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antonella63

Rai Scuola- Generazione Digitale - 4 views

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    Vengono riportate una serie di puntate, relative al programma Generazione Digitale proposto da Rai Educational, in collaborazione con il MIUR, che tratta importanti argomenti su: La scuola 2.0; I nuovi spazi della scuola; La didattica collaborativa; Educare ai media; Inclusione e accessibilità ecc.
micheleadamo

Servizio Civile Universale strumento di crescita, impegno civico, inclusione sociale e ... - 1 views

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    Quante volte abbiamo sentito dire: " Bisognerebbe tornare a rendere obbligatorio il servizio militare per educare i nostri giovani?" Ma siamo sicuri che il servizio militare sia lo strumento migliore per insegnare ai giovani ad essere dei cittadini migliori? La funzione di un esercito è quello di difendere militarmente la nazione e quindi di conseguenza anche l'addestramento deve essere mirato a questo scopo? Esistono degli "istituti" nazionali che invece nascono con questo preciso scopo? Nel dibattito politico e purtroppo ancora più in campagna elettorale si strumentalizza l'argomento, fornendo soluzioni a problemi seri con strumenti non idonei, quando gli strumenti già esistono ma non vengono valorizzati e supportati con una programmazione nel tempo con scelte politiche chiare e condivise.
vitaclelia

I servizi socio-educafivi nell'era del digitale. Sfide e opportunità - 3 views

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    L'articolo e' di Roberta T. Di Rosa e Antonio Lopez Pelaez dell'Università di Palermo. I media digitali e la rete, pur generando resistenze, risvegliano entusiasmo e investimento scientifico. Anche il lavoro sociale, basato sulla relazione faccia a faccia, è spinto a integrare .e tecnologie della comunicazione. D'altro canto la digitalizzazione ha rilevato le preesistenti disuguaglianze con maggiore criticità vissuta da chi non disponeva di risorse tecniche e cognitive. Le misure introdotte per affrontare la recente Pandemia hanno imposto rapide trasformazioni e le numerose piattaforme esplose hanno fornito l'opportunità di interagire in diverse cornici, ma nello stesso tempo hanno reso maggiore la rilevanza dell'accesso ai servizi e la sua connessione con il successo dei percorsi di inclusione. Nell'esperienza della pandemia tutti i mondi che gravitano intorno ai processi di aiuto ed educativi si sono confrontati con rischi e opportunità. Alcuni gruppi come anziani, persone a basso reddito e disabili hanno sofferto limitazioni di accesso ai processi diinclusione sociale mediati da ambienti digitali. Varie le ricerche effettuate da cui si rileva per esempio che l'apprendimento transmediale offre opportunità di sapere mai sperimentate prima nonostante le resistenze delle scuole. In particolare si evidenzia la necessità di aggiornamento e sviluppo professionale. Si riflette su bisogno di nuovi percorsi di miglioramento dei servizi pubblici e sociali e nello stesso tempo dare voce ai destinatari.
dtomassini

Le tre facce del Digital Divide - 2 views

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    Non tutte le persone hanno accesso alle tecnologie e il Digital Divide indica proprio l'esclusione digitale. Tra le categorie, i gruppi sociali esclusi sono: gli anziani, gli immigrati, le donne disoccupate e detenuti, disabili e persone con poca istruzione. Eppure, in Italia nel 2015 è stata approvata la Dichiarazione dei doveri e diritti in Internet, la quale sancisce il "diritto di accedere a Internet in condizioni di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e aggiornate che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale". E l'esclusione digitale "impedisce anche di usufruire al meglio dei diritti di cittadinanza e di partecipazione" L'esclusione digitale rende difficile accedere e/o integrarsi nel mondo del lavoro, della sanità, della vita quotidiana. Basta pensare alla prenotazione di prestazioni sanitarie, alla home banking, alla emissione di certificati. Ne è un esempio lo SPID non accessibile ad una persona anziana, poco istruita, senza l'aiuto di un figlio o nipote che possa aiutarla o alla riscossione della pensione di anzianità senza un conto bancario o postale al quale poter accedere tranquillamente da casa per gestirne i pagamenti delle utenze domestiche, e il tutto via internet. Tra le cause di questo divario tecnologico troviamo:  mancanza di una rete internet adeguata, scarsa velocità e costi eccessivi (quindi in ambito infrastrutturale);  scarse competenze digitali dovute a questioni generazionali, linguistiche, culturali, mancanza di supporti tecnologici, accesso a dispositivi e scarso reddito (si tratta di divario socioculturale);  assenza di connessione internet e/o centri di servizi e assistenza tecnica (caratteristiche territoriali).
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    Dovendo fare un excursus storico sul Digital Divide si individuano due tappe importanti: la prima risale agli anni '90 - con l'inizio del dibattito pubblico sulla inclusione digitale - e l'altra al 2012, quando l'ONU riconosce l'accesso al web come diritto fondamentale dell'uomo (*). Ogni stato membro è chiamato a promuovere e "facilitare" l'utilizzazione di internet. (*) la rete viene definita "una forza nell'accelerazione del progresso verso lo sviluppo nelle sue varie forme". E nel 2015 in Italia nel 2015 viene approvata la Dichiarazione dei doveri e diritti in Internet. Tale documento sancisce quel diritto di accedere ad internet in "condizioni di parità, con modalità tecnologicamente adeguate e aggiornate che rimuovano ogni ostacolo di ordine economico e sociale". Nonostante le premesse di cui sopra e nonostante una rilevante transazione digitale, l'Italia: - è posizionata al terzultimo posto fra i ventotto Stati membri, secondo il DESI (Indice di digitalizzazione dell'economia e della società della Commissione Europea - 2020 - 1/3 delle famiglie italiane non ha ancora a disposizione un computer e/o l'accesso a Internet da casa secondo un rapporto ISTAT BES del 2020 (Benessere equo e sostenibile). Tale divario è fortemente legato a fattori socio-economici-culturali e soprattutto nel Sud Italia. Il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) prevede di realizzare formazione digitale con destinati 250 milioni di euro e di portare all'inclusione circa il 70% della popolazione entro il 2026. Testo integrale dell'articolo al link riportato all'item URL.
contribuire

Exploring Situated Empathy through a Metaverse Campus | Proceedings of the 26th Interna... - 0 views

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    In questo recentissimo paper si esplora il contributo che la realtà virtuale può apportare nell'aiutare le persone ad immedesimarsi nelle difficoltà altrui, sviluppando empatia. In particolare, si analizzano ostacoli e disagi incontrati da una comunità di immigrati in una micro-società all'interno di un campus universitario finlandese. L'esperimento è stato condotto su 18 soggetti per vivere le situazioni che hanno creato difficoltà attraverso interazioni con avatar in una versione di realtà virtuale, entro il campus dove si trova la comunità. I risultati preliminari tratti dai questionari suggeriscono che la conoscenza dei partecipanti e la tendenza alla volontà di discutere delle difficoltà sono migliorate grazie alla partecipazione all'esperienza. Inoltre, le interviste semi-strutturate riflettono positivamente sulla 'memorabilità' dell'esperienza fatta nella realtà virtuale, sulla plausibilità delle storie e sull'aumento dell'empatia situata e della consapevolezza dei partecipanti riguardo alle difficoltà della comunità internazionale locale. L' empatia è descritta come un fenomeno multidimensionale che include componenti cognitive ed emotive, con implicazioni per la salute mentale, le relazioni interpersonali e il benessere sociale. Vengono condivisi i risultati delle misurazioni e le osservazioni sul fatto che molto rimane da fare sia in termini di perfezionamento tecnologico che di riflessioni su aspetti etici e di privacy. Il tema è di particolare rilievo in società sempre più multiculturali, dove l'utilizzo dei media e new media può essere strumento critico di educazione e socializzazione
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