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francesca tarulli

Il tutor online - 3 views

  • Nell'ambito della formazione a distanza il ruolo del tutor e' estremamente importante, oltre che peculiare. Spesso si tende, riduttivamente, a considerarlo una figura alternativa al docente tradizionale e a negare le sue peculiarita'.
  • Carl Rogers lo definisce un facilitatore dell'apprendimento
  • Il tutor come facilitatore, quindi, predispone il clima migliore per l'esperienza di gruppo e contribuisce a chiarire e a facilitare il conseguimento degli obiettivi educativi.
  • ...8 more annotations...
  • Egli fornisce il cosiddetto 'scaffolding', il sostegno tecnico e relazionale che favorisce l'apprendimento e stimola lo sviluppo delle potenzialita' individuali, dopo avere indotto il singolo a scoprirle
  • seconda della caratteristiche del corso e a seconda delle sue singole fasi, il ruolo del tutor puo' essere differente, cosi' come, di conseguenza, le competenze e le abilita' che gli vengono richieste per svolgere le sue mansioni.
  • tre diversi ruoli del tutor:
  • a) Il tutor-istruttore
  • b) Il tutor-facilitatore
  • c) Il tutor-moderatore/animatore
  • il rischio principale per il tutor e' l'overload, cioe' l'impossibilita' di gestire adeguatamente la classe virtuale
  • Il requisito fondamentale per poter essere un buon tutor e' avere seguito in prima persona uno o piu' corsi a distanza in qualita' di allievo.
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    Interessante articolo che sintetizza in modo molto chiaro alcuni aspetti principali della figura del tutor on line
Valentina Iobbi

http://www.liviapetti.net/LiviaPetti_IIpaper.pdf - 7 views

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    l'e-tutor un ruolo strategico perché orienta, comunica, facilita
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    Nell'articolo di Livia Petti viene ripreso ampiamente il contributo di Rivoltella (il libro "E-tutor. Profilo, metodi, strumenti"). Nella trattazione viene analizzata la complessa figura dell'e-tutor (che comprende diverse sfaccettature) mediante una breve analisi sulle sue identità, funzioni e competenze. Viene poi approfondita la figura dell'e-tutor nella sua veste di e-moderator che svolge un ruolo fondamentale all'interno della comunità online. Su questo aspetto viene ripresa la letteratura a riguardo. Inoltre, sono evidenziati i rischi e le difficoltà di interazione e comunicazione che può incontrare il tutor online e vengono indicati due strumenti (la netiquette e l'agenda di lavoro) per svolgere al meglio l'attività di tutor moderatore.
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    Contributo molto interessante sulla figura del tutor, in particolare su quella del tutor moderatore nei gruppi di apprendimento di matrice costruttivista.
marica pizzetti

Form@re - 2 views

  • il tutor: - svolge un ruolo attivo, per quanto gli compete, a seconda del tipo di attività collaborativa che i corsisti praticano in rete (administrator nella simulazione di un corso online, master nel gioco, osservatore/critico nell'attività di scrittura collaborativa…); - reagisce alle sollecitazioni dei gruppo di attività valutando se e come apportare variazioni agli obiettivi stabiliti: ad esempio, se in una simulazione il gruppo dei corsisti volesse puntare sull'elaborazione di pagine Web, spetterà al tutor valutare la fattibilità dell'ipotesi. In ogni caso i corsisti dovranno sapere che il tutor avrà l'ultima parola sulle varianti allo schema iniziale. Se il tutor valuta positivamente proposte di variazione allo schema iniziale svolgerà un preciso ruolo di supporto/suggerimento nel reperimento o nell'elaborazione dei materiali necessari, assumendo almeno per un periodo anche un ruolo di facilitatore; - produce un "report" periodico sullo stato dell'attività in corso, da inviare a tutti i corsisti. La cadenza potrebbe essere settimanale, anche se questo dipenderà dalla durata complessiva dell'attività e dal ritmo che i corsisti sono in grado di seguire; - sollecita i corsisti a "chiudere" le attività collaborative producendo un risultato, in base agli obiettivi stabiliti o a quelli che si sono andati delineando. In questo caso il termine ultimo per la chiusura dell'attività può anche variare leggermente da gruppo a gruppo tra quelli moderati dal tutor, anche se l'oggetto o l'approccio fossero uguali.
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    La figura del tutor e i suoi compiti
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    La figura del tutor cambia in base alla tipologia di corso e quindi alla modalità d'azione adottata. Possiamo avere dunque il tutor "istruttore", "facilitatore" e "moderatore-animatore".
Elisa Contigiani

The tutor's role in supporting distance learners via computer conferencing - 5 views

  • Risk of tutor overload
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    Un interessante articolo di Rowntree sulla figura del tutor on line.
Valentina Iobbi

http://isdm.univ-tln.fr/PDF/isdm39/Article_Isdm_Ticemed09_Silenzi_MP%20ok.pdf - 1 views

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    I tutor online all'università di Macerata: un interessante articolo di S.Silenzi.
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    Riflessione sui corsi on-line a macerata con un particolare spazio dedicato alla figura del tutor.
Valentina Iobbi

OPEN DISTANCE LEARNING E FORMAZIONE APERTA. LA CENTRALITA' DELLA MEDIAZIONE NELLA FORMA... - 1 views

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    Interessante documento di Mina Shedev sulla formazione a distanza e sull''importanza del tutor nel suo ruolo di moderatore
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    Importanza della mediazione del tutor nelle comunità di apprendimento online di matrice costruttivista
Lucia Vagnoni

Form@re - 1 views

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    Le difficoltà del tutor online secondo alcuni esperti del settore
patty battista

Il tutor online - 4 views

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    Metodologie e aspetti del tutor online di Anna Fata
Laura Fedeli

Bando Corso di Perfezionamento "Tutor Online": Università di Macerata - 1 views

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    Il bando scade il 10 gennaio 2012
D. Zani

Orienta Online - 2 views

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    Una pagina molto interessante sulla figura e sulle competenze del tutor on line.
francesca tarulli

Tutor Online: formazione, ricerca e condivisione - 7 views

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    Multi-author blog sulle tematiche dell'e-learning e del tutoraggio online
Valentina Iobbi

form@re » Blog Archive » Gestire e organizzare la comunicazione online - 2 views

  • nuove e-community che ormai si sviluppano nel campo dell’istruzione richiedono una moderna, complessa e articolata literacy
  • technological literacy
  • information literacy
  • ...11 more annotations...
  • communication literacy
  • media literacy
  • la nostra attenzione sui fenomeni comunicativi
  • L’efficacia e il funzionamento di una comunità di apprendimento o di pratiche dipendono in gran parte dall’equilibrio tra il sistema sociale, che vi si sviluppa e che fa riferimento alla costituzione dei gruppi, ai flussi della comunicazione, alle dinamiche relazionali e al sistema tecnologico che viene utilizzato
  • Se da una parte non vi è più un luogo fisico, come nella comunicazione in presenza, nasce però un luogo che potremo definire virtuale e sociale, nel quale i soggetti protagonisti si incontrano e tessono relazioni
  • Le modalità di accesso con l’utilizzo combinato di alcuni ambienti così detti groupware avvicinano molto la CMC ad attività di collaborazione/cooperazione legate allo scambio di file e documenti, alla scrittura condivisa, all’elaborazione comune che fino a qualche tempo fa erano possibili solo in presenza.
  • necessità, da parte del tutor di rete che gestisce e organizza la comunicazione, di riuscire a monitorare ciò che accade, indagando sia gli aspetti più propriamente quantitativi che quelli più specificatamente qualitativi, al fine di orientare il gruppo verso una identità che permetta di favorire la piena collaborazione e cooperazione. Se per i primi sarà indispensabile conoscere la frequenza con cui gli appartenenti alla comunità si scambiano i messaggi, il numero dei messaggi per ciascun thread di discussione, lo scarto tra chi interviene di più e chi rimane ai margini, per gli aspetti qualitativi sarà fondamentale verificare la coerenza dei contenuti con il compito assegnato, distinguendo gli aspetti teorici, quelli tecnici, le richieste di aiuto e collaborazione, la capacità di innescare reazioni e discussioni [Calvani e Rotta, 2000].Sarebbe utile altresì riflettere sull’identità che si delinea all’interno del gruppo di
  • gruppi di aiuto reciproco centrati sulla discussione di argomenti specifici
  • gruppi aperti
  • gruppi di lavoro
  • sotto controllo alcuni dei disturbi più frequenti della comunicazione on line quali quelli del flaming (letteralmente esagerazione) che si manifesta quando qualcuno occupa tutto lo spazio della comunità; del pensiero deviante, quando ci si allontana dal compito assegnato o quando non vengono riconosciute le priorità; dell’utilizzo personale della rete per scopi personali o pubblicitari [Calvani e Rotta, 1999].
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    Interessante riflessione sulla CMC e sul suo ingresso nell'ambito della formazione dei professionisti.
Valentina Iobbi

form@re » Blog Archive » Web 2.0 e formazione: folksonomia e apprendimento co... - 3 views

  • Web 2.0 e formazione: folksonomia e apprendimento condiviso
  • formazione attraverso la rete rappresenta una strategia efficace per aspetti che spaziano dal versante economico, al logistico, al personale
  • Lifelong Learning
  • ...31 more annotations...
  • Lifelong Learning
  • La diffusione delle teorie di apprendimento collaborativo in ambito formativo, rivolto perciò all’utente adulto, abbinate alle tecnologie di comunicazione, hanno avuto come esito la progettazione di un apprendimento collaborativo assistito dal computer (Collis, 1994).
  • L’utente, divenuto nel tempo il gestore di complesse interazioni uomo-macchina-uomo, interagisce con un “virtuale” che sempre più assume la veste di una comunità che apprende insieme, collaborando e condividendo la costruzione di una conoscenza che è sempre più una questione sociale
  • Per quanto riguarda il multimedia, bisogna garantire l’accesso alle informazioni in un formato e ad un livello di difficoltà adeguato al gruppo destinatario (Lowjck, 2000)
  • fare formazione oggi, è divenuto imperativo:costituisce la risposta al pressante bisogno di efficienza ed efficacia tali per cui gli standard di prodotto risultino competitivi nel mercato, di qualunque natura esso sia
  • E’ allora possibile pensare al web 2.0 come ad un alleato per la formazione?
  • valenza del web 2.0 e dei tools che lo caratterizzano perché, che lo si condivida o meno, sta riscuotendo un successo planetario
  • Chiunque può comunicare, socializzare, chiedere, ricevere, basta accedere e si possono utilizzare tantissimi servizi in un unico profilo: la scelta è individuale.
  • social network
  • Il web sta evolvendo in misura espositiva verso modelli che fanno del singolo utente il gestore del processo di ricerca ed analisi, nonché di divulgazione delle informazioni e la formazione professionale non può ignorare l’applicabilità dei tools che lo caratterizzano, ai fini formativi. Serve analizzare le singole variabili, porle in relazione e verificarne la validità e funzionalità nei percorsi online.
  • dobbiamo inglobare anche le variabili d’uso dello spazio di interazione ai fini di una gestione del sapere che si strutturi e conformi a personali ed individuali modalità di classificazione e valutazione degli apprendimenti costruiti e condivisi
  • La scelta di associare a questo o quest’altro bookmark all’etichetta che denomina il messaggio riflette quindi processi di mediazione e riconoscimento di significato, nonché informazioni sul linguaggio informale veicolato. E’ un processo di selezione delle informazioni molto interessante: permette di individuare i costrutti usati dal singolo, di ricercarne coerenza all’interno dei bookmark creati e di tracciare un profilo del tipo di intelligenza usata e dei bisogni. In un contesto di formazione dare modo agli utenti di intervenire sul flusso comunicativo in una forma per così dire, riservata, è una intelligente opportunità per far marciare il processo su binari distinti ma integrabili.
  • Web e folksonomie
  • Parlare di formazione e web 2.0 rimanda perciò a due caratteristiche fondamentali: utenti adulti e contesti virtuali di interazione, dove coesistono sia LMS e LMSC in continua evoluzione che tools per la personalizzazione del processo di apprendimento e formazione in atto.
  • Naturale conseguenza a ciò, in un’epoca in cui le ICT sono strumento di lavoro diffuso massivamente, pensare alla formazione online diventa una strategia appetibile
  • ovvio che il fruitore del processo si pone in posizione centrale rispetto l’ambiente di apprendimento che gli ruota intorno e del quale egli usa solo ciò che gli è utile.
  • L’integrazione di tali ambienti virtuali di apprendimento, che per loro progettazione e struttura sono standardizzati, con i tools derivati dal web 2.0 rappresenta un tentativo di rendere sempre più integrato il processo di formazione, in modo che ci si orienti verso il Networked Collaborative Learning ( Findley, 1988).
  • L’interazione uomo computer evolve in interazione tecnico sociale
  • All’utente viene richiesta abilità interpretativa per ottimizzare la sua relazione uomo macchina e ancora una volta essa non è attività individuale ma sociale: lo scopo comunicativo è rendere comprensibile agli altri il mio pensiero e per farlo, posso integrare la comunicazione scritta con molti altri strumenti. Servono tecnologie usabili ed interpretabili
  • “il contesto sociale è essenzialmente il sistema simbolico di una certa cultura continuamente alterato dall’intervento pratico umano, e non è riducibile alle relazioni interpersonali, intese come ambiente puramente fisico in cui avviene uno scambio di informazioni; gli esseri umani si scambiano significati e non pezzetti di info, si scambiano interpretazioni delle situazioni in cui sono coinvolti, e l’elemento chiave di disambiguazione dei messaggi è il riferimento a un contesto significativo comune.”
  • l’inserimento di particolari tools in contesti per la formazione online, quali le piattaforme (LMSC), può dar vita a forme di feedback indiretto, ma altrettanto utile sia ai fini di promozione delle interazioni efficaci, che di creazione di linguaggi condivisi. Faccio riferimento ai bookmark ed ai tag.
  • Bookmark: personalizzare per tracciare all’interno del gruppo, il proprio sapere
  • soprattutto dal punto di vista di condivisione di esperienze e saperi, testati, provati sul campo e ritenuti validi
  • bookmark associata non a siti ma a post, con la creazione di cartelle implementabili a piacere, ricche di materiale autentico ricavato dal forum e selezionato dal singolo utente permetta in real time, durante la partecipazione a corsi di formazione in rete che prevedono l’uso del forum, di adattare il percorso via via che si snoda secondo personali esigenze.
  • capire se la formazione online possa trarre vantaggio dalla folksonomia e perché.
  • Tagging: libero o semantico?
  • la possibilità di segnalare ciò che è ritenuto importante e di renderlo visibile al gruppo, oltre che a sé stesso.
  • dal tagging
  • L’idea è di dotare i forum didattici di duplice modalità di tagging: libera e semantica, l’una gestita dal gruppo che interagisce durante il processo di formazione, l’altra strutturata su categoria ontologica, gestita dal tutor
  • La visibilità attraverso le cloud e la scelta della terminologia di riferimento, può a mio avviso costituire un’ulteriore indice di condivisione della conoscenza da valutare ai fini di valutazione del flusso comunicativo (analisi qualitativa).
  • Concludendo, portare il web dentro la formazione è senza dubbio una strategia utile al singolo ed al gruppo; si dà la possibilità che il sapere trasli in soluzione di continuità tra il formale ed il non formale, attraverso l’informale ( Cross, 2006) creando banche dati strutturate su terminologie generate dalla pratica e funzionali quanto gli script, in accezione anche di ergonomia cognitiva.
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    Spunti di riflessione sulla necessità di inserire le tecnologie del web2.0 all'interno dei corsi di formazione, con particolare riferimento al tagging e alle folksonomies.
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    Questo articolo è interessantissimo perchè parla proprio di ciò che sta facendo il nostro gruppo in questa II fase del II modulo del corso!!!
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