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Home/ Psicotecnologie e Processi Formativi - Uninettuno/ Group items tagged infanzia

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Giuseppina Armone

Il cooperative learning nelle scuole dell'infanzia - www.apprendimentocoopera... - 0 views

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    Ho trovato interessante capire come nella scuola (dell'infanzia) l'Apprendimento cooperativo rappresenta il profilo di un contesto educativo fortemente collaborativo che comprende anche momenti di confronto e competizione, nel quale i bambini, organizzati in piccoli gruppi, affrontano compiti complessi di varia natura, che richiedono processi cognitivi spesso di elevato livello. La dimensione sociale che si realizza mediante l'applicazione di procedure quali l'individuazione di un compito e la distribuzione di ruoli e l'esercizio di competenze quali sapersi esprimere ed ascoltare, saper stimolare la discussione e riepilogare i punti di vista, è strettamente correlata alla dimensione cognitiva in quanto, tra gli obiettivi dell'Apprendimento cooperativo vi è anche lo sviluppo del pensiero critico e creativo.
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    Per quanto concerne le teorie dell'apprendimento collaborativo mi ha colpito molo il ruolo socratiano dell'insegnante. Tale approccio è legato ala teoria costruttivista che intelligentemente non ha sviluppato un modello didattico univoco, ma piuttosto si limita ad indicare una serie di presupposti che devono essere rispettati per poter rendere l'attività formativa realmente rispondente alle esigenze contingenti.David H.Jonassen, uno dei principali teorici del costruttivismo, sostiene che creare un ambiente di apprendimento seguendo tale concezione pedagogica è molto più difficile che progettare una serie di interventi didattici tradizionalmente intesi, dal momento che i processi di costruzione della conoscenza sono sempre inseriti in contesti specifici e "le tipologie di supporto all'apprendimento programmate in un dato contesto con ogni probabilità non potranno mai essere trasferite in un altro". Tratto da www.pgava.net/leggi/ENDOFAPTeorieApprendimento.pdf
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    A Torino da gennaio 2012 sono già partiti con il progetto Il cooperative learning nelle scuole dell'infanzia. http://www.apprendimentocooperativo.it/Eventi/articoli/Il-cooperative-learning-nelle-scuole-dell-infanzia/ca_22733.html
Capasso Fulvio

Temo il giorno in cui la tecnologia andrà oltre la nostra umanità: il mondo s... - 1 views

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    "Temo il giorno in cui la tecnologia andrà oltre la nostra umanità: il mondo sarà popolato allora da una generazione di idioti". E' una frase detta da Albert Einstein. Certo è triste vedere come in certi luoghi dove la nostra attenzione dovrebbe essere catturata da altro, sembriamo come ipnotizzati dal nostro dispositivo mobile. Penso che queste immagini facciano riflettere e indubbiamente confermare quanto detto da Eistein. A proposito della "saggezza" di Einstein, anche se "rivista poco scientifica", vi segnalo questo blog di donna moderna http://community.donnamoderna.com/blog/blog-di-anemoneblu24/uno-dei-pochi-veri-geni
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    C'è chi annuncia la comparsa di «una nuova versione 2.0 dell'homo sapiens», battezzandola homo digitalis, o homo zappiens. Nativi digitali, appunto: una razza in via d'apparizione, incarnata da tutti coloro che sono nati a rivoluzione di Internet avviata. A questo nuovo stadio dell'umanità, i supporti multimediali sono considerati alla stregua di protesi cognitive e ludiche. Questo è quello che dice Paolo Ferri docente di Teoria e tecniche dei nuovi media all' università Bicocca di Milano: «L'estensione digitale del proprio sé», è «un comportamento culturale che i nativi praticano diffusamente fin dalla prima infanzia». Si giunge così a ibridare indissolubilmente tecnologia e soggettività. I nativi digitali sono immersi già da sempre «nel flusso mediale che essi stessi plasmano e reinventano». Di modo che l'apparire di una nuova razza umana svela anche una nuova forma di «intelligenza collettiva», il cui esempio più eclatante è Wikipedia. Da qui la radicale «differenza antropologica» con l'obsoleto homo sapiens: lo stato di simbiosi totale con la tecnologia. Se è vero infatti che «l'homo sapiens è sempre stato un homo tecnologicus», è solo con il nativo che si arriva alla fusione totale dei due termini. Gli uomini del Terzo Millennio sono «simbionti strutturali» della tecnologia, sono animati da un «sistema nervoso digitale» e questo rende i nostri cervelli semplici unità di elaborazione di segnali, ma con un costo cognitivo salatissimo.
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    e' vero che la tecnologia a volte supera ed uccide la nostra umanità, ma vediamo quanta umanità viene salvata dalla tecnologia: non si parla solo di scoperte che insistono nel campo della medicina, come macchinari sempre più evoluti che consentono di scoprire in tempo malattie altrimenti inguaribili, ma - visto che il tema principale di questa materia è la comunicazione attraverso il web e l'ipertesto - penso a quante persone sono riuscite a comunicare i loro disagi, lo stato di repressione in cui vivevano proprio attraverso un computer ed una connessione ad internet. Parlo di molti Paesi arabi, ma non solo. Certo l'iperdipendenza è sicuramente negativa, ma a volte lo schermo - di un cellulare o di un computer - ci rimanda un'emozione che altrimenti non avremmo potuto provare, senza contare che abbatte quelle frontiere spaziali e temporali che per secoli hanno tenuto lontane le persone.
Mary Casaro

Bambini e Tecnologia: dove sta il limite? - 0 views

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    Un interessante articolo sull'importanza di educare fin dall'infanzia ad un uso corretto e funzionale degli strumenti tecnologici. Un tema in bilico fra dipendenza tecnologica e nuovi stimoli comunicativi e sociali.
VALENTINA PETRALITO

L'apprendimento collaborativo - 2 views

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    Ho trovato su youtube su video molto simpatico sull'apprendimento collaborativo in ambito scolastico realizzato da una prof. In un progetto curriculare di Italiano. MI ha colpito molto perché inizia con una frase di Vygostkij "L'apprendimento umano presuppone una natura sociale specifica e un processo attraverso il quale i bambini si inseriscono gradualmente nella vita intellettuale di coloro che li circondano". Ovviamente l'essere umano inizia il suo apprendimento a scuola, la maestra stimola ha creare dei gruppi di lavoro e inizia ad apprendere l'utilità del gruppo. Quindi possiamo proporre di studiare anche a partire dalla scuola elementare in modalità telematica come stiamo facendo noi, attraverso dei gruppi di studio online. Peccato le risorse economiche non possono mettere in atto questo progetto ma chissà nei prossimi anni/secoli .....
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    A Torino sono già partiti con il Il cooperative learning nelle scuole dell'infanzia, posto il link dell'interessante articolo a riguardo: http://www.apprendimentocooperativo.it/Eventi/articoli/Il-cooperative-learning-nelle-scuole-dell-infanzia/ca_22733.html
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    La scuola del futuro sarà senz'altro diversa da quella che conosciamo oggi. Un progetto di ricerca patrocinato dalla Commissione europea, T3- Teaching to Teach Technology, che ha avuto inizio nel 2009 e si è concluso nel dicembre 2011, aveva come obiettivo quello di sperimentare l'utilizzo delle nuove tecnologie (videogiochi, robot e realtà aumentata) nell'ambito di contesti formativi di differente livello e tipologia (scuole superiori, università e aziende) in tre nazioni (Italia, Spagna e Regno Unito). Nella ricerca sono stati inclusi ambienti virtuali (per l'insegnamento delle competenze trasversali), simulazioni di processi biologici, fisici e (nella didattica delle scienze), simulazioni di processi inter-sociali (in formazione manageriale), gioco serio (ancora una volta in formazione manageriale), l'uso delle tecnologie (in apprendimento collaborativo), e l'uso di robot (in didattica delle scienze per i bambini in età scolare). Qualcosa di straordinariamente rivoluzionario che aprirà molte possibilità agli scolari del futuro. Quello che hai postato è un video breve, semplice, però chiaro che riassume bene il senso dell'apprendimento collaborativo.
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    Anche nelle scuola primaria esistono progetti di cooperative learning. Le lavagne interattive (LIM) sono installate in molte classi, ma il vero problema è la formazione del corpo docente che spesso non si mostra aperto e ricettivo nell'uso della tecnologia integrato alla didattica. Risultato è che le LIM rimangono come puro elemento decorativo! Eppure per i bambini nativi digitali sarebbe il modo più naturale di apprendere
elena mitu

la natura dell'intelligenza - 7 views

  • Un aspetto controverso relativo alla natura dell'intelligenza riguarda la sua ereditabilità. Un indice di ereditabilità è quell'indice che indica in quale proporzione i fattori genetici, o ereditari, contribuiscono alla varianza totale di un dato tratto in una certa popolazione nelle condizioni attuali. Gli indici dell'ereditabilità dell'intelligenza sono stati calcolati in vari modi, ma i dati essenziali per il loro calcolo sono sempre misure della rassomiglianza tra i componenti della famiglia in rapporto al tratto considerato.
    • Luigi Coccia
       
      interessante
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    La maggior parte delle nostre conoscenze sull'intelligenza deriva dai test creati per osservarla e misurarla. Tali test, però, non sono privi di limiti. Essi si concentrano soprattutto sulla definizione della struttura dell'intelligenza così come risulta dalla quantità di conoscenze acquisite durante le fasi dello sviluppo, e in particolar modo quelle conoscenze organizzate sotto forma di programmi scolastici e universitari. Ma man mano che l'uomo invecchia, e le sue esperienze scolastiche si allontanano nel tempo, può darsi che tale fondo comune di conoscenze diventi sempre più indadeguato a dare una misura del suo funzionamento intellettivo. Poichè le occupazioni degli adulti sono più diversificate delle attività scolastiche, può accadere che le esperienze cumulative dell'età adulta stimolino uno sviluppo differenziale delle abilità nei diversi individui. I test di intelligenza si rifanno in gran parte alle abilità di tipo accademico, non sorprende quindi scoprire che con l'età i maggiori incrementi di punteggio si hanno nelle persone che hanno continuato gli studi più a lungo. Allo stesso modo, le persone la cui occupazione ha un contenuto più accademico, che richiede quindi abilità prevalentemente di tipo verbale e numerico, tendono a mantenere costante nel tempo il loro rendimento ai test d'intelligenza, o addirittura a migliorarlo, mentre quelle che svolgono attività di tipo più meccanico o a livello intepersonale, tendono a volte a presentare un declino del rendimento. Il luogo e l'epoca in cui si nasce e si cresce tendono sempre a incoraggiare lo sviluppo di abilità adatte a soddisfare le esigenze che sono loro proprie. Nell'intero ciclo di vita, tali esigenze saranno diverse in base alla fase di sviluppo che si attraversa, dalla prima infanzia alla vecchiaia. Le ricerche dimostrano che, nell'età adulta, l'incremento o il declino dei punteggi ai test d'intelligenza con l'aumentare dell'età dipendono in gran parte dalle esperienze che l'i
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    vi suggerisco questo link dove viene affrontato il tema relativamente alla natura della nostra intelligenza, ho estrapolato parte del testo e l'ho riportato qui per evidenziare una parte con cui non sono perfettamente daccordo ovvero quando parla del fatto che l'intelligenza si misura in base alle conoscenze accademiche. Secondo il mio modesto parere l'intelligenza è altro, si può sicuramente allenare ed esercitare, ma non può essere ridotta ad una raccolta di nozioni.
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    La maggior parte delle nostre conoscenze sull'intelligenza deriva dai test creati per osservarla e misurarla. Tali test, però, non sono privi di limiti. Essi si concentrano soprattutto sulla definizione della struttura dell'intelligenza così come risulta dalla quantità di conoscenze acquisite durante le fasi dello sviluppo, e in particolar modo quelle conoscenze organizzate sotto forma di programmi scolastici e universitari.
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    INTERESSANTE ARTICOLO CHE EVIDENZIA LIMITI E VANTAGGI DEI TEST PER VALUTARE L'INTELLIGENZA....INDICA CHE CI SONO POSSIBILI EREDITABILITA' DELL'INTELLIGENZA DOVE INCIDONO ANCHE FATTORI GENETICI.
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    L'intelligenza è un insieme di diverse funzioni. Una combinazione di abilità necessarie per la sopravvivenza e per il progresso in una determinata cultura. Sia le specifiche abilità che il loro peso relativo dipendono dal contesto sociale e dall'epoca
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    Da milioni di anni si cerca di definire cos'è l'intelligenza. Per Platone l'intelligenza è ciò che distingue le diverse classi sociali ed è distribuita da Dio in maniera diseguale. Aristotele, invece, sosteneva che tutte le persone, tranne gli schiavi, esprimono facoltà intellettive più o meno uguali e la differenze è dovuta all'insegnamento e all'esempio. Oggi esistono diverse definizioni dell'intelligenza e diversi test che cercano di stabilire scientificamente il quoziente intellettivo di una persona. Come numerosi psicologi che negli ultimi anni hanno rifiutato l'uso dei test di intelligenza, dimostrandone incongruenza, penso che non sia facile è che non basti un test per misurarla. Non credo che ci siano persone più o meno intelligenti mi affianco al pensiero di Aristotele (tranne per la parte degli schiavi) credendo che l'insegnamento e l'esempio siano fondamentali.
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    Il concetto di "intelligenza" dovrebbe essere considerato come un concetto descrittivo anziché esplicativo.
De Rose Mario

Come impariamo a leggere - 9 views

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    Questo articolo lo trovo molto interessa te perché parla di come impariamo a leggere e di quali siano le aree cerebrali implicate in questo sofisticato meccanismo, partendo da reazioni del cervello dovuti ad un aumento di sostanze che traduce questi segnali chimici in parole.
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    La lettura è un indispensabile strumento di consapevolezza emotiva e, quindi, di emancipazione sociale dal momento che, come i lettori appassionati sicuramente riescono ad intuire con facilità, si tratta di un'esperienza altamente formativa, fondamentale per modificarci e cambiare la percezione che abbiamo di noi stessi e del mondo.Attraverso i libri che leggiamo, costruiamo il nostro essere, che è tatuato di parole. Senza i buoni libri che abbiamo letto, che ci hanno creati e ricreati, saremmo in qualche modo peggiori di quello che siamo, meno ribelli, meno coraggiosi e più conformisti. Leggere non è mai un dovere ma una scelta libera da cui derivano moltissimi benefici come l'apprendimento della lingua, la conoscenza del mondo, lo sviluppo dell'immaginazione e, soprattutto, la crescita personale e interiore.
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    Ho trovato l'articolo molto interessante e mi ha portato a pensare quanto io, adulta, dia ormai per scontata e banale la grandiosa competenza acquisita della lettura. I contributi della lettura sono molteplici, dalla formazione di un pensiero critico, ad una maggiore informazione, a una capacità di astrazione e immaginazione più articolata, al semplice e puro svago e rilassamento. Credo sia fondamentale, oggi più che mai, trasmettere l'amore per la lettura a partire dalla prima infanzia.
Eva Franchi

Labirinti elettronici - 4 views

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    Aprendo il vaso di Pandora dei videogiochi, si scopre inaspettatamente che una gran parte dei titoli - anche fra quelli più conosciuti - ha a che fare con la narrazione, e in particolare con la fiaba, il mito, l'avventura.
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    Il libro è consultabile gratuitamente on line.
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