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giannib71

Adolescenti - 2 views

Adolescenti Il mondo degli adolescenti e' sempre stato in movimento, cangiante ma negli ultimi anni con l'avvento delle nuove tecnologie questa accelerazione e' diventata ancora più dirompente. Il ...

started by giannib71 on 17 Mar 21 no follow-up yet
bdeluca72

Internet addiction disorder: nuova emergenza nel mondo dell'infanzia e dell'adolescenza... - 4 views

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    Questo articolo, scritto dagli psicologi e psicoterapeuti F. Russo, R. Ceria, J. Jarach, C. Laglia, L. Lombardi e L. Isola, descrive alcune componenti che riguardano la dipendenza da Internet in infanzia e adolescenza. L'Internet addiction porta gravi disagi psicosociali, fallimenti scolastici, ed è correlato con l'aumento di disturbi depressivi e d'ansia. Gli adolescenti affetti da dipendenza, modificano la propria vita scolastica e le relazioni. Il trattamento di questa tipologia di pazienti richiede programmi di prevenzione principalmente applicati alla scuola e alla famiglia. In particolare, emerge l'importanza di elaborare programmi che aiutino i genitori a sviluppare una comunicazione qualitativa, e ridurre la motivazione adolescenziale a usare i social. È auspicabile che per il futuro si metta a punto un programma chiaro per supportare i genitori a gestire questa emergenza che, essendo soggetta a rapidi e radicali cambiamenti, necessita di continui approfondimenti.
federicopt

Chi sono gli "hikikomori" in Italia - Il Post - 6 views

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    ITALIA MERCOLEDÌ 13 OTTOBRE 2021 Chi sono gli "hikikomori" in Italia Cioè le persone che interrompono i contatti col mondo esterno e vivono in ritiro sociale: è un fenomeno presente da tempo ma finora poco studiato di Susanna Baggio In Italia negli ultimi anni si è sentito parlare sempre più spesso dei cosiddetti "hikikomori", ovvero persone che abbandonano progressivamente le attività scolastiche, extrascolastiche o lavorative per ritirarsi in isolamento nella loro casa o nella loro stanza per periodi prolungati di tempo, indicativamente da sei mesi fino a diversi anni. Le persone che vivono in ritiro sociale volontario rinunciano a poco a poco alle relazioni con chi aveva fatto parte della loro vita, talvolta anche con i familiari, e spesso occupano il tempo impegnandosi in varie attività su internet, per esempio tenendosi in contatto gli uni con gli altri su forum e chat o guardando film e serie tv. Questo fenomeno è stato individuato dapprima in Giappone, dove è diventato una questione sociale di rilievo, ma da almeno una quindicina d'anni è piuttosto presente anche in Italia, dove però è ancora molto poco studiato. Gli hikikomori sono stati spesso definiti "eremiti dei tempi moderni" e la loro situazione può dipendere da moltissimi fattori diversi. Il loro non è un disturbo riconosciuto a livello scientifico e va distinto anche dalle diverse psicopatologie alle quali può comunque essere collegato, come la depressione o la dipendenza da internet. È stato osservato perlopiù in società fortemente competitive e coinvolge soprattutto adolescenti e giovani adulti, motivo per cui negli ultimi anni hanno cominciato a interessarsene anche le scuole e le istituzioni. Un po' di storia Il termine hikikomori fu utilizzato per la prima volta nel 1998 dallo psichiatra giapponese Tamaki Saito, che fuse i verbi "hiku" e "komoru", cioè ritirarsi e stare in disparte. Saito coniò questo termine per descrivere tutte quelle persone a
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    In questo articolo, Susanna Baggio affronta la tematica nata in Giappone e che si sta progressivamente diffondendo anche in Italia( al momento poco conosciuta e studiata). Tale sindrome, si esplica nell'isolamento e ritiro sociale che fa rinchiudere e isolare gli adolescenti e giovani adulti nella propria camera. L'autrice cerca di approfondire le varie sfaccettature del fenomeno, riportando dettagliatamente le varie opinioni di esperti. Questo tipo di problematica, a mio avviso, non va sottovalutata perché spesso è anche difficile affrontarla con chi ne è affetto, come riportato anche nell'articolo stesso in quanto loro rifiutano di farsi aiutare, negando addirittura di averla. Senza dubbio l'avvento della pandemia da covid19, ha accentuato tutto questo e non ha aiutato l'interazione tra genitori e figli, rendendo difficile il contenimento e l'argine del fenomeno stesso. A mio parere, per contrastare il fenomeno, bisognerebbe avere un costante dialogo in famiglia, non prendendo la tecnologia come baby sitter dei propri figli ma tenendo un dialogo costante con loro mantenendo un rapporto attivo, non si può criminalizzarle i soggetti ma bisogna avere un rapporto empatico e canali sempre aperti con loro, ricordiamoci che la tecnologia e le macchine, sono buone scoperte se semplificano la vita e aiutano l'essere umano. Le macchine, però, non devono e non dovranno mai sostituirsi all'empatia e alla bellezza delle relazioni e rapporti umani.
jgrossi108

Media digitali: angeli o demoni? - Infanzia digitale - Tecnologia digitale, scuola e ap... - 8 views

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    Mentre leggevo questo articolo su internet riflettevo sul fatto che io stessa appartengo a quella generazione che molti autori, tra cui Prensky, chiama "Nativi Digitali": la generazione nata tra il 1980 e il 1990, cresciuta nella prima era del Web, la 1.0, caratterizzata da siti statici e uso sfrenato delle e-mail e dei più svariati motori di ricerca;i primi a cogliere l'enorme potenziale dei nuovi media, sfruttandolo per comunicare con gli amici, per conoscerne di nuovi, cercare informazioni o notizie e per condividere le opinioni.Mettendo da parte il mio smartphone e chiudendo le pagine web che ho aperto tra una ricerca e l'altra, mi domando come le tecnologie digitali stiano trasformando le vite, le abitudini, le abilità cognitive;i bambini di oggi che adulti saranno domani?La iGeneration accoglie al suo interno tutti i nati dagli anni '90 fino al 2010 e la "i" rappresenta l'insieme di dispositivi nati al contempo (iPhone,iPad). Prensky li descrive come individui abili a elaborare le informazioni,con una preferenza per le nozioni che possono ottenere rapidamente e apprendere attraverso modalità attive e non-lineari, multitasking,poco tolleranti verso lunghe letture e che sperimentano lo sviluppo delle abilità sociali all'interno della realtà digitale.Nella mie esperienze ho potuto osservare genitori che,in preda alla stanchezza,lasciavano i figli giocare con tablet o smartphone per ore,trascurando i rischi del web e lasciando che si rinchiudessero in questa bolla di sapone che è la realtà virtuale.Ho anche visto,però,genitori lontani per lavoro che grazie ad internet potevano guardare i loro figli crescere e sentire la loro voce.Io non so se i cosiddetti nuovi media, o meglio i media digitali, sono degli angeli o dei demoni; so però che internet ha cambiato molte vite e che crescere insieme a dei genitori presenti è auspicabile ma la possibilità di sentirli vicini o di imparare gratuitamente è indispensabile.Chi vivrà, vedrà.
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    L'articolo in questione, è tratto dalla "Tesi di Laurea" di Loredana Urraro. Iniziando da una considerazione generale, dove viene evidenziato come la nostra Epoca stia attraversando una potente Rivoluzione Tecnologica e la nostra quotidianità è quindi pervasa dall'utilizzo costante di Strumenti Digitali, si arriva a postulare di un problema che riguarda lo sviluppo cognitivo dei più piccoli e nello specifico, si parla di "Demenza Digitale" (M. Spitzer). I così detti "Nativi Digitali" cioè tutti i bambini che sono nati dalla fine degli Anni '90 in poi sanno padroneggiare con sempre maggior facilità i mezzi digitali a tal punto che viene coniato il termine "Intelligenza Digitale". I nuovi strumenti digitali si sostituiscono di fatto all'interazione faccia-faccia, sottraendo tempo prezioso al gioco e alle relazioni umane: il semplice gesto dello scorrimento delle dita su un piano liscio (come quello dei touch-screen) impoverisce inevitabilmente l'esperienza tattile, ottica e acustica fondamentale per lo sviluppo del cervello del bambino. Gli stimoli emotigeni provenienti dalle tecnologie possono portare ad un sovraccarico informazionale (Information Overload) con la conseguente desensibilizzazione emotiva del bambino connessa all'abuso dei dispositivi, in particolare TV e Videogiochi violenti. Tutto questo può portare in età pre-adolescenziale ad una devianza nelle condotte e stili di vita a rischio. Oltre a questo, si apre un capitolo importante legato al valore legato al piacere che i Nuovi Media tecnologici sono in grado di fornire ai Nativi Digitali, aprendo così lo scenario di una potenziale Dipendenza Tecnologica e, di conseguenza, legato al Disturbo da Gioco su Internet, come la "Sindrome da Videogiochi". Demonizzare le nuove Tecnologie, comunque, non rappresenta la soluzione e porterebbe ad una discussione sterile, mentre assume rilevanza maggiore il concetto di "limite", ossia l'introduzione di limiti e cautele
luciaiantorno95

E' possibile restare 'umani' in un mondo tecnologico? - Il Fatto Quotidiano - 2 views

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    Nella società odierna la rete e i social network sono diventati indispensabili. Ma cosa accade alla nostra capacità di elaborare le informazioni e al modo in cui ci relazioniamo? Siamo consapevoli che esiste la sindrome da dipendenza da internet che può rivelarsi molto dannoso soprattutto per gli adolescenti. In questa patologia vi è una scarsa capacità di controllo degli impulsi. E' stata inoltre scoperta un ulteriore sindrome denominata "tecnostress", un disturbo legato all'uso massivo e stratificato delle nuove tecnologie. Questo provoca secondo la Onlus netdipedenza ansia, attacchi di panico, calo della concentrazione, disturbi gastrointestinali depressione, tuttavia possono comparire alterazioni comportamentali e l'isolamento relazionale. Siamo continuamente distratti da messaggi, notifiche e vibrazioni. Quando il nostro smartphone non è a portata di mano diventiamo ansiosi. L'ansia modifica i nostri parametri biologici fondamentali: pressione sanguigna, battito cardiaco, respirazione. Quando lo stimolo si cronicizza, ci si può ammalare. Uno psicologo statunitense è stato il primo a studiare la sensazione "allucinatoria" che il telefono stia squillando nella nostra borsa.
ludovica1993

Effetti collaterali dannosi della Tecnologia - 7 views

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    Fondamenti teorici massivi, vantaggi nel contesto formativo, percorsi, uso delle nuove medialità nel contesto lavorativo e sociale, progetti di apprendimento, processi di revisione, analisi e feedback, miglioramento delle proprie competenze; tutto ciò è proposto come elemento" didattico" tra le competizioni che si esprimono nel variegato mondo di internet e dei media correlati. Questi sono ritenuti indispensabili nel campo dell'economia, del lavoro e del moderno sviluppo sociale (casa, famiglia, scuola, ricreativo, pubblicistico ecc..) Nel nostro mondo dominato dall'uso di super tecnologie e "divorato" dalle conseguenze che queste determinano, si conoscono da anni i relativi sintomi del "tecnostress": variazioni neurobiologiche interferenti con le capacità di intercomunicazione dei nostri neuroni, con produzione di malesseri quali ansia, ossessioni, incidenza funzionale sui vari organi bersaglio, espressioni psicosomatiche, attacchi di panico, alterazioni del comportamento, isolamento relazionale. La necessità e l'uso spasmodico e inevitabile di questi enormi flussi di informazioni e di stimoli ora praticamente insostituibili, determinano un'ovvia, seppur NON voluta o creduta, tendenza alla dipendenza con tutte le variabili che ne conseguono. Ricerche in campo scientifico e psicologico tentano di definirne i confini etici, evidenziandone i possibili danni estesi a tutto il mondo informatico e dei nuovi media, che vanno dai comuni social network ai più sofisticati metodi che ruotano nell'infinito universo di internet, nel quale vortice veniamo travolti ed involti nonostante i dimostrati pericoli e gli effetti sulle nostre ancora fragili e vulnerabili reattività emotive e capacità relazionali e di difesa. Su questa scia hanno quindi ragione di innescarsi altre importantissime problematiche emergenti nel contesto sociale e mondiale, le quali proprio attraverso queste tracce, trovano terreno fertile per esprimersi nei loro aspetti più gravi e lesivi su org
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    su organismi in fase di sviluppo. Queste problematiche riguardano il cyberbullismo, lo stalking informatico, ed altre forme di attacco alla persona, purtroppo non poche volte costellate da nefasti epiloghi. Lo studio scientifico e psicologico volto alla ricerca di una salute più dovuta, già ci indirizza verso scelte più moderate e consapevoli, che possono conferire all'umanità una giusta crescita psicologica in ogni ambito, invece di cedere alle apparenti indispensabilità delle attuali imposizioni tecnologiche.
fabriziolamonica

Social media e alterazioni cerebrali: quali vantaggi - Neuroscienze - 2 views

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    Interessante articolo su recenti studi di neuroimmagine che hanno messo in evidenza come un utilizzo moderato di Facebook sia associato ad un aumento del volume di materia grigia nelle strutture cerebrali coinvolte nel processamento di informazioni sociali. Tale studio in un certo senso riabilita l'immagine che viene fuori dai moderni dibattiti sull'abuso dei Social Network soprattutto da parte degli adolescenti. Se infatti un uso smodato dei Social Network è associato a fenomeni di vera e propria dipendenza, un uso moderato evidenzia invece il potenziamento di alcune abilità di carattere semantico-sociale, come l'abilità di riconoscere ed interpretare più velocemente le espressioni facciali. Tali abilità sono correlate ad un aumento del volume di materia grigia nel giro temporale superiore e medio dell'emisfero destro e sinistro del cervello. Si è pertanto ipotizzato che un corretto uso dei Social Network possa essere utilizzato per il trattamento di alcune psicopatologie (come la schizofrenia) che sono associate ad un ridotto volume di materia grigia di quelle stesse aree cerebrali.
samuele11

Influencer si dispera - 0 views

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    Mentre leggevo varie notizie su internet, fui colpito da questa notizia . Colpito per vari aspetti . Colpito da come è cambiato il mondo, da come venga utilizzata male la tecnologia nella nostra era e di come ne siamo sempre più dipendenti . La testimonianza di una ragazza , Jessy Taylor, che esprime senza ombra di dubbio la dipendenza a un social e che il mondo virtuale sia più importante di quello reale . Tutto ciò allontana i valori veri , oramai soppressi , per far spazio all'apparenza per esser al passo del mondo , dei pari , una lotta a chi ha più seguaci per esser all'altezza del prossimo Inibendo altri valori importanti nella vita . Ho il timore che tutta questa superficialità prenda sempre più spazio , ma spero vivamente che riemergano aspetti oramai latenti ma di notevole importanza .
samuele11

Gli effetti dei mass media su di noi: danno o beneficio? - 4 views

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    Leggendo questo articolo su internet mi sono accorto che vivo nell'era della crescita esponenziale della tecnologia . L'Influenza dei mass media è di notevole impatto e importanza nella nostra società e di riflesso su noi stessi. Questi canali digitali possono creare diffusione di massa di messaggi , idee , iniziative , ma inevitabilmente anche creare e portare ad atteggiamenti diversi in base al contenuto e alle credenze che includono . Molti dei giovani oramai sono condizionati nello stile di vita , negli atteggiamenti e anche nella veicolazione dei messaggi e feedback che possono portare anche a relazione con in pari giudicabili e quindi toccare l'autostima . Per tener conto dell'efficacia dell'utilizzo dei media bisogna usarli in modo appropriato , capire quali emozioni e pensieri scaturiscono . Gli stessi media possono creare dipendenza , come i fenomeni di addiction, di tipo compulsivo che portano a un'immersione totale nella sfera digitale . Probabilmente gli individui non sanno la potenza dell'influenza nella loro mente , proprio come diceva Davidson nel "effetto terza persona " . Abbiamo la fortuna di avere tutto a portata di mano con il mondo digitale , per cui è importante utilizzarli in modo appropriato .
denisedesio

iGeneration: l'impatto delle nuove tecnologie su bambini e adolescenti - 9 views

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    Sebbene siano noti gli aspetti positivi della tecnologia digitale e le loro trasformazioni in particolare sulla Generazione Z; bisognerebbe insegnarla maggiormente nelle scuole alle nuove generazioni per diminuire il rischio degli effetti negativi che tali strumenti possono apportare e per ottimizzare il loro utilizzo. Giovani sempre più multitasking, problem solver, creatori attivi della loro conoscenza tramite procedimenti non lineari, veloci e rapidi che vivono internet e non semplicemente ci navigano; rischiano, a causa anche della non conoscenza approfondita degli stessi item, di sperimentare fenomeni di apatia, di mancanza di attenzione profonda ( "in internet si tende a passare da un rubinetto di informazioni all'altro ") di analfabetismo emotivo e di relazioni superficiali.
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    L'articolo è stato pubblicato il 5 aprile del 2017, dalla Dott.ssa Giulia Radice, psicologa psicoterapeuta cognitivo comportamentale, iscritta all'ordine degli psicologi della Lombardia dal 12/03/2015. Nell'esercizio della sua professione si occupa di ansia e panico, depressione, disturbi di personalità, trauma, lutti e separazioni, difficoltà relazionali e sociali. L'autrice nata tra il 1980 e 1990 si attribuisce l'appellativo di nativa digitale riproponendo in bibliografia l'articolo di Prensky "Digital Natives, Digital Immigrants" del 2001, dove egli identifica con questo termine gli individui che hanno vissuto a contatto con i mezzi di comunicazione digitale. All'interno dello studio, 1985 è la data che segna il passaggio cruciale dovuto alla diffusione di massa del computer, le persone nate prima di questa data che si sono poi approcciate al linguaggio digitale in una fase successiva sono definiti immigrati digitali da Prensky. L'autrice si interroga sul modo in cui le tecnologie digitali stanno trasformando le nostre vite, le nostre abitudini, le nostre abilità cognitive e i nostri comportamenti, interrogativo che genera il titolo dell'articolo: "come le nuove tecnologie ci stanno cambiando: la iGeneration". L'autrice presenta inizialmente l' Igeneration o generazione z, gli iperconnessi di cui molto ha scritto la docente Twenge , psicologa alla San Diego University, autrice di saggi ed articoli sull'adolescenza dove ha proposto un'analisi accurata della iGeneration attraverso il confronto con le generazioni che l'anno preceduta (Baby boomers 1946-1964, Generazione X 1965-1979 e i Millenials 1980-1994) individuandone otto tendenze che la definiscono: immaturità, iperconnessione, incorporeità, instabilità, isolamento e disimpegno, incertezza e precarietà e inclusività. Degli articoli e dei saggi della Dott.ssa Twenge non vi è traccia in bibliografia, così come di una parte della posizione di Cesare Rivoltella, che
nicolebenini

Hikikomori e tecnologie digitali: educare, non privare | Hikikomori Italia | Associazi... - 2 views

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    Il post scritto il 19 settembre 2019 dallo psicologo Marco Crepaldi, presidente e fondatore dell'associazione Hikikomori Italia, si sofferma sulle relazioni esistenti tra il fenomeno sociale delle persone che attuano un ritiro sociale (noto come Hikikomori), e le tecnologie digitali mediatiche. In particolare l'autore motiva come sia inappropriato considerare la tecnologia digitale mediatica (internet, videogiochi, ecc.) e la dipendenza ad internet come cause dirette che portano all'isolamento della persona, in quanto negli anni e nei luoghi che per primi hanno visto l'insorgenza del fenomeno (Giappone, anni '80), i nuovi media digitali non si erano ancora diffusi in modo pervasivo. Argomenta invece come l'uso e abuso di questi ultimi possa esser considerato come: a) acceleratore della diffusione del fenomeno Hikikomori; b) sua possibile conseguenza. Nella conclusione, l'autore sostiene che un approccio terapeutico che mira ad una drastica eliminazione delle nuove tecnologie mediatiche, se può esser giustificato in situazioni di dipendenze estreme e nel breve termine, nel lungo termine non è opportuno. Più che promuoverne la rimozione, occorre infatti a suo avviso insegnare a padroneggiare tale universo per massimizzarne gli aspetti positivi e minimizzare quelli negativi. La posizione argomentata si collega al paradigma attuale di media education, che non demonizza più le tecnologie mediatiche, né ha il fine di proteggere le persone dai nuovi media, bensì di renderle maggiormente consapevoli, di formarle perché siano in grado di prendere autonomamente e coscientemente le proprie decisioni.
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    Per un inquadramento più specifico sul fenomeno Hikikomori, sintomi e diagnosi, possibili cause, possibili cure e considerazioni sul successo degli approcci descritti in letteratura, si suggerisce la lettura dell'intervista "Hikikomori. Sintomi, cause e trattamenti", effettuata ad un psichiatra e ad una psicologa e pubblicata sul sito: www.ospedalemarialuigia.it, il 30 luglio 2019.
cosimofumarola

Hikikomori, la sindrome dei ragazzi che si chiudono in camera e rifiutano ogni aiuto - 3 views

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    Sonia Montrella, giornalista dell'AGI, ha pubblicato, qualche anno fa, un'intervista rilasciata da Marco Crepaldi, presidente di "Hikikomori Italia", allo scopo di fare maggiore chiarezza circa un fenomeno molto serio che colpisce tanti adolescenti, anche italiani, conosciuto con il nome giapponese Hikikomori, perchè studiato per la prima volta in Giappone. Si tratta di un disagio che conduce molti soggetti, tra i 15 e i 25 anni di età, a rifiutarsi di uscire, di vedere gente e di avere rapporti sociali, ed a rinchiudersi in camera da letto, dove disegnano, giocano con i videogiochi o navigano continuamente su internet. Molti medici tendono a confondere questo disagio con la depressione o con la dipendenza da internet, quindi con una vera e propria malattia, perchè non ancora ben conosciuto. Ma le cause di questa volontaria reclusione dei giovani, come spiega Crepaldi, sono legate alle eccessive pressioni di realizzazione sociale tipiche delle società capitalistiche economicamente più sviluppate. Dunque, internet e i media digitali non sono i principali responsabili di questa sindrome, anzi permettono a questi ragazzi di instaurare, anche se solo virtualmente, delle relazioni interpersonali. Crepaldi, nella sua intervista, ci spiega pertanto cosa è l'"Hikikomori, come si riconoscono gli hikikomori, quali sono le cause e come aiutare qualcuno che non vuole essere aiutato.
ginvidia

I social network sono diventati "il modo in cui esistiamo"? - Annamaria Testa - Interna... - 3 views

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    L'esperta di Comunicazione analizza molteplici aspetti di quello che è e che sarà l'avvento dell'era del web nelle nostre vite. Stando ai dati ormai la maggioranza delle persone trascorre la gran parte del tempo su internet e sono dati sempre in aumento. I Social Network sono i maggiori mezzi per poter costruire la nostra identità virtuale che non deve coincidere con quella personale, per iscriverci infatti basta una E-mail e una Password e possiamo diventare quello che vogliamo. L'utilizzo di internet si sta espandendo a macchia d`olio. C'è chi è pubblicato ancora prima di nascere , grazie alle ecografie postate dai genitori nelle loro pagine. Gli stessi enti di beneficenza trovano nel web un modo eccellente per raccogliere fondi e le aziende vedono nel mondo di internet un infinito campo per entrare in concorrenza con i rivali, in cui vince chi ha più followers. Tutto via via si sta sviluppando online:  Lavoro, Identità, Relazioni Sociali, passando più tempo a costruire il nostro Sè virtuale di quanto ci occupiamo di quello reale. La domanda è dunque: I SOCIAL NETWORK SONO DIVENTATI IL MODO IN CUI ESISTIAMO?
giuliavesc

«Bambini e adolescenti iperconnessi? Quando il problema sono i genitori» - 2 views

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    Il link riporta un'intervista al professor Tonioni, direttore del primo ambulatorio italiano specializzato in dipendenza da Internet e Psicopatologie da web del Policlinico Gemelli di Roma. Nell'intervista sono toccati alcuni degli aspetti già affrontati dal professor Menduni nella videolezione sugli abusi e sui fenomeni di addiction dei media digitali. In particolare, il problema dell'isolamento in famiglia è qui imputato a motivi affettivi e all'assenza genitoriale, a cui si tenta spesso - erroneamente - di rimediare con pratiche direttive, come la proibizione e il controllo degli strumenti digitali. A tali imposizioni, spiega il professor Tonioni, andrebbe piuttosto preferita la pratica della trattativa e del compromesso, che comporta uno sforzo sia da parte dei genitori che dei figli, e che mette in gioco la fiducia verso questi ultimi.
dany78

Internet e Ragazzi: Caratteristiche, Vantaggi, Rischi e Media Education - 2 views

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    Questo articolo di Bianca Pasenti, psicologa dello sviluppo, pone un focus iniziale circa i dati sull'incremento dell' utilizzo sempre maggiore di internet da parte dei ragazzi soprattutto durante il periodo del covid. Evidenzia i rischi derivanti dall'utilizzo dei nuovi media, soprattutto i social network, ponendo un focus sulle caratteristiche dei new media, ovvero l'assenza di limiti temporali e la connessione onnipresente, in aggiunta alla ridotta comprensione dei nuovi media da parte dei genitori di figli nativi digitali. I rischi evidenziati ovviamente riguardano i fenomeni del sexting, del cyberbullismo, della dipendenza e delle alterazioni emotive ed empatiche. L'articolo però mette in risalto anche i vantaggi, cerca di non demonizzare i nuovi media e di evidenziarne le opportunità come le possibilità di confronto e affiliazione, il mantenimento dei rapporti anche a distanza ecc... Riconoscendo la MEDIA EDUCATION, come risposta alla gestione consapevole del mondo virtuale e dei nuovi media.
angelamaesano

Generazione Digitale - Media Education - 4 views

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    L'intervento di Massimiliano Andreoletti ricercatore universitario sottolinea l'importanza dell'approccio ai media: nè positivo né negativo ma utile all'uomo per amplificare i suo mezzi di comunicazione e di pensiero, e soprattutto per esprimere se stessi come cittadini e uomini; sono uno strumento che fa parte della nostra vita ed è necessario educare a tale strumenti sia gli adulti che i ragazzi. La scuola stessa ha capito che deve mettersi "in mezzo" tra i ragazzi e il mondo esterno, attraverso una media education. Alla maggior parte degli adulti mancano delle competenze e questo impedisce ai ragazzi di interagire con loro e di rivolgersi a loro in caso di necessità. Ciò che diventa necessario è anche intervenire sugli adulti/genitori per una media education, così da renderli in grado di diventare un supporto nei confronti dei ragazzi.
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    Oggigiorno la televisione, da sempre cattiva maestra (e mass media per eccellenza ), internet e i media in generale, fanno parte a pieno titolo degli strumenti della didattica. Il dibattito riproposto da Rai educational vede presenti figure di spicco, tra cui Mario Morcellini. Per prima cosa si insiste sul fatto che non è esatto considerare, come si faceva tempo fa, la tv un virus di cui sbarazzarsi. Una visione del tutto negativa dei media non è dunque adeguata. Vanno presi in considerazione anche gli aspetti positivi. I media si potrebbero infatti considerare anche un' estensione dell'uomo, che ne facilita la vita. E' però necessario che i giovani vengano guidati nel loro uso. Il professor Mandarano insiste sul fatto che il mondo reale e quello virtuale siano ormai in stretta connessione, anche se spesso non riusciamo a capirlo. Ciò in conseguenza de fatto che il modo in cui i genitori si approcciano ai media è ambiguo. C'è chi è entusiasta e chi è allarmato dal fatto che Internet possa sostituire i vecchi libri di testo. La paura è una conseguenza della scarsa conoscenza che si ha in merito alla modalità attraverso cui andrebbe considerato e indagato il web. Esso può essere utilizzato adeguatamente solo se se ne conoscono pro e contro. Le posizioni estreme, come sempre, non hanno ragion d'essere. Perchè si possa prender coscienza degli aspetti positivi e negativi del web è dunque necessaria la formazione sia dei genitori che dei ragazzi. A tal proposito negli ultimi anni sono stati stanziati dei fondi a favore dei progetti di educazione ai media. Tra questi viene citato il progetto "scuole aperte" (2009). Secondo MARIO MORCELLINI i media andrebbero considerati non di fronte ai bambini ma di fianco come fossero un loro supporto. Il professor Mandarano insiste invece sul fatto che il medium venga spesso considerato un gioco. Non ci si rende invece conto che si compiono degli illeciti anche sul web. La polizia postale ha un ruolo di primo piano e dunque
mbasile1

Interazioni online, relazioni sociali e rischio phubbing - 11 views

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    Le interazioni online e le interazioni tra uomo e tecnologia possono avere differenti dimensioni e finalità, osservabili da diverse prospettive; utilizzando un punto di vista psico-sociale formuleremo alcune considerazioni relative all'effetto delle nuove tecnologie sulle relazioni sociali. Il termine "phubbing" descrive il fenomeno per cui durante l'interazione con altre persone si finisce per assumere un atteggiamento poco consono dovuto ad un controllo compulsivo dello smartphone. Tutto questo sta causano dei mutamenti nelle relazioni con gli altri. Le nuove tecnologie e l'avvento di Internet e social stanno prendendo il sopravvento sulla realtà e ne siamo vittime un po' tutti. E' interessante notare che c'è anche un lato positivo nell'uso delle nuove tecnologie perché facilita la comunicazione, annullando le distanze reali e rende produttive anche le nostre attività quotidiane.
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    Quante volte è capitato ad ognuno di noi di trovarci a cena o in un locale e avere di fronte a noi un amico o un conoscente che, mentre parliamo, non ci presta attenzione ma continua nelle sue attività social sul cellulare? Questo modo di fare si è trasformato in un fenomeno di massa, per il quale è stato inventato un nuovo vocabolo: phubbing. Il termine phubbing è la combinazione di "phone" e "snubbing", ossia il nome telefono e il verbo snobbare, riferito a coloro che, durante comuni conversazioni, continuano a controllare e aggiornare le proprie attività sui social networks. Il bisogno di essere aggiornati e di far sapere al mondo quello che ci accade rischia di rovinare la comunicazione verbale, che è alla base delle interazioni sociali. Infatti, purtroppo, il phubbing è più diffuso di quanto si pensi e a ognuno di noi è capitato di porre il telefono di fronte al nostro interlocutore, oppure di tirarlo fuori quando la conversazione perde intensità. Oltre a rappresentare un carattere maleducato e mancanza di rispetto, questo fenomeno porta anche a generare veri e propri conflitti all'interno delle relazioni. Quante sono al giorno d'oggi le donne che, durante una cena romantica, rimproverano il proprio partner, perso a cercare le ultime novità del calcio mercato? La gravità del phubbing ha attirato l'attenzione di molti studiosi, ad esempio Sherry Turkle, citata nell'articolo, che ha compiuto un ulteriore passo avanti nella descrizione dei cambiamenti prodotti dagli smartphone nelle relazioni tra persone: si è domandata come regolamentare la necessità di utilizzare il proprio smatphone e, allo stesso tempo, non isolarsi dalle persone con cui ci si trova. La Turkle risponde spiegando "La regola del tre", ovvero, quando si è in compagnia, ci si può distrarre con il proprio cellulare solo se almeno tre delle persone presenti sono impegnate in una conversazione.
anonymous

E' tempo di connettersi! La Nomofobia e la paura di essere offline. - 2 views

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    Interessante articolo del Prof. RUGGIERO Maria Giovanni, medico chirurgo e specialista in Psichiatria e Psicoterapia cognitiva, Direttore di "Psicoterapia Cognitiva e Ricerca", Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Cognitiva, Milano e Bolzano; Responsabile Ricerca di "Studi Cognitivi", Scuola di Specializzazione in Psicoterapia Cognitiva, Milano, Modena e San Benedetto del Tronto; Professore presso la Sigmund Freud University Milano. L'articolo è stato pubblicato nel 2015 sulla rivista online "State of Mind", giornale di scienze psicologiche, ed offre un breve "ritratto" di una patologia, la nomofobia, legata all'utilizzo indiscriminato dei nuovi media e di internet in particolare. Dapprima pone alcuni interrogativi ai quali, dice, non è facile rispondere: "Siamo davvero drogati di connessione sociale, o siamo da sempre animali politici come scriveva Aristotele, ovvero scimmie bisognose di riconoscimento, di una droga relazionale? Hanno ragione i pessimisti conservatori o gli ottimisti che sperano nel progresso? Sbagliano i disincantati, anche se non lo ammetteranno mai, oppure i fiduciosi, e anche loro non lo ammetteranno mai?"; Infine dettaglia alcuni sintomi che rendono riconoscibile la patologia in questione.
mariagraziano

La Media Education nelle scuole, ecco perchè è importante - MIUR Istruzione - 20 views

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    I media fanno parte della nostra società. Capire come "leggere" le notizie veicolate dai media e come interagirci è una competenza fondamentale, In particolare l'avvento del così detto Web 2.0, dei social network ha creato grandi occasioni di comunicazione.
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    Nell'articolo viene evidenziata l'importanza della Media Education come materia di insegnamento che dovrebbe trovare grande spazio nelle scuole non solo per quanto riguarda i "new media" ma tutti i media. La Media Education, nasce e si sviluppa allo scopo di fornire ai ragazzi tutti gli strumenti idonei a comprendere meglio le dinamiche e i messaggi offerti dai media e a rielaborarli autonomamente, in maniera critica. La fruizione di internet in modo praticamente illimitato consente infinite potenzialità di apprendimento e sperimentazione ma anche dei rischi connessi ad un uso "superficiale di strumenti potentissimi"; sopratutto gli adolescenti (nativi digitali) sono sottoposti ai rischi maggiori dovuti ad una grande abitudine e dimestichezza con i dispositivi ma che se non guidata e formata opportunamente può provocare seri danni, si pensi solo per fare qualche esempio al Cyber bullismo. La Media Education, se applicata ad internet, può essere d'aiuto per muoversi meglio in rete (da google a Facebook), tanti sono i consigli che potrebbero essere dati ai ragazzi, ma anche a genitori e docenti che dovrebbero essere opportunamente formati per affrontare questi cambiamenti. Insegnare ai ragazzi a gestire meglio il rapporto con i social costituisce uno dei punti cruciali della materia, considerato il ruolo preponderante che questi canali hanno assunto nella quotidianità di molti adolescenti: ad esempio educare e formare su "cosa e come postare" o a riconoscere le "fake news". Una buona competenza mediale (media literacy) è ciò che questa disciplina intende offrire ai propri allievi. L'articolo riassume quali competenze mediali un media educator dovrebbe contribuire a trasmettere.
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    l'educazione svolge una funzione essenziale e che la scuola debba essere all'avanguardia nelle competenze e nelle conoscenze dei nuovi strumenti digitali. La neccesita di imparare ed educare a districarsi tra i vari linguaggi dei media ed imparare ad approcciarli in maniera corretta. Sviluppare negli studenti la capacità di comprendere i diversi media e le varie tipologie di messaggi, utilizzarli correttamente, saper interpretare in maniera critica il messaggio, essere in grado di generare un messaggio e quindi usare in maniera propositiva i media. La neccesita della prevenzione dello sviluppo del cyberbullismo e la dipendenza e varie patalogie come nomofobia
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    In questo articolo viene definito bene il concetto di Media Education e il ruolo che dovrebbe avere nelle scuole allo scopo di fornire ai ragazzi tutti gli strumenti idonei a comprendere meglio le dinamiche e i messaggi offerti dai media e a rielaborarli autonomamente, in maniera critica. Anche se si tratta di un articolo del 2017 si evidenziano punti importanti quali le modalità di utilizzo di tali mezzi e la necessità di educare sia i ragazzi, utenti finali, che chi ha la funzione di tutore di questi, quindi genitori, scuola ecc… Attraverso lo studio ed il trasferimento d'informazioni ai ragazzi i docenti potranno insegnare a questi a gestire meglio il rapporto con i social e far comprendere che questo rappresenta una dei punti cruciali della materia, considerato il ruolo preponderante che questi canali hanno assunto nella quotidianità di molti adolescenti (educare e formare su "cosa e come postare" o a riconoscere le "fake news" per esempio). Saper discernere le notizie, filtrarle e comprendere quali informazioni e fonti siano più autorevoli di altre. Altro messaggio importante che vuole essere da monito a tutti, politici, ministero, dirigenti scolastici, è che la scuola non può rimanere indietro su queste tematiche ed è fondamentale pensare a percorsi per i docenti e genitori di adolescenti e pre-adolescenti.
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