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Home/ Groups/ Psicotecnologie e Processi Formativi - Uninettuno
fabio montani

verso il web semantico - 5 views

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    Il web semantico come rete di dati organizzati secondo associazioni di significati. Si tratta dell'evoluzione del web volta a superare i limiti delle attuali tecnologie ossia il collegamento tra le informazioni disponibili e un motore di ricerca a cui comunicare cosa stiamo cercando. Ua tecnologia in grado di riconoscere il contesto e il significato dei contenuti delle pagine web. Il web visto come un assistente in carne ed ossa a cui comunicare le nostre aspettative, capace di comprenderci e di accontetarci. Si parla di "agenti", software in grado di comprendere gli esseri umani, di amministrare operazioni ripetitive e dispendiose in termini di tempo, i computer quindi come cervelli artificiali condivisi. Le critiche che vengono rivolte riguardano la possibilità che tutto questo sostituisca gli esseri umani o che contribuiscano ad una rarefazione delle relazioni e degli incontri. Io condivido pienamente il fiale proposto nell'articolo.
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    grazie, articolo interessante che mi ha spinto ad approfondire un po' la questione...credo che l' idea del web semantico sia da un lato affascinante e dall'altro inquietante! affascinante perchè il tentativo è, procedendo per incertezze successive, di governare tali incertezze con intelligenze artificiali in grado di scoprire i collegamenti (non semplicemente testuali) tra le pagine web, in modo intelligente! inquietante perchè mi chiedo se davvero vogliamo che tali intelligenze riescano a simulare ciò che oggi è tipico di un comportamento umano, che abbiano anche loro ( ammesso che noi lo si abbia!..) buon senso....
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    In parole povere il Web Semantico è ciò che consentirebbe ai computer di comprendere il significato reale e cioè semantico, delle singole richieste dell'utente.
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    Sicuramente i motori di ricerca, negli anni passati, hanno contribuito alla diffusione di internet senza, oggi, la rete sarebbe una "babele" di informazioni e contenuti senza la possibilità di poterle selezionare e reperire in modo organico. Con i motori di ricerca è stato possibile portare un po' d'ordine e far uscire fuori le grandi risorse e potenzialità di internet. Oggi tutto questo non basta più, tante volte la nostra ricerca riporta risultati inutili, tanto che non sempre riusciamo a trovare quello che veramente stiamo cercando. La soluzione al nostro problema è il "web semantico", che permette di indirizzare in modo molto selettivo "semanticamente" la nostra ricerca. Certo immaginare di ottenere come risultato un lungo ipertesto che rappresenta tutto quello che "avresti voluto sapere" sembra effettivamente utopistico. E' pur vero che la rete si sviluppa in modo esponenziale, per questo c'è bisogno di pensare a una organizzazione più "umana" che permetta di rintracciare, catalogare e indicizzare quanto passa dalla rete, questo potrebbe permetttere un notevole risparmio di tempo.
rosa maria tafuri

Social tagging e biblioteche - 4 views

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    Implicazioni e suggestioni di una "classificazione generata dagli utenti che emerge attraverso un consenso dal basso"
Giovanni Finizio

Linguaggio e pensiero: spazio, tempo e lingue - 5 views

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    Vi propongo un interessante articolo (pubblicato su "Le Scienze" nel 2011) di Lera Boroditsky, professore associato di psicologia cognitiva alla Stanford University, sull'influenza che le lingue hanno sulla nostra percezione del mondo. In particolare, il passo che ritengo più utile è quello in cui si dimostra come le persone pensino in modo differente sia il concetto di spazio (non in tutte le lingue esitono termini spaziali relativi che indichino, ad esempio, le direzioni destra e sinistra, ma in alcune lingue potrebbero esserci dei riferimenti spaziali legati a punti cardinali assoluti: nord, sud, est, ovest), sia il concetto di tempo (le rappresentazioni del tempo variano moltissimo nelle diverse aree del mondo, ed in particolare è la direzione della scrittura che influenza l'organizzazione del tempo). Inoltre, persone di lingua diversa differiscono anche nel modo di descrivere e ricordare gli eventi.
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    Molto interessante. C'è anche un video in cui lei parla esattamente di questo argomento: http://fora.tv/2010/10/26/Lera_Boroditsky_How_Language_Shapes_Thought Volevo aggiungere che Tomatis, un foniatra francese che ha fatto molti studi sul canto, ha detto che il tipo di canto che si è sviluppato nelle diverse culture è dato dalla lingua parlata in quei paesi. Per esempio, secondo lui il canto lirico non poteva che nascere in Italia, dove il modo di parlare avrebbe naturalmente portato ad una forma di canto "legato", tipico appunto dell'emissione lirica. Mentre la pronuncia tedesca o inglese ha portato ad un canto più sillabico, tipico delle cantate bachiane, ad esempio, o degli oratori di Handel. Chissà, sarebbe interessante capire anche la vocalità cinese africana, proprio in relazione alla lingua parlata. Comunque, tutti questi studi sono estremamente interessanti perchè relativizzano ogni verità. Utili per il rispetto e la comprensione di civiltà diverse, oltre che per la comprensione del funzionamento del nostro cervello. Mi chiedo, ad esempio, perchè io, se "penso visivamente" ai numeri, li vedo in una scala che va da in basso a destra a in alto a sinistra!? Eppure sono italiana, formatami qui e quindi con una lettura da sinistra a destra. Ho pensato che, forse, il mio maestro delle elementari mi ha spiegato i numeri in questo modo, perchè in effetti il valore dell'1 aumenta, quanto più è a sinistra di una serie di zeri: 1 10 100 1000 10000. Quindi la mia visione è crescente verso sinistra. Forse ce li faceva disegnare? Non ricordo, ma sarebbe interessante scoprirlo.
Enza Avino

Think You're Good at Multitasking? Take this Test. - 5 views

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    Think you're a good multitasker? Know someone who thinks they are? Here's your chance to put your skills to this test! In this video, I walk you through the multitasking exercise I share in my live keynote speeches and workshops.
Valeria Vangone

Mente e macchina - 4 views

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    Testi vari Cervello e computer, Lithos 1997 Nota: il testo che segue è la trascrizione pressoché letterale di due lezioni svolte nel 1996 agli studenti dell'ultimo anno del Corso di Laurea in Filosofia dell'Università di Roma "La Sapienza", presso la cattedra di Filosofia della Scienza.
Rocco Massimo Palumbo

Un modo per fare "Conoscenza distribuita" - Condividere un tag cluod Diigo su un sito e... - 5 views

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    Anche questo è un modo di realizzare "Conoscenza diistribuita"! Ho utilizzato uno dei web services messi a disposizione da Diigo, "Tagrolls" per pubblicare una "tag cloud" su un sito da me realizzato qualche anno fa. Ovviamente la tag cloud è gestita e aggiornata automaticamente da Diigo. N.B. Il sito è stato realizzato con un sistema di CMS (Content Management System) per supportare un'idea personale che per vari motivi non sono più riuscito a portare avanti così come era nei miei progetti. Per chi fosse interessato mi offo e offro il mio sito come "Cavia" per analisi e considerazione sull'usabilità, ergonomia, etc, etc.
silvia francesconi

derrick de kerckove "noi siamo tutti cyborg, is google making us stupid?" - 5 views

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    articolo in cui de kerckove spiega la natura dell'intelligenza alla luce del web 2.0
Antonella Schiavone

MediaMente: "Il computer-linguaggio discrimina le donne" - 4 views

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    Definita 'l'antropologa del cyberspazio' Sherry Turkle è considerata il 'guru emergente del pensiero digitale'. Qui in un intervista "il computer-linguaggio discrimina le donne"
Enza Avino

Psicotenologie: approfondimenti e suggerimenti bibliografici - 4 views

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    spulciando nei materiali a disposizione degli studenti del consorzio nettuno - che ha costituito la prima parte del mio attuale percorso universitario - ho trovato questa vera e propria miniera di link ed approfondimenti , tutti, a parer mio utili ad approfondire vari aspetti di questa tematica affascinante
Raffaella Benetti

Quanto è multitasking il tuo cervello? - 6 views

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    Articolo interessante che spiega come la capacità di portare a termine più azioni contemporaneamente vada in realtà a discapito della qualità delle azioni e dei compiti svolti. In realtà, anche nei computers la multiprocesionalità è apparente, nel senso che se il sistema deve eseguire contemporaneamente due processi A e B, la CPU eseguirà per qualche istante il processo A, poi per qualche istante il processo B, poi tornerà ad eseguire il processo A e così via. Quindi è una contemporaneità apparente. Nell'articolo si fa riferimento al comportamento del cervello che si comporterebbe esattam,ente allo stesso modo: "Grazie alla memoria di lavoro, il nostro cervello mette in attesa un compito iniziato da poco per svolgere un'altra attività più urgente, per poi ritornarci su una volta libero". I ricercatori dell'agenzia di ricerca biomedica Inserm di Parigi, tramite fMRI, hanno scoperto che siamo in grado di svolgere correttamente solo due azioni alla volta. Nell'articolo è spiegato l'esperimento. Ne è risultato che i grandi multitaskers sono "più facili alla distrazione, fanno scarsa distinzione tra le informazioni necessarie e quelle di poca importanza per la riuscita del test". Inoltre si è potuto riscontrare che, con l'avanzare dell'età, diminuisce la memoria di lavoro e quindi la possibilità di svolgere più compiti contemporaneamente. Con l'età, si riduce la nostra capacità di svolgere più azioni contemporaneamente. L'articolo riporta alla fine dei link per effettuare dei test che misurano quanto si è multitasker.
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    divertente il test! scientificamente sono d accordo, ma la vita reale ci "obbliga" oggi a più di due compiti alla volta, si a volte con limitazione della qualità, ma ritengo che tutto sommato sia molto soggettivo.
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    in realtà non tutte le tipologie di multitasking vanno a discapito della qualità. E' stato dimostrato che la musica nei luoghi di lavoro aumenta la produttività. Infatti uno studio guidato dal professor Ravi Mehta dell'Università dell'Illinois in cui si analizzavano le reazioni al rumore di fondo sul cervello, ha dimostrato che "Un moderato livello di rumore non solo migliora la creatività e il problem-solving, ma porta anche a una adozione più ampia di prodotti innovativi in alcune impostazioni".
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    sono d'accordo anch'io che è meglio fare una cosa e finirla, tuttavia nell'articolo è riportato l'esempio di due attività che impiegano un'attenzione specifica, mentre sappiano dagli studi in cognitiva,che possiamo fare più di un'attività, a patto che una sia coinvolgente e l'altra sia meccanica, ad esempio, posso grattarmi una gamba, e ascoltare un sottofondo di musica, mentre scrivo questo post, ma se poi la musica cattura la mia attenzione, perchè magari mi richiama alla mente un episodio, allora l'attenzione a quello che sto scrivendo, è sicuramente meno efficace.. C'è anche da dire un'altra cosa, si racconta la barzelletta che le femmine siano più brave a fare più di un'attività contemporaneamente, io posso dire di riuscire, perché costretta da cattive abitudini a lottare contro l'orologio, ma amiche che conosco non sono affatto capaci... Quindi forse anche il multitasking è una questione di allenamento....
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    L'essere umano possiede un solo cervello, ma ben diverso e più complesso di quello di un computer. Tuttavia, il computer, si sta evolvendo "a misura d'uomo" in termini di complessità. Al suo "cervello" (CPU), sono stati aggiunti i controllers (una specie di garzoni) ad aiuto dell'attività principale. Poi i coprocessori, ognuno specializzato in operazioni di matematica, grafica, etc. In tal modo, si riescono ad effettuare più "attività" contemporaneamente o meglio, apparenti tali. Questo, spiegato grossolanamente, è un po' il senso del multitasking. A tal proposito, a me, capita spesso (o mi organizzo apposta per farlo capitare) di concentrare in un giorno "libero" una serie di attività/necessità domestiche, molto diverse e qualche volta incompatibili tra loro. Con il mio cervello "a strati" (come scherzosamente uso definirlo) cerco di svolgere "contemporaneamente" o meglio in sequenza interlacciata, lavori di falegnameria, elettronica, elettrotecnica, informatica, idraulica, piccola edilizia, etc. Ebbene, incollo/attacco delle parti e in attesa, passo alla riparazione di un piccolo elettrodomestico, un telecomando, per ritornare alla falegnameria o alla muratura per poi disossidare un rubinetto e sempre nell'attesa, riparare o aggiornare il mio computer o attendere l'esito di uno scandisk, che seguo con la coda dell'occhio. Se però devo studiare o approfondire un argomento, non c'è multitasking che tenga. In tal caso, come si dice: la mia attività è rigorosamente "dedicata".
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    Sono sicura che riusciamo a svolgere 2 , ma anche di più, attività contemporanemante e anche a svolgere bene, ma mi rendo conto che veramente questo stile di vita ha delle ripercussioni sulle capacità attentive, io, mi rendo conto che ho difficoltà a svolgere un'attività sola e a prestare attenzione per più di un determinato tempo alla lettura di un libro, ad ascoltare una lezione, a focalizzarsi solo su uno stimolo. Quindi oltre ai suoi vantaggi, questo stile di vita (magari non mi sono allenata a sufficienza) porta con se anche alcuni inconvenienti :)
PAOLA CACCHIONE

A collaborative learning experience - 3 views

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    Il testo illustra l'esperienza di un gruppo di insegnanti, ricercatori e programmatori volta a sviluppare uno strumento Web-based di apprendimento per gli insegnanti, per consentire loro di partecipare alle attività di apprendimento collaborativo. L'esperienza di apprendimento collaborativo ha permesso loro di cercare le risposte per sé e per valutare la propria competenza, con conseguente valorizzazione delle conoscenze, abilità e attitudine.
rosa maria tafuri

UNA PANORAMICA DEI SISTEMI COGNITIVI ARTIFICIALI - 3 views

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    La nostra indagine sui sistemi artificiali si propone di illustrare i vari approcci al problema, partendo da considerazioni generali sulla possibilità dello sviluppo autonomo di certe capacità cognitive, spaziando dal paradigma cognitivista a quelli cosiddetti emergenti
Cinzia Cimino

Le nuove teorie della mente - 7 views

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    Occorre imparare a costruire un rapporto con la conoscenza condivisa che e' in se completamente nuovo, riconoscendo l' impegno nel costruire in cooperazione interattiva, in cui la "intelligenza connettiva" dell' uomo renderà intelligente la società, attraverso idee innovative, condivisione delle esperienze e nuove tecniche di apprendimento del "LIFE-LONG-LEARNING".
PAOLA CACCHIONE

HyQ, il robot quattrozampe nato in Italia - - 3 views

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    l'articolo descrive l'invenzione del robot a quattro zampe realizzato dall'Istituto Italiano di Tecnologia,
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    Molto interessante, ma non capisco la necessità di avere animali di compagnia robotici. In generale sarebbe molto più utile concentrarsi su robot con fattezze umane che potrebbero avere maggiori finalità (es. disinnesco di ordigni, aiuto domestico a casa, ecc..). Cmq credo che l'automazione in generale sia un altro tentativo dell'uomo di rendere reali e concreti i prodotti della propria mente, ancora una volta la tecnologia espande la nostra mente facendola superare i confini personali.
marco landolfi

Cognizione distribuita...una brevissima lezione - 3 views

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    Un simpatico video che cerca di spiegare la cognizione distribuita, che sappiamo riferirsi ad un processo nel quale vengono condivise socialmente risorse cognitive al fine di estendere singole risorse cognitive, o per ottenere qualcosa che un agente individuale non potrebbe ottenere da solo. Quindi spiega il funzionamento cognitivo come decisamente supportato da strumenti esterni alla mente; pertanto le operazioni intellettuali quali ricordare, fare connessioni, risolvere problemi, sono possibili perché si attinge ad informazioni e conoscenze che risiedono "fuori" di noi, nei libri che leggiamo, negli appunti che prendiamo, nelle nostre agende, nei file dei computer, nelle memorie dei cellulari ma anche nelle persone con cui lavoriamo, studiamo, interagiamo.
Enza Avino

Folksonomy:quando il peggior ordine possibile è il miglior disordine possibile - 3 views

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    Il termine folksonomy indica la nuova e e rapidissima capacità del Web di creare una cultura bottom up attraverso la disordinata eppure efficiente capacità catalogatoria del tagging
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    E' il nuovo modo di catalogare ed è certamente lontano dal poter essere particolarmente preciso, credo per definizione. Come dice l'articolo, essendo questa nuova conoscenza co-costruita e condivisa da tantissime persone con diversi modi di catalogare le cose, non possiamo pretendere l'ordine nella sua accezione più stretta.
marco landolfi

MULTITASKING - 4 views

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    Un simpatico video che spiega il Multitasking che possiamo tradurlo con compiti multipli. Il termine viene utilizzato per riferirsi alla caratteristica di un processore di elaborare diversi programmi e gestirli in maniera indipendente l'uno dall'altro, nello stesso momento. Ad esempio, se durante il multitasking si blocca uno dei programmi, non deve accadere che si blocchino anche gli altri in esecuzione, nè tantomeno il sistema operativo, che deve continuare a funzionare regolarmente.
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    Questo video è molto intuitivo ed efficace nel far capire il principio alla base del multitasking. A sua integrazione, vorrei aggiungere un esempio tratto da una lezione d'informatica, che mi sembra particolarmente adatto a chiarire ancora meglio il meccanismo che regola questo processo. Qual è il principio alla base del multitasking? Supponiamo di avere tre utenti, ad ognuno dei quali corrisponde un programma. Sono i programmi A, B e C. Ognuno parte in un certo istante e impiegherà un certo tempo per concludersi. Con il sistema monotask il programma B comincia solo quando l'A è terminato, mentre il C quando sono terminati sia A che B. Questo può essere particolarmente penalizzante in termini di attesa, soprattutto se A e B sono processi che necessitano di un lasso di tempo molto più ampio di C. Con il multitask ogni processo A, B e C viene spezzato in tante piccole porzioni e lo schedulatore comincia ad eseguire le piccole porzioni di ognuno, passando continuamente da A a B a C e portando avanti contemporaneamente i 3 processi, e ciò permette un'efficienza grandissima!
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    il multitasking è forse uno dei principi più importanti su cui si basa il funzionamento dei personal computer e cioè quello di poter svolgere un gran numero di operazione contemporaneamente. E' ovvio che questa possibilità di svolgere più calcoli da parte del processore è limitata dalla potenza del processore stesso. La stessa cosa, secondo uno studio da Etienne Koechlin della Ecole Normale Supérieure di Parigi, non è possibile per il nostro cervello che per colpa del bombardamento continuo a livello mediatico è portato a subire una deconcentrazione intermittente. Gli studiosi francesi hanno osservato un gruppo di 32 volontari ai quali era stata affidata prima una sola mansione e poi due mansioni simili ma in contemporanea. Nel momento in cui i volontari svolgevano una sola mansione le aree del cervello coinvolte erano maggiori, mentre svolgendo due mansioni nello stesso tempo il cervello si divideva a metà assegnado una mansione a ciascun emisfero. Gli studiosi francesi affermano che lo studio è valido non solo per le cose da fare ma anche per quelle da pensare. http://www.corriere.it/salute/10_aprile_16/cervello-non-multitasking_eabbf244-494d-11df-af35-00144f02aabe.shtml
Raffaella Benetti

Concentrazione e/è felicità - 3 views

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    Un blog che dice esattamente quello che è il mio pensiero, per cui sono felice di condividerlo. In tutte queste discussioni su multitasking e reale capacità del cervello di fare più cose contemporaneamente, mi chiedevo: ma cosa comporta il fare tante cose contemporaneamente? Solo un risultato pessimo dal punto di vista intellettivo o anche una inutile fatica mentale? E questa fatica, non porta con sé stanchezza e sofferenza? Questo articolo mette in evidenza come la concentrazione, la meditazione non siano importanti solo in certe pratiche religiose o teorie filosofiche. Riporta alcuni articoli (da Guardian e Science) che spiegano come, scientificamente, sia provato che vivere pienamente il tempo presente porta alla felicità.
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    Le persone che hanno difficoltà di concentrazione, non hanno la loro attenzione sotto controllo perchè sicuramente rapita dallo stress, ecco che la sua attenzione è dispersa. La consapevolezza di ciò che le distoglie dall'essere concentrati li porterebbe già ad un atteggiamento più positivo, maggiore fiducia in se stessi, con calma e rilassamento. La concentrazione non sarà più un problema, nelle circostanze più appropriate, quieterà la mente, dilaterà il tempo, creando uno stato di rilassamento, restaurando l'atteggiamento di fiducia, che non sarà solo egoistico ma soprattutto altruistico. Bisogna abbattere diversi muri per far si che la concentrazione ne venga fuori vincente. Certo questo tema non è così limitato, ma va oltre....... Molte persone sono abituate a fare più cose, perchè provono soddisfazione perchè ci credono perchè ne sono appagate, perchè prendono la carica, sono tante le componenti che interagiscono. E poi la ricchezza della diversità di ogni persona?
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    Considerato il tema trattato in questa discussione, mi piacerebbe condividere questo pensiero di Isabelle Filliozat. Essere felici è una scelta, dice Isabelle Filliozat. Non si tratta di fingere o sorridere nascondendo le difficoltà, ma di affrontare la realtà con passione [...]Liberate le vostre emozioni, lasciate parlare le sofferenze, piangete, vivete la vostra collera... e la gioia rinascerà, perché costituisce la natura profonda dell'essere umano. C'è gioia semplicemente nel sentirsi vivere. La vita non è un lungo fiume tranquillo, ma la gioia non nasce solo dalla tranquillità. ( niente di più vero, a mio avviso!)
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