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faithmost

ATTIVITÁ DI MEDIA EDUCATION NELLA SCUOLA DELL'INFANZIA - 6 views

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    In questo articolo è descritto il progetto di media education attuato in una scuola dell'infanzia italiana e poi ripetuto in un altro istututo in tempi diversi tenendo conto del contesto socio-economico del territorio e delle fasce d'età dei bambini coinvolti. E' emerso che a tre anni è opportuno lavorare con le immagini e le fotografie (la funzione espressiva, la dimensione etica, l'importanza del sé e della propria immagine), a quattro anni con la televisione (selezione dei contenuti, tempi di visione, problemi di proiezione e identificazione) e a cinque anni con il tablet attraverso specifiche attività. Inoltre è risultato cruciale il coinvolgimento collettivo delle famiglie (meeting, questionari, lavori di gruppo) per la discussione e la riflessione sui problemi correlati alla gestione degli strumenti digitali. Presupposto che il livello di civiltà di una società è direttamente proporzionale all'importanza e la cura dell'aspetto educativo-formativo delle nuove generazioni, considerando il fortissimo impatto che lo sviluppo tecnologico e la media education hanno su di esse, si ritiene auspicabile una corretta declinazione della stessa, al fine di perseguire il suddetto obbiettivo formativo. Considerando l'evidente difficoltà del sistema scolastico ad essere all'unisono con lo sviluppo e l'utilizzo tecnologico, nonostante i progressi degli ultimi anni, e considerando anche la differenza tra i contenuti a cui i bambini sono esposti quando sono a casa e quelli affrontati in classe, è fondamentale comunque che ci sia una volontà di miglioramento, con un atteggiamento di critica e di costruttivo orientamento della funzione e dell'utilizzo della media education. Pertanto essendo il sistema scolastico un sistema complesso, è evidente che possa mostrare delle criticità nell'adeguamento immediato ai tempi dello sviluppo tecnologico, è però fondamentale che come struttura formativa non rinunci alla propria funzione educativa e di orientamento consapevole de
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    L'articolo illustra un'esperienza di ME in un'ottica di curriculum digitale verticale, svolta presso due scuole d'infanzia in due comuni del varesotto, durante gli A.S. 2017/18 e 2018/19. Essa nasce dalla consapevolezza che i bambini in età pre-scolare sono già immersi nelle nuove tecnologie e le utilizzano spesso in maniera impropria, mentre i genitori sembrano poco consapevoli dell'importanza di dare loro delle regole. La sfida è stata quella di intraprendere un simile progetto con bambini così piccoli, coinvolgendo le famiglie attraverso attività pratiche che li aiutino a ragionare e a dare loro consigli utili per un'educazione digitale adeguata da impartire ai loro figli. Le finalità sono: sviluppare una cittadinanza digitale attiva e realizzare specifici obiettivi di apprendimento come saper riconoscere il valore di una foto; prendere consapevolezza della necessità di tutelare la propria immagine e rispettare quella altrui; dare valore al tempo che si dedica ai dispositivi tecnologici e limitare l'uso dei media; ecc.. Il metodo didattico sperimentato è l'EAS di Rivoltella. Il lavoro svolto con i bambini e con i loro genitori è stato significativo; dalla riflessione nei gruppi è stato possibile trarre spunti rilevanti, che sono stati tradotti in un decalogo digitale.
victorianettuno

Come nasce una fake news ( e perchè viene cliccata piú di quelle vere). - 3 views

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    L'articolo riportato su '' il Sole 24 ore'' viene presentato il più grande e sistematico studio sulle fake news condotto dal Massachusetts Institute of tecnology in collaborazione con Twitter. Da questo studio è emerso che le fake news: - Hanno una velocità sei volte maggiore di una news vera. - Hanno il 70% di probabilità di essere retwittate. Il team si è affidato a siti terzi di fact-checking per distinguere notizie vere e false, scoprendo che le false battono quelle vere sia sulla metrica orizzontale che su quella verticale. Perché succede questo? Gli studiosi sono arrivati a delle conclusioni: - Le fake news sono confezionate per essere più originali e nuove rispetto a quelle vere. - Fanno abilmente leva sulle emozioni umane. - Si concentrano su temi come la politica, terrorismo e disastri naturali.
nicolebenini

Nuovi Media e Cittadinanza Digitale. La scuola del ventunesimo secolo come luogo per la... - 7 views

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    In questo articolo pubblicato nel 2015, l'autrice Simona Perfetti riflette su come le prospettive della Media Education si siano modificate nel corso degli anni e come ad oggi sia più appropriato parlare di New Media Education, enfatizzando in tal modo l'esigenza di focalizzarsi non solo sul pensiero critico, ma anche sulla responsabilità dei soggetti, che da meri consumatori sono divenuti contestualmente anche produttori di contenuti digitali. In una società caratterizzata da complessità, incertezza e generazioni multitasking di "giovani connessi" (nel testo riprende gli autori che hanno sostenuto tali affermazioni), ritiene che nelle scuole occorranno prospettive che integrino apprendimento verticale, scolastico, con forme di apprendimento orizzontale, tipiche dei media. La cittadinanza è da lei vista come uno dei principali obiettivi che dovrebbero esser promossi dalla scuola e dai new media e argomenta su come l'utopia possa essere il modello pedagogico a supporto. Tra le varie riflessioni, l'autrice parla infine di cittadinanza glocale, basata su una nuova dimensione antropologica di "stati di connessione", che si deve confrontare necessariamente con i social network; questi ultimi possono infatti esser visti come moderne agorà in cui la partecipazione è vista come occasione di democrazia. Democrazia che, se da un lato richiama la dimensione dell'incontro, del dialogo e del rispetto della differenza, dall'altro rimanda anche ai diritti e alle responsabilità di ogni persona come cittadino digitale.
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    Grazie Nicole, ho trovato questo articolo veramente interessante, la nuova consapevolezza richiesta ai giovani, la possibilità di nuove riflessioni...
denisedesio

iGeneration: l'impatto delle nuove tecnologie su bambini e adolescenti - 9 views

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    Sebbene siano noti gli aspetti positivi della tecnologia digitale e le loro trasformazioni in particolare sulla Generazione Z; bisognerebbe insegnarla maggiormente nelle scuole alle nuove generazioni per diminuire il rischio degli effetti negativi che tali strumenti possono apportare e per ottimizzare il loro utilizzo. Giovani sempre più multitasking, problem solver, creatori attivi della loro conoscenza tramite procedimenti non lineari, veloci e rapidi che vivono internet e non semplicemente ci navigano; rischiano, a causa anche della non conoscenza approfondita degli stessi item, di sperimentare fenomeni di apatia, di mancanza di attenzione profonda ( "in internet si tende a passare da un rubinetto di informazioni all'altro ") di analfabetismo emotivo e di relazioni superficiali.
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    L'articolo è stato pubblicato il 5 aprile del 2017, dalla Dott.ssa Giulia Radice, psicologa psicoterapeuta cognitivo comportamentale, iscritta all'ordine degli psicologi della Lombardia dal 12/03/2015. Nell'esercizio della sua professione si occupa di ansia e panico, depressione, disturbi di personalità, trauma, lutti e separazioni, difficoltà relazionali e sociali. L'autrice nata tra il 1980 e 1990 si attribuisce l'appellativo di nativa digitale riproponendo in bibliografia l'articolo di Prensky "Digital Natives, Digital Immigrants" del 2001, dove egli identifica con questo termine gli individui che hanno vissuto a contatto con i mezzi di comunicazione digitale. All'interno dello studio, 1985 è la data che segna il passaggio cruciale dovuto alla diffusione di massa del computer, le persone nate prima di questa data che si sono poi approcciate al linguaggio digitale in una fase successiva sono definiti immigrati digitali da Prensky. L'autrice si interroga sul modo in cui le tecnologie digitali stanno trasformando le nostre vite, le nostre abitudini, le nostre abilità cognitive e i nostri comportamenti, interrogativo che genera il titolo dell'articolo: "come le nuove tecnologie ci stanno cambiando: la iGeneration". L'autrice presenta inizialmente l' Igeneration o generazione z, gli iperconnessi di cui molto ha scritto la docente Twenge , psicologa alla San Diego University, autrice di saggi ed articoli sull'adolescenza dove ha proposto un'analisi accurata della iGeneration attraverso il confronto con le generazioni che l'anno preceduta (Baby boomers 1946-1964, Generazione X 1965-1979 e i Millenials 1980-1994) individuandone otto tendenze che la definiscono: immaturità, iperconnessione, incorporeità, instabilità, isolamento e disimpegno, incertezza e precarietà e inclusività. Degli articoli e dei saggi della Dott.ssa Twenge non vi è traccia in bibliografia, così come di una parte della posizione di Cesare Rivoltella, che
dogaru-cristina

Pensiero Creativo e Pensiero Laterale, Il metodo "Sei cappelli per pensare" di E. de Bono - 4 views

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    Il termine pensiero laterale è coniato dallo psicologo Edward De Bono, considerato uno dei più grandi esperti del pensiero e, in particolar modo, del pensiero creativo. Nel suo libro "The Use of Lateral Thinking", De Bono parte dall'analisi del pensiero verticale e dai suoi limiti, per giungere alla conclusione che un pensiero alternativo, laterale appunto, possa aiutare a trovare nuove soluzioni a un problema, stimolando la ricerca di nuove interpretazioni della realtà. Secondo l'autore, uno degli esercizi per sviluppare il pensiero laterale più conosciuti è la metodologia dei sei cappelli, molto utilizzata sia in ambito educativo, sia nelle attività orientate al benessere organizzativo delle aziende. Per affrontare un problema in modo alternativo non basta dirsi "pensa fuori dagli schemi", ma bisogna mettere in pratica questa abilità con l'utilizzo di tecniche di pensiero laterale specifiche come quella che Del Bono spiega nel libro "Sei cappelli per pensare". Un'altra tecnica simile è il brainstorming, dove la mente è libera di proporre idee anche totalmente diverse l'una dall'altra. Condivido con voi due video dove si può osservare come funziona il metodo dei "Sei capelli per pensare", uno in ambito scolastico, e uno in ambito aziendale. https://www.youtube.com/watch?v=MO4T_pQBVQc https://www.youtube.com/watch?v=rZ3bqcjivVI&t=45s
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