere la possibilità di chiarire eventuali dubbi nell'imminente , cioè mentre si ascolta la lezione. Mi manca il socializzare direttamente con le persone che seguono il tuo stesso corso . Mentre nell' Università la Sapienza, ho conosciuto persone che sono diventati i miei compagni di studio , in questa Università telematica ti senti sola . Non si ha modo di poter creare un gruppo di studio a meno che tu non conosca già le persone prima di segnarti all'Università telematica
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    L'applicazione delle tecnologie nell'insegnamento ha reso possibile l'apprendimento a distanza che anni fa era impensabile, cosí come la possibilitá di apprendere in modo collaborativo e comunicare in modo estremamente efficiente. In questo sicuramente la tecnologia ha portato un grande miglioramento danto possibilitá anche a chi non poteva spostarsi.
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    Credo che le tecnologie al giorno d'oggi siano uno degli strumenti più potenti per educare, informare ed apprendere. Esse hanno dato la possibilità di istruirsi e formarsi anche a chi magari prima faticava. Lo si può fare seguendo i propri ritmi, il proprio metodo, trovandosi in diverse aree geografiche, vivendo diverse condizioni lavorative e familiari. Se dovessi riassumere le caratteristiche che più ritengo importanti di una piattaforma di apprendimento telematico, come lo è l'università Uninettuno, direi: libertà di organizzazione, sostegno tra colleghi, ampia disponibilità di contenuti.
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    Il modello di apprendimento collaborativo e a distanza di Uninettuno offre la possibilità di studiare usando canali diversi dalle università di impostazione classica, mi ha dato la possibilità a quasi 50 anni di re introdurmi nello studio. Una modalità completamente diversa. Una riflessione che faccio è che la scelta di iscrivermi ad una università telematica è avvenuta anche dopo una esperienza tramite corsi online gratuiti di EduOpen (corsi MOOC), è un progetto creato da un network di università italiane, e forse non solo, per la diffusione della conoscenza, con una facile accessibilità ad un percorso di tuo interesse. Questa scoperta dei MOOC mi ha predisposto cognitivamente ad intraprendere un percorso più strutturato come quello offerto da Uninettuno, che fra l'altro è stata pioniera di questo tipo di modalità di apprendimento. Lo spunto di riflessione è che la scelta di iscrivermi ad Uninettuno è stata postuma ad un mio "training" e utilizzo della tecnologia che mi ha dato sicurezza nelle mie capacità di apprendimento, capacità di saper usare strumenti e apparati diversi dai libri. Molte persone over 50 non accedono a questo tipo di modalità di studio, non per incapacità, ma per senso di inadeguatezza, manca un senso di auto efficacia nell'uso del web come strumento di apprendimento. Nel mio piccolo cerco di sostenere la divulgazione di nuove metodologie di studio quando incontro persone che vorrebbero riprendere gli studi anche in età avanzata, e sento delle resistenze dovute a paura di sentirsi inadeguati. Inoltre il modello di apprendimento collaborativo è di grande aiuto e sostegno proprio a persone che sentono di dover affrontare una sfida che non è solo determinata dai contenuti della materia ma dalla modalità. Il messaggio che offro è " Non sarete soli". L'assenza di competitività all'interno dei gruppi di studio di Uninettuno, il sostegno reciproco, per come uno può' e nella misura in cui lo può dare, è fonda
elena mitu

la natura dell'intelligenza - 7 views

  • Un aspetto controverso relativo alla natura dell'intelligenza riguarda la sua ereditabilità. Un indice di ereditabilità è quell'indice che indica in quale proporzione i fattori genetici, o ereditari, contribuiscono alla varianza totale di un dato tratto in una certa popolazione nelle condizioni attuali. Gli indici dell'ereditabilità dell'intelligenza sono stati calcolati in vari modi, ma i dati essenziali per il loro calcolo sono sempre misure della rassomiglianza tra i componenti della famiglia in rapporto al tratto considerato.
    • Luigi Coccia
       
      interessante
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    La maggior parte delle nostre conoscenze sull'intelligenza deriva dai test creati per osservarla e misurarla. Tali test, però, non sono privi di limiti. Essi si concentrano soprattutto sulla definizione della struttura dell'intelligenza così come risulta dalla quantità di conoscenze acquisite durante le fasi dello sviluppo, e in particolar modo quelle conoscenze organizzate sotto forma di programmi scolastici e universitari. Ma man mano che l'uomo invecchia, e le sue esperienze scolastiche si allontanano nel tempo, può darsi che tale fondo comune di conoscenze diventi sempre più indadeguato a dare una misura del suo funzionamento intellettivo. Poichè le occupazioni degli adulti sono più diversificate delle attività scolastiche, può accadere che le esperienze cumulative dell'età adulta stimolino uno sviluppo differenziale delle abilità nei diversi individui. I test di intelligenza si rifanno in gran parte alle abilità di tipo accademico, non sorprende quindi scoprire che con l'età i maggiori incrementi di punteggio si hanno nelle persone che hanno continuato gli studi più a lungo. Allo stesso modo, le persone la cui occupazione ha un contenuto più accademico, che richiede quindi abilità prevalentemente di tipo verbale e numerico, tendono a mantenere costante nel tempo il loro rendimento ai test d'intelligenza, o addirittura a migliorarlo, mentre quelle che svolgono attività di tipo più meccanico o a livello intepersonale, tendono a volte a presentare un declino del rendimento. Il luogo e l'epoca in cui si nasce e si cresce tendono sempre a incoraggiare lo sviluppo di abilità adatte a soddisfare le esigenze che sono loro proprie. Nell'intero ciclo di vita, tali esigenze saranno diverse in base alla fase di sviluppo che si attraversa, dalla prima infanzia alla vecchiaia. Le ricerche dimostrano che, nell'età adulta, l'incremento o il declino dei punteggi ai test d'intelligenza con l'aumentare dell'età dipendono in gran parte dalle esperienze che l'i
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    vi suggerisco questo link dove viene affrontato il tema relativamente alla natura della nostra intelligenza, ho estrapolato parte del testo e l'ho riportato qui per evidenziare una parte con cui non sono perfettamente daccordo ovvero quando parla del fatto che l'intelligenza si misura in base alle conoscenze accademiche. Secondo il mio modesto parere l'intelligenza è altro, si può sicuramente allenare ed esercitare, ma non può essere ridotta ad una raccolta di nozioni.
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    La maggior parte delle nostre conoscenze sull'intelligenza deriva dai test creati per osservarla e misurarla. Tali test, però, non sono privi di limiti. Essi si concentrano soprattutto sulla definizione della struttura dell'intelligenza così come risulta dalla quantità di conoscenze acquisite durante le fasi dello sviluppo, e in particolar modo quelle conoscenze organizzate sotto forma di programmi scolastici e universitari.
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    INTERESSANTE ARTICOLO CHE EVIDENZIA LIMITI E VANTAGGI DEI TEST PER VALUTARE L'INTELLIGENZA....INDICA CHE CI SONO POSSIBILI EREDITABILITA' DELL'INTELLIGENZA DOVE INCIDONO ANCHE FATTORI GENETICI.
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    L'intelligenza è un insieme di diverse funzioni. Una combinazione di abilità necessarie per la sopravvivenza e per il progresso in una determinata cultura. Sia le specifiche abilità che il loro peso relativo dipendono dal contesto sociale e dall'epoca
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    Da milioni di anni si cerca di definire cos'è l'intelligenza. Per Platone l'intelligenza è ciò che distingue le diverse classi sociali ed è distribuita da Dio in maniera diseguale. Aristotele, invece, sosteneva che tutte le persone, tranne gli schiavi, esprimono facoltà intellettive più o meno uguali e la differenze è dovuta all'insegnamento e all'esempio. Oggi esistono diverse definizioni dell'intelligenza e diversi test che cercano di stabilire scientificamente il quoziente intellettivo di una persona. Come numerosi psicologi che negli ultimi anni hanno rifiutato l'uso dei test di intelligenza, dimostrandone incongruenza, penso che non sia facile è che non basti un test per misurarla. Non credo che ci siano persone più o meno intelligenti mi affianco al pensiero di Aristotele (tranne per la parte degli schiavi) credendo che l'insegnamento e l'esempio siano fondamentali.
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    Il concetto di "intelligenza" dovrebbe essere considerato come un concetto descrittivo anziché esplicativo.
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