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sabinaminuto

Emergenza educativa e nuove tecnologie. Stimoli per una riconsiderazione della questione, - 6 views

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    "Emergenza educativa enuove tecnologie. Stimoli per unariconsiderazione della questione GIOVANNI MARCONATO 1 Internet e le nuove forme di comunicazione stanno portando radicali cambiamenti nella vita pratica di ognuno di noi. Questi mutamenti possonoprodurre, spesso, reazioni diverse in base alla realtà anagrafica delle persone,tanto da rendere appropriata l'espressione "nativi digitali", per coloro che sono nati nell'era tecnologica, da contrapporre ai cosiddetti "immigrati tecnologici", espressione riferita a coloro che sono entrati in questa epoca provenendo "da altrove" e con un piede radicato nel passato. Il contributoofferto dal presente lavoro diviene importante non solo ai fini di comprendere le differenze e le difficoltà di comunicazione e di linguaggio fra allievi e insegnanti-formatori, ma soprattutto per indicare una via per arginare l'emergenza educativa che si sta costantemente espandendo. Il suddettopercorso non può che passare per un uso significativo e responsabile di Internet, delle tecnologie digitali e più in generale dei nuovi mass media. 25 ANNI DELLA RIVISTA 22 sformata significativamente, ci viene facile dare una spiegazione ai compor-tamenti "tecnologici" dei bambini, dei pre-adolescenti e degli adolescentiche sono nati trovando le tecnologie, Internet e telefonini come presenzanormale e naturale nei propri luoghi di vita ed incorporandoli spontanea-mente, con estrema naturalezza, nelle pratiche personali e sociali. Nessunaabitudine (individuale e sociale) pre-tecnologica può determinare e model-lare il loro modo di interagire con la realtà e nulla è di ostacolo all'inven-zione di stili e pratiche di relazione del tutto nuove e determinate solo dallefunzionalità e dalle affordance presenti nei nuovi strumenti. Nessun mecca-nismo di transfer negativo ha impedito l'esercizio creativo (agito più spessonella dimensione sociale e collaborativa, che in quella individuale) di deter-minare nuovi modi di agire e,
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    Tra le molte riflessioni che l'articolo di Marconato apre ne posso scegliere, per ora, un paio: 1) è corretto porre la questione in termini di "nativi digitali"? 2) E' soltanto, o principalmente, l'approccio verso le tecnologie digitali a creare un divario fra ragazzi e insegnanti? Riguardo alla prima domanda ho notato come atteggiamenti (e attitudini) simili a quelli dei ragazzi nei confronti di internet ce l'hanno anche tanti adulti, specialmente se di bassa istruzione. Questo mi fa pensare che la frequentazione assidua, soprattutto, di social networks dipenda essenzialmente dall'avere poche difese contro l'accettazione passiva di mode e modelli di consumo. Infatti, da quello che ho potuto vedere, sono pochi i ragazzi che possiedono "vere" competenze informatiche e, in genere, quelli che le possiedono, spesso, le condividono con almeno un genitore. Di positivo c'è l'apprendimento intuitivo e condiviso degli strumenti per navigare e comunicare in internet, ma anche quello non mi sembra "generazionale": è tipico anche di molti adulti, soprattutto se non hanno subito il condizionamento del cosiddetto "metodo di studio". Per l'apprendimento non serve la fatica ma l'interesse. Alla seconda domanda ha risposto già, in modo articolato, Marconato: i gap generazionali ci sono sempre stati. Inoltre, nel "villaggio globale" non c'è solo una cultura globale e condivisa; anzi, di condiviso c'è poco. Sta all'insegnante avere un'apertura verso l'altro, tale da non dare per scontato che egli possieda conoscenze prestabilite alle quali collegarsi. Spesso è già un errore considerare che un alunno possieda quelle certificate nei precedenti anni di scuola. Tra l'altro, se egli ha molte curiosità e interessi, e questi internet aiuta decisamente a soddisfarli, ma le sue informazioni divergono da quelle possedute dall'insegnante, per i prof più tradizionalisti è anche peggio, ma era così anche
mrsfraba

ISSUU - Software Takes Command by Bloomsbury Publishing - 4 views

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    Un'utilissima lettura per capire come il mondo editoriale, musicale, cinematografico si stiano ripensando in veste digitale. In altre parti del mondo questo è già realtà in Italia....La vedo un pò dura
Claude Almansi

Wholesale Adoption of iPads by Schools a Mistake | ETCJ Harry Keller 2013-07-11 - 6 views

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    Posted on July 11, 2013 by JimS By Harry Keller "...I don't really see the rush, the extreme hurry exhibited by districts to buy expensive iPads, and forgo other expenditures to do so, when this development in computing devices is still playing itself out. The next great device could be announced tomorrow and could put iPads on the shelf until Apple manages to come out with a newer model. Manufacturers are scrambling to entice consumers to their particular device, while almost entirely ignoring the problems that schools face. When a school chooses widespread adoption of a consumer or business product, it's taking a risk. Often, it's bowing to parental pressures at the same time. While we should applaud schools for overcoming traditional education inertia, we should also realize that some of these new things are just fads or early examples of an incompletely developed new technology. The fact that so many districts are going in so many directions indicates strongly that we don't know where these trends will end. Until we do, I think that wholesale adoption of iPads by high schools is a mistake. My specialty is science. I have yet to see a great science app for high school on an iPad. Mostly, they're just games, animations, and other ordinary stuff. My disclaimer here is that I run a company that puts out an online science application that I consider to be great and am currently porting to the Chromebook, iPad, and Android tablets. Vendors have to cover all bases eventually. I'd rather not have to spend all of this money on fads, but major customers are demanding it. The result will be higher prices."
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    L'approccio è regionevole: siccome non sappiamo quale sia il traguardo di tutta questa forsennata corsa ai tablet, tanto vale non spendere tutti quei soldi sull'iPad (che costa più degli altri e prosciuga le casse delle scuole). Tuttavia l'autore non dedica una parola al vero punto: che non è l'adozione di questo o quel device, questa o quella app (di scienze, nel suo caso) a fare la differenza nella qualità, ma la testa degli insegnanti e il paradigma didattico che si decide di adottare. Intanto nelle scuole superiori italiane si insiste sull'acquisto delle LIM, che poi naturalmente vengono usate come semplici proiettori 90 volte su 100. Tuttavia i fondi statali vengono erogati più volentieri per una LIM che per tre o quattro proiettori. Facendo felici chi?
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    Sottoscrivo totalmente! Come al solito al traino delle mode tecnologiche del momento si scorda il fatto che "la tecnologia è utile solo se è serva delle altre discipline" (cito il prof. Piochi, didatta della matematica, in una sua letio magistralis a "Psicologia dell'apprendimento della matematica") e che senza la capacità (e la voglia!) di produrre e gestire autonomamente contenuti e metodi, senza una didattica che crei passione, non c'è tecnologia che tenga. Quanto poi allo specifico dell'Ipad, si ripropone ciò che è già accaduto in precedenza con Microsoft: affidarsi ad occhi bendati e con mani e piedi legati ad una tecnologia proprietaria solo per le sue capacità di marketing, non capendo (o fingendo di non capire) che in questo modo si finisce per creare una dipendenza dal fornitore che diviene via via più ferrea fino a diventare assoluta con buona pace della libertà di insegnamento
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    sottoscrivo
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    Sottoscrivo solo in parte. Sono più che d'accordo sul fatto che le LIM siano delle specie di mammuth destinate all'estinzione, e anch'io non mi capacito del fatto che molte scuole (e il ministero stesso) continuino a spendere soldi per acquistarle. Anche perché, come dice Lucia, il 90% degli insegnanti le usa come semplici lavagne o come proiettori, quindi basterebbe dotare le classi di proiettori e di un normalissimo computer ad esso collegato. Sul discorso iPad/tablet Android non sono del tutto d'accordo. Conosco troppo poco il mondo Android per poter dire che i tablet Android danno problemi (però ho sentito dire da più parti che quando si fanno esperienze di uso di tablet Android con un device per ogni alunno, i problemi ci sono), però conosco molto bene il mondo della scuola, e ho fatto l'esperienza di una classe con iPad (un iPad per studente/insegnante, una Apple tv e un proiettore). In un anno non abbiamo avuto un solo problema tecnico, mai. Per la mia esperienza del mondo della scuola, questo è un aspetto assolutamente fondamentale per convertire all'innovazione tecnologica anche quella parte del corpo docente che è un po' restio. Se queste persone si trovano di fronte a dispositivi che si piantano o che danno problemi, trovano la scusa giusta per abbandonare, criticare o dire che sono soldi buttati. Se invece tutto funziona, piano piano anche chi è scettico vede la portata innovativa di una classe digitale. Diventa più facile anche per chi è ancora un docente un po' tradizionale passare a una didattica più attiva, meno trasmissiva e più coinvolgente. Viene un po' sa sé (cosa invece che non accade assolutamente con la LIM, anzi, la LIM perpetua la lezione frontale). Ovvio che potrei avere torto marcio, e ovvio che capisco le vostre critiche alla scelta dell'iPad (formato proprietario, grande multinazionale americana e tutto il resto). Per ora, spendere di più inizialmente per avere una situazione ottimale mi sembra comunque la soluzione miglio
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    "avere una situazione ottimale mi sembra comunque la soluzione" Come si fa a darti torto su questo?! Solo che avere la "i" davanti non è la soluzione ottimale dal punto di vista tecnico, mentre lo è dal punto di vista marketing. E chi te lo dice è un tecnico che per 20anni si è tenuto volutamente distante dalle "i" davanti (e non solo da quelle)
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    Francesco, mi spieghi cosa c'è che non va dal punto di vista tecnico? Io, dopo una vita passata su ms-dos (prima) e windows (per vari anni, con frequenti crash del sistema operativo, e computer che "ponsavano" come malati di asma gravi e che diventavano obsoleti assai rapidamente), per motivi che non mi dilungo a spiegare, sono passata a tutte le i davanti, dalla prima all'ultima (iMac, iPad, iPhone) e mi sembra di stare in paradiso. Non ho più avuto problemi e ritrovo con facilità qualsiasi file, anche quelli che per sbadataggine ho salvato nella cartella sbagliata. Avrei voluto provare anche Linux, ma i casi della vita mi hanno messo davanti tutte queste i, e per ora lì mi sono fermata. Nei computer che abbiamo a scuola, ho in effetti notato che quelli che girano con Linux, anche se vecchi, funzionano parecchio meglio di quelli in cui i nostri tecnici di laboratorio o vari colleghi si ostinano a voler tenere Windows.
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    Capisco, ma sai com'è: se utilizzi una piattaforma unica e costruita per essere ben integrata, ti troverai sempre senza (seri) problemi, al di lla di quale sia il sistema che adotti. Per quanto riguarda le tue esperienze pregresse non so proprio che dirti: per questioni legate alla clientela (ovvio che un consulente non può che adattarsi!) opero da sempre su sistemi senza la i davanti e non mi riconosco nella tua storia tormentata... Che ciò possa dipendere dal fatto che mentre da una parte ci mette le mani chiunque (magari malamente) dall'altra il tutto risulta piuttosto "blindato"? La mia è solo un'ipotesi sia chiaro! Ma appunto: pur seguendo una certa logica, non posso lamentare i problemi che hai avuto tu. Per "certa logica" intendo dire che non mi sono mai fiondato ad aggiornare un sistema operativo con l'ultima versione appena uscita (anzi: per la verità attendo sempre almeno il service pack 1 quando non il 2: attualmente lavoro ancora con Windows XP!!!), ne ammetto facilmente e con leggerezza l'installazione di utilities, add-onn, plugin ed amenità varie. Io però noto che, usando questo ambiente e software prevalentemente opensource, non ho mai riscontrato problemi a scambiare informazioni con altri, nemmeno con gli utenti con le "i" davanti da quali pur arriva in genere robaccia carica di fronzoli quantomeno inutili quando non fuorvianti. In ogni caso lungi da me criticare chi opta per apple: libero di farlo se si tratta di una scelta! Per la scuola invece sarei sinceramente molto più propenso ad utilizzare ambienti più aperti, meno costosi e meno "blinda utenti"!
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    Ma, sarà ma io non ho problemi nemmeno a interfacciarmi con utenti che usano altre piattaforme. E la mia esperienza negativa con Windows (o con Winzzoz come lo chiamano a volte in Toscana) è condivisa da tutti i miei colleghi che si trovano a usare i computer dei nostri laboratori. Forse i nostri tecnici non fanno corretta manutenzione (però anche noi abbiamo XP e non installiamo con facilità utilities varie, perché la password ce l'hanno solo gli amministratori, cioè i nostri ITP). Ci stiamo trovando bene invece con Linux, gli stessi vecchi PC con Linux girano 10 volte meglio che con Windows, quindi in una mia ipotetica classifica, il sistema operativo di Bill lo metterei in coda. Però hai ragione, per la scuola (soprattutto per i PC), sistemi e software aperti sono sicuramente la soluzione migliore. Via libera al pinguino ;-)
Andreas Formiconi

Half an Hour: Some Recent MOOCs (March-April, 2013) - 0 views

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    Post in cui Stephen Downes include il nostro cMOOC fra quelli lanciati recentemente a giro per il mondo
giacomo toffol

una rete di associazioni per una nuova mobilità | giacomotoffol - 1 views

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    credo che a tutti serva un mondo con meno traffico
Claude Almansi

Iniziamo a taggare - #ltis13 IAMARF Andreas Formiconi 2013-05-16 - 4 views

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    Bravo E.T. sei atterrato proprio bene!!!!!
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    "Come abbiamo anticipato qua e la, useremo il servizio di social bookmarking Diigo per gestire il tagging di post e commenti. Affido la descrizione di Diigo a tre video. Ma aggiungo, un poco in ritardo (1 ora) la seguente raccomandazione: Astenetevi dalla compulsiva ricerca della risorsa interessante. Non è questo che vogliamo fare ora: vogliamo rendere visibili e far emergere i vostri contributi: taggate i vostri post, non il resto del mondo!!! Fare un account in Diigo Primi passi in Diigo Gruppi in Diigo - iscrizione al gruppo ltis13"
Claude Almansi

adisi: Domani La Svizzera: bilancio? 2004-03-15 - 1 views

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    "Domani la Svizzera (1996-2003) mirava a riportare la ricerca nelle scienze umane in Svizzera al primo rango sulla scena internazionale. La valutazione esterna intermedia del maggio del 2002, che avevamo presentato su questo sito, emetteva seri dubbi sulla sua efficacia. Cos'è cambiato da allora? Certo, come ha rilevato con una certa compiacenza Peter Farago, direttore del programma prioritario Domani la Svizzera, i nostri ricercatori hanno partecipato a certi piani quadri di ricerca dell'Unione Europea (UE) nel campo delle scienze umane. Sono stati pubblicati - su carta - libri e saggi dignitosi. Eppure - gli esperti che hanno presentato le ricerche di Domani la Svizzera il 5 marzo hanno rilevato vari problemi: L'uso di modelli pseudoscientifici antiquati, mentre oggi esistono modelli che permettono di descrivere "universi non cartesiani" come quelli di cui si occupa la ricerca in scienze umane (Xavier Comtesse, direttore romando di Avenir Suisse) Un linguaggio che ricorre spesso al gergo sociologico "per fare scientifico" senza necessita vera, che impedisce la diffusione dei risultati ad ampio raggi (Reiner Klingholz, giornalista, e Marie-Hélène Miauton, direttrice di MIS Trend S.A.) Il limitarsi al francese e al tedesco, mentre oggi, per essere presenti sulla scena veramente internazionale della ricerca, occorre pubblicare in inglese (Gian-Reto Plattner, ex consigliere agli Stati, BS) Per riassumere, questi esperti hanno descritto un'apertura sull'estero limitata al contesto europeo, non esattamente esemplare per quanto riguarda l'innovazione, e una riluttanza ad uscire dalla torre d'avorio universitaria per confrontarsi con il mondo esterno."
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    Vecchi errori che purtroppo rispuntano ogni tanto.
Claude Almansi

Lo strano modo -> #ltis13 <- di trovare le cose « iamarf 2013/05/06 - 2 views

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    "...L'intuizione cruciale degli autori di Google è stata riconoscere che in Internet non è necessario piazzare per forza tutto sugli scaffali prima ma è invece sufficiente lasciare crescere le connessioni da sole ed utilizzarle dopo che queste sono spontaneamente emerse. Insomma, in Internet non c'è bisogno di scaffali. In pratica quando sfoglio un catalogo mi fido della visione del mondo di chi ha fatto la classificazione, quando uso Google mi fido della struttura di link emersa dal caos di Internet. ..." Commenti: tassonomia, didamatica, essere disordinati, bisogno di struttura, crostata del diavolo, accessibilità, Pearl Trees Trackback: 1 reblog
fabrizio bartoli

Virtual Science - Mondi virtuali per le scienze - 2 views

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    Il progetto Virtual Science nasce dalla voglia di condividere con altri docenti e con il mondo della formazione la mia esperienza nell'ambito delle scienze ed in particolare dell'applicazione delle nuove tecnologie nell'insegnamento, nella "didattica virtuale" e nell' e-learning in genere. Da sempre appassionata di informatica sono approdata da qualche anno nei mondi virtuali ed in particolare Opensim. Molte scuole e Università stanno da tempo cogliendo questa grande opportunità.  Nel campo della didattica ed in particolare nell'ambito scientifico-tecnologico è utile nella simulazione di fenomeni, nello studio della geometria dei solidi, nella ricostruzione di ambienti naturali. E' noto infatti come la modellizzazione dei fenomeni scientifici è un passo importante per la loro comprensione, senza contare come un ambiente "ludico" e motivante sia fondamentale per l'apprendimento.
Claude Almansi

Accesso ai libri per i non vedenti: miracolo a Marrakech | ilBo Antonella De Robbio 201... - 0 views

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    "1 luglio 2013 Antonella De Robbio Soltanto il 5% dei libri pubblicati nel mondo - meno dell'1% nei Paesi in via di sviluppo - è disponibile in formati accessibili per gli oltre 287 milioni di non vedenti e ipovedenti - in termini tecnici, visually impaired persons, persone con danni visivi - che non hanno accesso alla cultura nei supporti a stampa e in video, essendo inabilitate alla lettura per disabilità fisica. A fare fin qui da ostacolo il numero relativamente ristretto dei potenziali fruitori e, soprattutto, i vincoli posti dalle leggi a protezione dei diritti di proprietà intellettuale. Ma la situazione potrebbe cambiare: contro ogni aspettativa, si è concluso positivamente in questi giorni lo storico trattato di Marrakech, in seno alla conferenza diplomatica Ompi (Organizzazione Mondiale per la Proprietà Intellettuale, Wipo) tenutasi dal 17 al 28 giugno 2013. Il lavoro di lobbing dei diretti interessati, appoggiati dalla Chiesa cattolica che si è ufficialmente schierata a favore del trattato, non ha precedenti in termini di efficacia. L'Unione mondiale dei ciechi (Wbu) denunciava il rischio che quattro anni e mezzo di negoziati su un nuovo trattato per le persone cieche o con difficoltà di lettura potessero concludersi con un vuoto accordo "di facciata" o con un nulla di fatto. "Un trattato per i non vedenti o per chi detiene i diritti?" ci si chiedeva anche tra le associazioni bibliotecarie, dopo la sessione informale e la sessione speciale del Comitato permanente per il diritto d'autore e diritti connessi dell'Ompi."
Vincenzo Capasso

Malala Yousafzai parla davanti all'ONU - 2 views

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    «Prendete i vostri libri e le vostre penne, sono la vostra arma più potente. Un bambino, un insegnante, una penna e un libro possono cambiare il mondo» (Malala Yousafzai)
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    Purtroppo, la pubblicazione del mio commento sul tuo blog non è andata a buon fine...per cui, ricorro a questo spazio. Mi premeva condividere l'emozione di chi mi aveva preceduto, sottolineando inoltre la portata storica dell'avvenimento. Aggiungevo anche un altro elemento affatto secondario: Lucia B. parlava di "essere umano" straordinario; troppo spesso ci dimentichiamo che la nostra specie è fatta di due generi ed il fatto che questa coraggiosa battaglia sia portata avanti da una piccola donna, acquista un valore inestimabile. Non ci dimentichiamo che la sua è una sfida contro il patriarcato integralista che ancora domina tanta, troppa, parte del nostro pianeta...
Vincenzo Capasso

Un bambino, un insegnante, una penna e un libro può cambiare il mondo - 5 views

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    Questa bimba è eccezionale!
Claude Almansi

LIA - Libri Italiani Accessibili | Webaccessibile.org - Livio Mondini 2013-06-20 - 6 views

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    "Dopo molti annunci, è finalmente andata online "LIA, la vetrina di ebook accessibili pensati per le persone non vedenti e ipovedenti". Era legittimo chiedersi cosa fossero i libri italiani accessibili, poiché né la nazionalità italiana né "libro accessibile" fornivano un qualche indizio sulla natura di questi libri. Ora, dopo la messa in onda, regna lo stesso la confusione: non si riesce a capire in cosa consista il servizio LIA. A prima vista, il sito si presenta come un espositore di libri in formato epub, la cui unica differenza con i normali epub disponibili online in innumerevoli store sembra essere l'apposizione di una specie di certificazione di accessibilità denominata "bollino LIA". (...) Il testo della "certificazione" è perlomeno generico: (...) Questo eBook è certificato accessibile da LIA come? Con quali criteri? Chi sono i certificatori? Non è dato di saperlo. Così come sembrano piuttosto scontati i parametri di valutazione (...) D'accordo, il corretto uso degli elementi sicuramente aiuta la navigazione, ma siete sicuri che inserire dei titoli in ordine gerarchico sparso e casuale, basta che ci siano, sia utile a qualcuno? La "vetrina" sembrerebbe dedicata soltanto a questo: selezionare nella vastità degli epub disponibili sul mercato alcuni titoli scelti e valutati accessibili da qualcuno non si sa chi e come, e rimandare a store esterni per l'acquisto degli stessi. Sì, avete capito bene, bisogna usare due carrelli elettronici: prima quello del sito LIA, dove si selezionano i libri desiderati, e poi quello dello store esterno per effettuare l'acquisto vero e proprio. Siamo davvero sicuri che questo sia un aiuto per chi non ci vede o ha gravi problemi di vista? Non era già abbastanza complicato dover affrontare un carrello? No, due. Potrebbe essere complicato per chiunque, ma per chi utilizza uno screen reader lo è il doppio: effettua l'acquisto in un sito, poi deve anche essere in grado di continua
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    Una precisazione, poichè avevo postato anch'io questo link. LIA (almeno da quanto dichiara) non si pone come soggetto che sceglie libri accessibili e li vende. Piuttosto offre un servizio agli editori: io ti do le "regole" da seguire e ti aiuto a far si che il tuo ebook sia accessibile, se tu le rispetti quello che ti affro in cambio è "visibilità" (perdonate quello che appare come un calambour trattando in particolare di non vedenti!). Questo è il motivo del doppio carrello: non è un rivenditore, ma un "supporto progettuale" che poi aggiunge un bollino che ha funzione analoga a quello di una certificazione ISO in azienda: certifico che hai seguito le regole per l'accessibilità
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    Sorry, Francesco: avrei dovuto controllare. Però Livio Mondini ha ragione lo stesso sulla rogna di per sé di dover usare 2 carrelli, sulla rogna aggiuntiva di quello LIA che non si svuota dopo l'acquisto presso il venditore, e sui criteri troppo vaghi del bollino LIA - e sul fatto che gli editori apparentemente di quel bollino se ne sbattono. Per il tuo uso di "visibilità", non ti preoccupare, ci giocano anche i ciechi stessi: c'è http://www.comecivedi.ch/ (ora in manutenzione) sito collaborativo di ciechi ticinesi, e http://www.titengodocchio.it/ , il sito di Vincenzo Rubano, studente cieco, per segnalare siti inaccessibili, nato da un suo sondaggo intitolato "m'illumino di meno...ma ci "vedo" di più". ;)
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    Figurati: cedo la primogenitura per molto meno di un piatto di lenticchie!!! ;-) A parte gli scherzi quello che intendevo dire è che LIA non si pone come interfaccia tra editori e non vedenti, ma piuttosto come "lobby" per spingere ad adottare gli standard che rendono gli ebook (più) accessibili e dunque (anche se indubbiamente potevano risparmiarselo!) essere a sua volta poco accessibile non è una colpa così grave: si rivolge più a vedenti che a non vedenti! Quanto ai criteri ammetto di non aver approfondito la cosa, ma si deve considerare che esistono standard internazionali (per il WEB il W3C, non so se sia applicabile anche agli ebook anche se a logica direi di si) che garantiscono il massimo di accessibilità. Adottarli non è banale ma nemmeno una cosa terribile (io l'ho fatto sulla piattaforma di elearning che ho creato): basta deciderlo e metterci quel po' d'impegno necessario. Immagino che la logica sia quella di spingere perchè la decisione sia presa e supportare per ridurre l'impegno necessario; mentre la "vetrina" sia più la classica carota alternativa al bastone (anche se in questi casi riterrei personalmente più adeguato i bastone!!! ;-D)
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    Ah, però tu avevi segnalibrato il sito stesso del progetto LIA! Io la recensione di Mondini su webaccessibile.org, quindi non c'è doppione. Webaccessibile.org è un sito dell'IWA Italia, coloro che hanno di fatto redatto le specifiche per la legge italiana sull'accessibilità informatica ("Legge Stanca"), cioè non solo l'accessibilità Web, se ho capito bene? Hanno anche una serie di testi su Stanca e WCAG, troppo tecnici per me. Sì, la carota vetrina-bollino può forse funzionare, ma questo dipenderà anche dalla reazione dei compratori potenziali che hanno bisogno di libri accessibili. Quelli non si baseranno prevalentemente sulla recensione di Mondini, forse (anche se Mondini, essendo cieco anche lui, e visto che scrive bene, è abbastanza seguito), ma piuttosto sul bouche à oreille, o equivalente Web 2.0.
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    Ah: m'ero fermato a LIA e non avevo fatto caso si trattasse di un commento su! Conoscevo l'IWA (un anno mi pare ci sono stato iscritto, ai loro esordi), non questo loro impegno. Posso però dire che la legge Stanca è estremamente discutibile: sia per come ha "personalizzato" gli standard invece di applicarli sia per restrizioni di contorno ed obblighi in alcuni casi assurdi che ha imposto. Non so però quanto sia farina del loro sacco e quanto contributo politico. Comunque adesso vado e leggere cosa ne dice lui
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    Non ha tutti i torti nelle sue critiche: effettivamente l'accessibilità del sito lascia molto a desiderare. La spiegazione però potrebbe esserci. Andando alla ricerca di chi ne fosse il proprietario (che non è specificato da nessuna parte sul sito!) scopro che si tratta di Ediser S.r.l. che - cercando - ha un sito sua che così la descrive: Ediser è la Società di servizi dell'AIE - Associazione Italiana Editori, fondata nel 2002 per l'erogazione di servizi rivolti alle case editrici, tra cui: - l'erogazione di corsi e seminari di formazione e aggiornamento per il personale che opera nella filiera editoriale e dei contenuti digitali o per persone che intendono avviare una casa editrice - la gestione dell'agenzia ISBN per l'area linguistica italiana, di cui è titolare l'AIE - la gestione dei diritti d'autore per la tutela dei diritti di riproduzione delle opere librarie e periodiche - l'organizzazione di fiere del libro attraverso la realizzazione "step by step" di stand collettivi e istituzionali - l'organizzazione di eventi legati al mondo dell'editoria - la gestione di progetti specifici di rilevanza nazionale e internazionale legati al mondo dell'editoria - il «Giornale della libreria»: il mensile professionale dell'editoria libraria e dell'industria dei contenuti editoriali italiana Inoltre LibriAccessibili.it - e più in generali il progetto LIA che ha un sito a parte chissà perchè... (progettolia.it) - è "Realizzato mediante il finanziamento del Ministero per i Beni e le Attività Culturali" come dice il disclaimer (obbligatorio per chi usi finanziamenti pubblici) accompagnato da loro del ministero definito "Partner di progetto". Insomma: sono gli editori che definiscono le condizioni per darsi il bollino e poi se lo danno... Ma pagato con i soldi che il Ministero non ha per salvare Pompei! Altro che bastoni e carote...
fabrizio bartoli

"Tutte" le sim Educational in SecondLife, come scovarle » VIRTUAL WORLDS MAGA... - 2 views

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    "I mondi virtuali sono tutt'altro che "piccoli", e come sappiamo il mondo dell'educazione è forse una delle applicazioni più interessanti ed importanti della virtualità."
fabrizio bartoli

Corso Paddi: Scheda del corso Paddi A - 8 views

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    "Scheda del corso Paddi A                     Cos'è Il corso è suddiviso in cinque moduli orientati alla conoscenza del mondo digitale e, in particolar modo, delle risorse che questo ambiente offre alla scuola e alla formazione in genere. Ha lo scopo di aiutare le insegnanti e gli operatori della scuola ad integrare progressivamente le risorse del web e della tecnologia in genere nel loro percorso didattico. Una delle scelte progettuali di tale percorso sposa la filosofia FREE o Open source proponendo l'utilizzo di materiali, risorse e strumenti di libero utilizzo. Il discente potrà quindi fruire direttamente dei materiali e le risorse senza alcun costo aggiuntivo di licenza o acquisto.      Il corso propone una libreria di soluzioni e materiali che, per sua stessa natura, non può essere esaustiva, ma va utilizzata come spunto per la ricerca e l'aggiornamento periodico.    "
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    interessante! mi piacerebbe proporlo ad alcuni miei colleghi, ma non ho capito bene come ci si iscrive e quanto costa... Grazie!
fabrizio bartoli

Scratch - For Educators - 3 views

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    Crea storie, giochi e animazioni Condividili con tutti, For Educators Scratch is designed with learning and education in mind. A wide variety of educators have been supporting Scratch creators since 2007, in both formal and informal learning environments - K-12 classroom teachers, educational and computer science researchers, librarians, museum educators, and parents. Cos'è ScratchEd? Partito nel Luglio 2009, ScratchEd è una comunità online dove coloro che insegnano Scratch possono condividere storie, scambiare risorse, fare domande e trovare altre persone con i loro stessi interessi. Dalla data di lancio, più di 7500 educatori provenienti da tutto il mondo si sono uniti alla comunità, condividendo centinaia di risorse e dando inizio a migliaia di discussioni. Unisciti gratuitamente alla comunità di ScratchEd sul sito scratch-ed.org. Come posso imparare di più sui modi in cui gli educatori usano Scratch - e come posso usarlo? Non sei sicuro di cosa è possibile fare con Scratch? Leggi una storia su come gli educatori hanno inserito attività basate su Scratch in moltissimi ambienti diversi. O esplora le risorse suddivise per età, discipline e ambienti. Guarda webinars e rivedi documenti come la guida al curriculum Scratch. Oltre ad esplorare la comunità online di ScratchEd e le sue risorse, puoi discutere con il Team di ScratchEd e con gli altri educatori di Scratch anche grazie a Twitter, Facebook, Edmodo, a incontri settimanali e alla nostra newsletter trimestrale.
antonella coppi

Un nuovo modo di fare didattica su edMondo - 4 views

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    prime esperienze su ed Mondo
lapizz

La Stampa - India, il computer nel muro che insegna ai bambini - 3 views

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    «Hole in the Wall» interessante esperimento di quella che viene definita educazione minimamente invasiva. Esiste anche un libro "Il buco nel muro- come i bambini imparano usando liberamente il computer" dello stesso Mitra ed.Effatà.
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    Grande, e mi commuove, perché il Buco nel Muro indiano era fra i temi di discussione del primo corso online che ho seguito, nel 2003, "Development and the Internet" del Berkman Center for Internet and Society di Harvard - una specie di proto-MOOC i cui contenuti sono tuttora online: http://h2o.law.harvard.edu/ViewProject.do?projectID=64 . A quei tempi essere in oltre 200 partecipanti da tutto il mondo ci sembrava "massive"... e i muri erano muri veri, mica quello di facebook :D La discussione sul Buco nel Muro si trova in http://h2o.law.harvard.edu/viewThread.do?postId=3252#3322
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    Grande Claude, grazie per i link, sempre 1000 passi avanti! Ho letto recentemente il libro e mi ha colpito molto.
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