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Home/ Groups/ Psicotecnologie e Processi Formativi - Uninettuno
Antonella Schiavone

Sviluppo e istruzione nei Paesi della fame - 0 views

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    L'articolo, tratto dal Corriere della Sera, ci porta alle difficoltà di apprendimento e non solo, dei bambini nei Paesi poveri.
Antonella Schiavone

Difficoltà di apprendimento nei bambini stranieri - 0 views

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    Attività di ricerca che ci illustrano le difficoltà specifiche in cui possono incorrere i bambini adottati sia di tipo emotivo che cognitivo e meta cognitivo.
Raffaella Benetti

Concentrazione e/è felicità - 3 views

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    Un blog che dice esattamente quello che è il mio pensiero, per cui sono felice di condividerlo. In tutte queste discussioni su multitasking e reale capacità del cervello di fare più cose contemporaneamente, mi chiedevo: ma cosa comporta il fare tante cose contemporaneamente? Solo un risultato pessimo dal punto di vista intellettivo o anche una inutile fatica mentale? E questa fatica, non porta con sé stanchezza e sofferenza? Questo articolo mette in evidenza come la concentrazione, la meditazione non siano importanti solo in certe pratiche religiose o teorie filosofiche. Riporta alcuni articoli (da Guardian e Science) che spiegano come, scientificamente, sia provato che vivere pienamente il tempo presente porta alla felicità.
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    Le persone che hanno difficoltà di concentrazione, non hanno la loro attenzione sotto controllo perchè sicuramente rapita dallo stress, ecco che la sua attenzione è dispersa. La consapevolezza di ciò che le distoglie dall'essere concentrati li porterebbe già ad un atteggiamento più positivo, maggiore fiducia in se stessi, con calma e rilassamento. La concentrazione non sarà più un problema, nelle circostanze più appropriate, quieterà la mente, dilaterà il tempo, creando uno stato di rilassamento, restaurando l'atteggiamento di fiducia, che non sarà solo egoistico ma soprattutto altruistico. Bisogna abbattere diversi muri per far si che la concentrazione ne venga fuori vincente. Certo questo tema non è così limitato, ma va oltre....... Molte persone sono abituate a fare più cose, perchè provono soddisfazione perchè ci credono perchè ne sono appagate, perchè prendono la carica, sono tante le componenti che interagiscono. E poi la ricchezza della diversità di ogni persona?
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    Considerato il tema trattato in questa discussione, mi piacerebbe condividere questo pensiero di Isabelle Filliozat. Essere felici è una scelta, dice Isabelle Filliozat. Non si tratta di fingere o sorridere nascondendo le difficoltà, ma di affrontare la realtà con passione [...]Liberate le vostre emozioni, lasciate parlare le sofferenze, piangete, vivete la vostra collera... e la gioia rinascerà, perché costituisce la natura profonda dell'essere umano. C'è gioia semplicemente nel sentirsi vivere. La vita non è un lungo fiume tranquillo, ma la gioia non nasce solo dalla tranquillità. ( niente di più vero, a mio avviso!)
Aldo Morena

http://www.psicotecnologie.it/percorsi/neuropsicologia/news/68-seriuos-games-video-dope... - 6 views

con questa interessante intervista del 1998 Derrick De Kerckhove ci fa capire cosa sono le psicotecnologie e in particolare mette in risalto che Le psico-tecnologie sono le tecnologie che estendon...

psicotecnologie

started by Aldo Morena on 12 Jun 12 no follow-up yet
ornella corrado

Nuovi orizzonti del Collaborative learning nell'era del Web 2.0 - 2 views

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    Il processo educativo degli individui è influenzato da diversi fattori tra cui l'ambiente.Oggi l'interpretazione del termine ambiente come luogo ben preciso e delineato potrebbe risultare troppo restrittiva, è necessario infatti considerare che con l'avvento di Internet, lo spazio (inteso come ambiente) si è contratto a tal punto che le distanze si sono completamente azzerate.......
Enza Avino

tecnopsicologia [Digital Culture] - 6 views

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    "La tecnica non va compresa a partire dallo strumento ... Tutti i mezzi di trasporto si sono sviluppati a partire dal pensiero del viaggiare, del remare, del navigare e del volare, e non dall'immagine del carro o dell'imbarcazione" (Spengler, 1931, 32, 33).
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    E' ovvio che dietro ogni invenzioneil focus è su menti che si sono evolute che sentivono di andare più lontani rispetto a cio' che già era ovvio il web è uno strumento che è andato oltre le aspettative di chi lo ha costruito progettato e scoperto.Questa psicotecnologia è diventata una estensione smisurata dell'intelligenza privata, questo ha moltiplicato le menti e la forma di intelligenza è stata ampliata è diventata collettiva di responsabilità di crescita nel senso culturale sociale e intellettuale.
Barbara Bellot

cos'è un learning object - 2 views

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    descrizione un po' datata ma, a mio avviso, sempre valida su cos'è un learning object per capire le sue potenzialità didattiche.
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    E' una risorsa molto importante, fruibile via web e usato nei contesti di apprendimento per un unico obiettivo didattico; questa è come lo si definisce, è similea dei piccoli CD multimediali, si discostano poco dalle pagine di un libro a schede e poi anche dotato di verifiche test.Solo che ho letto che questa risorsa ci sarà ancora da lavorare per essere resa secondo come viene c definita.
Raffaella Benetti

Living in the moment really does make people happier - 3 views

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    Questo articolo sul Guardian riporta uno studio degli psicologi della Harvard University su 2250 volontari. Il risultato? "A human mind is a wandering mind and a wandering mind is an unhappy mind. The ability to think about what is not happening is a cognitive achievement that comes at an emotional cost." Lo studio ha messo in evidenza come le persone, per quasi metà del proprio tempo (46,7%), pensino a cose che non hanno nulla a che vedere con quello che stanno facendo. E questo le rende infelici. Ma la vera felicità consiste nel vivere pienamente nel proprio presente.
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    La cosa che però questo studio non esamina è se i pensieri/daydreams che si fa la gente sono pensieri che per essi rappresentano degli obiettivi che loro sentono di essere in grado di raggiungere o meno. Credo che la valutazione positiva della posibilità di raggiungere un obiettivo, specialmente in tempi brevi, determina il tono delle emozioni che in noi provoca quel pensiero...
Mauro Rossi

Il multitasking non rende, cervello fa una cosa alla volta - Stili di vita - Salute e B... - 8 views

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    Il multitasking non rende, cervello fa una cosa alla volta Il multitasking non e' da tutti: solo il 2,5% delle persone riesce a prestare veramente attenzione a piu' attivita' insieme. Il cervello sceglie invece una sola cosa alla volta eliminando tutto il resto e fare piu' mansioni contemporaneamente puo' avere anche conseguenze negative. E' l' 'attenzione selettiva', una abilita' innata che aiuta a ragionare in un mondo fatto fondamentalmente di rumori. I ricercatori della California University di San Francisco hanno usato il frastuono di un party come test per osservare come funziona il multitasking scoprendo che e' la zona della corteccia sensoriale del cervello localizzata dietro le orecchie, dove arrivano e vengono interpretati i suoni, ad accendersi in presenza di un singolo stimolo uditivo e che, con l'aiuto degli occhi, aumenta la percezione cosi' da registrare solo il suono piu' alto ''come se ci fosse solo una persona a parlare'', sottolinea il direttore dell'indagine, Edward Cheng. Il fenomeno e' stato battezzato dagli studiosi col nome di 'cocktail-party effect' e la ricerca e' stata pubblicata di recente su Nature.
  • ...1 more comment...
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    Dei ricercatori francesi hanno osservato e studiato un campione di 32 volontari, affidando loro prima un compito e successivamente due compiti differenti ma simili. I volontari sono stati osservati nel corso dell'esperimento con la risonanza magnetica e i ricercatori hanno notato che, mentre nello svolgimento di un'unica mansione venivano coinvolte più zone neurali di entrambi gli emisferi cerebrali, nello svolgimento di più funzioni il cervello si divideva a metà, deputando a ciascun emisfero un incarico. In particolare il lobo frontale, che è la parte del cervello deputata alle funzioni esecutive, non può adempiere a più di due compiti. Il tipo di esperimento eseguito, su un campione di individui destri e nessun mancino e con due compiti da portare a termine che erano simili tra loro, dicono i ricercatori sulla rivista "Science", non consente di dire se la divisione dei compiti tra i due emisferi sia casuale o dipenda dal tipo di operazione e dalla dominanza di un emisfero su un altro. Ma i risultati dello studio suggeriscono che il lobo frontale, che ha funzioni esecutive, è limitato a svolgere al massimo due compiti nello stesso momento. "Ecco perché la gente prende spesso decisioni irrazionali quando fa più di due cose insieme", spiega Koechlin: "Possiamo cucinare e stare al telefono, ma non possiamo per natura provare a leggere anche il giornale". Lo studio suggerisce anche che non esagerare nel multitasking è una buona regola non solo per le cose da fare, ma anche per quelle da pensare. Come il nostro cervello non è fatto (se non a un caro prezzo e con dubbi risultati) per fare troppe cose in una volta, così non è predisposto nemmeno per pensare a troppe cose: anche le scelte devono essere prese su due opzioni alla volta.
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    Alcuni ricercatori,guidati dal sociologo-matematico Clifford Nass,hanno condotto vari esperimenti su 100 studenti,tra multi-attivi e più tranquilli;e hanno concluso che il cervello dell'individuo multitasking lavora male.Chi è bombardato da flussi di informazione(da telefono,pc,tv) e cerca di fare tante cose insieme è disattento,non riesce a concentrarsi né a utilizzare bene la memoria.Con risultati peggiori di quelli dei posapiano che fanno una cosa alla volta.Per stabilire se i multitaskers ci sono o ci fanno ovvero se sono nati con una minore capacità di concentrazione,o se facendo tante cose insieme danneggiano le loro abilità cognitive,un giornalista-scrittore americano, A.J. Jacobs,ha preso sul serio la seconda ipotesi. Jacobs, ha provato a vivere facendo una cosa alla volta.All'inizio, Jacobs stava impazzendo.Perché per condurre una vita mono-tasking bisogna rinunciare al nostro consueto modo di vivere. Fin dall'inizio della giornata:niente più colazioni brevi e frenetiche,si fa il caffè mentre si accende il computer e si controllano le e-mail sullo smartphone.Niente cene familiari con la tv accesa.Niente telefonate mentre si legge,si cucina o si lavora.ESPERIMENTO La tecnica, spiega Jacobs,ha seri fondamenti scientifici.Possiamo lasciare i nostri pensieri scorrere lasciando il cervello in default,venendo sopraffatti da rabbia, meschinità, orgoglio ferito, fantasie egoistiche.O possiamo coscientemente scegliere di esercitare un qualche controllo su come e cosa pensiamo» Cercando di finire una relazione-facendo i conti di casa-rispondendo al telefono-controllando legumi che cuociono.Alla fine dell'esperimento,Jacobs è stato meglio.Riusciva a giocare con i suoi bambini senza controllare messaggi e e-mail,parlava con gli amici tenendo gli occhi chiusi per sentire l'altro e approfondire il contatto.Non ha smesso di essere un multitasker, ma:"sono come un fumatore che da tre e' passato a 10 sig al giorno"!
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    Quando io riesco ad essere concentrata in un'unica cosa da fare, sento che è come se avessi fatto della meditazione. Sono in pace con me stessa, col mondo, serena e positiva nei confronti della vita. Non so quale sia la ragione. Ma so che questo mondo sempre di fretta ci sta facendo andare in tilt. Le persone sono più informate, più colte, più aggiornate. Ma sappiamo davvero di più? Quanto di tutto ciò che arriva al nostro cervello è ridondante e non indispensabile? Avete mai provato a leggere un giornale italiano quando siete in vacanza all'estero? Magari ne comprate uno ogni quattro giorni. Ed è assolutamente lo stesso che se l'aveste comprato ogni giorno. La quantità ha superato la qualità e l'approfondimento. Al di là del fatto di poter o meno fare più cose alla volta (e bene), qual è il fine? La nostra serenità aumenta? No, diminuisce. Il nostro impatto sul mondo è maggiore? O non abbiamo tante cognizioni di cui non facciamo nulla? Questo stesso archivio online: quanto è frutto di pensiero profondo e quanto di necessità dettata dal dover fare l'esame? Quanto ogni inserto è meditato, pensato, condiviso? E quabte cose vengono pubblicate e non lette?! Non so, ma sono molto perplessa su tutto ciò...
Giovanni Finizio

Linguaggio e pensiero: spazio, tempo e lingue - 5 views

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    Vi propongo un interessante articolo (pubblicato su "Le Scienze" nel 2011) di Lera Boroditsky, professore associato di psicologia cognitiva alla Stanford University, sull'influenza che le lingue hanno sulla nostra percezione del mondo. In particolare, il passo che ritengo più utile è quello in cui si dimostra come le persone pensino in modo differente sia il concetto di spazio (non in tutte le lingue esitono termini spaziali relativi che indichino, ad esempio, le direzioni destra e sinistra, ma in alcune lingue potrebbero esserci dei riferimenti spaziali legati a punti cardinali assoluti: nord, sud, est, ovest), sia il concetto di tempo (le rappresentazioni del tempo variano moltissimo nelle diverse aree del mondo, ed in particolare è la direzione della scrittura che influenza l'organizzazione del tempo). Inoltre, persone di lingua diversa differiscono anche nel modo di descrivere e ricordare gli eventi.
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    Molto interessante. C'è anche un video in cui lei parla esattamente di questo argomento: http://fora.tv/2010/10/26/Lera_Boroditsky_How_Language_Shapes_Thought Volevo aggiungere che Tomatis, un foniatra francese che ha fatto molti studi sul canto, ha detto che il tipo di canto che si è sviluppato nelle diverse culture è dato dalla lingua parlata in quei paesi. Per esempio, secondo lui il canto lirico non poteva che nascere in Italia, dove il modo di parlare avrebbe naturalmente portato ad una forma di canto "legato", tipico appunto dell'emissione lirica. Mentre la pronuncia tedesca o inglese ha portato ad un canto più sillabico, tipico delle cantate bachiane, ad esempio, o degli oratori di Handel. Chissà, sarebbe interessante capire anche la vocalità cinese africana, proprio in relazione alla lingua parlata. Comunque, tutti questi studi sono estremamente interessanti perchè relativizzano ogni verità. Utili per il rispetto e la comprensione di civiltà diverse, oltre che per la comprensione del funzionamento del nostro cervello. Mi chiedo, ad esempio, perchè io, se "penso visivamente" ai numeri, li vedo in una scala che va da in basso a destra a in alto a sinistra!? Eppure sono italiana, formatami qui e quindi con una lettura da sinistra a destra. Ho pensato che, forse, il mio maestro delle elementari mi ha spiegato i numeri in questo modo, perchè in effetti il valore dell'1 aumenta, quanto più è a sinistra di una serie di zeri: 1 10 100 1000 10000. Quindi la mia visione è crescente verso sinistra. Forse ce li faceva disegnare? Non ricordo, ma sarebbe interessante scoprirlo.
Enza Avino

Folksonomy:quando il peggior ordine possibile è il miglior disordine possibile - 3 views

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    Il termine folksonomy indica la nuova e e rapidissima capacità del Web di creare una cultura bottom up attraverso la disordinata eppure efficiente capacità catalogatoria del tagging
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    E' il nuovo modo di catalogare ed è certamente lontano dal poter essere particolarmente preciso, credo per definizione. Come dice l'articolo, essendo questa nuova conoscenza co-costruita e condivisa da tantissime persone con diversi modi di catalogare le cose, non possiamo pretendere l'ordine nella sua accezione più stretta.
Giovanni Finizio

Gardner: intelligenze multiple - 3 views

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    In questo PDF vengone descritte in maniera molto chiara e schematica le caratteristiche delle 8 intelligenze individuate da Gardner. Si tratta di diverse competenze intellettuali possedute da ogni essere umano a livelli differenti. Tutti possono sviluppare le diverse forme d'intelligenza, fino a raggiungere buoni livelli in ognuna di esse, purchè vi siano condizioni appropriate. Il pensiero di Gardner ha subito un'evoluzione nel tempo: originariamente le intelligenze erano 7, per poi passare ad 8, ed in tempi più recenti lo psicologo americano ha ipotizzato l'esistenza di un'ulteriore intelligenza (quella esistenziale). A questo punto la domanda che mi pongo è: l'utilizzo sempre più capillare e pervasivo delle nuove tecnologie, potrà portare alla nascita di un nuovo tipo d'intelligenza? Magari ora è difficile immaginarlo, ma io credo che lo stimolo intelletivo apportato dall'uso del computer e dalla costante connettività sul Web potrà aprire le porte a nuove potenzialità della mente umana.
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    Chiaro e comprensibile, grazie Giovanni. In effetti Gardner è stato importante, perchè ci ha reso consapevoli delle diverse forme di intelligenza, quando ne pensavamo una, come un capitale iniziale in possesso di ognuno fin dalla nascita, che però può essere modificato in relazione ad altre rappresentazioni. A Gardner si contrappone Goleman, il quale cerca di superare la tesi del primo, rimproverandogli un legame forte con il modello di mente, legato alle scienze cognitive, ma anche di aver trascurato la possibilità che l'intelligenza sia presente nelle emozioni, così come anche l'educabilità della stessa intelligenza. Goleman sostiene che per molto tempo il ruolo dei sentimenti e delle emozioni è stato trascurato. In situazioni in cui si affrontano compiti difficili, oltre all' intelletto, ci guidano anche le emozioni, per cui conoscere quest'ultime e dominarle, ma anche riconoscere quelle altrui e gestire le relazioni con gli altri, rappresenta la base per il successo e il benessere di ciascun individuo.
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    Buona spiegazione delle intelligenze di Gardner. A queste vorrei aggiungere anche "l'intelligenza emotiva" introdotta da Daniel Goleman, che è la conoscenza del sè, ovvero la competenza personale. Infatti per essere emotivamente intelligenti bisogna riconoscersi per quello che si è. Bisogna essere consapevoli di essere noi stessi (come sostenuto da Derrick De Kerckove) e naturalmente sentirsi sicuri di noi stessi.
santo branca

prova strategia di aprrendimento - 0 views

prova "Sapere cosa fare quando non si sa cosa fare" può essere un buon punto di partenza per definire che cosa siano le strategie di apprendimento. strategia di apprendimento

strategia apprendimento

started by santo branca on 08 Jun 12 no follow-up yet
marco landolfi

Cognizione distribuita...una brevissima lezione - 3 views

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    Un simpatico video che cerca di spiegare la cognizione distribuita, che sappiamo riferirsi ad un processo nel quale vengono condivise socialmente risorse cognitive al fine di estendere singole risorse cognitive, o per ottenere qualcosa che un agente individuale non potrebbe ottenere da solo. Quindi spiega il funzionamento cognitivo come decisamente supportato da strumenti esterni alla mente; pertanto le operazioni intellettuali quali ricordare, fare connessioni, risolvere problemi, sono possibili perché si attinge ad informazioni e conoscenze che risiedono "fuori" di noi, nei libri che leggiamo, negli appunti che prendiamo, nelle nostre agende, nei file dei computer, nelle memorie dei cellulari ma anche nelle persone con cui lavoriamo, studiamo, interagiamo.
Barbara Bellot

nuove tecnologie, pareri a confronto (Intervista a De Kerckhove) - 2 views

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    Questo articolo-intervista ripropone diversi concetti incontrati nelle lezioni di De Kerckhove. Dalla necessità di aggiornare i modelli pedagogici al concetto di intelligenza connettiva.
STELLA CAPASSO

Il blog: spazio per la riflessione condivisa - 3 views

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    Il Prof. Derrick De Kerckhove definisce il blog "la creatura più matura della Rete". Perchè? Scopriamolo attraverso questo PDF, che chiarisce molti aspetti di questa nuova psicotecnologia. Il log è un mezzo dove registriamo cosa facciamo. Se lo uniamo al web, esso diventa un weblog, per brevità chiamato blog. I blog si presentano come diari, aggiornati più o meno quotidianamente. La blogosfera è il Sistema dei weblog, ovvero quell'insieme di fattori e relazioni dalla cui osservazione non si può prescindere per farsi un'idea di come funzionino le cose (nessuno legge un solo weblog, ma partecipa di una esperienza di lettura che passa attraverso molte pagine e molti autori). Il sistema Weblog infatti è un sistema ricco. La blogosfera è una comunità cognitiva, e quando c'è qualcosa che merita, la blogosfera lo fa emergere: è un sistema in cui il valore totale è più della somma delle parti! Per la prima volta nella storia dell'uomo, l'opinione di un singolo può diventare davvero pubblica!
Enza Avino

Think You're Good at Multitasking? Take this Test. - 5 views

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    Think you're a good multitasker? Know someone who thinks they are? Here's your chance to put your skills to this test! In this video, I walk you through the multitasking exercise I share in my live keynote speeches and workshops.
Enza Avino

Aspetto semantico delle folksonomies - 2 views

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    "Questa sera si cataloga a soggetto. Breve analisi delle folksonomies in prospettiva bibliotecaria" E' il titolo di questo interessante articolo sul valore semantico del tagging e delle prospettive - anche pratiche - nel campo della catologazione del sapere
marco landolfi

MULTITASKING - 4 views

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    Un simpatico video che spiega il Multitasking che possiamo tradurlo con compiti multipli. Il termine viene utilizzato per riferirsi alla caratteristica di un processore di elaborare diversi programmi e gestirli in maniera indipendente l'uno dall'altro, nello stesso momento. Ad esempio, se durante il multitasking si blocca uno dei programmi, non deve accadere che si blocchino anche gli altri in esecuzione, nè tantomeno il sistema operativo, che deve continuare a funzionare regolarmente.
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    Questo video è molto intuitivo ed efficace nel far capire il principio alla base del multitasking. A sua integrazione, vorrei aggiungere un esempio tratto da una lezione d'informatica, che mi sembra particolarmente adatto a chiarire ancora meglio il meccanismo che regola questo processo. Qual è il principio alla base del multitasking? Supponiamo di avere tre utenti, ad ognuno dei quali corrisponde un programma. Sono i programmi A, B e C. Ognuno parte in un certo istante e impiegherà un certo tempo per concludersi. Con il sistema monotask il programma B comincia solo quando l'A è terminato, mentre il C quando sono terminati sia A che B. Questo può essere particolarmente penalizzante in termini di attesa, soprattutto se A e B sono processi che necessitano di un lasso di tempo molto più ampio di C. Con il multitask ogni processo A, B e C viene spezzato in tante piccole porzioni e lo schedulatore comincia ad eseguire le piccole porzioni di ognuno, passando continuamente da A a B a C e portando avanti contemporaneamente i 3 processi, e ciò permette un'efficienza grandissima!
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    il multitasking è forse uno dei principi più importanti su cui si basa il funzionamento dei personal computer e cioè quello di poter svolgere un gran numero di operazione contemporaneamente. E' ovvio che questa possibilità di svolgere più calcoli da parte del processore è limitata dalla potenza del processore stesso. La stessa cosa, secondo uno studio da Etienne Koechlin della Ecole Normale Supérieure di Parigi, non è possibile per il nostro cervello che per colpa del bombardamento continuo a livello mediatico è portato a subire una deconcentrazione intermittente. Gli studiosi francesi hanno osservato un gruppo di 32 volontari ai quali era stata affidata prima una sola mansione e poi due mansioni simili ma in contemporanea. Nel momento in cui i volontari svolgevano una sola mansione le aree del cervello coinvolte erano maggiori, mentre svolgendo due mansioni nello stesso tempo il cervello si divideva a metà assegnado una mansione a ciascun emisfero. Gli studiosi francesi affermano che lo studio è valido non solo per le cose da fare ma anche per quelle da pensare. http://www.corriere.it/salute/10_aprile_16/cervello-non-multitasking_eabbf244-494d-11df-af35-00144f02aabe.shtml
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