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Home/ Psicotecnologie e Processi Formativi - Uninettuno/ Group items tagged luna

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Eclissi di Luna: video, immagini e parole del Web - 0 views

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    Soltanto oggi con la tecnologia web siamo arrivati ad ottenere risultati strabilianti. Ecco infatti un esempio di questi ovvero la possibilità di poter ammirare via web l'eclissi lunare comodamente nelle nostre case e in tutto il mondo
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Nell'era di Facebooksiamo siamo tutti Pinocchio - 6 views

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    Presi nel vortice di computer e social network, noi siamo dei Pinocchio 2.0
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    L'articolo che riporta stralci dell'intervista con De Kerckhove è molto interessante perchè cita moltissimi dei temi che affronta nelle videolezioni del corso, tuttavia mi è rimasta particolarmente impressa la rilettura della favola collodiana che rappresentava già all'epoca la metafora dell'uomo che a quei tempi abbandonava le campagne toscane per disumanizzarsi e diventare burattino. A quei tempi l'uomo abbandonava l'autorità dell'eterno ieri fondato sulla famiglia tradizionale per entrare nel mondo industrializzato, lo ha fatto pagando un prezzo molto "salato" che è stato aver perso la bussola della tradizione ed essersi dovuto ricostruire un modo per orientarsi che faceva perno su se stesso, un nuovo pensiero "positivo" insomma. E' quindi estremamente interessante pensare al fatto che anche oggi stiamo vivendo una rivoluzione di quella portata, anche oggi nel passaggio dall'era industriale all'era digitale 2.0 stiamo affrontando un cambiamento paradigmatico che ci porterà a rivoluzionare completamente il nostro pensiero. Credo che i recenti avvenimenti politici italiani, così come la primavera araba, ne rappresentino importanti prodromi. La stessa "resistenza al cambiamento" che da più parti si solleva è un'altra "spia" significativa del fatto che è in atto un cambiamento imponente che trasformerà completamente la nostra società.
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    Chiara, il modo con cui ti sei espressa mi ha ricordato il prof. Ferrarotti: hai seguito il corso di Sociologia? :) Ho letto l'articolo, ci sono due punti specifici che toccano questioni che ho particolarmente a cuore. La prima questione è l'importanza della fisicità, del contatto reale: «Anche se presto avremo doppi digitali, i rapporti umani in carne e ossa non diventeranno obsoleti. Non stanchiamoci di coltivarli». Saggio consiglio questo di De Kerckhove. Mi viene tanta tristezza quando leggo che: «Circa un terzo delle attività commerciali che si svolgono in Second Life sono di natura sessuale e spaziano dall'acquisto di 'skin' di genitali a servizi paragonabili alla prostituzione (Fulco, 2006)» (tratto da "Prima, Seconda, Terza Vita di Matteo Bittanti, pubblicato dal tutor in libri e articoli). La mia mente non riesce neanche a concepire quello che ho citato, mi sembra una malattia, per non dire una follia derivata dall'esasperazione della virtualizzazione. Spegnere il computer e incontrare le persone reali nel mondo reale mi sembra molto più sano. Far l'amore via Internet? No, grazie, preferisco un'esperienza vera sotto la Luna con il cielo stellato. Seconda considerazione: «C'è il rischio di impigrirci, delegando le nostre decisioni a strumenti sempre più complessi, che usiamo senza sapere come siano fatti. Oggetti come l'iPad a molti appaiono magici». Parole vere, purtroppo. Questi oggetti "magici", iper-tecnologici, oggi sono per molti qualcosa di sconosciuto, potente e quindi degno di venerazione. A tal proposito, tempo addietro avevo scritto alcune riflessioni, che qui ricopio: [copio nel commento successivo perché ho scoperto che c'è una lunghezza massima per i messaggi, che vengono tagliati]
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    «Quand'ero bambino, non esistevano né Internet né i cellulari (forse c'erano i primi Tacs) e i computer in casa erano una rarità. Ho avuto il primo computer a 14 anni e il primo accesso a Internet diversi anni dopo, non ricordo quando il primo cellulare... quindi, diversamente da chi è nato già con Internet in casa e il cellulare in mano, posso fare un confronto e distinguere bene ciò che reale e ciò che è virtuale, senza confondermi e senza che il secondo prevalga sul primo. Adesso ho 30 anni, quel che vedo è che Internet da una parte ha allargato enormemente le possibilità di "conoscenza" e di "informazione" (ricordo ancora i lunghi pomeriggi che da bambino passavo in biblioteca per cercare informazioni nelle enciclopedie e nei libri, adesso invece basta una ricerca di pochi secondi su Google o su Wikipedia), dall'altra però sta fisicamente separando le persone con strumenti tipo Facebook, che in quest'epoca è diventato il nuovo totem, il nuovo dio, l'oggetto di venerazione di quella massa di popolazione che è in gran parte all'oscuro dei meccanismi interni di funzionamento di quella stessa tecnologia che usa con disinvoltura e senza cautela. La comunicazione mediata (telefonate, sms, social, chat e quant'altro) snaturalizza le relazioni umane, tenendo separati gli individui. Ma l'essere umano ha bisogno di stare fisicamente vicino ai suoi simili, ha bisogno del contatto fisico, l'essere umano non è una mente separata da un corpo, né un individuo separato dal suo ambiente. Corpo e mente, individuo e ambiente sono insieme e devono rimanere insieme, altrimenti si genera e si accresce un malessere individuale e collettivo senza neanche averne la consapevolezza. Di cosa ha bisogno l'essere umano per vivere? Nutrimento, sia di cibo sia affettivo. Se un infante non riceve il latte, muore. Se un infante non riceve neanche una carezza dalla mamma, muore (ricordo che una ricerca l'ha dimostrato, anche se non ricordo quale ricerca fosse). Anche gli adulti ha
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    [continua dal commento precedente, perché me l'ha tagliato, non sapevo che ci fosse un limite per la lunghezza] Anche gli adulti hanno bisogno di nutrimento sia di cibo sia affettivo. Ma che tipo di nutrimento possono dare Facebook, Second Life e affini? Cibo sicuramente no, ma neanche sorrisi, abbracci o coccole. Da questo punto di vista, secondo me vale più una carezza di tutta Facebook, che considero promotrice di una degenerazione dei rapporti umani».
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    OT @Francesco: si Francesco ho seguito il corso di sociologia del prof. Ferrarotti, è stato l'ultimo esame dato nella scorsa sessione, le lezioni del professore mi hanno affascinato, la sociologia è davvero una regina fra le scienze....leggere i problemi della vita quotidiana alla luce del contesto sociologico aiuta davvero tantissimo, forse di più di quanto non riesca a fare l'approccio psicologico. Scusate la digressione Off Topic!!!!
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    Dissento da quanto scrive Francesco sul legame causale tra virtualità e malessere. Non escludo che il legame talvolta possa esserci (e ciò credo vada indagato in modo sperimentale per capire quali sono le possibili variabili intervenienti che determinano la correlazione), in linea generale però sarei molto cauto nel generalizzare. Il punto fondamentale, a mio avviso, sta nel fatto che i rapporti virtuali non vanno considerati e vissuti come surrogato dei rapporti reali, ma come complemento. La virtualità non è sostitutiva della fisicità, ma ne è un completamento che può essere fortemente arricchente. E quando De Kerckhove dice "i rapporti umani in carne e ossa non diventeranno obsoleti. Non stanchiamoci di coltivarli" non fa che confermare questo: non si tratta di liberarsi dei rapporti fisici a vantaggio dei rapporti virtuali, ma di trovare un modo per far coesistere gli uni e gli altri. Sono dunque convinto, soprattutto per esperienza personale, che i rapporti virtuali possano essere preziosissimi, perché privati di tutto ciò che è la comunicazione non verbale possono eliminare il vincolo dell'imbarazzo, della titubanza nel volersi mostrare per quello che si è, per via di un timore di matrice più o meno convenzionale. Un rapporto fisico non può che partire dall'apparenza, con cui dobbiamo fare necessariamente i conti, invece un rapporto virtuale può partire da tutto ciò che apparenza non è. Personalmente coltivo rapporti virtuali, ovvero con persone che contatto nei social network ma che vedo raramente o quasi mai, traendone un grandissimo beneficio. Non voglio dire che sia necessariamente così, né minimizzare i rischi che possono venire dalla virtualità, la mia conclusione è semplicemente che la generalizzazione del legame causale tra virtualità e infelicità a mio avviso è un errore: non è la virtualità in sé a costituire una fonte di problema, ma semmai l'interazione tra la virtualità e determinate predisposizioni.
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    come spesso succede parliamo di cose che vanno calate nella realtà e spesso partire da preconcetti e definizioni accademiche è sbagliato. Il malessere può nascere in base a determinate situazioni, che possono essere presenti e quindi enfatizzate dal virtuale o anche essere scatenati ex novo. Ogni cosa deve essere calibrata sulla personalità di ognuno, sono d'accordo con il commento precedente di gianluigi, il virtuale è un complemento del fisico, forse un'estensione del fisico. A mio parere il virtuale deve essere un supporto della vita vera, mai sconfinare in una sostituzione, seppure ridotta di questa.

20lines: la scrittura collettiva cresce in Rete - 1 views

started by ROBERTA BADARACCO on 26 Jun 13 no follow-up yet

l pensiero laterale: sei cappelli per pensare [E. de Bono] - 1 views

started by Simone Bacherini on 21 Oct 12 no follow-up yet
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Facebook ci aiuta o invade la nostra quotidianità? - 25 views

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    Facebook è diventato ormai parte della nostra vita postiamo foto, mettiamo notizie di politica, di cronaca, ma a volte tutto questo può diventare invasivo nel senso che senza farne un uso adeguato si rischia di svelare a folte anche la nostra privacy, e non solo, per via di tutte le notizie che apprendiamo si corre il rischio di avere un sovraccarico cognitivo e quindi un dispendio di energie mentali.
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    Ho trovato molto interessante questo breve articolo e l'iniziativa di cui parla. Io sono poco "affezionata" ai social, fb compreso. Lo utilizzo solo per informarmi su alcuni eventi ed iniziative, o per vedere cosa pensano e cosa stanno facendo i miei conoscenti. Utilizzo di più la chat su messanger e non amo lasciare messaggi per tutti, sono più per l'interpersonale diciamo. Non scrivo mai molto di me, anzi ultimamente ho smesso del tutto, e trovo incredibile quante cose inutili vengano dette, soprattutto quanti commenti vengano lasciati con leggerezza, come se non si potesse fare a meno di scrivere qualcosa e dire "ci sono anche io" più che avere effettivamente qualcosa da dire. Si sentono discorsi molto superficiali da persone poco informate che raccolgono consensi o commenti altrettanto confusi. Ecco, questo non è per niente bello. Poi ci sono delle nicchie "impegnate" e talmente dense di filosofie e paroloni che sembrano voler relegare quante più persone possibili al di fuori: sono solo apparentemente social. La maggior parte di quelli che conosco comunque non può farne a meno, di questo facebook, e mentre si esce sono immancabili le foto da postare subito o le capatine per vedere se ci sono novità. Uno stacco è un'occasione per un periodo di riflessione. Tanto più si fa un passo indietro, ci si disintossica per così dire, tanto più è possibile riflettere sul PROPRIO modo di utilizzare il social. Perchè poi la cosa importante è capire se lo si stà utilizzando bene, ovvero senza esserne schiavi o dipendenti, con rispetto per se stessi e i propri valori, e senza disturbare gli altri. In questo limbo finalmente si può capire se si stà preservando adeguatamente la propria privacy, per quale ragione si è presenti, che tipo di immagine si vuole dare, e cosa di utile può arrivarci dal network.
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    la comunicazione sui social network stanno cambiando: se un tempo si desiderava raggingere la popolarità attraverso un ampio numero di contatti, adesso si cerca di sfoltire il numero degli amici o dei follower alla ricerca della qualità del confronto, tralasciando ogni strategia volta ad ottenere visibilità.
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    i social ormai hanno invaso la nostra quotidianità, non si riesce a distinguere la realtà dal mondo virtuale, sarebbe necessario e auspicabile attuare una progettazione, soprattutto a livello scolastico, seria, per intervenire e far conoscere ai nativi digitali l'uso appropriato della tecnologia. in maniera da far diventare gli stessi cittadini consapevoli, critici, democratici e partecipanti attivi e non solo sempici spettatori.
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    i social network come facebook hanno una grandissima potenzialità però non vengono utilizzati nel modo corretto. Come afferma l'articolo molti utenti ormai sono quasi ossessionati da queste piattaforme, purtroppo quello che si trova in essi spesso sono false notizie o informazioni inutili mescolate a fatti di cronaca veri, politici o economici, perciò difficilmente un utente riesce a distinguere il vero dal falso.
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    Io penso che i social network, qual'ora ben utilizzati, siano delle risorse importanti. Ci permettono di informarci su ciò che accade nel mondo, ci rappresentano una realtà, ci offrono rappresentazioni, idee, immagini che inevitabilmente danno forma alla nostra rappresentazione della realtà. Rappresentano una forma di svago (non solo per pigri e sfaccendati) , ci connettono con gli altri e permettono di mantenere i nostri contatti sociali. Rappresentano quindi un'importante mezzo di espressione e di comunicazione: partecipare in modo attivo alla vita sociale implica necessariamente utilizzare i social. Io personalmente, non credo che sarei in grado di disconnettermi dai social per un periodo cosi lungo, però potrebbe essere un interessante esperimento sociale!
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    Concordo su quanto affermato nei post precedenti. Ritengo anche io che i social media abbiano delle enormi potenzialità, che siano uno strumento di grandissima espressione e comunicazione e che possano favorire l'esercizio di una cittadinanza attiva. In ambito educativo e didattico, a mio avviso, si configurano quindi, come risorsa più da valorizzare che demonizzare.
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    Mi ritrovo molto in questo articolo, spesso mi sono sentita di provare a chiudere il mio profilo facebook ma alla fine non sono mai riuscita a farlo. Credo sia dovuto al fatto che mi ritrono in quella che viene chiamata "Fear Of Missing Out" https://www.ipsico.it/news/la-paura-di-essere-disconnessi-cosa-e-la-fear-of-missing-out-fomo/
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    I social media, se utilizzati correttamente, sono uno strumento potentissimo che abbiamo a disposizione per rimanere costantemente informati di ciò che accade nel mondo e di essere in contatto con persone lontane. Offrono possibilità di svago, di apprendimento, di riflessione, di comunicazione, di divulgazione ecc.. I rischi però non sono pochi nè piccoli, proprio per questo credo sia fondamentale educare al corretto utilizzo degli stessi.
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    I Social Network sono un bel paradosso: da un lato ci offrono la possibilità di ridurre le distanze con le altre persone, sapendo cosa fanno, dove si trovano e ci permettono di interagire con loro, tale per cui oggi è possibile avere relazioni a distanza più facilmente il secondo lato dei social network, si potrebbe definire il "lato oscuro della luna", quello che è apparentemente velato, ma che produce effetti subdoli, ossia di vivere in funzione dei social network, fenomeno che colpisce soprattutto i più giovani. Questo fenomeno può condurre a sviluppare una vera e propria dipendenza, tale da poter richiedere un intervento pscicoterapeutico nei casi più radicati. La riflessione critica che mi propongo di fare è quella che bisognere utilizzare i Social Network con Parsimonia e ponendosi dei vincoli temporali di utilizzo. Chiaramente il tema è molto delicato e richiederebbe di essere affrontato nelle scuole, tramite dei programmi di sensibilizzazione tenuti da professionisti come psicologi.
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    Vorrei rifarmi ad una citazione che ho letto in alcune pagine del materiale proposto da questa materia, facevano più o meno così: più condividi (sui social) e più ne risente la tua identità. Credo che i social network siano un arma a doppio taglio, come tutte le cose bisognerebbe avere lucidità nel loro utilizzo. Sapere quali sono i rischi che si corrono esponendo parti della tua vita e di te stesso su piattaforme che sono sempre attive e anche se sottoposte a leggi di privacy molto spesso poco controllate. Sono anche allo stesso tempo un buono strumento di interazione e danno la possibilità di rimanere in contatto anche a distanza, rimanere aggiornati su ciò che accade nel mondo. è necessaria un educazione al mondo del social, per un giusto e corretto utilizzo dello strumento.
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    Se Facebook aiuta o invade la nostra quotidianità dipende soprattutto dall'uso e dallo scopo, ma sicuramente la trasforma. McLuhan nelle sue previsione aveva intuito come le persone, profondamente coinvolte, avrebbero perso il senso di identità privata con la minaccia che "più sanno di te, meno tu esisti" perchè l'informazione che esce si porta via qualcosa di te.
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    Prendendo visione di questo contributo ho riflettuto sull'importanza, esplicitata più volte da più ricercatori, di programmi di Media Education strutturati per prevenire e far fronte ai rischi dell'uso delle tecnologie nella nostra quotidianità. È infatti essenziale rendere gli utenti, soprattutto i più giovani, capaci di un uso consapevole dei social network e delle altre piattaforme messe a disposizione dalle ICT, oltre che di un pensiero critico che permetta loro di ragionare nella piena razionalità ogni qualvolta intraprendano rapporti mediante i canali digitali di oggi. Inoltre, iniziative come quella del ''social log-out'' descritta in questo contributo sono a mio parere, altrettanto essenziali per permettere una vera comprensione dell'influenza delle tecnologie digitali nella vita di ciascuno, dando la possibilità di scollegarsi dall'esperienza virtuale (quasi totalmente immersiva) proposta dai social network come Facebook.
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    Articolo breve e conciso che offre un semplice spunto di riflessione su una tematica oggigiorno sempre piu´ delicata e ricca di contraddizioni: i social media con i loro rischi e la salute. Come si evince dalla lunghezza e dalla semplicita´ di linguaggio del testo, l´intento dell´articolo non era quello di approfondire una eventuale critica a Facebook in quanto societa´ o social media di per se´, ma di introdurre il tema del "come si usa" Facebook e quali problemi potrebbe creare a livello identitario e di gestione del tempo, nel suo utilizzo appunto nell´arco di un´intera esistenza e da qui incitare il lettore ad interessarsi all´argomento.
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    L'articolo pubblicato nel 2012 presenta una riflessione sull'utilità di Facebook e dei social; oggi nel 2023 possiamo affermare che sì ormai i social hanno invaso la nostra quotidianità. Nell'articolo parla anche dell'approccio alla rete da parte dei più giovani; oggi vediamo che non è più possibile farne a meno di tutto questo nuovo mondo, soprattutto per i ragazzi. I social e le nuove tecnologie sicuramente forniscono strumenti utili e possono offrire innumerevoli opportunità, basta pensare al periodo covid, ma per questo come anche accennato nell'articolo è importante un utilizzo consapevole dei rischi e cosciente delle opportunità. Condivido il link di un articolo più attuale che evidenzia alcune situazioni di rischio per i ragazzi e risalta la necessità di educarli ai rischi del web. https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/giovani-sui-social-proteggiamoli-educandoli-ai-rischi-del-web/
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    SabrinaGargiuli Penso che sia entrambe, perché la risposta non è legata a FB ma all'utilizzo che ne facciamo. molto bello l'esempio che si porta sulle magliette sporche di fango. Occorre consapevolezza, senso critico e ciò può passare solo attraverso un educazione ai media.Come ci fa riflettere l'articolo i giovani vivono quasi in simbiosi con i social, è da questo che dobbiamo partire e renderlo un aspetto positivo. Pensiamo all'orrore che Socrate aveva per l'arrivo della scrittura ne vedeva la morte della cultura e invece poi...
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    Condivido, a questo proposito, uno dei link (non recente ma sempre attuale!) proposti nelle slide messe a disposizione dei ragazzi delle scuole superiori durante le formazioni finanziate "cittadinanza digitale-rischi": https://www.propublica.org/article/breaking-the-black-box-what-facebook-knows-about-you qui vengono proposte riflessioni in modo efficace, sia in forma scritta sia mini video, sulla trasformazione da INDICIZZAZIONE a MONETIZZAZIONE per i dati raccolti da FB. E ancora sulla indicizzazione dei prezzi e sul rischio di discriminazione economica "When Algorithms Decide What You Pay. YOU MAY NOT REALIZE IT, but every website you visit is created, literally, the moment you arrive. Each element of the page - the pictures, the ads, the text, the comments - live on computers in different places and are sent to your device when you request them." (ProPublica, in redazione annovera anche un team di haker e sviluppatori). Le informazioni prese da questo sito, se fornite in classe agli studenti come breve input iniziale, sono ottime per far incominciare un dibattito in modalità #CollaborativeLearning sull'attività di #tagging a cui siamo sottoposti quando siamo online.
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