Skip to main content

Home/ Psicotecnologie e Processi Formativi - Uninettuno/ Group items tagged Esperimenti

Rss Feed Group items tagged

Francesca Di Maio

Chrome Experiments - Come i browser cambieranno il nostro modo di interagire con il web - 2 views

  •  
    Una vetrina di esperimenti creativi programmati in JavaScript, HTML5 e WebGL. Questa pagina ospita i link per alcuni esperimenti che fanno utilizzo di tecnologie browser-based. In poche parole, attraverso un solo programma, cioè il browser, è possibile visualizzare e modificare contenuti multimediali, utilizzare applicazioni con grafica avanzata e in generale ottenere un'utilizzo più coinvolgente del web. Questo getta le basi per un utilizzo futuro molto più semplice rispetto ad oggi perchè indipendente dall'utilizzo di plugin esterni, da programmi non installati, dal sistema operativo utilizzato, tutti i contenuti vengono visualizzati attraverso il browser, senza bisogno di altro. Non è forse questa usabilità? Vi propongo tra tutti i 667 esperimenti, per rimanere in tema con la notizia sui google glass usati in sala operatoria del topic precedente, questo sito in particolare : https://www.biodigitalhuman.com/ Necessita di autenticazione (si può anche usare FB o Google) ma ne vale davvero la pena.
Sergio Migliorati

Prove di futuro in Danimarca - 4 views

  •  
    Assieme all'intelligenza connettiva (De Kerckhove, 1997) anche la memoria diviene connettiva: «Come nel passato i contenuti essenziali della cultura sono stati raccolti in libri, biblioteche, musei e monumenti di ogni tipo, così oggi essi stanno passando alle reti, prima di tutto con i media. […] Il Web offre l'accesso al contenuto di una specie di memoria comune, alla quale ogni internauta, a suo modo, partecipa. […] In questa memoria bisogna sapersi muovere. All'occorrenza, dovremo attenderci dal Web lo stesso grado di pertinenza, per non dire di istantaneità, che ci attendiamo dal nostro pensiero» (De Kerckhove, 2008). Una tale visione stride con le consuetudini e le regole in cui la scuola si è a lungo involontariamente arroccata e che considerano le fonti e gli archivi di informazioni (la rete, i libri) e gli strumenti in grado di accedervi (i dispositivi tecnologici) come un elemento marginale rispetto all'apprendere quotidiano e ai momenti delle prove di verifica di tali apprendimenti. I metodi e gli strumenti di verifica degli apprendimenti ricalcano in molti Paesi ancora forme e modalità del tutto obsolete rispetto a quanto richiesto e diffuso nelle comunità in cui viviamo (Anderson e altri, 2000). Spesso sono le stesse aziende che operano nel settore dell'Information Technology (IT) a promuovere iniziative volte a sollecitare interventi e riforme in grado di introdurre sistemi di valutazione in linea con le esigenze e le modalità di valutazione che si verificano nella vita quotidiana, sociale e professionale. In questo quadro la Danimarca rappresenta un interessante caso di sistema che ha sviluppato iniziative diversificate ma complementari a supporto dell'innovazione, in particolare rispetto agli ambienti e alle modalità di verifica degli apprendimenti.
  • ...1 more comment...
  •  
    Veramente molto interessantela parte relativa alla scuola danese in cui si spetimenta un nuovo modo di fare didattica a 360 gradi. Se la prima parte dell' articolo parlava di cose abbastanza note e senza esempi pratici, infatti, in questa seconda parte si parla di esperimenti reali, di nuovi modi di fare scuola che vanno al di la' dell'uso della tecnologia (internet , portali scuola- famiglia, lim) e che riguardano , oltre ai metodi didattici, la struttura stessa dell'edificio scolatico e del suo utilizzo. Qui in italia stiamo ancora pensando a come formare gli insegnanti all'uso delle lim senza pensare che la tecnologia e' utile o no in base a come viene usata dagli uomini e non solo per il semplice fatto di esserci. Credo infatti che sia necessario prima di tutto progettare un nuovo modo di fare didattica come stanno gia' sperimentando in Danimarca.
  •  
    La didattica nell'epoca di Internet; Già dal 1995 la Danimarca sperimenta nuovi approcci alla didattica asssistita da sistemi telematici, rimettendo in discussione dalle fondamenta la scuola ed i metodi (frequenza, lavoro, le tematiche ospitate all'interno dell'edificio scolastico, ecc). Un iteressante articolo che offre spunti di riflessione sul contributo offerto dalle nuoive tecnologie ai processi formativi.
  •  
    Trovo anch'io la parte relativa alla scuola danese molto interessante. Dovremmo suggerire qualcosa del genere anche alla scuola italiana!
alfonsina longobardi

intelligenza - 0 views

PENSIERO E INTELLIGENZA Definzione e teorie implicite L'intelligenza è, probabilmente, il concetto psicologico più difficile da definire. L'intelligenza sembra essere un fattore che coinvolge più ...

started by alfonsina longobardi on 12 Mar 13 no follow-up yet
andrea pidoto

Il disagio della simulazione - 5 views

"Negli ultimi vent'anni le tecnologie per la simulazione e la visualizzazione hanno cambiato il nostro modo di rapportarci con il mondo. In "Il disagio della simulazione", Sherry Turkle esplora gli...

started by andrea pidoto on 24 Oct 12 no follow-up yet
Mauro Rossi

Il multitasking non rende, cervello fa una cosa alla volta - Stili di vita - Salute e B... - 8 views

  •  
    Il multitasking non rende, cervello fa una cosa alla volta Il multitasking non e' da tutti: solo il 2,5% delle persone riesce a prestare veramente attenzione a piu' attivita' insieme. Il cervello sceglie invece una sola cosa alla volta eliminando tutto il resto e fare piu' mansioni contemporaneamente puo' avere anche conseguenze negative. E' l' 'attenzione selettiva', una abilita' innata che aiuta a ragionare in un mondo fatto fondamentalmente di rumori. I ricercatori della California University di San Francisco hanno usato il frastuono di un party come test per osservare come funziona il multitasking scoprendo che e' la zona della corteccia sensoriale del cervello localizzata dietro le orecchie, dove arrivano e vengono interpretati i suoni, ad accendersi in presenza di un singolo stimolo uditivo e che, con l'aiuto degli occhi, aumenta la percezione cosi' da registrare solo il suono piu' alto ''come se ci fosse solo una persona a parlare'', sottolinea il direttore dell'indagine, Edward Cheng. Il fenomeno e' stato battezzato dagli studiosi col nome di 'cocktail-party effect' e la ricerca e' stata pubblicata di recente su Nature.
  • ...1 more comment...
  •  
    Dei ricercatori francesi hanno osservato e studiato un campione di 32 volontari, affidando loro prima un compito e successivamente due compiti differenti ma simili. I volontari sono stati osservati nel corso dell'esperimento con la risonanza magnetica e i ricercatori hanno notato che, mentre nello svolgimento di un'unica mansione venivano coinvolte più zone neurali di entrambi gli emisferi cerebrali, nello svolgimento di più funzioni il cervello si divideva a metà, deputando a ciascun emisfero un incarico. In particolare il lobo frontale, che è la parte del cervello deputata alle funzioni esecutive, non può adempiere a più di due compiti. Il tipo di esperimento eseguito, su un campione di individui destri e nessun mancino e con due compiti da portare a termine che erano simili tra loro, dicono i ricercatori sulla rivista "Science", non consente di dire se la divisione dei compiti tra i due emisferi sia casuale o dipenda dal tipo di operazione e dalla dominanza di un emisfero su un altro. Ma i risultati dello studio suggeriscono che il lobo frontale, che ha funzioni esecutive, è limitato a svolgere al massimo due compiti nello stesso momento. "Ecco perché la gente prende spesso decisioni irrazionali quando fa più di due cose insieme", spiega Koechlin: "Possiamo cucinare e stare al telefono, ma non possiamo per natura provare a leggere anche il giornale". Lo studio suggerisce anche che non esagerare nel multitasking è una buona regola non solo per le cose da fare, ma anche per quelle da pensare. Come il nostro cervello non è fatto (se non a un caro prezzo e con dubbi risultati) per fare troppe cose in una volta, così non è predisposto nemmeno per pensare a troppe cose: anche le scelte devono essere prese su due opzioni alla volta.
  •  
    Alcuni ricercatori,guidati dal sociologo-matematico Clifford Nass,hanno condotto vari esperimenti su 100 studenti,tra multi-attivi e più tranquilli;e hanno concluso che il cervello dell'individuo multitasking lavora male.Chi è bombardato da flussi di informazione(da telefono,pc,tv) e cerca di fare tante cose insieme è disattento,non riesce a concentrarsi né a utilizzare bene la memoria.Con risultati peggiori di quelli dei posapiano che fanno una cosa alla volta.Per stabilire se i multitaskers ci sono o ci fanno ovvero se sono nati con una minore capacità di concentrazione,o se facendo tante cose insieme danneggiano le loro abilità cognitive,un giornalista-scrittore americano, A.J. Jacobs,ha preso sul serio la seconda ipotesi. Jacobs, ha provato a vivere facendo una cosa alla volta.All'inizio, Jacobs stava impazzendo.Perché per condurre una vita mono-tasking bisogna rinunciare al nostro consueto modo di vivere. Fin dall'inizio della giornata:niente più colazioni brevi e frenetiche,si fa il caffè mentre si accende il computer e si controllano le e-mail sullo smartphone.Niente cene familiari con la tv accesa.Niente telefonate mentre si legge,si cucina o si lavora.ESPERIMENTO La tecnica, spiega Jacobs,ha seri fondamenti scientifici.Possiamo lasciare i nostri pensieri scorrere lasciando il cervello in default,venendo sopraffatti da rabbia, meschinità, orgoglio ferito, fantasie egoistiche.O possiamo coscientemente scegliere di esercitare un qualche controllo su come e cosa pensiamo» Cercando di finire una relazione-facendo i conti di casa-rispondendo al telefono-controllando legumi che cuociono.Alla fine dell'esperimento,Jacobs è stato meglio.Riusciva a giocare con i suoi bambini senza controllare messaggi e e-mail,parlava con gli amici tenendo gli occhi chiusi per sentire l'altro e approfondire il contatto.Non ha smesso di essere un multitasker, ma:"sono come un fumatore che da tre e' passato a 10 sig al giorno"!
  •  
    Quando io riesco ad essere concentrata in un'unica cosa da fare, sento che è come se avessi fatto della meditazione. Sono in pace con me stessa, col mondo, serena e positiva nei confronti della vita. Non so quale sia la ragione. Ma so che questo mondo sempre di fretta ci sta facendo andare in tilt. Le persone sono più informate, più colte, più aggiornate. Ma sappiamo davvero di più? Quanto di tutto ciò che arriva al nostro cervello è ridondante e non indispensabile? Avete mai provato a leggere un giornale italiano quando siete in vacanza all'estero? Magari ne comprate uno ogni quattro giorni. Ed è assolutamente lo stesso che se l'aveste comprato ogni giorno. La quantità ha superato la qualità e l'approfondimento. Al di là del fatto di poter o meno fare più cose alla volta (e bene), qual è il fine? La nostra serenità aumenta? No, diminuisce. Il nostro impatto sul mondo è maggiore? O non abbiamo tante cognizioni di cui non facciamo nulla? Questo stesso archivio online: quanto è frutto di pensiero profondo e quanto di necessità dettata dal dover fare l'esame? Quanto ogni inserto è meditato, pensato, condiviso? E quabte cose vengono pubblicate e non lette?! Non so, ma sono molto perplessa su tutto ciò...
Mario Amendola

MenteCritica » Davvero Google Rende Stupidi? - 4 views

  •  
    Interessanti considerazioni sull'articolo di Nicolas Carr "Davvero Google Rende Stupidi?" su ipertesto, interconnessione attraverso la rete, logica multitasking e conseguenze sullo sviluppo del pensiero.
  • ...2 more comments...
  •  
    Vorrei completare questo contributo tentando di riassumere le argomentazioni di De Kerckhove contenute nella lezione n. 5 in risposta alle considerazioni di Carr. De Kerckhove definisce molto duramente quest'articolo come "Un manifesto per il dilettantismo perpetuo" pur riconoscendo la validità di molte osservazioni di Carr, ma reinterpretandone portata e conseguenze. In particolare De Kerckhove: * Contesta l'osservazione per la quale la gente non legge più e si limita a guardare solo le immagini in televisione o su Internet. In realtà, dice De Kerckhove, la gente legge e scrive più che mai. Il rapporto che abbiamo con la lingua scritta, che si tratti di leggerla o scriverla, è più forte e più diffusa che mai e questo deriva anche dal proliferare di innumerevoli supporti che ci consentono questa attività nel continuo (cellulari, smart phone, ipad, etc) * Osserva come, grazie ad internet, sia cambiato il modo di fruizione dei testi: il lettore è diventato attivo trasformandosi in lettore/scrittore (wreaders). Non è possibile leggere qualcosa su internet senza partecipare con uno scritto, cliccando, collegando, con la ricerca di varie cose, e, in conseguenza, le nostre pratiche di lettura e scrittura sono cambiate * Carr denuncia il venir meno di un necessario rapporto di profondità con il testo scritto: un tempo "amavo immergermi in un libro, esplorando le varie profondità del significato ... ora salto da una pagina ad un'altra, vado fino alla fine del libro, semplicemente non ho la tranquillità mentale che è necessaria per penetrare davvero il libro". Questo è un comportamento generalizzato, soprattutto tra i giovani che utilizzano i motori di ricerca per fare i compiti, svolgendoli di fatto in maniera superficiale e quasi "gratuita". (continua)
  •  
    Di qui la considerazione che Google ci rende stupidi. In realtà, controbatte De Kerckhove, Google è uno strumento utile e non è distruttivo: quando un nuovo media arriva, modifica certe facoltà, alcune priorità, ne porta di nuove e poi ci dota di una nuova forma. * A tale proposito De Kerckhove sintetizza i risultati degli studi di Gary Small in relazione alle attitudini che i bambini sviluppano attraverso l'uso del computer: 1) aumenta il loro bisogno di connettività; 2) assumono una maggiore consapevolezza di loro stessi, la sensazione di diventare persone migliore grazie all'apprendimento che il computer assicura loro; 3) aumentano in conseguenza la loro autostima; 4) il maggior coinvolgimento dell'ippocampo, che è la zona che mette insieme tutte le immagini, dà loro una sensazione di maggior controllo sulla realtà; 5) effetto secondario è l'attenzione frammentata. Questo significa che in realtà raccogliamo informazioni in modo estremamente rapido, passiamo sulle cose molto velocemente, ma il problema che Gary Small scopre è che i ragazzi non tengono in mente nulla, la loro attenzione è divisa. diversi esperimenti hanno dimostrato che i giovani di oggi ad età comparabili di bambini di dieci, quindici anni fa, hanno perso qualcosa della loro capacità di leggere fisionomie, di leggere i volti, di capire ciò che le espressioni delle persone effettivamente significano, anche di riconoscere alcune persone. Questo ha a che fare con il nostro rapporto con gli schermi: passiamo più tempo con gli schermi che con le persone, e lo schermo, per quanto sia di qualità, è comunque una rappresentazione ridotta del volto e della fisionomia. In sintesi De Kerckhove riconosce il cambiamento, ma non lo bolla come effetto necessariamente negativo. (continua)
  •  
    * Introduce il concetto di intelligenza ipertestuale: navigare tra i documenti collegati implica una ginnastica mentale ed è comunque necessario un qualche tipo di profondità al fine di valutare i collegamenti ipertestuali * Secondo Carr la concentrazione sul testo è necessaria perché si avvii il processo di archiviazione dalla memoria di breve periodo alla memoria di lungo periodo. Questo oggi non è più possibile: "On line siamo di fronte ad una molteplicità di rubinetti di informazioni alla massima apertura. La nostra elaborazione mentale salta da un rubinetto all'altro perdendosi nel processo". In realtà, controbatte De Kerckhove, Endel Tulving, uno dei massimi esperti mondiali sulla memoria, ha scoperto è che la memoria a breve termine e la memoria a lungo termine non sono gli unici tipi di memoria nell'elaborazione dell'informazione. Egli ha ne individuato almeno altri due tipi: ciò che egli chiama memoria episodica e semantica. La memoria episodica è la memoria dell'esperienza sensoriale delle cose, è stimolata dai sensi ed è in grado di contenere e sostenere molte più cose e di tipo diverso dalla memoria a breve termine. E' anche utilizzata per trasferire le informazioni nella memoria a lungo termine e quindi il ragionamento di Nicholas Carr non è completamente corretto. La memoria semantica è una memoria che registra le cose che sappiamo, in combinazione con la verifica di esperienza diretta che la memoria episodica ci dà. (continua)
  •  
    La conclusione è che internet ci sta indubbiamente cambiando, ma non è detto che lo faccia in peggio. L'iperscrittore-lettore è colui che legge e scrive al tempo stesso, in costante dialogo con l'ipertesto. Egli ha perso la sua mente che è stata incapace di dare un senso se non in frammenti, ha perso la profondità così che la memoria - e l'identità - dell'utente è ora fuori e non dentro il suo corpo. Non potremmo vivere abbastanza esperienza sensoriale al fine di avere una frazione della quantità di informazioni che Google ci offre come strumento di recupero. Di fatto è l'estremizzazione di un fenomeno che si era già stato introdotto con la tecnologia della scrittura e al quale Eric Havelock aveva saggiamente risposto "Mettere la memoria di fuori della mente dà spazio per l'invenzione e la pratica dell'intelligenza".
ANNALISA PASCUCCI

Tecnologia - Collegare il mondo - 0 views

  •  
    Oggi siamo abituati a guardare programmi televisivi in diretta trasmessi dall'altra parte del mondo. Eventi sportivi, interviste, discorsi, guerre possono essere visti comodamente in poltrona, grazie ai satelliti di comunicazione. Telstar il primo satellite che ci portò a grandi passi nel mondo del futuromondo
1 - 7 of 7
Showing 20 items per page