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carminialavorgna

Pubblicizziamo i valori comuni - 3 views

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    Ecco un esempio pratico di Media Education associato all'educazione interculturale con lo scopo di insegnare ai ragazzi il rispetto per le culture diverse dalla nostra. Attraverso la Media Education si possono' fornire ai giovani gli strumenti necessari ad interpretare in maniera critica le informazioni che provengono dai media. Un esempio pratico di laboratorio in cui i ragazzi vengono coinvolti in prima persona.
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    Il progetto "Pubblicizziamo i Valori comuni attraverso il fumetto Africano" promosso dall'Associazione Africa e Mediterraneo in diverse scuole, si propone di favorire una conoscenza reciproca dei valori comuni e universali, religiosi o laici che siano, stimolandoli ad una riflessione critica su di essi. A tale scopo sono usati strumenti comunicativi efficaci e diretti come il fumetto e la pubblicità, utilizzati per far aprire gli studenti verso la cultura dei paesi africani. Con il progetto, la scuola diventa promotrice cruciale nell'attività di sensibilizzazione di tali valori. Il progetto si propone di incoraggiare e sostenere la cultura della pace, e a comunicare a scuola principi e idee volti a contrastare ogni manifestazione, comportamento o punto di vista razzista, alla luce di un confronto diretto e concreto tra le religioni e le culture attualmente diffuse in Europa.
catiagrandi

La promozione della salute nelle scuole: obiettivi di insegnamento e competenze comuni - 1 views

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    Tenendo ben presente che esiste una distinzione tra educazione ai media e educazione attraverso i media (utilizzo dei media per l'insegnamento), l'educazione ai media è un processo di insegnamento e apprendimento centrato sui media che cerca di far sviluppare negli individui una comprensione critica e una partecipazione attiva interpretando e offrendo giudizi consapevoli sia in qualità di consumatori che in veste di produttori di media. Tale processo viene definito alfabetizzazione ai media (media literacy). Essendo finalizzata a sviluppare le potenzialità critiche creative dei soggetti ha a che fare con l'insegnamento e l'apprendimento. Comprende lo studio dell'uso e della valutazione dei media, del loro ruolo nella società, del loro impegno sociale, delle implicazioni che derivano dalla comunicazione, dalla partecipazione e dalla modificazione delle modalità di percezione che essi comportano, nonchè dell'accesso e del lavoro creativo che con essi si può svolgere (Ranucci, 1994). Aiuta gli individui a sviluppare una comprensione critica e informata della natura dei massmedia, delle tecniche che essi utilizzano e dell'impatto che tali tecniche comportano. I suoi riferimenti teorici si trovano nella semiotica, da cui ricava soprattutto la metodologia di analisi dei testi, nella sociologia, nella scienza della comunicazione e nella ricerca pedagogica. In sintesi, l'educazione ai media insegna a cogliere le metodiche di persuasione utilizzate e ad avere un atteggiamento critico nei confronti di ciò che viene proposto da giornali, telegiornali, trasmissioni e informazioni via cavo o via stampa, a ricercare il reale motivo di un messaggio, a "vedere quello che non si vede". La televisione offre, infatti, divertimento, educazione, informazione vendendo al suo spettatore i prodotti pubblicizzati dagli spot che interrompono i programmi televisivi. Aiuta a comprendere come la frase "Questo programma vi è offerto da…." deve essere interpreta
faithmost

ATTIVITÁ DI MEDIA EDUCATION NELLA SCUOLA DELL'INFANZIA - 6 views

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    In questo articolo è descritto il progetto di media education attuato in una scuola dell'infanzia italiana e poi ripetuto in un altro istututo in tempi diversi tenendo conto del contesto socio-economico del territorio e delle fasce d'età dei bambini coinvolti. E' emerso che a tre anni è opportuno lavorare con le immagini e le fotografie (la funzione espressiva, la dimensione etica, l'importanza del sé e della propria immagine), a quattro anni con la televisione (selezione dei contenuti, tempi di visione, problemi di proiezione e identificazione) e a cinque anni con il tablet attraverso specifiche attività. Inoltre è risultato cruciale il coinvolgimento collettivo delle famiglie (meeting, questionari, lavori di gruppo) per la discussione e la riflessione sui problemi correlati alla gestione degli strumenti digitali. Presupposto che il livello di civiltà di una società è direttamente proporzionale all'importanza e la cura dell'aspetto educativo-formativo delle nuove generazioni, considerando il fortissimo impatto che lo sviluppo tecnologico e la media education hanno su di esse, si ritiene auspicabile una corretta declinazione della stessa, al fine di perseguire il suddetto obbiettivo formativo. Considerando l'evidente difficoltà del sistema scolastico ad essere all'unisono con lo sviluppo e l'utilizzo tecnologico, nonostante i progressi degli ultimi anni, e considerando anche la differenza tra i contenuti a cui i bambini sono esposti quando sono a casa e quelli affrontati in classe, è fondamentale comunque che ci sia una volontà di miglioramento, con un atteggiamento di critica e di costruttivo orientamento della funzione e dell'utilizzo della media education. Pertanto essendo il sistema scolastico un sistema complesso, è evidente che possa mostrare delle criticità nell'adeguamento immediato ai tempi dello sviluppo tecnologico, è però fondamentale che come struttura formativa non rinunci alla propria funzione educativa e di orientamento consapevole de
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    L'articolo illustra un'esperienza di ME in un'ottica di curriculum digitale verticale, svolta presso due scuole d'infanzia in due comuni del varesotto, durante gli A.S. 2017/18 e 2018/19. Essa nasce dalla consapevolezza che i bambini in età pre-scolare sono già immersi nelle nuove tecnologie e le utilizzano spesso in maniera impropria, mentre i genitori sembrano poco consapevoli dell'importanza di dare loro delle regole. La sfida è stata quella di intraprendere un simile progetto con bambini così piccoli, coinvolgendo le famiglie attraverso attività pratiche che li aiutino a ragionare e a dare loro consigli utili per un'educazione digitale adeguata da impartire ai loro figli. Le finalità sono: sviluppare una cittadinanza digitale attiva e realizzare specifici obiettivi di apprendimento come saper riconoscere il valore di una foto; prendere consapevolezza della necessità di tutelare la propria immagine e rispettare quella altrui; dare valore al tempo che si dedica ai dispositivi tecnologici e limitare l'uso dei media; ecc.. Il metodo didattico sperimentato è l'EAS di Rivoltella. Il lavoro svolto con i bambini e con i loro genitori è stato significativo; dalla riflessione nei gruppi è stato possibile trarre spunti rilevanti, che sono stati tradotti in un decalogo digitale.
ludovica1993

Effetti collaterali dannosi della Tecnologia - 7 views

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    Fondamenti teorici massivi, vantaggi nel contesto formativo, percorsi, uso delle nuove medialità nel contesto lavorativo e sociale, progetti di apprendimento, processi di revisione, analisi e feedback, miglioramento delle proprie competenze; tutto ciò è proposto come elemento" didattico" tra le competizioni che si esprimono nel variegato mondo di internet e dei media correlati. Questi sono ritenuti indispensabili nel campo dell'economia, del lavoro e del moderno sviluppo sociale (casa, famiglia, scuola, ricreativo, pubblicistico ecc..) Nel nostro mondo dominato dall'uso di super tecnologie e "divorato" dalle conseguenze che queste determinano, si conoscono da anni i relativi sintomi del "tecnostress": variazioni neurobiologiche interferenti con le capacità di intercomunicazione dei nostri neuroni, con produzione di malesseri quali ansia, ossessioni, incidenza funzionale sui vari organi bersaglio, espressioni psicosomatiche, attacchi di panico, alterazioni del comportamento, isolamento relazionale. La necessità e l'uso spasmodico e inevitabile di questi enormi flussi di informazioni e di stimoli ora praticamente insostituibili, determinano un'ovvia, seppur NON voluta o creduta, tendenza alla dipendenza con tutte le variabili che ne conseguono. Ricerche in campo scientifico e psicologico tentano di definirne i confini etici, evidenziandone i possibili danni estesi a tutto il mondo informatico e dei nuovi media, che vanno dai comuni social network ai più sofisticati metodi che ruotano nell'infinito universo di internet, nel quale vortice veniamo travolti ed involti nonostante i dimostrati pericoli e gli effetti sulle nostre ancora fragili e vulnerabili reattività emotive e capacità relazionali e di difesa. Su questa scia hanno quindi ragione di innescarsi altre importantissime problematiche emergenti nel contesto sociale e mondiale, le quali proprio attraverso queste tracce, trovano terreno fertile per esprimersi nei loro aspetti più gravi e lesivi su org
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    su organismi in fase di sviluppo. Queste problematiche riguardano il cyberbullismo, lo stalking informatico, ed altre forme di attacco alla persona, purtroppo non poche volte costellate da nefasti epiloghi. Lo studio scientifico e psicologico volto alla ricerca di una salute più dovuta, già ci indirizza verso scelte più moderate e consapevoli, che possono conferire all'umanità una giusta crescita psicologica in ogni ambito, invece di cedere alle apparenti indispensabilità delle attuali imposizioni tecnologiche.
giuliettacara

Educazione e in-formazione all'uso del web e social media nelle scuole. Nasce e-likeschool - 1 views

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    Facebook, eTutorweb ed Imprese di Talento, in collaborazione con il Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, dal titolo "e-likeschool", mette al centro l'investimento sulla formazione alle competenze digitali di insegnanti, alunni e genitori. La vera innovazione alla base di questa iniziativa è data dall'introduzione nei cicli didattici di una serie di moduli formativi interattivi, che consentiranno ai ragazzi e ai loro insegnanti, con il coinvolgimento diretto anche delle famiglie, di lavorare e condividere insieme argomenti, riflessioni, ricerche e confronti di didattica, attraverso le più comuni piattaforme digitali e di social network, mediante le quali sviluppare lezioni coinvolgenti e interattive.L'idea è quella di far riconoscere a ragazzi e insegnanti l'utilità reale di internet e dei servizi online, che non devono perciò essere considerati solo come strumenti di svago e poco sicuri, al contrario, attraverso una navigazione protetta e consapevole, possono rappresentare un'opportunità inclusiva e fortemente visionaria.
mturco92

VIDEO Daphne Bavelier: Il vostro cervello sotto l'effetto dei videogiochi | TED Talk - 3 views

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    La ricercatrice cognitiva Daphne Bavelier, risponde con una serie di esperimenti in laboratorio a due delle più comuni affermazioni sui videogiochi, ed il risultato è sorprendente: I videogiochi d'azione migliorano la plasticità del cervello,l' apprendimento e la visone. Giocare ai videogiochi peggiora la vista? E' forse uno delle più comune affermazioni, stare troppe ore davanti a uno schermo peggiora la vista. Daphne grazie ai suoi studi illustra però come in realtà i videogiocatori riconoscano non solo più dettagli ma anche più gradazioni di grigio rispetto alla media. I videogiochi portano a problemi dell'attenzione e una maggiore tendenza a distrarsi? Daphne fa un piccolo esperimento in studio dove mostra parole dal testo colorato e chiede al pubblico di annunciarne il colore, quando però le parole rappresentano semanticamente un colore diverso dal colore del testo si crea un conflitto e diventa difficoltoso per il pubblico in studio rispondere correttamente, illustra poi i risultati ottenuti dai videogiocatori, che in media sono migliori. Svolge poi un piccolo esperimento relativo all' abilità di tracciare gli oggetti in movimento. Vengono mostrate a schermo delle "faccine" in movimento randomico, 3 di esse sono dapprima colorate di blu, per poi diventare gialle come tutte le altre. Si chiede al pubblico di ricordare quali fossero quelle blu in principio. E mentre il pubblico già fatica a discernerne 3 i gamers arrivano a tracciarne e ricordarne sino a 7. La ricercatrice espone poi i miglioramenti dei videogiocatori nel lobo parietale, frontale e cingolata anteriore, capaci di migliorare il "multitasking" che non ha niente a che vedere con il "multitasking" di chi si dice multimedia-tasker che secondo uno studio dell'Università di Stanford è in realtà inefficiente. Daphne paragona infine i videogiochi all'uso del vino, se usati coerentemente ed efficacemente possono essere molto utili ma non bisogna esagerare (binging)
zuleika8

Boom di utenti per Blasting News: raggiunti 100 milioni di lettori attivi - 4 views

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    Commento L'articolo pone l'attenzione su come la nuova piattaforma Blasting news ha ottenuto un incremento di audiance nell' ultimo mese diventando di fatto, il 142esimo sito maggiore al mondo secondo la classifica Alexa. Blasting new è stato creato creato poco meno di quattro anni fa, per questo motivo è sorprendente che in questo momento abbia già 100milioni di utenti all'attivo. Sembra che nelle sue fasi di startup l'operazione e lasso di tempo per aprire l'attività sia stata ottimizzata già in partenza, se pur non richiedendo i tipici processi di ottimizzazione di un'azienda già esistente. Trattandosi di un nuovo progetto, l'impresa appena costituita, nelle quale sicuramente vi sono ancora processi organizzativi in corso, possono esserci dei rischi considerevoli che, la piattaforma è riuscita a superare al meglio, trasformando in breve tempo i contenuti in vere e proprie possibilità di guadagno; di fatto centrando il reale interesse dei lettori, utilizzando le tecnologie più avanzate. Un nuovo modo di fare giornalismo con l'ausilio di persone comuni. L'impiego di raffinate tecnologie è utile a controllare le notizie false che ultimamente 'spopolano' nel web, un sistema utile a trovare puri punti di vista affinché, già all'interno del media stesso ci sia una verifica precisa della notizia, infatti solo 23mila articoli su 37mila sono stati pubblicati.
mbasile1

Interazioni online, relazioni sociali e rischio phubbing - 11 views

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    Le interazioni online e le interazioni tra uomo e tecnologia possono avere differenti dimensioni e finalità, osservabili da diverse prospettive; utilizzando un punto di vista psico-sociale formuleremo alcune considerazioni relative all'effetto delle nuove tecnologie sulle relazioni sociali. Il termine "phubbing" descrive il fenomeno per cui durante l'interazione con altre persone si finisce per assumere un atteggiamento poco consono dovuto ad un controllo compulsivo dello smartphone. Tutto questo sta causano dei mutamenti nelle relazioni con gli altri. Le nuove tecnologie e l'avvento di Internet e social stanno prendendo il sopravvento sulla realtà e ne siamo vittime un po' tutti. E' interessante notare che c'è anche un lato positivo nell'uso delle nuove tecnologie perché facilita la comunicazione, annullando le distanze reali e rende produttive anche le nostre attività quotidiane.
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    Quante volte è capitato ad ognuno di noi di trovarci a cena o in un locale e avere di fronte a noi un amico o un conoscente che, mentre parliamo, non ci presta attenzione ma continua nelle sue attività social sul cellulare? Questo modo di fare si è trasformato in un fenomeno di massa, per il quale è stato inventato un nuovo vocabolo: phubbing. Il termine phubbing è la combinazione di "phone" e "snubbing", ossia il nome telefono e il verbo snobbare, riferito a coloro che, durante comuni conversazioni, continuano a controllare e aggiornare le proprie attività sui social networks. Il bisogno di essere aggiornati e di far sapere al mondo quello che ci accade rischia di rovinare la comunicazione verbale, che è alla base delle interazioni sociali. Infatti, purtroppo, il phubbing è più diffuso di quanto si pensi e a ognuno di noi è capitato di porre il telefono di fronte al nostro interlocutore, oppure di tirarlo fuori quando la conversazione perde intensità. Oltre a rappresentare un carattere maleducato e mancanza di rispetto, questo fenomeno porta anche a generare veri e propri conflitti all'interno delle relazioni. Quante sono al giorno d'oggi le donne che, durante una cena romantica, rimproverano il proprio partner, perso a cercare le ultime novità del calcio mercato? La gravità del phubbing ha attirato l'attenzione di molti studiosi, ad esempio Sherry Turkle, citata nell'articolo, che ha compiuto un ulteriore passo avanti nella descrizione dei cambiamenti prodotti dagli smartphone nelle relazioni tra persone: si è domandata come regolamentare la necessità di utilizzare il proprio smatphone e, allo stesso tempo, non isolarsi dalle persone con cui ci si trova. La Turkle risponde spiegando "La regola del tre", ovvero, quando si è in compagnia, ci si può distrarre con il proprio cellulare solo se almeno tre delle persone presenti sono impegnate in una conversazione.
nicoletta97

Combattiamo gli stereotipi con la Media Education | Portale Bambini - 2 views

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    La nostra esperienza quotidiana ci porta a confrontarci sempre di più con l'impatto dei media, e ci si chiede quanto sia corretto tutto questo contatto diretto dei giovani e degli adulti con essi. Allo stesso tempo sembrerebbe alquanto limitativo non prendere in considerazione, più che di eliminarne l'utilizzo, l'idea di mettere in dubbio quello che è il nostro approccio nei confronti di essi. Abbiamo un esempio fruttuoso, quale il liceo digitale che appunto favorisce e educa nell'utilizzo corretto delle piattaforme digitali. È evidente come al giorno d'oggi i media sono IL mezzo di comunicazione e talvolta informazioni poco filtrate vengono utilizzate strumentalmente da determinati soggetti per indirizzare il singolo verso un certo comportamento. Questa potrebbe essere un'altra "battaglia" a cui far fronte tramite un approccio diverso come quello presentato dall'articolo a cura di Alessia di Falco e Matteo Princivalle, che illustra varie domande da porsi davanti ad una fonte mediatica. L'invito a chi legge infatti è una speranzosa trasformazione da semplici educatori/genitori a edu-comuni-catori in quanto aiutare i bambini, e non solo, a sviluppare il senso di autonomia critica e partecipazione critica alla cultura mediatica di oggigiorno è un possibile fascio di luce che, magari, riuscirà a combattere l'ombra scura del pregiudizio.
olga-trohin

Violenza nei media - La Comunicazione - 2 views

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    L,autore M.Britto Berchmans parla di un continuo aumento del tasso di violenza nei programmi televisivi e nei film e all' imporsi del crimine come fenomeni comuni della vita .Ovviamente non é un fatto recente, che preoccupa in quanto una tematica messa in discussione da tempo. l,eccessiva esposizione alle violenze nei media ai bambini e ragazzi possa renderli agressivi .
anonymous

Di Bari Paper ZeroSei - 1 views

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    Il link ci collega al paper di approfondimento "Focus ZeroSei" elaborato dal professor Cosimo di Bari. Lavoro reso necessario dalla riforma della "Buona Scuola" che ha previsto l'istituzione e lo sviluppo di un sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita fino a sei anni di età. Il documento tratta delle opportunità e dei rischi dell'utilizzo della tecnologia digitale durante l'infanzia. Riporta i tratti comuni delle ricerche sulle modalità e sulle conseguenze dell'uso degli schermi interattivi nella prima infanzia consentendo di formulare linee guida pedagogiche per promuovere una corretta educazione mediale fin dalla prima infanzia. Sostiene e motiva l'importanza della Media Education oltre che per gli operatori dei nidi e delle scuole d'infanzia anche per i genitori. L'elaborato afferma che le nuove tecnologie, già dalla prima infanzia, possono rappresentare strumenti utili per lavorare sull'identità, sull'autonomia, sulla competenza e sulla cittadinanza.
federicopt

Chi sono gli "hikikomori" in Italia - Il Post - 6 views

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    ITALIA MERCOLEDÌ 13 OTTOBRE 2021 Chi sono gli "hikikomori" in Italia Cioè le persone che interrompono i contatti col mondo esterno e vivono in ritiro sociale: è un fenomeno presente da tempo ma finora poco studiato di Susanna Baggio In Italia negli ultimi anni si è sentito parlare sempre più spesso dei cosiddetti "hikikomori", ovvero persone che abbandonano progressivamente le attività scolastiche, extrascolastiche o lavorative per ritirarsi in isolamento nella loro casa o nella loro stanza per periodi prolungati di tempo, indicativamente da sei mesi fino a diversi anni. Le persone che vivono in ritiro sociale volontario rinunciano a poco a poco alle relazioni con chi aveva fatto parte della loro vita, talvolta anche con i familiari, e spesso occupano il tempo impegnandosi in varie attività su internet, per esempio tenendosi in contatto gli uni con gli altri su forum e chat o guardando film e serie tv. Questo fenomeno è stato individuato dapprima in Giappone, dove è diventato una questione sociale di rilievo, ma da almeno una quindicina d'anni è piuttosto presente anche in Italia, dove però è ancora molto poco studiato. Gli hikikomori sono stati spesso definiti "eremiti dei tempi moderni" e la loro situazione può dipendere da moltissimi fattori diversi. Il loro non è un disturbo riconosciuto a livello scientifico e va distinto anche dalle diverse psicopatologie alle quali può comunque essere collegato, come la depressione o la dipendenza da internet. È stato osservato perlopiù in società fortemente competitive e coinvolge soprattutto adolescenti e giovani adulti, motivo per cui negli ultimi anni hanno cominciato a interessarsene anche le scuole e le istituzioni. Un po' di storia Il termine hikikomori fu utilizzato per la prima volta nel 1998 dallo psichiatra giapponese Tamaki Saito, che fuse i verbi "hiku" e "komoru", cioè ritirarsi e stare in disparte. Saito coniò questo termine per descrivere tutte quelle persone a
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    In questo articolo, Susanna Baggio affronta la tematica nata in Giappone e che si sta progressivamente diffondendo anche in Italia( al momento poco conosciuta e studiata). Tale sindrome, si esplica nell'isolamento e ritiro sociale che fa rinchiudere e isolare gli adolescenti e giovani adulti nella propria camera. L'autrice cerca di approfondire le varie sfaccettature del fenomeno, riportando dettagliatamente le varie opinioni di esperti. Questo tipo di problematica, a mio avviso, non va sottovalutata perché spesso è anche difficile affrontarla con chi ne è affetto, come riportato anche nell'articolo stesso in quanto loro rifiutano di farsi aiutare, negando addirittura di averla. Senza dubbio l'avvento della pandemia da covid19, ha accentuato tutto questo e non ha aiutato l'interazione tra genitori e figli, rendendo difficile il contenimento e l'argine del fenomeno stesso. A mio parere, per contrastare il fenomeno, bisognerebbe avere un costante dialogo in famiglia, non prendendo la tecnologia come baby sitter dei propri figli ma tenendo un dialogo costante con loro mantenendo un rapporto attivo, non si può criminalizzarle i soggetti ma bisogna avere un rapporto empatico e canali sempre aperti con loro, ricordiamoci che la tecnologia e le macchine, sono buone scoperte se semplificano la vita e aiutano l'essere umano. Le macchine, però, non devono e non dovranno mai sostituirsi all'empatia e alla bellezza delle relazioni e rapporti umani.
massimomoretti

L'innovazione tecnologica nella scuola italiana. Per un'analisi critica e storica - 8 views

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    L'articolo, pubblicato nel 2016, evidenzia la rilevanza dell'introduzione delle tecnologie nella scuola italiana, processo che si è sviluppato negli ultimi quarant'anni. Inizialmente molti insegnanti furono influenzati dalle innovazioni modificando atteggiamenti e metodologie; tuttavia, a mano a mano che l'introduzione delle ITC nella scuola si andava affermando, emersero criticità e contraddizioni provocate da problemi tecnici, incompatibilità, mancanza di tempo e carenza di preparazione degli insegnanti. L'esperienza del passato, a fronte delle difficoltà verificate, rischia di passare in second'ordine o - addirittura - di essere dimenticata, unitamente al portato teorico e didattico caratterizzante la fase precedente. S'impone pertanto una riflessione critica attraverso la presentazione di alcuni lineamenti della storia dell'introduzione delle ITC nella scuola, delle concezioni che l'hanno accompagnata e dei rapporti che spesso, anche all'insaputa degli innovatori, si mantengono tra passato e presente. La tecnologia informatica fu introdotta ufficialmente nella scuola italiana nel 1985 (primo Piano Nazionale Informatica - PNI 1), affiancata agli insegnamenti di matematica e fisica del primo biennio della scuola superiore. Il PNI 1 nacque dall'idea che l'alfabetizzazione informatica costituisse l'unica via d'accesso alla società dell'informazione e dalla fiducia nella possibilità per gli strumenti e le tecniche dell'informatica di favorire lo sviluppo cognitivo degli studenti. In seguito, l'introduzione del linguaggio di programmazione, dei videogiochi e degli ambienti di scrittura indussero a ritenere il computer uno strumento di supporto per l'apprendimento, capace di dilatare la conoscenza e il processo per acquisirla, favorendo l'autonomia e la creatività, secondo un approccio cognitivistico-costruttivista. Negli anni Novanta, con l'avvento dell'ipertestualità, la tecnologia venne accolta nella scuola
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    con lo scopo di avvicinarla alla realtà vissuta dagli studenti a casa e in altri ambienti, contraddistinta dall'interazione tra parola orale, testi scritti, suoni e immagini. Le più recenti iniziative ministeriali da un lato spingono verso limiti più avanzati l'idea della partecipazione sociale, dall'altro sembrano riscoprire il valore di pratiche già sperimentate negli anni Ottanta e in parte dimenticate dalla scuola. L'articolo, in particolare, pone l'accento sulla pratica del coding, vale a dire sul processo finale di programmazione, quello della scrittura del codice attraverso l'uso di un determinato linguaggio. In sostanza, questa analisi storico-critica mette in evidenza come nel nostro Paese la normativa che regola l'introduzione del digitale nella scuola insegua l'innovazione tecnologica, tentando di stare al passo con questo processo fluido, rapido e costante.
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    FORM@RE - Open Journal per la formazione in Rete L'innovazione tecnologica nella scuola italiana. Per un'analisi critica e storica Technological innovation in the Italian school. A critical and historical analysis Camilla Moricca - Università degli Studi di Firenze, camilla.moricca@unifi.it Abstract L'introduzione tecnologica nella scuola è caratterizzata da ondate che si succedono conservando scarsa consapevolezza e ricordo della fase precedente. Il lavoro ripercorre in modo sintetico le principali iniziative istituzionali e le più note teorie di riferimento che le hanno accompagnate nell'ottica di favorire una consapevolezza storico-critica su ciò che l'esperienza ci può aver insegnato. Nell'ultima parte ci si sofferma su riferimenti oggi in voga, quali il coding e la robotica, chiedendoci se siano davvero nuovi e se poggino su criteri pedagogici fondati. Parole chiave: tecnologie dell'educazione; analisi storica; coding; robotica. Abstract Technological introduction into school takes place in the form of innovations that maintaining low awareness and memories of the previous phases. The work recalls briefly the main institutional initiatives and best-known theories of reference in order to foster a historical-critical awareness of what the experience may have informed us. In the last part we focus on references in vogue, such as coding and robotics, wondering if they are really innovations and if they are based on valid educational criteria. Keywords: educational technology; historical analysis; coding; robotics. 1. Introduzione L'introduzione delle tecnologie nella scuola ha rappresentato un avvenimento rilevante negli ultimi quarant'anni e il processo che l'ha accompagnata ha coinvolto direttamente molti insegnanti, influenzando i loro atteggiamenti e le loro concezioni metodologiche. Sembra quindi ragionevolmente importante soffermarsi a riflettere su questo percorso per comprenderne meglio la natura. Tuttavia sono carenti i lavori
alessiaromagna

From the Cradle to the Web: The Growth of "Sharenting"-A Scientometric Perspective - 3 views

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    L'articolo si concentra sul fenomeno dello "sharenting" - neologismo che deriva dalla fusione dei termini "sharing" e "parenting" ovvero la pratica di condividere online informazioni e contenuti dei propri figli da parte dei genitori - e sulle possibili implicazioni nella media education. L'obiettivo dello studio descritto è quello di analizzare i rischi e i benefici associati a questa pratica. La metodologia di indagine utilizzata si avvale di un approccio "scientometrico" che raggruppa le pubblicazioni in base a domini di ricerca comuni, rivela le aree coperte dalla letteratura e le lacune ancora presenti e identifica gli articoli che hanno contribuito in modo significativo alla letteratura. Se la letteratura attuale si concentra quasi esclusivamente sulle questioni di tipo etico, legate principalmente alla violazione della privacy dei minori coinvolti, l'articolo, attraverso l'analisi dei dati raccolti sottolinea l'importanza di una comprensione delle implicazioni psicologiche del fenomeno come ad esempio le motivazioni che spingono i genitori a pubblicare e le possibili conseguenze emotive negative per i figli esposti. Nonostante il fenomeno sia già noto dal 2013, sono ancora poche le indagini che hanno approfondito le conseguenze dello sharenting nelle relazioni offline all'interno dell'ambiente familiare. Lo studio può rivelarsi utile per definire linee guida educative per interventi informativi, fornendo strumenti utili ai genitori, con la finalità di sviluppare consapevolezza delle cause e delle conseguenze della condivisione pubblica di contenuti mediali che riguardano i propri figli.
jessicaazzalini

In che modo le relazioni sentimentali influiscono sul nostro uso dei Social Media? - St... - 1 views

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    L'articolo descrive una ricerca condotta da L. Fejes Vékássy, A. Ujhelyi, e L. Faragó nell'università dell'Ungheria, con l'obiettivo di valutare in che modo lo stato della relazione sentimentale influisca nell'uso quotidiano dei Social Media, in particolare di Instagram. Oggi è molto frequente, sia negli influencer più affermati sia nei comuni users osservare e condividere su Instagram, mediante post o storie le relazioni sentimentali. Lo studio descritto nell'articolo spiega in che modo le persone, raggruppate in base alla scala di gelosia e di soddisfazione del rapporto utilizzano gli spazi online. Si è dimostrato che spesso le persone per attirare l'attenzione di una persona in particolare tra i follower, sono molto attivi, pubblicando molte foto di loro stessi aspettando di ricevere like o messaggi. Nella maggior parte delle relazioni in fase iniziale non si sente l'esigenza di condividere l'altro sui Social Media poiché ci si concentra sull'attenzione all'altro e sulla fase di innamoramento. Dopo alcuni mesi, quando la relazione è in una "fase di stabilità" le coppie si comportano diversamente in base alla personalità ed al carattere degli interessati: generalmente coloro che sono più insicuri ed insoddisfatti del rapporto tendono a pubblicare di più perché necessitano approvazione sociale e attenzioni dall'esterno. Più frequente è l'uso dei social dopo la rottura: dal campione di soggetti studiati si evince che le persone coinvolte pubblicano più selfie e immagini di loro stessi oppure immortalano più attività che svolgono per comunicare indirettamente con l'ex. L'articolo qui citato descrive quindi i comportamenti generalizzati dei soggetti nelle loro relazioni sentimentali, mettendo in luce che il nostro Sé Reale, ovvero come ci sentiamo all'interno della relazione influenza ilSé Sociale, promuovendone o riducendone l'attività su uno tra i Social Media più utilizzati oggi, Instagram.
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