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dbonomo1

Gli effetti della propaganda partecipatoria: dalla socializzazione all'internazionalizz... - 3 views

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    Il saggio scritto da Gregory Asmolov e disponibile sul Journal of Design e Science pubblicato dal MIT Press risale ad Agosto 2019 ma è diventato estremamente attuale date le novità sul fronte Russo Ucraino del 20 Febbraio 2022. Proprio in questo momento infatti si sta combattendo una guerra alle porte dell'Europa, ma non solo, nel saggio infatti leggiamo questa citazione: "In the world of Homo Digitalis, anyone with an Internet connection can become an actor in a war" (Patrikarakos, 2017)". La propaganda partecipativa supera la semplice censura e passa attraverso l'intenzionale costruzione e manipolazione delle relazioni tra l'utente e il suo ambiente. Le Fake News, il Crowdsourcing con la mobilitazione delle risorse e la Digital Disconnection sono gli elementi che portano alla socializzazione ed internalizzazione del conflitto, vero scopo della propaganda partecipativa. Ciò significa integrare gli artefatti culturali trasmessi dai media, nel processo cognitivo, andando a definire la nostra relazione con la realtà. Il saggio ci permette di riflettere su ciò che sta avvenendo in questo momento favorendo il pensiero critico e l'analisi dell'uso dei media. Ponendo le basi per un'efficace contro-propaganda.
poldans

The Isis propaganda war: a hi-tech media jihad - 3 views

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    Articolo scritto da Steve Rose e pubblicato su The Guardian relativo all'utilizzo dei media da parte dell'ISIS. L'articolo spiega come i nuovi media siano diventati parte integrante degli strumenti di comunicazione e propaganda nell'ambito strategico della guerra combattuta dagli estremisti Islamici. L'utilizzo dei nuovi media ha una duplice funzione; da una parte la minaccia e l'intimidazione e dall'altra la promozione finalizzata al reclutamente al di fuori del territorio di appartenenza. L'articolo spiega inoltre, come le tecniche mediatiche siano utilizzate con maestria, nonostante le produzioni a basso costo, per tradurre il messaggio estremistico con la maggior enfasi possibile. Anche questo è il mondo dei nuovi media
lidiabonifazi

Noam Chomsky - Il mito dei media liberi - 2 views

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    I media riempiono il nostro quotidiano ormai da moltissimo tempo. Sono perfettamente integrati nelle nostre vite al punto da scandirle e condizionarle senza che ce ne rendiamo conto. Il loro ruolo a differenza di quanto appaia è ben diverso da quello di informare i cittadini e di divulgare notizie. Sia che si definiscano liberali oppure conservatori, i principali media sono delle grandi aziende possedute da società ancor più grandi. Come tutte le imprese vendono un prodotto sul mercato. Il mercato in questione è la pubblicità, il prodotto venduto è il pubblico, l'audience. Il sistema dottrinale produce propaganda di comune accordo con le istituzioni statali, le grandi imprese, il mondo culturale e scolastico. Come tutte le propagande mira a colpire un bersaglio preciso che è diviso in due parti: la prima è quella della classe politica, ovvero gruppo ristretto di individui colti ed istruiti che spesso hanno il compito di amministrare uno Stato; la seconda è quella composta da quelli che Walter Lippmann chiama semplici spettatori, ovvero la maggior parte degli individui, il gregge smarrito, da viziare e coccolare. Da loro ci si aspetta che obbediscano e che ricevano il giusto indottrinamento, in cambio di soap opere, film, Super Bowl, Champions League etc. etc.Insomma, distrazioni. Il linguista e filosofo Noam Chomsky ha riassunto tutto il ruolo dei media e del loro rapporto con il potere in dieci punti essenziali. Sono le dieci regole per il controllo sociale, una spiegazione semplice e mirata in modo da capire perfettamente come i media controllano la nostra vita per riflesso condizionato. Con queste dieci regole,Chomsky ci apre le porte verso il mondo della consapevolezza. Ci invita a non finire come la sua rana bollita, a compiere un grande salto per uscire dal pentolone d'acqua bollente prima che sia troppo tardi. I media, di comune accordo con il potere, gestiscono la nostra vita e influenzano le nostre scelte, soprattutto nella politica. L'unico
mariuanelli

INFORMAZIONE O PROPAGANDA? - 5 views

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    L'articolo fornisce strumenti fondamentali per riconoscere nei discorsi le forme di persuasione utilizzate dagli oratori/persuasori. Questa conoscenza favorisce lo sviluppo del pensiero critico che ci permette di difenderci, individuando le affermazioni distorte ed evitando la manipolazione mediale. In particolare l'autore descrive in una griglia i criteri e le domande guida da utilizzare per valutare l'affidabilità delle informazioni presenti nel WEB. Saper controllare l'affidabilità dell'informazione mediatica è una "competenza chiave" irrinunciabile per tutti coloro che vogliano essere cittadini consapevoli e attivi.
federicazari

Disinformazione e propaganda: ecco come smascherare le fake news - 4 views

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    Questo articolo di Andrea de Gardi, giornalista WEF (World Economic Forum) specializzato nell'evoluzione digitale delle attività d'impresa, espone il problema della disinformazione che circola principalmente sui social media, spesso con immagini d'archivio riproposte come breaking news, e suggerisce un elenco di accortezze e azioni che l'utente può intraprendere. Personalmente non credo sia sufficiente un elenco di consigli per combattere il mondo delle fake news: non sempre è facile riconoscerle, dipende da molti fattori talvolta anche emotivi, dalla situazione in cui si trova il soggetto e soprattutto se ciò che leggiamo rafforza una nostra opinione/credenza. Quello che è certo è che non si può insegnare velocemente ad affrontare questo problema che richiede una serie di tecniche per verificare i fatti: e' necessario che gli utenti diventino più autonomi, competenti e critici, occorre una profonda comprensione di come funzionano i media, come comunicano, come rappresentano il mondo, come vengono prodotti e usati. Non si combattono fake news fornendo decaloghi che pretendono di insegnare la distinzione tra verità e falsità ma occorre una comprensione sofisticata. Per questo alla base dell'insegnamento della media education abbiamo il pensiero critico, processo riflessivo nel quale dobbiamo costantemente mettere in discussione i nostri preconcetti e le nostre interpretazioni per evitare che queste notizie, create talvolta per provocare comportamenti aggressivi, diventino un fatto sociale con un forte potere coercitivo sulle decisioni delle persone
inesgio

MEDIA, ETHICAL NORMS AND MEDIA LITERACY EDUCATION | Ljajić | Facta Universita... - 4 views

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    L'articolo tratta la tematica legate alle norme etiche relative ai nuovi media e alla necessità forte di applicare una educazione ai media e promuoverne l'alfabetizzazione. Il punto di vista dell'articolo è estremamente interessante, ricalca sicuramente tutti quelli che sono dubbi e complessità affrontate dalla "sfida etica" ai nuovi media. Lo affronta sia da un punto di vista giornalistico e dunque dalla necessità di creare delle linee guida basate sul rispetto della proprietà intellettuale, dell'identità, alla moralità, alla competenza e al buon senso proprio perchè come abbiamo visto il veloce avvento dei media e la loro diffusione non ha permesso uno sviluppo altrettanto veloce di quelle norme che ne permettessero un utilizzo sicuro e anche facilitato. Da Habemas, Klippers, Giles fino a White abbiamo un excursus di analisi e ricerche che basandosi sulla necessità profonda di avere linee guida precise e chiare che possano indirizzare non solo gli enti e lo stato ma anche il singolo cittadino esposto e più "fragile" alla potenza di canale mediatico che è utilizzato anche dallo Stato, come in passato, come strumento di propaganda e diffusione di concetti precisi, ove più egualitari ove meno (ad esempio nei reggimi autoritari dove si attua censura e propaganda politica). In linea di massima, l'alfabetizazione digitale è l'unica soluzione praticabile e possibile che permetta llo sviluppo di quello spirito critico del singolo che gli permetta di discriminare sia in termini di notizie (fake news ecc) sia in termini di maggiore consapevolezza nell'utilizzo dei nuovi media anche in un ottica più sicura per se stessi e per gli altri. Evitando le derive anche patologiche a cui ci sta abituando proprio l'informazione mediatica e permettere un utilizzo sano e ottimale. Iniziare quindi nelle scuole permettendo proprio ai bambini, i più fragili, di sviluppare quella competenza critica sin dall'infanzia che non li renda manipolabili è soggetti pass
saraercoli

La comunicazione mediatica dell'Isis. - 8 views

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    Se ne è parlato tanto negli ultimi mesi, quindi ho ritenuto azzeccato ricercare un articolo che trattasse dell'Isis e di quella che è stata una guerra scoppiata nel più totale silenzio grazie alla comunicazione mediatica. In questo articolo viene spiegato il lato oscuro dei media e il modo in cui essi possano trasformarsi in potenti strumenti di controllo e di diffusione della paura. La strategia dell'Isis è ben pensata e furba, sorprendentemente efficace e capace di fare propaganda a più livelli. Alla base di tutto vi sono i video noti per il carattere particolarmente violento (si ricordino quelli di decapitazione o quelli dei boia bambini), pubblicati soprattutto su twitter, che hanno fatto il giro del web e del mondo a causa delle condivisioni sui social e dei telegiornali. Ciò ha portato non solo al terrore generale, ma anche e soprattutto all'arruolamento di un numero esorbitante di persone: gli emarginati della società. L'Isis si fa pubblicità attraverso la paura. Lo stato islamico produce circa 90000 tweet al giorno, si immagini quanti possano essere i retweet!
Francesco Pio Fabietti

Fabio Volo intervista Noam Chomsky (2012) - 6 views

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    Analizzando i discorsi di Buckinghan, mi sono ricordato di quest'intervista di 2 anni fa in cui Chomsky spiega perchè i bambini sono l'obiettivo principale della pubblicità/propaganda e perchè le trasmissioni indirizzate agli adulti sono spesso banali e infantili.
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    Interessantissimo!!!
verniti

Contro la guerra cognitiva. Educare allo scetticismo attivo - 1 views

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    Il secondo articolo - scritto da Roberto Trinchero dell'Università di Torino - l'ho scelto perché descrive la guerra cognitiva, una forma di guerra che seppur non prevede violenza fisica, talvolta è molto più aggressiva, portando fenomeni come il cyberbullismo. La guerra cognitiva, attraverso la manipolazione sistematica delle informazioni, ha la finalità di costruire rappresentazioni mentali generalizzate, ossia modi di pensare diffusi nell'opinione pubblica che orientano i comportamenti e gli atteggiamenti dei soggetti. In questo articolo vengono elencate le strategie utilizzate dalla "guerra cognitiva" per manipolare i soggetti. La strategia proposta per difendersi è "lo scetticismo attivo" ossia una forma di pensiero critico e attento. In esso vengono descritti in modo dettagliato i dieci criteri chiave per la valutazione della credibilità dei messaggi (esempio di applicazione dello scetticismo attivo).
carmine-corino

La disinformazione è la conseguenza del fatto che "la verità non ci piace abb... - 8 views

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    Articolo dedicato al punto di vista dell'autore Matteo Grandi, il quale ha scritto il saggio "La verità non ci piace abbastanza", nel quale tratta tematiche inerenti la disinformazione ai tempi di internet. Oggi la disinformazione è un fenomeno che si allarga a macchia d'olio e che può contare su una rete di complici, più o meno consapevoli, molto nutrita. Dalla politica che ha scelto le fake news come nuova forma di propaganda, al giornalismo tradizionale che, travolto dalle nuove tecnologie e dalla competizione con le dinamiche del web, sta rincorrendo sensazionalismo e clic spesso a scapito della veridicità e della qualità delle notizie. E mentre la notizia si trasforma in prodotto e come tale viene trattata, gli utenti online, già disorientati e spesso condizionati dalle fake news tradizionali, sono portati ulteriormente fuori strada da profilazione e algoritmi che hanno la pretesa di selezionare per noi le fonti e le informazioni. Un quadro estremamente instabile in cui la pandemia e l'infodemia che ne è scaturita hanno contribuito a creare la tempesta perfetta. Eppure anche noi utenti abbiamo le nostre responsabilità. Spesso troppo pigri per approfondire, a volte troppo pieni di pregiudizi per mettere in discussione le cose che leggiamo, ci stiamo assuefacendo a una forma di informazione che proprio grazie alla rete potremmo testare e verificare. Se solo la verità ci stesse abbastanza a cuore...
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