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Home/ Groups/ Psicotecnologie e Processi Formativi - Uninettuno
Alessandro Bambini

Il digitale e la multimedialità di ritorno - 0 views

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    L'articola illustra il percorso di sviluppo del linguaggio: dall'era verbale a quello digitale e multimediale
Marco Tambara

Psicologia del multitasking - 3 views

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    Un articolo di Luca Ferraro Michele Mariani. "Telefonate, e-mail, messaggi, documenti digitali, news on line: gli uffici si stanno trasformando in maniera sempre più prepotente nella palestra dove allenarsi a gestire attività multiple accompagnate da interruzioni continue. L'ingresso delle tecnologie informatiche nella vita quotidiana e soprattutto nei luoghi di lavoro rende il multitasking una condizione onnipresente, di cui tutti abbiamo esperienza. Ma quante e quali attività differenti siamo in grado di gestire? Come influisce il multitasking sulle prestazioni lavorative e sui vissuti soggettivi? E' cognitivamente sostenibile?…"
Marco Tambara

The big switch - N. Carr - 1 views

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    Il bestseller di Nicholas Carr "The Big Switch" di cui il prof. De Kerckhove parla nella lezione 5. "His last book shook up the high-tech industry. Now, Nicholas Carr is back with The Big Switch, a sweeping and often disturbing look at how a new computer revolution is reshaping business, society and culture." Un centinaio di anni fa, le aziende smesso di generare il proprio potere con motori a vapore e dinamo e collegato alla rete elettrica di nuova costruzione. Il potere economico pompato da utenze elettriche non basta cambiare il funzionamento delle imprese. E 'una reazione a catena di trasformazioni economiche e sociali che hanno portato il mondo moderno in esistenza. Oggi, una simile rivoluzione è in corso. Collegato alla rete informatica globale di Internet, le informazioni enormi impianti di trasformazione hanno cominciato a pompare i dati e il codice del software nelle nostre case e aziende. Questa volta, è il calcolo che sta trasformando in un programma di utilità.
Ianni Luisa

Dal puzzle all'Ipad, come saranno i nostri figli. - 0 views

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    Oggi gli schermi touchscreen dell'iPad o dei tablet in generale, possono essere considerati schermi dinamici e digitali in quanto donano interattivita, connessione, penetrabilità e immersione.Questa tecnologia, in un adulto, non può che generare un'ulteriore passo in avanti verso l'hypersurface, a livello di sviluppo mentale umano. A oggi però non si conoscono ancora le potenzialità e gli eventuali benefici a lungo termini sui bambini. Non c'è dubbio che si trovino notevolmente a loro agio con mezzi touchscreen, ma resta ancora il dubbio e la possibilità dell'isolamento sociale.
Barbara Salvatori

Ecosistema Internet - 0 views

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    Articolo sulla sopravvivenza di Internet, che ha seguito un processo evolutivo del tutto simile a quello che avviene in natura e che rischia la scomparsa della biodiversità per colpa delle strategie industriali delle aziende che preferiscono limitare la navigazione a un ecosistema controllato
Maria Cristina Marino

Cloud People - intervista a Derrick De Kerckhove - 1 views

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    Nel secondo appuntamento dei "Discorsi tra le nuvole" di CloudPeople, Derrick De Kerckhove ci aiuta a capire il contesto storico e tecnologico all'interno del quale si muove la nuvola, con in più qualche ipotesi su ciò che il cloud computing potrà diventare. Per tutti gli approfondimenti www.cloudpeople.it
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    In aggiunta all'intervento del professor De Kerckohove vorrei segnalare l'intervista su Focus Economia Radio 24 con Simone Battiferri e Carlo Alberto Carnevale Maffè: La Nuvola Italiana. http://www.youtube.com/watch?v=KdrZtrZlzck&list=UUK_ZU1mzMG0UFGXQiNhWu6g&index=9 Colpisce il commento conclusivo del conduttore radiofonico..."più che nuvola, nuvoletta...." e a malincuore non posso che condividere l'espressione. Bella la potenzialità dell'idea, ma se gli strumenti non sono adeguati rimane solo un'idea e non divverrà mai realtà.
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    Il professor De Kerckhove illustra le potenzialità del cloud e altre tecnologie, ci aiuta a collegare quello detto nelle viedolezioni con una realtà di cloud che tutti conosciamo, perlomeno perchè ne abbiamo sentito parlare o lo abbiamo visto in televisione. Il contenuto non approfondisce gli argomenti ma è molto inerente agli argomenti proposti nelle lezioni del professore.
Maria Cristina Marino

Come scrive il cervello - 2 views

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    Un interessante articolo segnalato dalla rivista on line "neuroscienze.net" in cui Rossella Ferrari ci accompagna in un viaggio nel mondo della scrittura. Un viaggio attraverso la mente dell'uomo per poter riconoscere il ruolo della scrittura rispetto alla necessità e capacità di comunicare. Mettendo in evidenza come lo studio dell'apprendimento della scrittura è intimamente legato a quello della lettura.
Sergio Migliorati

A Brief Introduction to Distributed Cognition - 1 views

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    La conoscenza distribuita è un approccio interdisciplinare che analizza gli aspetti della cognizione, da un punto di vista cognitivo, da una prospettiva sociale e organizzativa. Il livello più noto di analisi tiene conto di complesse attività cognitive socialmente distribuite , in cui gli artefatti tecnologici e le rappresentazioni sono una parte indispensabile.
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    Molto interessante la descrizione della cognizione distribuita come un approccio che abbraccia una prospettiva non solo cognitiva ma anche sociale e organizzativa. Non vi è solo lo studio della mente umana in maniera isolata ma anche di questa in relazione all'uso delle tecnologie e all'interazione sociale.
Sergio Migliorati

Are Online Learners Frustrated with Collaborative Learning Experiences? - 0 views

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    L'istruzione on-line pone sempre più l'accento sulla collaborazione e sui metodi di apprendimento. Nonostante i vantaggi pedagogici di apprendimento collaborativo, gli studenti on-line possono percepire le attività on line come esperienze frustranti. lo studio raccoglie e sistematizza il feedback di un gruppo di studenti on-line.
Sergio Migliorati

Search Engine Optimization (Tecniche SEO) - 0 views

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    L'uso mirato dei tags è direttamente connesso ai fattori SEO che incidono sul posizionamento di un sito all'interno dei risultati prodotti dai motori di ricerca. Lo studio esamina le tecniche di base.
Fabrizio Della Maggiora

Generazione 2.0 italiani-online - 1 views

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    Trovo interessante questo articolo. Cambiano le generazioni e così le abitudini. I giovani fra i 18 e i 30 anni vivono on line. E il Reuters Institute rivela che i momenti più comuni per accedere alle notizie sul web "sono al risveglio e prima di dormire".
Sergio Migliorati

Strumenti della rete e processo formativo - 1 views

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    Ci si riferisce al CSCL, o computer supported collaborative learning, per indicare un ambito di ricerca fortemente interdisciplinare che individua gli strumenti telematici come elemento cardine dei processi di apprendimento. lo studio analizza l'uso degli ambienti tecnologici per facilitare la costruzione della conoscenza e le pratiche collaborative di apprendimento. Il percorso di ricerca affronta, in maniera strutturata, le teorie di riferimento, gli strumenti e le verifiche sul campo. le conclusioni evidenziano l'effetto "modellante" degli strumenti CSCL sulla comunicazione e gli effetti sul processo formativo.
Maria Cristina Marino

Storia dell'IPERTESTO - 1 views

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    Ritengo molto interessante ripercorre attraverso questo lavoro di Andrea D'Alessandro in Progetto Polymath, Politecnico di Torino, i momenti fulcro della storia dell'ipertesto. Imbattendoci in figure straordinarie come Vannevar Bush con il suo fondamentale articolo "As We May Think", Ted Nelson col progetto Xanadu, Douglas Carl Engelbart e il laboratorio di ricerca sulle interfacce utente dei computer, denominato "Augmentation Research Center" (ARC), Tim Berners-Lee e molti altri "pionieri". Prenderemo così coscienza che i concetti, le tecnologie e gli idiomi semantici su cui oggi è fondato il web - e che diamo ormai per scontati - si sono lentamente formati e cristallizzati negli anni grazie agli sforzi di innumerevoli ricercatori.
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    http://web.mit.edu/STS.035/www/PDFs/think.pdf Questo il link per visionare l'articolo su citato "As We May Think" di Vannevar Bush pubblicato su The Atlantic Monthly nel luglio 1945. Un articolo che ha infervorato l'animo di moltissimi scienziati e ricercatori.
Maria Cristina Marino

Il grande spreco dei Big-Data - 0 views

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    L'articolo del giornalista Federico Guerrini pubblicato su La Stampa mette in evidenza un dato preoccupante: solo lo 0,5 % dei dati potenzialmente utili viene effettivamente analizzato. Nonostante che il numero di informazioni digitali prodotte negli ultimi anni non abbia paragoni nella storia dell'Umanità solo una piccola parte ne viene analizzata. Secondo lo studio "Big Data, Bigger Digital Shadows, and Biggest Growth in the Far East", appena pubblicato della società Idc e sponsorizzato dalla multinazionale Emc, il 23 %, ovvero 643 exabyte [1 exabyte= 1 trilione di byte!] di tutti i dati prodotti nel 2012 potrebbe sì dimostrarsi utile ad aziende e consumatori, se però opportunamente "etichettato" (tagged) e trattato. Purtroppo solo il 3% di essi viene taggato e una percentuale ancora minore, lo 0,5 % viene davvero esaminato.
giulio barbieri

Le modalità di apprendimento - 0 views

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    Buona disamina del concetto di apprendimento e di come la rete tenda a creare vere e proprie comunità di apprendimento, che valorizzano le esperienze pregresse a favore della crescita collettiva del gruppo.
Alessandro Bambini

Uno strumento di successo per un sito web: avere un'ottima guida ai contenuti - 0 views

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    Attraverso l'inserimento di una categoria e/o di un tag in un sito web o in un blog si aiuta il navigatore a trovare facilmente quel che si cerca e spesso un errore nella scelta di uno di questi due elementi distintivi puo' determinare il successo o no del sito web stesso. Nell'articolo vengono sintetizzati in poche parole e secondo me efficacemente le differenze fondamentali tra questi due strumenti di categorizzazione ed evidenziati gli eventuali rischi.
giulio barbieri

I Nativi Digitali, la mutazione genetica dei nati dopo il 2000. - 0 views

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    Interessante articolo sulle capacità multitasking innate dei giovani.
giulio barbieri

Il progresso...che ci rende stupidi. - 23 views

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    Interessante articolo sull'impatto che la tecnologia ha avuto sullo sviluppo cerebrale. Come una vita più comoda ci rende meno intelligenti. In sostanza.....più stupidi.
  • ...13 more comments...
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    "Non siate schiavi del cellulare. Staccate un attimo. Prendetevi il tempo per passeggiare, per leggere un libro, ascoltare musica intensamente, parlare con qualcuno senza controllare il telefonino. Datevi modo di prestare attenzione, di concentrarvi, di riflettere: se smettete di farlo, perderete la capacità di farlo. Se non praticate l'intelligenza, ne avrete nostalgia" Nicholas Carr
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    Penso sia veramente difficile fare dei paragoni. Sono tempi diversi e in modi diversi, otteniamo impressioni contrastanti sul fatto che l'umanità stia diventando più intelligente o meno intelligente di prima. Il problema forse e dato dalla nostra l'esperienza personale che è sempre piu' miope. Vorrei far notare questo esempio per rendere questa idea piu' chiara. Il vocabolario veniva utilizzato come metrica per l'intelligenza. La ricerca ha dimostrato che è fortemente correlata al QI. Tuttavia, secondo uno studio del 2006, il vocabolario americano è stato in rapido declino dal suo apice, negli anni '40. Vi sono tuttavia alcune controversie, poiché è stato dimostrato che i test del vocabolario hanno una predisposizione culturale intrinseca. E' veramente complicato. Io spero di no ;)
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    Sicuramente affascinante come articolo,ma scientificamente di poca rilevanza a mio avviso, partendo dal fatto che ancora non si ancora cosa voglia dire "Intelligenza",quindi calcolarla la vedo ancora più difficile...Poi il paragone tra epoche storiche cosi lontane mi sembra assolutamente fuori luogo, è vero che gli errori si pagavano di più ma è anche vero che il tasso di mortalità era altissimo,assolutamente non paragonabile a quelli attuali...Einstein diceva che se si giudica un pesce da come si arrampica su un albero lui si crederà stupido per tutta la vita, quindi dobbiamo valutarci su come evitiamo la morte?...
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    Non penso che il progresso ci renda stupidi. Penso che le tecnologie, maggiori rappresentanti del progresso, possano fornire strumenti, ed è il loro utilizzo a fare la differenza tra sviluppo e impigrimento mentale. Possiamo disporre di una mole di informazioni incredibile, quello che ci manca, o meglio, quello a cui non prestiamo abbastanza attenzione, è il processo alla base delle cose. è inutile saper fare o saper dire una cosa se poi non se ne conoscono i fondamenti.
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    Io penso che il progresso possa sia rendere più "stupidi" che rendere più intelligenti, la differenza sta nel come viene utilizzato. Se utilizzato correttamente può aiutare ad aprire la propria mente, diversamente si avrà l'effetto contrario.
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    Il fatto di avere tutto a sempre a disposizione sicuramente ha delle conseguenze cognitive (mi viene in mente anche solo il fatto di utilizzare sempre la calcolatrice). Tuttavia, non per forza comodità è sinonimo di stupidità. La tecnologia ha portato a risultati mai ottenuti.
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    Come possiamo notare , chi proviene da ambienti svantaggiati ha quella "fame" di riscossa, forte motivazione e obiettivi chiari a cui protendersi, che spesso riesce a raggiungere la meta prefissata. A volte al contrario, chi proviene da ambienti più agiata tende a non essere così motivato a perseguire scopi.
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    Ho sempre preso "con le molle" questa teoria che sicuramente ha molto appeal giornalistico. La domanda che mi pongo è questa, l'intelligenza, su queste ricerche, viene sempre misurata allo stesso modo? Io vedo mio figlio di 6 anni e l'agilità con cui maneggia le appracchiature elettroniche è impressionante, io alla sua età non sapevo usare il telecomando. (a mia discolpa...quando io avevo la sua età i telecomandi non c'erano ancora) Ma, ad esempio, io alla sua età andavo a scuola da solo, a 6 anni attraversavo la strada ed andavo, ora è inconcepibile (oltre che illegale). Questi studi longitudinali hanno a mio avviso un difetto, quello di non segure l'evoluzione plastica del nostro cerebro.
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    Ho trovato l'articolo interessante. In particolare, ho apprezzato le argomentazioni di Elia Stupka, condirettore del Centro di genomica traslazionale e bioinformatica del San Raffaele di Milano, che ritiene che il progresso abbia apportato dei cambiamenti, ma non è detto che questi siano stati negativi. Dal suo punto di vista, la mancanza di selezione ha favorito la variabilità rendendoci più complessi e completi, ma senza poter stabilire cosa sia bene e cosa male. Probabilmente, dobbiamo attendere ancora qualche anno, per sciogliere il dubbio.
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    Articolo interessante. Ogni essere vivente sviluppa tecniche/strategie di sopravvivenza. Nel caso degli esseri umani probabilmente per quel miliardo di popolazione che vive dignitosamente e usufruisce del "progresso", la necessità di utilizzare risorse cognitive viene forse un po' meno.
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    A mio avviso il progresso non danneggia l'intelligenza; l'uomo ha un enorme spirito di adattamento che va di pari passo con il proprio stile di vita. Seppur "cambiamento" non è mai stato sinonimo di "miglioramento", l'uomo ha imparato ad usare la tecnologia là dove aveva delle limitazioni. L'evoluzione della sua specie, la selezione naturale dei soggetti più astuti ed il conseguente progresso tecnologico, ci preservano infinite possibilità di sopravvivenza. Grazie ad un'evoluzione psicologica e genetica, queste hanno permesso all'uomo di muoversi in una società molto complessa e di trasformarsi ed apprendere dalla propria esperienza.
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    ho letto l'articolo dettagliatamente e per questo mi sento di correggere parte delle considerazioni che sono state fatte nei commenti sopra riportati. Inanzitutto l'articolo riporta dei risultati condotti da studi sulla genetica, indicando come la tecnologia ampliando le possibilità di sopravvivenza dell'essere umano, abbia ostacolato la selezione naturale dei più intelligenti e astuti rispetto ai meno dotati cerebralmente parlando. Questo non vuol quindi che vi sia una connessione causale diretta tra l'uso della tecnologia e la riduzione della capacita intellettiva dell'essere umano, ma bensì questo mostra come l'utilizzo della tecnologia abbia alterato il funzionamento della selezione naturale. Nella parte successiva dell'articolo invece vengono illustrati gli effetti che la tecnologia abbia portato alla specie umana, che grazie al suo impiego ha avuto modo di sfruttare meglio le potenzialità del cervello, permesse dalla notevole plasticità di tale organo, che genera nuove connessioni funzionali grazie all'uso delle tecnologie. In sostanza, l'effetto collaterale che le tecnologie hanno causato alla selezione naturale, è stato colmato dalle nuove capacità cognitive che tali tecnologie hanno permesso di sviluppare.
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    Come la materia ci insegna le Tecnologie apportano dei profondi cambiamenti a livello del tessuto sociale. Questo fa si come riportato nell'articolo che "la selezione naturale non sia più così estrema". Credo che la tecnologia vada utilizzata e le persone vadano educate al suo utilizzo e nel suo utilizzo. Possiamo ricavarne grandi vantaggi. è importante rimarcare come le tecnologie ci permettono di mettere in atto un importate trasmissione delle conoscenze e permettere così che sempre più persone a livello globale possano accedervi e questo vale anche per la cultura, una cultura più aperta e alla portata di tutti. La tecnologia non sempre impigrisce i nostri sistemi di apprendimento ma in realtà ci mette nella condizione di poter leggere e approfondire in qualsiasi momento a portata di mano temi e argomenti che tempo fa avremmo dovuto ricercare ad esempio in biblioteca o nelle enciclopedie. Il progresso rende le società più complesse ma non per questo le peggiora.
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    La sopravvivenza cambia il suo concetto con il passare del tempo. Se prima soppravvivere voleva dire scappare dai predatori e assicurare la vita di sé e del proprio gruppo, ora sopravvivere vuole dire vuole dire essere economicamente stabile. Il minor sforzo cognitivo per accedere alla sicurezza della sopravvivenza ai giorni nostri, puó essere un punto positivo, non andando incontro a fattori di stress e patologie legate ad esso.
silvia francesconi

ICT e formazione degli insegnanti - 1 views

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    "Molti studiosi delle teorie dell'apprendimento ritengono che le stesse ICT possiedono il potenziale necessario per trasformare la natura stessa dell'educazione: dove e come ha luogo l'apprendimento e il ruolo degli studenti e degli insegnanti negli stessi processi di apprendimento." Questo articolo affronta il tema dell'apprendimento, dai paradigmi tradizionali alle nuove prospettive basate sul nuovo contesto globale, auspicando che i processi di apprndimento/insegnamento attingano dalle nuove tecnologie, fonte di conoscenza e arricchimento se ben usate!
Rosario Carnovale

Essere multitasking davanti alla tv "può essere sintomo di depressione" - 4 views

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    Secondo uno studio americano usare più device contemporaneamente potrebbe essere un segnale di ansia o depressione.
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    Un articolo interessante ma anche inquietante perchè racconta di comportamenti che sicuramente non ci sono sconosciuti; quanti di noi stanno al pc, magari guardando la televisione e usando in qualche momento il cellulare. Certo è che lo studio fatto dai ricercatori inquieta in quanto la maggior parte delle persone sottoposte a test che hanno rivelato un uso compulsivo di più media contemporaneamente, tablet, pc, televisione, risulta più facilmente attaccabile da malattie psicosomatiche, ansia, depressione e la percentuale aumenta nel momento in cui si alza la fascia d'età. Non ancora chiara la connessione tra depressione e uso di più media però ritornando indietro quando queste tecnologie non c'erano, viene da pensare. In effetti si è sempre detto che tante persone con la vita frenetica, fatta di tante cose, attività poi fossero molto sole e cercassero in ogni tipo di interesse, di annegare tutti gli spazi vuoti della vita quotidiana, in una sorta "non voglio aver tempo per pensare". Cambiata, sviluppata la tecnologia, ma i problemi non sono cambiati anzi forse sono peggiorati, sono semplicementi cambiati i metodi per affrontarla anche se non sono certo quelli giusti.
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    C' è da aggiungere che non è il mutitasking o l'uso compulsivo di più media contemporaneamente a favorire la depressione ma piuttosto si tratta di un un indicatore di un malessere già esistente. In altri tempi quando non esistevano queste tecnologie gli stati depressivi si manifestavano in maniera differente ma non è detto che fossero di meno.
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