Un videogioco non è solo un passatempo ma è anche un linguaggio e quindi un approccio cognitivo.
Qui emerge l'approccio cognitivista, dal momento che molti teorici del settore già in tempi non sospetti affermavano che determinati linguaggi non sono semplicemente strumenti da applicare o usare bensì mondi «immersivi», nei quali l'utente si trova ad agire come se si trovasse in un «ambiente fluido», un pò come noi utilizziamo Second Life...
Si i videogiochi da tempo sono usciti dalla categoria di mero "passatempo". In molti casi le persone trovano in questa dimensione ludico-virtuale modi di esistere. E' un processo di reificazione dove, attraverso modelli matematici molto complessi (computer graphics), la realtà viene ridefinita e reinventata. Recentemente in una pubblicità di videogiochi mi sono accorto che nello spot era utilizzato il termine "realtà aumentata". La pervasività dei videogiochi è in continuo aumento, ormai ogni telefonino ne ha diversi nel suo interno, questa facilità di accesso favorisce sempre più la dissolvenza del confine tra dimensione ludica e dimensione reale.
Facendo qualche ricerca sul web, ho scoperto che un gioco di brain training verrà testato negli Usa per capire se è possibile paragonarlo a una terapia medica. Lo scopo è quello di certificarlo per aiutare chi soffre di schizofrenia. Ma, ovviamente, alcuni scienziati sono perplessi. Presto verranno avviati i primi test di controllo per verificare se è davvero possibile equiparare gli effetti di un videogioco a quelli di una terapia farmacologica. Brain Plasticity vuole infatti arruolare 150 persone affette da disturbi cognitivi in 15 diversi stati e invitarli a giocare con il suo software per un'ora al giorno al di fuori dei fine settimana. Dopo sei mesi di prove, nel caso i partecipanti riscontrassero dei miglioramenti nella qualità della vita, il centro di ricerca farà quindi domanda alla Fda per ottenere la commercializzazione come prodotto terapeutico.
La caratteristica chiave dei software terapeutici, sarebbe quella di aiutare chi soffre di schizofrenia a superare le difficoltà di apprendimento e sviluppo della memoria comportate dal disturbo. L'obiettivo di Brain Plasticity è quello di capire se qualche ora di attività di fronte allo schermo di gioco possa fare meglio delle terapie a base di farmaci. Un tentativo affatto facile, visto che non tutta la comunità scientifica ritiene che i videogame possano essere utili in questi casi.
Come risulta da questa rassegna bibliografica, un videogioco non solo un passatempo ma anche un linguaggio e dunque, in definitiva, un approccio cognitivo.
Trovo molto interessanti le ricerche che si stanno facendo in direzione dell'utilizzo terapeutico dei video giochi. Come esposto nell'articolo postato da Silvia ci sono ancora molti pregiudizi nei confronti dei video giochi. Greenfield sostiene che chi critica i videogiochi lo fa perché non è capace a giocarci, insomma un po' la storia della volpe con l'uva. Esiste una certa ideologia che l'articolo definisce "anacronistica" da parte di chi è cresciuto e si è formato attraverso una cultura alfabetica che rende molti accademici restii ad accettare i videogiochi. Le ricerche, al contrario, provano che i videogiochi promuovo la capacità di pensiero parallelo rispetto a quello lineare che a sua volta aiuta a sviluppare empowerment nei suoi fruitori ovvero capacità di flessibilità e autonomia nel raggiungere i risultati, inoltre, a contraddire chi sostiene che i videogiochi limitano le capacità senso motorie, è stato dimostrato che il videogioco allena la capacità coordinativa occhio-mano. I bambini sono più attratti dalle immagini in movimento che da quelle statiche di conseguenza il videogioco è preferito ad altre modalità ludiche. La caratteristica del videogioco è la sua interattività e permette a chi ne fruisce di sentirsi al contempo spettatore e protagonista. È indubbio che il videogioco induce ad uno stato di trance che porta facilmente ad alienarsi dalla realtà circostante lasciandosi immergere dal mondo virtuale, si tratta però, a detta degli autori, di uno "psicofarmaco democratico" in quanto chi lo utilizza lo fa volontariamente ed è protagonista attivo. La televisione, a detta degli autori dell'articolo, sarebbe un mezzo molto più pervasivo ed ipnotico del videogioco. Personalmente concordo con questa visione in quanto la televisione può essere altamente manipolatoria e tende a presentarti una realtà già costruita e interpretata alla base.
Ciao, ho due figli, maschi, ormai grandi, che ho seguito in ogni forma di gioco, dai classici con le macchinine, con le Lego, con gli animali, i cosiddetti "giochi intelligenti" e via dicendo, siamo approdati ai giochi su tv quando il grande aveva 8 anni, e ho notato come fosse estremamente più bravo di noi adulti a trovare le soluzioni, provava, sbagliava, si ricordava l'errore, riprovava, con una pazienza meticolosa, cosa che forse gli adulti non hanno.
Il piccolo ha iniziato a 3 anni a giocare con la tastiera del pc, intanto il fratello ne aveva 10, e ho potuto notare la velocità di acquisizione del piccolo, rispetto al grande...Che dire, non bisogna demonizzarli, secondo gli studi, anzi, permettono di aumentare le capacità in zone che non vengono sollecitate. I giochi moderni poi hanno storie avvincenti, in cui provarsi, finito una volta, si può ricominciare, per sondare altre strade. Alcuni film si basano sui videogiochi, e posso dire che perfino l'ultima serie televisiva "Da Vinci's Daemons" ricalca nella musica, costumi e storia un episodio di Assassin's cread", gioco che io stessa ho provato e assicuro che è bello.
Inoltre posso ricordare che gli stessi piloti utilizzano questi mezzi per l'esperienza a terra...
In effetti fino ad oggi sono emersi due filoni di studio concentrati sull'aspetto cognitivo relativo ai videogiochi o su quello emozionale ma relativo più che altro alla demonizzazione legata ai giochi violenti o all'aspetto della separazione sociale del bambino/ragazzo che si immerge per ore nel mondo virtuale. La catarsis theory citata nell'articolo mette in luce l'azione liberatoria sul mondo emotivo del bambino, che rivive i sentimenti nel mondo virtuale. C'è da notare che una nuova area di studio si focalizza sul fatto che i ragazzi che sviluppano una certa dipendenza dai videogiochi (sembra secondo le stime più del 50% dei giovani fruitori) vivono un'importante alienazione dalle proprie emozioni, proiettate solo all'esterno ma non vissute in prima persona; nonché un'alienazione dal mondo reale, spesso deludente sia in termini di presenza affettiva familiare, sia in termini di prospettive sociali in grado di accogliere i ragazzi e aiutarli a sviluppare un'adeguata percezione del sé nel futuro.
Intelligenza emotiva e e-learning
ShareIl coinvolgimento e la motivazione dei corsisti, anche di quelli più "difficili", interessati solo all'ottenimento del titolo rimane una delle problematiche che il progettista e-learning deve affrontare.
(pubblicato originalmente su Idearium)
PROGETTAZIONE E-LEARNING PER VALORIZZARE L'INTELLIGENZA EMOTIVA:
STRATEGIE PER L'APPRENDIMENTO IN RETE
di G. R. Mangione e C. Policaro
Dallo schema narrativo …
Per rendere conto dell'organizzazione di corsi per l'apprendimento
in rete, è utile punto di partenza il confronto con la semiotica (Propp,1996)
dal quale ricaviamo la definizione di "racconto" come sequenza di
episodi formali interdefiniti, dotati di un senso, di una direzione[1] e ci
domandiamo in che misura è possibile che l'articolazione dello
schema narrativo caratterizzi anche un corso e-learning?
La Morfologia della fiaba indica la ricorrenza di tre grandi prove:
una prova qualificante nella quale il soggetto si
rende competente, atto a fare, attraverso esami e riti di iniziazione; una prova
decisiva nella quale il soggetto si realizza compiendo un certo
numero di azioni; una prova glorificante nella quale
il soggetto ottiene il riconoscimento di ciò che ha fatto, e di conseguenza
di ciò che è. L'eroe vi si deve sottoporre (Floch, 1997),
e dalla articolazione delle stesse prende forma una storia completa. Appare
evidente una correlazione con un corso di formazione in rete.
La prova qualificante ha l'obiettivo di qualificare
il corsista, suggerendo un punto di partenza che rispecchi le sue conoscenze
pregresse. La prova decisiva rappresenta il cuore
della didattica on line che cerca di utilizzare al meglio le potenzialit?
delle nuove tecnologie e coinvolgere l'utente mediante la partecipazione
attiva all'interno del percorso formativo condiviso con altri utenti,
sia attraverso uno storyboarding con intreccio narrativo in prima persona, sia
attrave
Oggi l'aiuto di internet non solo risulta fondamenmtale ma assolutamente facente parte del nostro mondo seriamente compromesso da numerose negatività. Da qualche tempo sono nate delle Borse di Studio di mobilità per stage all'estero nel campo della Green Economy fondamentalmente legate al mondo di Internet. livelli di disoccupazione sempre più preoccupanti, fuga all'estero e aumento dei Neet (not in employment, education or training, ovvero giovani tagliati fuori dal circuito lavoro-scuola-formazione) - colmando il vuoto di informazione qualificata
Rispondere al telefono mentre si sta scrivendo un'e-mail. Intanto, tra un cenno a un collega, un sms sul cellulare e la ricerca affannosa di un documento andato perso tra le pile di fogli sulla scrivania, pensare a quel lavoro da chiudere, a quell'altro lasciato a metà e a quello che bisogna ancora iniziare. Saltare in continuazione da un'attività all'altra non aiuta a essere più veloci sul lavoro né a guadagnare di più. Dave Crenshaw, esperto di management e autore, sfata i miti del nuovo lavoro in un un libretto-guida.
Ricerche di neuroscienza, come quella della Stanford University di Palo Alto recentemente pubblicata su "Proceedings of the National Academy of Sciences", stanno dimostrando come il multitasking peggiori progressivamente le performance del cervello. Il cervello, infatti, non è in grado di pensare due cose alla volta: saltare in continuazione da un'attività all'altra comporta dei "costi di transizione" in termini di attenzione, di concentrazione e di tempo perso per ricostruire il filo dei pensieri.
Ma non è solo questione di inefficienza, in ballo ci sono anche i rapporti con gli altri: "Quando cerchiamo di fare più cose per volta coinvolgendo un'altra persona, per esempio dedicandogli un'attenzione frammentaria e non più di qualche attimo rubato a qualcos'altro, il costo è superiore al mero calcolo del tempo sprecato.
Numerosi i consigli pratici: non prendere mai impegni senza consultare l'agenda, escludere sul proprio computer il segnale sonoro di posta in arrivo, disattivare i programmi di instant messaging, utilizzare con scrupolo gli smartphone. "Questi aggeggi ci rendono più produttivi solo se impariamo a tenerli sotto controllo".
Sono molto vicino al pensiero espresso, secondo me lo spreco cognitivo (di attenzione) che si ha ad ogni interruzione è notevole , ci fa perdere in tanti modi (tempo, attenzione, ricominciare a collegare quallo che si faceva, propensione all'errore, ecc).
Grazie della condivisione.
Assolutamente d'accordo con quanto espresso nell'articolo, in particolare sul fatto che il multitasking stia portando anche ad un deterioramento dei rapporti umani nei luoghi di lavoro. Siamo ormai troppo distratti ed immersi in decine di adempimenti simultaneamente che spesso ci distolgono dall'interazione proficua con gli altri, sia sotto l'aspetto professionale che sotto l'aspetto umano. Siamo a volte distratti e poco attenti alle esigenze ed ai bisogni degli altri e, magari, alle loro richieste di aiuto con la grave conseguenza di una spersonalizzazione dei rapporti umani e di una collaborazione compromessa per il raggiungimento degli obiettivi professionali ed aziendali
Sono d'accordo, purtroppo il multitasking non ci permette di concentrarci completamente e profondamente su quello che stiamo facendo. La nostra attenzione è sempre portata altrove e probabilmente non arriviamo allo stesso risultato di quando ci concentriamo su una cosa per volta
Oggi il mondo del lavoro ritiene il multitasking un valore importante. In realtà se non si impara ad utilizzare in maniera appropriata tutti gli strumenti che ci aiutano a semplificare il nostro lavoro, si corre il rischio di deteriorare il rapporto umano
Riporto uno dei lavori scritti dal ns. rettore sul'argomento dell'apprendimento collaborativo in cui vengono riportate sinteticamente alcune delle teorie più significative sul valore psicopedagogico dell' apprendimento collaborativo. Teorie nate prima dello sviluppo delle reti telematiche e che oggi sono facilmente applicabili anche per realizzazione di processi di apprendimento collaborativo in rete ed esposto il modello didattico del NETTUNO. Buona lettura.
Negli ultimi anni, l'applicazione delle tecnologie telematiche nell'insegnamento a distanza ha permesso di realizzare processi di apprendimento collaborativo, dando luogo a modelli di insegnamento/apprendimento caratterizzati essenzialmente da: Comunicazione bidirezionale e interattività; Libero scambio di informazioni; Circolazione di idee in maniera sincrona e asincrona.
Collaborative learning
Ho trovato molto interessante e con pieno riscontro oggettivo, la relazione della Prof.ssa Garito, circa "l'Apprendimento Collaborativo". La mia condizione di lavoratore full-time e la mia età (53 anni), non facevano pensare che potessi riprendere gli studi universitari così impegnativi, non solo per le ore da dedicare ai libri, ma soprattutto per il tempo necessario per frequentare le lezioni in Facoltà. Ma il mio desiderio di completarmi culturalmente, mi spinse ad iniziare nel 2010 l'avventura dell'università tradizionale, mettendo in preventivo un percorso di studio molto più lungo dei tre anni previsti. La pur scarsa frequentazione l'ho svolta utilizzando giorni di ferie con disappunto della mia famiglia, gli incontri con i docenti sempre molto sofferti per il tempo risicato sottratto alla mia pausa pranzo, difficoltà di raggiungere la facoltà per traffico e posto macchina, lo studio procedeva con "navigazione a vista", senza ben sapere cosa studiare e ciò che si doveva approfondire. Ebbi però la soddisfazione di superare un esame e un esonero, ma sentivo il peso di troppa sovrapposizione di impegno lavorativo, famigliare e di studio. Dopo qualche mese ebbi l'occasione dalla mia azienda di iscrivermi all'università Uninettuno, onestamente mi spaventava l'idea di non avere un contatto diretto con i docenti, i tutor, la segreteria e i miei compagni di studio. Dopo qualche giorno di esplorazione del sito, dei servizi a disposizione, della struttura organizzativa mi resi conto che Uninettuno mi offriva la possibilità di studiare comodamente, di ottimizzare i tempi della mia giornata e quindi non sottrarre granché ai miei famigliari, finalmente potevo studiare con la tranquillità di organizzare senza affanni la mia scaletta per prepararmi agli esami. La più grande comodità è data dalla possibilità della formazione in modalità diacronica, poter usufruire delle lezioni quando e da dove si vuole, infatti io
Anche per me è stato illuminante l'incontro con Uninettuno quando me mi fu segnalata dalla mia scuola di counseling.
Era già da alcuni anni che maturavo il desiderio di approfondire lo studio della psicologia oltre a ciò che avevo imparato nella formazione in counseling e nelle altre formazioni in tecniche psico-corporee che da anni propongo. Quella della psicologia scientifica rimaneva però soltanto una passione perchè non ritenevo possibile affrontare un impegno simile da adulto e lavoratore. Le materie mi attiravano così tanto che tutti gli anni cercavo di frequentare da auditore un pò di lezioni e corsi presso la facoltà di Genova, in particolare ricordo con piacere il laboratorio a tecniche attive di role play.
Quindi quando presi visione della proposta Uninettuno non ci pensai due volte ad iscrivermi subito e non mi sono affatto pentito visto che sono arrivato all'ultimo anno riuscendo a conciliare senza particolare sforzo studio, vita privata e lavoro, grazie soprattutto alla possibilità di seguire le videolezioni ad orario libero e quindi in modalità diacronica.
Quindi ringrazio e mi complimento anche io con Prof.ssa Garito per questo progetto di grande utilità sociale.
Uninettuno- l'università adatta ai miei ritmi e alla mancanza di tempo , ma ciò non vuol dire meno impegnativa,anzi, visto le richieste dei tutor esigenti per l'ammissione agli esami, direi che questa università mi fa sudare ! Ma va bene così ! Mi piace ! Mi affianco ai ringraziamenti di Riccardo: grazie !
Sicuramente è stata un innovazione molto utile nel senso che grazie alla nuova piattaforma telematica si è messo in campo un nuovo approccio pedagogico e questo ha dei vantaggi non indifferenti, seguire le università in maniera telematica é molto utile perché ci si può organizzare lo studio come meglio si crede e in più possiamo apportare dei contributi creando così un apprendimento collaborativo in rete, dando un'informazione e ricevendone un'altra da altri utenti.
In effetti,è da eliminare il luogo comune secondo cui chi frequenta a distanza possa studiare poco e sostenere esami relativamente semplici. In molte telematiche è possibile ricevere una didattica di qualità che non ha nulla da invidiare ad atenei prestigiosi. Non è un caso, inoltre, che al giorno d'oggi quasi tutte le università tradizionali ricorrano a spazi online legati allo specifico corso dove i docenti caricano slides proiettate a lezioni o dispense digitali. Inoltre buona parte di queste stesse università si affida al e-learning per lo svolgimento di master e corsi di perfezionamento.
Nel testo viene fatto riferimento alle teorie costruttiviste che mettono in evidenza l'importanza, per l'apprendimento a distanza attraverso le reti telematiche, della creazione di ambienti che rendano possibile l'apprendimento stesso in forma collaborativa ed attiva.
Particolare attenzione va rivolta al contesto, che deve essere simile alle situazioni reali e rendere agevole, attraente e coinvolgente la partecipazione, alla costruzione, che deve permettere la creazione di spazi idonei per comunicare e riflettere, alla collaborazione, che diviene uno strumento per l'apprendimento grazie proprio allo scambio e confronto di informazioni e opinioni ed al loro approfondimento, ed alla conversazione, fondamentale per l'elaborazione del significato.
I sistemi telematici offrono la possibilità di agire in modalità sincronica, mettendo in contatto nello stesso momento i partecipanti, o diacronica offrendo, in qualunque momento ed ovunque sia tecnicamente possibile, l'accesso per lo sviluppo del processo di apprendimento in base ai propri tempi ed alle proprie esigenze. Ne è un esempio il modello didattico di Uninettuno.
buonasera,
sono lavoratrice full time , ho una famiglia e sono già laureata in matematica alla Sapienza di Roma.Si è parlato fino ad ora degli aspetti positivi delle Uniiversità telematiche , ma ci sono anche aspetti negativi .
Per me non è stato facile adattarmi al metodo dell'Università telematica.
Se da una parte, posso ascoltare le lezioni quando e dove desidero, dall'altra non ho un rapporto diretto imminente con il docente mentre spiega . Mi manca l'avere la possibilità di chiarire eventuali dubbi nell'imminente , cioè mentre si ascolta la lezione. Mi manca il socializzare direttamente con le persone che seguono il tuo stesso corso . Mentre nell' Università la Sapienza, ho conosciuto persone che sono diventati i miei compagni di studio , in questa Università telematica ti senti sola . Non si ha modo di poter creare un gruppo di studio a meno che tu non conosca già le persone prima di segnarti all'Università telematica
L'applicazione delle tecnologie nell'insegnamento ha reso possibile l'apprendimento a distanza che anni fa era impensabile, cosí come la possibilitá di apprendere in modo collaborativo e comunicare in modo estremamente efficiente. In questo sicuramente la tecnologia ha portato un grande miglioramento danto possibilitá anche a chi non poteva spostarsi.
Credo che le tecnologie al giorno d'oggi siano uno degli strumenti più potenti per educare, informare ed apprendere. Esse hanno dato la possibilità di istruirsi e formarsi anche a chi magari prima faticava. Lo si può fare seguendo i propri ritmi, il proprio metodo, trovandosi in diverse aree geografiche, vivendo diverse condizioni lavorative e familiari. Se dovessi riassumere le caratteristiche che più ritengo importanti di una piattaforma di apprendimento telematico, come lo è l'università Uninettuno, direi: libertà di organizzazione, sostegno tra colleghi, ampia disponibilità di contenuti.
Il modello di apprendimento collaborativo e a distanza di Uninettuno offre la possibilità di studiare usando canali diversi dalle università di impostazione classica, mi ha dato la possibilità a quasi 50 anni di re introdurmi nello studio. Una modalità completamente diversa. Una riflessione che faccio è che la scelta di iscrivermi ad una università telematica è avvenuta anche dopo una esperienza tramite corsi online gratuiti di EduOpen (corsi MOOC), è un progetto creato da un network di università italiane, e forse non solo, per la diffusione della conoscenza, con una facile accessibilità ad un percorso di tuo interesse. Questa scoperta dei MOOC mi ha predisposto cognitivamente ad intraprendere un percorso più strutturato come quello offerto da Uninettuno, che fra l'altro è stata pioniera di questo tipo di modalità di apprendimento. Lo spunto di riflessione è che la scelta di iscrivermi ad Uninettuno è stata postuma ad un mio "training" e utilizzo della tecnologia che mi ha dato sicurezza nelle mie capacità di apprendimento, capacità di saper usare strumenti e apparati diversi dai libri. Molte persone over 50 non accedono a questo tipo di modalità di studio, non per incapacità, ma per senso di inadeguatezza, manca un senso di auto efficacia nell'uso del web come strumento di apprendimento. Nel mio piccolo cerco di sostenere la divulgazione di nuove metodologie di studio quando incontro persone che vorrebbero riprendere gli studi anche in età avanzata, e sento delle resistenze dovute a paura di sentirsi inadeguati. Inoltre il modello di apprendimento collaborativo è di grande aiuto e sostegno proprio a persone che sentono di dover affrontare una sfida che non è solo determinata dai contenuti della materia ma dalla modalità. Il messaggio che offro è " Non sarete soli". L'assenza di competitività all'interno dei gruppi di studio di Uninettuno, il sostegno reciproco, per come uno può' e nella misura in cui lo può dare, è fonda
Partendo dalle sette forme di intelligenza individuate da Howard Gardener, possedute da ciascuno in modo qualitativamente diverso, mi sembra adeguato distinguere ulteriormente, all'interno di queste categortie, l'intelligenza di tipo culture free e culture fair: è la nostra natura individuale a renderci intelligenti o la cultura, che abbiamo appreso durante la nostra interazione con l'ambiente sociale e virtuale, in cui viviamo? Vari test di intelligenza misurano sia le varie sfacettature dell'intelligenza, spaziale, logico-matematica..., sia le influenze o meno del fattore culturale, formulando infine un punteggio globale, che renda conto delle varie performance. L'intelligenza è pertanto una combinazione di abilità naturali e apprese per la sopravvivenza, la riproduzione e il progresso. Al giorno d'oggi stabilire se si è più o meno intelligenti, sembrerebbe valutabile in base al conto in banca, in realtà a mio parere l'intelligenza di una persona sta nella libertà di poter gestire il proprio tempo: essere liberi di, avere il tempo per, è ciò che ci consente di pensare e riflettere non solo fra noi stessi ma estendendo il nostro pensiero al computer, strumento estremamente potenziante dell'intelligenza umana. In conclusione grazie a Internet dovremmo rivedere il concetto di natura dell'intelligemza. in quanto oltre alle caratteristiche individuate da Gardner ad esempio e dai fattori naturali e culturali, si è aggiunta quella interattiva con il computer e gli altri utenti, abbiamo unito la nostra mente alla CPU e a quelle degli altri utenti.
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Howard Gardner è un professore di pedagogia e psicologia all' Università di Harvard noto a livello mondiale per la sua "teoria sulle intelligenze multiple". Assunto fondamentale dei suoi studi è l'esistenza, infatti, di sette intelligenze diverse e relativamente indipendenti tra di loro intese dall'autore come moduli mentali distinti ed interagenti. Queste intelligenze sono raggruppate nell'elenco sottostante nel quale sono specificate anche le relative attività umane specifiche per ogni tipologia:
1) INTELLIGENZA LINGUISTICA usata nel leggere libri, scrivere testi, comprendere parole parlate;
2) INTELLIGENZA LOGICO-MATEMATICA usata nella soluzione di problemi matematici e nel ragionamento logico;
3) INTELLIGENZA SPAZIALE usata nello spostarsi da un posto all'altro, nel leggere le cartine, nel disporre le valige nel portabagagli di una macchina in modo che occupino meno spazio possibile;
4) INTELLIGENZA MUSICALE usata nel cantare una canzone, nel comporre una sonata, nel suonare la tromba o semplicemente nell'apprezzare la struttura di un brano musicale;
5) INTELLIGENZA CORPOREO-CINESTESICA usata nel ballare, nel giocare a pallacanestro, nel correre i 100 metri o nel lancio del giavellotto;
6) INTELLIGENZA INTERPERSONALE usata nel relazionarsi ad altre persone, nel comprenderne il comportamento, le motivazioni o le emozioni;
7) INTELLIGENZA INTRAPERSONALE usata nel capire se stessi, chi siamo, che cosa ci fa essere come siamo, come cambiamo nel tempo.
interessante teorizzazione di Gardner sulle intelligenze multiple con le quali sostituiva la concezione classica di intelligenza come unica e misurabile attraverso test standardizzati.
In un mondo in cui sempre di più il "diverso" è bello e arricchisce credo che sarebbe importante, soprattutto nelle scuole, rendere questa diversificazione delle intelligenze patrimonio culturale condiviso cosicché ciascuno di noi possa rispecchiarsi nell'intelligenza che meglio lo rappresenta e riconoscere il proprio valore
Oltre a Gardner, parlando del tema dell'intelligenza, credo sia giusto citare anche Daniel Goleman che parla di intelligenza emotiva.
Derrick de Kerckhove usa invece un nuovo termine e parla di intelligenza connettiva. Come suggerisce il termine stesso,mira alla connessione, alla messa in relazione delle intelligenze, e sottolinea il "rapporto" che esse intrattengono. Credo fortemente che questa intelligenza connettiva possa favorire l'apprendimento emotivo.
Sicuramente interessante e poco presente nell'istruzione scolastica del nuovo millennio il concetto di intelligenza multipla.
Perché studenti adolescenti che si trovano quindi in una tappa evolutiva importante e molto delicata, dopo tanto impegno ma scarsi risultati , viene permesso di arrivare a pensare di non avere le capacità necessarie e "normali" per quella età, facendo paragoni con i compagni di classe e andando ad indebolire la propria autostima e autoefficacia percepita.. magari soltanto perché non eccellenti in compiti di matematica e logica.
Leggendo anche gli altri commenti dei colleghi, ho ricordato un ragazzo di 12 anni che ho conosciuto tempo fa e che ricordo sempre sminuire e dare poca importanza ai buoni voti ottenuti ai compiti di scienze e arte, materie che lo appassionavano, poiché per quanto riguardava matematica non riusciva ad ottenere una sufficienza, nonostante i tanti sforzi e lezioni di ripetizione privata.
Certamente ogni studente avrà le proprie preferenze in ambito di studio scolastico, e materie in cui riscontrano più difficoltà, ma credo che questo non debba portare ad una diminuzione dell'autostima e della percezione e consapevolezza delle proprie capacità.
A tal proposito ritengo che sia molto importante divulgare a scuola insegnamenti come quello di Gardner, proprio perché come ha precedentemente scritto una collega, in questo modo ogni ragazzo potrebbe rispecchiarsi nell'intelligenza che meglio lo rappresenta, riconoscere le proprie capacità, aumentare la propria autostima e di riflesso crescerebbe anche la motivazione e la voglia di riuscita in quelli che sono ambiti dove presentano maggiori lacune.
Purtroppo solo chi intraprende un certo tipo di studi viene a conoscenza di questa teoria. In questo modo molte persone non vengono valorizzate e vengono scartate dal mondo socioculturale in cui viviamo. Ogni sistema educativo e diverso nel suo modo, e quasi tutti hanno aspetti negativi a riguardo. Ad esempio negli Stati Uniti d´America l´intelligenza cinestetica o sportiva é altamente valorizzata ma sempre in base al sistema capitalistico in cui viviamo.