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Home/ Psicotecnologie e Processi Formativi - Uninettuno/ Group items tagged ICT

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Chiara Lucia Gobbi

Tecnologie e apprendimento: ICT-based education - 0 views

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    l'apprendimento collaborativo basato sul computer, enfatizza i modi in cui la tecnologia dell'informazione può essere usata per mediare e supportare la comunicazione tra i membri di gruppi impegnati in un'attività di apprendimento, rimuovendo i limiti spaziali e temporali.
Giancarlo Erriu

Did You Know 3.0 (Officially updated for 2012) HD - YouTube - 0 views

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    Breve vido che stimola alcune riflessioni sullo sviluppo esponenziale delle ICT e sulla loro influenza nella nostra vita
alfonsina longobardi

Il multitasking - 4 views

Il multitasking è un modo di processare l'informazione, dedicando le risorse di sistema per eseguire contemporaneamente diversi lavori passando da un contesto all'altro. Questa possibilità operativ...

started by alfonsina longobardi on 12 Mar 13 no follow-up yet
silvia francesconi

ICT e formazione degli insegnanti - 1 views

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    "Molti studiosi delle teorie dell'apprendimento ritengono che le stesse ICT possiedono il potenziale necessario per trasformare la natura stessa dell'educazione: dove e come ha luogo l'apprendimento e il ruolo degli studenti e degli insegnanti negli stessi processi di apprendimento." Questo articolo affronta il tema dell'apprendimento, dai paradigmi tradizionali alle nuove prospettive basate sul nuovo contesto globale, auspicando che i processi di apprndimento/insegnamento attingano dalle nuove tecnologie, fonte di conoscenza e arricchimento se ben usate!
andrea pidoto

Le tecnologie di rete - 1 views

E-learning: le tecnologie di rete a supporto dell'apprendimento. Strumenti e modelli per la didattica universitaria Ci troviamo oggi di fronte a un cambiamento di dimensioni epocali, oltre che ...

tesi e-learning tecnologie web

started by andrea pidoto on 06 Nov 12 no follow-up yet
anna colombo

Classe del futuro - 1 views

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    Il Professor Sergio Bertolotti è referente scolastico di " La classe del futuro", un progetto complesso caratterizzato dalla sinergia tra innovazione tecnologica e sviluppo di un'adeguata strategia pedagogica. Mirato alla definizione di un nuovo concetto di classe, dove sia possibile attuare in modo nuovo l'attività curricolare, il progetto ha come obiettivo principale la definizione e lo sviluppo di una nuova metodologia didattica, basata sull'utilizzo intensivo delle moderne tecnologie ICT.
Mauro Rossi

Less effortful thinking leads to more social networking? The associations between the u... - 0 views

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    Lo studio di Zhong e altri (2011) affronta la questione del rapporto tra Social Network Sites e personalità da un'altra prospettiva. In questo caso viene utilizzata la scala che misura il Need for Cognition di Petty e Cacioppo. Individui con un basso punteggio nella NFC non gradiscono il pensiero che richiede sforzo ed evitano attività impegnative dal punto di vista cognitivo. Se hanno a che fare con questioni complicate, preferiscono affidarsi all'opinione degli altri o ottengono informazioni da indizi presenti nell'ambiente. Così, sulla base dell'Elaboration Likelyhood Model (ELM, Petty & Cacioppo, 1981), in situazioni poco rilevanti dal punto di vista personale, gli individui con basso NFC sono influenzati dagli attributi "periferici" di un messaggio (numero di argomenti, aspetto del messaggio, euristiche, etc.). Le persone con alto NFC invece cercano la via "centrale" basata su argomenti di merito, che richiede l'elaborazione attiva dell'informazione. Dunque, se gli utenti trattano l'informazione creata e condivisa sui Social Network come "periferica", allora gli individui con basso NFC passeranno più tempo sugli stessi Social Network di quanto non facciano quelli con alto NFC. Se invece l'informazione viene affrontata come "centrale", allora si avrà il risultato opposto. Valutando le informazioni online condivise da 436 studenti universitari americani, lo studio parte dalla considerazione che la maggior parte di queste siano "periferiche" (influenzano più variabili emozionali, come preferenze - mi piace, non mi piace - e umore, piuttosto che aspetti cognitivi). Dunque l'ipotesi, confermata dallo studio, è che individui con alto NFC usano i social network meno spesso di quelli con basso NFC ed è anche meno probabile che aggiungano amici. Questo non significa che chi usa di più i Social Network non ama il pensare che richiede sforzo, ma più semplicemente gli utenti potrebbero non sentirsi motivati a processare lâ
ANNALISA PASCUCCI

SCUOLA APPRENDIMENTO TECNOLOGIE DIDATTICHE Convegno Internazionale 18/19 Novembre 2010 - 1 views

Sala Consiliare del Comune di Cinisello Balsamo Via XXV Aprile, 4 - Cinisello Balsamo Centro QUA_SI/Universiscuola, Villa di Breme Forno via Martinelli, 23 (ingresso da via Diaz) - Cinisello Bals...

TECNOLOGIE CONVEGNO DIDATTICA FORMAZIONE

started by ANNALISA PASCUCCI on 21 Jun 13 no follow-up yet
Maria Cristina Marino

Storia dell'IPERTESTO - 1 views

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    Ritengo molto interessante ripercorre attraverso questo lavoro di Andrea D'Alessandro in Progetto Polymath, Politecnico di Torino, i momenti fulcro della storia dell'ipertesto. Imbattendoci in figure straordinarie come Vannevar Bush con il suo fondamentale articolo "As We May Think", Ted Nelson col progetto Xanadu, Douglas Carl Engelbart e il laboratorio di ricerca sulle interfacce utente dei computer, denominato "Augmentation Research Center" (ARC), Tim Berners-Lee e molti altri "pionieri". Prenderemo così coscienza che i concetti, le tecnologie e gli idiomi semantici su cui oggi è fondato il web - e che diamo ormai per scontati - si sono lentamente formati e cristallizzati negli anni grazie agli sforzi di innumerevoli ricercatori.
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    http://web.mit.edu/STS.035/www/PDFs/think.pdf Questo il link per visionare l'articolo su citato "As We May Think" di Vannevar Bush pubblicato su The Atlantic Monthly nel luglio 1945. Un articolo che ha infervorato l'animo di moltissimi scienziati e ricercatori.
Romina Mandolini

Cognizione distribuita e nativi digitali - 2 views

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    Questo mio secondo contributo, analizza i legami che sussistono tra il concetto di cognizione distribuita e ICT, nell'ambito dell'insegnamento analizzando in maniera critica vari aspetti dell'intero processo. L'autore parte dal concetto di nativi digitali, per spiegare il modo in cui l'utilizzo naturalizzato da parte di questi degli artefatti tecnologici, si connette alle intuizioni di McLuhan sulle proprietà sensoriali delle tecnologie di comunicazione e la loro influenza sulla cultura e la società. A questo proposito svolge interessanti analisi sui giovani e sul loro rapporto con la tecnologia. Sull'insegnamento e sul nuovo ruolo che spetta all'insegnante. L'insegnamento si deve sempre più configurare come un processo di costruzione continua, che passa attraverso una lunga interazione tra docente, studenti e le vaste risorse online, che questo deve aiutare a coordinare e strutturare. L'autorevolezza dell'insegnante difatti in questo contesto si affianca a quella delle risorse digitali interattive favorite dai nuovi strumenti ipermediali. Gli insegnanti, sono chiamati a far si che l'allievo affronti l'enorme volume di informazioni disponibili online, sviluppando le sue doti di analisi (capacità di reperire e vagliare fonti e contenuti) e di sintesi (capacità di ordinare e dare un senso alle informazioni).
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    Per finire. L'autore paragona la classe così connessa al concetto di "Villaggio Globale" di McLuhan, nella similitudine della piccola comunità (villaggio/classe) che si ritrova globalmente riunita tramite le nuove tecnologie, al mondo. E in queste grande possibilità traccia però anche i pericoli e le sfide che debbono essere affrontate.
De Rose Mario

Facebook ci aiuta o invade la nostra quotidianità? - 25 views

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    Facebook è diventato ormai parte della nostra vita postiamo foto, mettiamo notizie di politica, di cronaca, ma a volte tutto questo può diventare invasivo nel senso che senza farne un uso adeguato si rischia di svelare a folte anche la nostra privacy, e non solo, per via di tutte le notizie che apprendiamo si corre il rischio di avere un sovraccarico cognitivo e quindi un dispendio di energie mentali.
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    Ho trovato molto interessante questo breve articolo e l'iniziativa di cui parla. Io sono poco "affezionata" ai social, fb compreso. Lo utilizzo solo per informarmi su alcuni eventi ed iniziative, o per vedere cosa pensano e cosa stanno facendo i miei conoscenti. Utilizzo di più la chat su messanger e non amo lasciare messaggi per tutti, sono più per l'interpersonale diciamo. Non scrivo mai molto di me, anzi ultimamente ho smesso del tutto, e trovo incredibile quante cose inutili vengano dette, soprattutto quanti commenti vengano lasciati con leggerezza, come se non si potesse fare a meno di scrivere qualcosa e dire "ci sono anche io" più che avere effettivamente qualcosa da dire. Si sentono discorsi molto superficiali da persone poco informate che raccolgono consensi o commenti altrettanto confusi. Ecco, questo non è per niente bello. Poi ci sono delle nicchie "impegnate" e talmente dense di filosofie e paroloni che sembrano voler relegare quante più persone possibili al di fuori: sono solo apparentemente social. La maggior parte di quelli che conosco comunque non può farne a meno, di questo facebook, e mentre si esce sono immancabili le foto da postare subito o le capatine per vedere se ci sono novità. Uno stacco è un'occasione per un periodo di riflessione. Tanto più si fa un passo indietro, ci si disintossica per così dire, tanto più è possibile riflettere sul PROPRIO modo di utilizzare il social. Perchè poi la cosa importante è capire se lo si stà utilizzando bene, ovvero senza esserne schiavi o dipendenti, con rispetto per se stessi e i propri valori, e senza disturbare gli altri. In questo limbo finalmente si può capire se si stà preservando adeguatamente la propria privacy, per quale ragione si è presenti, che tipo di immagine si vuole dare, e cosa di utile può arrivarci dal network.
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    la comunicazione sui social network stanno cambiando: se un tempo si desiderava raggingere la popolarità attraverso un ampio numero di contatti, adesso si cerca di sfoltire il numero degli amici o dei follower alla ricerca della qualità del confronto, tralasciando ogni strategia volta ad ottenere visibilità.
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    i social ormai hanno invaso la nostra quotidianità, non si riesce a distinguere la realtà dal mondo virtuale, sarebbe necessario e auspicabile attuare una progettazione, soprattutto a livello scolastico, seria, per intervenire e far conoscere ai nativi digitali l'uso appropriato della tecnologia. in maniera da far diventare gli stessi cittadini consapevoli, critici, democratici e partecipanti attivi e non solo sempici spettatori.
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    i social network come facebook hanno una grandissima potenzialità però non vengono utilizzati nel modo corretto. Come afferma l'articolo molti utenti ormai sono quasi ossessionati da queste piattaforme, purtroppo quello che si trova in essi spesso sono false notizie o informazioni inutili mescolate a fatti di cronaca veri, politici o economici, perciò difficilmente un utente riesce a distinguere il vero dal falso.
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    Io penso che i social network, qual'ora ben utilizzati, siano delle risorse importanti. Ci permettono di informarci su ciò che accade nel mondo, ci rappresentano una realtà, ci offrono rappresentazioni, idee, immagini che inevitabilmente danno forma alla nostra rappresentazione della realtà. Rappresentano una forma di svago (non solo per pigri e sfaccendati) , ci connettono con gli altri e permettono di mantenere i nostri contatti sociali. Rappresentano quindi un'importante mezzo di espressione e di comunicazione: partecipare in modo attivo alla vita sociale implica necessariamente utilizzare i social. Io personalmente, non credo che sarei in grado di disconnettermi dai social per un periodo cosi lungo, però potrebbe essere un interessante esperimento sociale!
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    Concordo su quanto affermato nei post precedenti. Ritengo anche io che i social media abbiano delle enormi potenzialità, che siano uno strumento di grandissima espressione e comunicazione e che possano favorire l'esercizio di una cittadinanza attiva. In ambito educativo e didattico, a mio avviso, si configurano quindi, come risorsa più da valorizzare che demonizzare.
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    Mi ritrovo molto in questo articolo, spesso mi sono sentita di provare a chiudere il mio profilo facebook ma alla fine non sono mai riuscita a farlo. Credo sia dovuto al fatto che mi ritrono in quella che viene chiamata "Fear Of Missing Out" https://www.ipsico.it/news/la-paura-di-essere-disconnessi-cosa-e-la-fear-of-missing-out-fomo/
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    I social media, se utilizzati correttamente, sono uno strumento potentissimo che abbiamo a disposizione per rimanere costantemente informati di ciò che accade nel mondo e di essere in contatto con persone lontane. Offrono possibilità di svago, di apprendimento, di riflessione, di comunicazione, di divulgazione ecc.. I rischi però non sono pochi nè piccoli, proprio per questo credo sia fondamentale educare al corretto utilizzo degli stessi.
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    I Social Network sono un bel paradosso: da un lato ci offrono la possibilità di ridurre le distanze con le altre persone, sapendo cosa fanno, dove si trovano e ci permettono di interagire con loro, tale per cui oggi è possibile avere relazioni a distanza più facilmente il secondo lato dei social network, si potrebbe definire il "lato oscuro della luna", quello che è apparentemente velato, ma che produce effetti subdoli, ossia di vivere in funzione dei social network, fenomeno che colpisce soprattutto i più giovani. Questo fenomeno può condurre a sviluppare una vera e propria dipendenza, tale da poter richiedere un intervento pscicoterapeutico nei casi più radicati. La riflessione critica che mi propongo di fare è quella che bisognere utilizzare i Social Network con Parsimonia e ponendosi dei vincoli temporali di utilizzo. Chiaramente il tema è molto delicato e richiederebbe di essere affrontato nelle scuole, tramite dei programmi di sensibilizzazione tenuti da professionisti come psicologi.
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    Vorrei rifarmi ad una citazione che ho letto in alcune pagine del materiale proposto da questa materia, facevano più o meno così: più condividi (sui social) e più ne risente la tua identità. Credo che i social network siano un arma a doppio taglio, come tutte le cose bisognerebbe avere lucidità nel loro utilizzo. Sapere quali sono i rischi che si corrono esponendo parti della tua vita e di te stesso su piattaforme che sono sempre attive e anche se sottoposte a leggi di privacy molto spesso poco controllate. Sono anche allo stesso tempo un buono strumento di interazione e danno la possibilità di rimanere in contatto anche a distanza, rimanere aggiornati su ciò che accade nel mondo. è necessaria un educazione al mondo del social, per un giusto e corretto utilizzo dello strumento.
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    Se Facebook aiuta o invade la nostra quotidianità dipende soprattutto dall'uso e dallo scopo, ma sicuramente la trasforma. McLuhan nelle sue previsione aveva intuito come le persone, profondamente coinvolte, avrebbero perso il senso di identità privata con la minaccia che "più sanno di te, meno tu esisti" perchè l'informazione che esce si porta via qualcosa di te.
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    Prendendo visione di questo contributo ho riflettuto sull'importanza, esplicitata più volte da più ricercatori, di programmi di Media Education strutturati per prevenire e far fronte ai rischi dell'uso delle tecnologie nella nostra quotidianità. È infatti essenziale rendere gli utenti, soprattutto i più giovani, capaci di un uso consapevole dei social network e delle altre piattaforme messe a disposizione dalle ICT, oltre che di un pensiero critico che permetta loro di ragionare nella piena razionalità ogni qualvolta intraprendano rapporti mediante i canali digitali di oggi. Inoltre, iniziative come quella del ''social log-out'' descritta in questo contributo sono a mio parere, altrettanto essenziali per permettere una vera comprensione dell'influenza delle tecnologie digitali nella vita di ciascuno, dando la possibilità di scollegarsi dall'esperienza virtuale (quasi totalmente immersiva) proposta dai social network come Facebook.
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    Articolo breve e conciso che offre un semplice spunto di riflessione su una tematica oggigiorno sempre piu´ delicata e ricca di contraddizioni: i social media con i loro rischi e la salute. Come si evince dalla lunghezza e dalla semplicita´ di linguaggio del testo, l´intento dell´articolo non era quello di approfondire una eventuale critica a Facebook in quanto societa´ o social media di per se´, ma di introdurre il tema del "come si usa" Facebook e quali problemi potrebbe creare a livello identitario e di gestione del tempo, nel suo utilizzo appunto nell´arco di un´intera esistenza e da qui incitare il lettore ad interessarsi all´argomento.
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    L'articolo pubblicato nel 2012 presenta una riflessione sull'utilità di Facebook e dei social; oggi nel 2023 possiamo affermare che sì ormai i social hanno invaso la nostra quotidianità. Nell'articolo parla anche dell'approccio alla rete da parte dei più giovani; oggi vediamo che non è più possibile farne a meno di tutto questo nuovo mondo, soprattutto per i ragazzi. I social e le nuove tecnologie sicuramente forniscono strumenti utili e possono offrire innumerevoli opportunità, basta pensare al periodo covid, ma per questo come anche accennato nell'articolo è importante un utilizzo consapevole dei rischi e cosciente delle opportunità. Condivido il link di un articolo più attuale che evidenzia alcune situazioni di rischio per i ragazzi e risalta la necessità di educarli ai rischi del web. https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/giovani-sui-social-proteggiamoli-educandoli-ai-rischi-del-web/
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    SabrinaGargiuli Penso che sia entrambe, perché la risposta non è legata a FB ma all'utilizzo che ne facciamo. molto bello l'esempio che si porta sulle magliette sporche di fango. Occorre consapevolezza, senso critico e ciò può passare solo attraverso un educazione ai media.Come ci fa riflettere l'articolo i giovani vivono quasi in simbiosi con i social, è da questo che dobbiamo partire e renderlo un aspetto positivo. Pensiamo all'orrore che Socrate aveva per l'arrivo della scrittura ne vedeva la morte della cultura e invece poi...
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    Condivido, a questo proposito, uno dei link (non recente ma sempre attuale!) proposti nelle slide messe a disposizione dei ragazzi delle scuole superiori durante le formazioni finanziate "cittadinanza digitale-rischi": https://www.propublica.org/article/breaking-the-black-box-what-facebook-knows-about-you qui vengono proposte riflessioni in modo efficace, sia in forma scritta sia mini video, sulla trasformazione da INDICIZZAZIONE a MONETIZZAZIONE per i dati raccolti da FB. E ancora sulla indicizzazione dei prezzi e sul rischio di discriminazione economica "When Algorithms Decide What You Pay. YOU MAY NOT REALIZE IT, but every website you visit is created, literally, the moment you arrive. Each element of the page - the pictures, the ads, the text, the comments - live on computers in different places and are sent to your device when you request them." (ProPublica, in redazione annovera anche un team di haker e sviluppatori). Le informazioni prese da questo sito, se fornite in classe agli studenti come breve input iniziale, sono ottime per far incominciare un dibattito in modalità #CollaborativeLearning sull'attività di #tagging a cui siamo sottoposti quando siamo online.
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