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LA CRISI DELLE TERMEA Fiuggi - 0 views

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    LA CRISI DELLE TERME


    A Fiuggi il business degli hotel parla coreano


    Turisti in calo e recessione economica: gli albergatori costretti a vendere agli investitori asiatici




    LA CRISI DELLE TERME


    A Fiuggi il business degli hotel parla coreano


    Turisti in calo e recessione economica: gli albergatori costretti a vendere agli investitori asiatici


     


    Le terme di Fiuggi
     

    Le terme di Fiuggi

    FIUGGI - Gli affari degli anni d’oro, ormai, sono un lontano ricordo quando le terme si riempivano di turisti da ogni parte d’Italia e dall’estero, le presenze superavano un milione l’anno, gli hotel non avevano difficoltà e l’acqua che favorisce l’espulsione dei calcoli renali viaggiava forte sul mercato nazionale e internazionale. Oggi a Fiuggi, secondo polo ricettivo del Lazio dopo Roma, i turisti sono molti di meno ( poco più di un terzo) e la crisi morde. Dalla fine degli anni Novanta la parabola discendente non si ferma. E adesso, dopo un’altra stagione molto sofferta, ci sono albergatori pronti a vendere le loro strutture ricettive, perché davvero «il gioco non vale più la candela». Due hotel sono già stati ceduti ai coreani, altri potrebbero presto fare la stessa fine.

     


    SPERANZE COREANE – I bilanci di molte aziende alberghiere si sono indeboliti, gli utili di qualche tempo fa non si vedono più (quest’anno, secondo Federalberghi Lazio, il fatturato è sceso del trenta per cento rispetto alla stagione precedente) e le troppe tasse, a sentire gli imprenditori del settore, sono come un cappio al collo, a cominciare dall’odiata Imu, che costringe i proprietari degli hotel a sborsare anche ventimila euro l’anno. In sessanta, per protesta, non hanno pagato la seconda rata e rischiano di vedersi notificare ingiunzioni e pesanti sanzioni. Che fare, allora?


    ALBERGHI DIMEZZATI- Per molti, non c’è altra strada che piantare baracca e burattini. E così si tratta con i coreani nella speranza di riuscire a cedere gli hotel, che negli anni Novanta erano oltre duecento, segno di prosperità, e oggi sono appena centoventi (diversi quelli chiusi e trasformati in appartamenti), la conferma di una crisi che si sta facendo sempre più allarmante. Alcuni, tra i più piccoli, in questa stagione che volge al termine, sono rimasti chiusi. «Le trattative con i coreani per vendere gli alberghi ci sono – dice - il vicepresidente di Federalberghi Lazio,Franco Tucciarelli – , ormai siamo quasi obbligati a svendere le nostre strutture. Ci sono troppe tasse, non riusciamo più a reggere. Lo Stato, anziché aiutarci anche per favorire l’occupazione, ci tartassa. In questa situazione - aggiunge Tucciarelli -, meglio vendere subito che rischiare di finire peggio».


    TERME IN CRISI-La capitale turistica della Ciociaria sconta il prezzo di una crisi economica che colpisce anche altre stazioni termali della Penisola. Ma anche anni di mancati investimenti ( uno su tutti: il palazzo dei congressi, che solo ora potrebbe realizzarsi con l’imminente bando di gara, ma non mancano i no all’area dell’ex campo sportivo), politiche turistiche non sempre incisive per una stazione di rilievo internazionale e colossali errori con le note vicende per la gestione dell’acqua oligominerale, hanno portato a conoscere una crisi che solo pochi anni fa da queste parti era una prospettiva inimmaginabile. «Oggi siamo costretti a lavorare con tariffe ridicole - prosegue Tucciarelli, che a Fiuggi gestisce due alberghi - e non riusciamo più neanche a pagare il canone del’acqua».


    «RESA DEI CONTI»– Il sindaco Fabrizio Martini, in carica da tre anni, ammette che la città vive un «declino economico e un disagio sociale» e parla di «inevitabile resa dei conti» con l’azienda che gestisce le terme perché «rappresenta – sostiene sul periodico «Fiuggi» - più una zavorra che un motore di sviluppo». Il primo cittadino, tuttavia, crede nel rilancio turistico ( dall’opposizione criticano la mancata nomina di un assessore al Turismo) e mostra ottimismo in seguito alla riappropriazione dell’imbottigliamento della celebre acqua oligominerale, tornato sotto il controllo del Comune dopo dieci anni di gestione affidata alla Sangemini, con la quale, però, sono in corso contenziosi. «Si è costruito - aggiunge Martini – il presupposto per una grande operazione di rilancio della città turistica e termale, grazie alla promozione del territorio che si potrà realizzare attraverso la bottiglia». E prospetta per il turismo«una vera e propria rivoluzione» con il Convention Bureau ( uno dei quattro in Italia), la società chiamata a coordinare i flussi turistici e a promuovere eventi. Speranze di una ripresa che non può più ritardare.


    21 settembre 2013 | 13:03



    © RIPRODUZIONE RISERVATA

    Antonio Mariozzi


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    Le terme di Fiuggi
     

    Le terme di Fiuggi

    FIUGGI - Gli affari degli anni d’oro, ormai, sono un lontano ricordo quando le terme si riempivano di turisti da ogni parte d’Italia e dall’estero, le presenze superavano un milione l’anno, gli hotel non avevano difficoltà e l’acqua che favorisce l’espulsione dei calcoli renali viaggiava forte sul mercato nazionale e internazionale. Oggi a Fiuggi, secondo polo ricettivo del Lazio dopo Roma, i turisti sono molti di meno ( poco più di un terzo) e la crisi morde. Dalla fine degli anni Novanta la parabola discendente non si ferma. E adesso, dopo un’altra stagione molto sofferta, ci sono albergatori pronti a vendere le loro strutture ricettive, perché davvero «il gioco non vale più la candela». Due hotel sono già stati ceduti ai coreani, altri potrebbero presto fare la stessa fine.

     


    SPERANZE COREANE – I bilanci di molte aziende alberghiere si sono indeboliti, gli utili di qualche tempo fa non si vedono più (quest’anno, secondo Federalberghi Lazio, il fatturato è sceso del trenta per cento rispetto alla stagione precedente) e le troppe tasse, a sentire gli imprenditori del settore, sono come un cappio al collo, a cominciare dall’odiata Imu, che costringe i proprietari degli hotel a sborsare anche ventimila euro l’anno. In sessanta, per protesta, non hanno pagato la seconda rata e rischiano di vedersi notificare ingiunzioni e pesanti sanzioni. Che fare, allora?


    ALBERGHI DIMEZZATI- Per molti, non c’è altra strada che piantare baracca e burattini. E così si tratta con i coreani nella speranza di riuscire a cedere gli hotel, che negli anni Novanta erano oltre duecento, segno di prosperità, e oggi sono appena centoventi (diversi quelli chiusi e trasformati in appartamenti), la conferma di una crisi che si sta facendo sempre più allarmante. Alcuni, tra i più piccoli, in questa stagione che volge al termine, sono rimasti chiusi. «Le trattative con i coreani per vendere gli alberghi ci sono – dice - il vicepresidente di Federalberghi Lazio,Franco Tucciarelli – , ormai siamo quasi obbligati a svendere le nostre strutture. Ci sono troppe tasse, non riusciamo più a reggere. Lo Stato, anziché aiutarci anche per favorire l’occupazione, ci tartassa. In questa situazione - aggiunge Tucciarelli -, meglio vendere subito che rischiare di finire peggio».


    TERME IN CRISI-La capitale turistica della Ciociaria sconta il prezzo di una crisi economica che colpisce anche altre stazioni termali della Penisola. Ma anche anni di mancati investimenti ( uno su tutti: il palazzo dei congressi, che solo ora potrebbe realizzarsi con l’imminente bando di gara, ma non mancano i no all’area dell’ex campo sportivo), politiche turistiche non sempre incisive per una stazione di rilievo internazionale e colossali errori con le note vicende per la gestione dell’acqua oligominerale, hanno portato a conoscere una crisi che solo pochi anni fa da queste parti era una prospettiva inimmaginabile. «Oggi siamo costretti a lavorare con tariffe ridicole - prosegue Tucciarelli, che a Fiuggi gestisce due alberghi - e non riusciamo più neanche a pagare il canone del’acqua».


    «RESA DEI CONTI»– Il sindaco Fabrizio Martini, in carica da tre anni, ammette che la città vive un «declino economico e un disagio sociale» e parla di «inevitabile resa dei conti» con l’azienda che gestisce le terme perché «rappresenta – sostiene sul periodico «Fiuggi» - più una zavorra che un motore di sviluppo». Il primo cittadino, tuttavia, crede nel rilancio turistico ( dall’opposizione criticano la mancata nomina di un assessore al Turismo) e mostra ottimismo in seguito alla riappropriazione dell’imbottigliamento della celebre acqua oligominerale, tornato sotto il controllo del Comune dopo dieci anni di gestione affidata alla Sangemini, con la quale, però, sono in corso contenziosi. «Si è costruito - aggiunge Martini – il presupposto per una grande operazione di rilancio della città turistica e termale, grazie alla promozione del territorio che si potrà realizzare attraverso la bottiglia». E prospetta per il turismo«una vera e propria rivoluzione» con il Convention Bureau ( uno dei quattro in Italia), la società chiamata a coordinare i flussi turistici e a promuovere eventi. Speranze di una ripresa che non può più ritardare.


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    SPERANZE COREANE – I bilanci di molte aziende alberghiere si sono indeboliti, gli utili di qualche tempo fa non si vedono più (quest’anno, secondo Federalberghi Lazio, il fatturato è sceso del trenta per cento rispetto alla stagione precedente) e le troppe tasse, a sentire gli imprenditori del settore, sono come un cappio al collo, a cominciare dall’odiata Imu, che costringe i proprietari degli hotel a sborsare anche ventimila euro l’anno. In sessanta, per protesta, non hanno pagato la seconda rata e rischiano di vedersi notificare ingiunzioni e pesanti sanzioni. Che fare, allora?


    ALBERGHI DIMEZZATI- Per molti, non c’è altra strada che piantare baracca e burattini. E così si tratta con i coreani nella speranza di riuscire a cedere gli hotel, che negli anni Novanta erano oltre duecento, segno di prosperità, e oggi sono appena centoventi (diversi quelli chiusi e trasformati in appartamenti), la conferma di una crisi che si sta facendo sempre più allarmante. Alcuni, tra i più piccoli, in questa stagione che volge al termine, sono rimasti chiusi. «Le trattative con i coreani per vendere gli alberghi ci sono – dice - il vicepresidente di Federalberghi Lazio,Franco Tucciarelli – , ormai siamo quasi obbligati a svendere le nostre strutture. Ci sono troppe tasse, non riusciamo più a reggere. Lo Stato, anziché aiutarci anche per favorire l’occupazione, ci tartassa. In questa situazione - aggiunge Tucciarelli -, meglio vendere subito che rischiare di finire peggio».


    TERME IN CRISI-La capitale turistica della Ciociaria sconta il prezzo di una crisi economica che colpisce anche altre stazioni termali della Penisola. Ma anche anni di mancati investimenti ( uno su tutti: il palazzo dei congressi, che solo ora potrebbe realizzarsi con l’imminente bando di gara, ma non mancano i no all’area dell’ex campo sportivo), politiche turistiche non sempre incisive per una stazione di rilievo internazionale e colossali errori con le note vicende per la gestione dell’acqua oligominerale, hanno portato a conoscere una crisi che solo pochi anni fa da queste parti era una prospettiva inimmaginabile. «Oggi siamo costretti a lavorare con tariffe ridicole - prosegue Tucciarelli, che a Fiuggi gestisce due alberghi - e non riusciamo più neanche a pagare il canone del’acqua».


    «RESA DEI CONTI»– Il sindaco Fabrizio Martini, in carica da tre anni, ammette che la città vive un «declino economico e un disagio sociale» e parla di «inevitabile resa dei conti» con l’azienda che gestisce le terme perché «rappresenta – sostiene sul periodico «Fiuggi» - più una zavorra che un motore di sviluppo». Il primo cittadino, tuttavia, crede nel rilancio turistico ( dall’opposizione criticano la mancata nomina di un assessore al Turismo) e mostra ottimismo in seguito alla riappropriazione dell’imbottigliamento della celebre acqua oligominerale, tornato sotto il controllo del Comune dopo dieci anni di gestione affidata alla Sangemini, con la quale, però, sono in corso contenziosi. «Si è costruito - aggiunge Martini – il presupposto per una grande operazione di rilancio della città turistica e termale, grazie alla promozione del territorio che si potrà realizzare attraverso la bottiglia». E prospetta per il turismo«una vera e propria rivoluzione» con il Convention Bureau ( uno dei quattro in Italia), la società chiamata a coordinare i flussi turistici e a promuovere eventi. Speranze di una ripresa che non può più ritardare.


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    Le terme di Fiuggi

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    SPERANZE COREANE – I bilanci di molte aziende alberghiere si sono indeboliti, gli utili di qualche tempo fa non si vedono più (quest’anno, secondo Federalberghi Lazio, il fatturato è sceso del trenta per cento rispetto alla stagione precedente) e le troppe tasse, a sentire gli imprenditori del settore, sono come un cappio al collo, a cominciare dall’odiata Imu, che costringe i proprietari degli hotel a sborsare anche ventimila euro l’anno. In sessanta, per protesta, non hanno pagato la seconda rata e rischiano di vedersi notificare ingiunzioni e pesanti sanzioni. Che fare, allora?


    ALBERGHI DIMEZZATI- Per molti, non c’è altra strada che piantare baracca e burattini. E così si tratta con i coreani nella speranza di riuscire a cedere gli hotel, che negli anni Novanta erano oltre duecento, segno di prosperità, e oggi sono appena centoventi (diversi quelli chiusi e trasformati in appartamenti), la conferma di una crisi che si sta facendo sempre più allarmante. Alcuni, tra i più piccoli, in questa stagione che volge al termine, sono rimasti chiusi. «Le trattative con i coreani per vendere gli alberghi ci sono – dice - il vicepresidente di Federalberghi Lazio,Franco Tucciarelli – , ormai siamo quasi obbligati a svendere le nostre strutture. Ci sono troppe tasse, non riusciamo più a reggere. Lo Stato, anziché aiutarci anche per favorire l’occupazione, ci tartassa. In questa situazione - aggiunge Tucciarelli -, meglio vendere subito che rischiare di finire peggio».


    TERME IN CRISI-La capitale turistica della Ciociaria sconta il prezzo di una crisi economica che colpisce anche altre stazioni termali della Penisola. Ma anche anni di mancati investimenti ( uno su tutti: il palazzo dei congressi, che solo ora potrebbe realizzarsi con l’imminente bando di gara, ma non mancano i no all’area dell’ex campo sportivo), politiche turistiche non sempre incisive per una stazione di rilievo internazionale e colossali errori con le note vicende per la gestione dell’acqua oligominerale, hanno portato a conoscere una crisi che solo pochi anni fa da queste parti era una prospettiva inimmaginabile. «Oggi siamo costretti a lavorare con tariffe ridicole - prosegue Tucciarelli, che a Fiuggi gestisce due alberghi - e non riusciamo più neanche a pagare il canone del’acqua».


    «RESA DEI CONTI»– Il sindaco Fabrizio Martini, in carica da tre anni, ammette che la città vive un «declino economico e un disagio sociale» e parla di «inevitabile resa dei conti» con l’azienda che gestisce le terme perché «rappresenta – sostiene sul periodico «Fiuggi» - più una zavorra che un motore di sviluppo». Il primo cittadino, tuttavia, crede nel rilancio turistico ( dall’opposizione criticano la mancata nomina di un assessore al Turismo) e mostra ottimismo in seguito alla riappropriazione dell’imbottigliamento della celebre acqua oligominerale, tornato sotto il controllo del Comune dopo dieci anni di gestione affidata alla Sangemini, con la quale, però, sono in corso contenziosi. «Si è costruito - aggiunge Martini – il presupposto per una grande operazione di rilancio della città turistica e termale, grazie alla promozione del territorio che si potrà realizzare attraverso la bottiglia». E prospetta per il turismo«una vera e propria rivoluzione» con il Convention Bureau ( uno dei quattro in Italia), la società chiamata a coordinare i flussi turistici e a promuovere eventi. Speranze di una ripresa che non può più ritardare.


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GAVIGNANO RM - LA STORIA -La - 0 views

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    GAVIGNANO RM - LA STORIA -


    Immagine


     

    La nascita di Gavignano è  legata al dominio romano.
    Alcune testimonianze, infatti, ci dimostrano come anteriormente alla colonizzazione dei romani ( IV sec. a.c. ) le contrade di Gavignano fossero dominate da una parte dai Volsci,
    stabilizzati sul versante dei Monti Lepini e dall'altra dagli Ernici insediati alle pendici dell'Appennino laziale Meridionale.
    Il fiume Sacco, allora denominato Tolero, divideva le zone di influenza delle due
    importanti città che si fronteggiavano dalle loro alture: Segni, dei Volsci e Anagni, degli Ernici.
    Il colle sul quale sorge oggi Gavignano ricadeva nella zona dominata da Segni, ciò non esclude che nei continui scontri tra le due bellicose popolazioni esso a volte possa essere caduto in soggezione di Anagni,  il passaggio di appartenenza ora  all'una ora all'altra città.
    Numerose ipotesi si hanno sulla nascita sotto i Romani di Gavignano, la prima si pensa possa essere legata alla figura di Gabinio, valoroso soldato romano che aveva partecipato alla battaglia di Mario contro Silla, altre credono che Gavignano sia fondata da parte di un cittadino dell'antica Gabi, colonia romana non lontana da Preneste ( l'attuale Palestrina ), altre ancora pensano che a fondare Gavignano sia stato Aulo Gabinio, senatore romano, appartenente alla 'Gente Gabinia'.
    Resta certo il fatto che nel I sec. a.c. le più facoltose famiglie romane erano solite edificare le loro residenze di campagna in questi luoghi.
    Nelle contrade gavignanesi si ha notizia di una villa di Giulio Cesare,  oggi denominata "Ruscigli" derivante etimologicamente, con molta probabilità chiamata la villa GiulioCesare, o secondo altri appartente alla 'Gente Roscio' situata oggi nel complesso di Rossilli.
    Della villa, probabilmente distrutta durante un incursione dei Vandali nel 455 d.c. rimangono tuttavia resti notevoli, tra cui architravi, capitelli, murature in 'opus reticolatum e mosaici.
    Si hanno inoltre notizie di un possedimento di Pompeo Magno nella zona ancora oggi denominata Villa Magna, di una residenza di Aulo Gabinio, Villa Gabinia in quella che oggi è  la Fonte Meo.
    Il territorio gavignanese acquista rilevanza dal punto di vista politico nell'Alto Medioevo in concomitanza con il sorgere delle prime strutture di tipo feudale.
    Per quanto riguarda il castello di Gavignano, tutti gli elementi portano a ritenere che sia stato realizzato dal barone dei Conti di Segni, che all'epoca godevano di vasti possedimenti territoriali nella parte meridionale della campagna romana.
    La costruzione è di notevole imponenza, risale circa all'anno 1000, è stata più volte rimaneggiata con apporti stilistici appartenenti alle varie epoche.
    L'edificio rileva, pertatnto, la storia della sua edificazione che andava di pari passo con la costruzione dell'abitato.
    Si sa per certo che nell'anno 1044, Amato Conti fu Signore di Gavignano, "Castro Gabiniani" e che tra il 1160 e 1161 vi nacque Lotario, divenuto poi Pontefice con il nome INNOCENZO III.
    Nel giardino all'interno del castello, sul quale si affacciava il primitivo ingresso, vi è tutt'ora la loggia del bandidore affiancata da una finestra in pietra finemente lavorata e risalente al 500.
    Nell'attuale ingresso, invece si nota un portale in tufo, intitolato al cardinale Pietro Aldobrandini morto nel 1621.


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MADRE DELLE GRAZIEil Culto al - 0 views

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    MADRE DELLE GRAZIE


     


    il Culto alla Madre di Dio sotto il titolo di Madonna delle Grazie


    Nell'estate del1678, al manifestarsi di una grave pestilenza, agli occhi della popolazione si presentò il quadro desolante del 1656, quando un identica infezione aveva causato lutti e disperazione, si rivolse alla Beata Vergine (Quadro della Madonna) invocando aiuto e protezione.La supplica fu esaudita il 3 Ottobre del 1679, il contagio improvvisamente cessò.La popolazione, riunita dinnanzi all'immagine della Beata Vergine nella Chiesa di San Rocco, pronunciò il solenne voto di celebrare il 3 Ottobre di ogni anno la festa della Madonna invocata con il significativo titolo "Madre delle Grazie".Dai racconti dei Parroci e dalle persone anziane gavignanesi si evidenzia che l'immagine lignea della Madonna delle Grazie era stata appositamente scolpita per il comune di Velletri.L'immagine così imponente e maestosa venne trasportata sopra un carretto trainato da una pariglia di buoi per Velletri, arrivati in prossimità del bivio i buoi deviarono per Gavignano.Gli uomini che dirigevano il percorso, li hanno fermati e rimessi sulla strada per Velletri, ma i buoi si dirigevano verso Gavignano e non verso Velletri, i poveri animali vennero bastonati ripetutamente, ma le condizioni non mutarono.Allora si pensò di cambiare gli animali con una nuova pariglia di buoi, ma anche quest'ultimi si diressero per Gavignano e si bloccavano per Velletri, non ci fu verso di fargli cambiare direzione, anch'essi furono bastonati ripetutamente.Il corteo rimase fermo per ore ed ore, ma tutti i tentativi furono vani, sino a quando (saputa la notizia) arrivarono da Gavignano i signori , Mario Andreozzi, Vincenzo Cenciarelli, Pietro Porzi, Mariano Marcelli, Domenico Antonio Salvi, Andrea Baiocchi e Nicola Salvi, i quali dissero che la la B.ma Vergine voleva venire a Gavignano, e si impegnarono a pagare la fattura della sacra Immagine con scudi quindici subito, ed altri da pagare successivamente.Questa Immagine acquistata dai gavignanesi, e per essi dal cappellano Giuseppe Giordani il 3 Ottobre del 1736.In quel giorno numerosi chierici di Segni, e gavignanesi, fecero una grande processione e portarono la nuova immagine nella Chiesa di San Rocco, sul lato sinistro proprio sulla nicchia dove era depositato il quadro della Madonna delle Grazie, al quale il popolo Gavignanese si rivolse per far cessare il morbo della peste.Grazie al ritrovamento della pergamena avvenuto nel 1868 fatto dal Mastro Alessandro Cerbara, si è venuti a conoscenza del nome dello scultore, il luogo e l'anno incui questi aveva realizzato l'opera lignea:Così è scritto sulla pergamenaJOANNES GOTTLIEB CURLAFFSCHIJ DE CIVITATE ET RESPUBLICA DANSICH IN FINIBUS GERMANIAE PROTECTOREREGE POLINAE HANC DEIPARAE VERGINIS IMMAGINEM FECIT ROMAE ANNO MDCCXXXIIHAETATIS SUAE XXX ANNORUM.PONTEFICE CLEMENTE DUODECIMO REGNANTE PONTIFICATUS SUI ANNO III.La statua è alta dai piedi alla testa m. 1,78 ed è larga di spalle m. 0,50.Un velo bianco dal capo scende sulle spalle con leggero svolazzo, la veste rosa ricopre completamente e il manto azzurro l'avvolge dall'omero destro al fianco sinistro.Con ambo le mani, ricoperte da un pannolino bianco, la Madonna sorregge il bambino nudo eadagiato sul braccio destro.Il bambino, che dalla punta del piedino destro alla testa misura m. 0,62 sporge una manina mentre l'altra, poggiata sul suo ginocchio sinistro sollevato in alto, lo protende verso il petto della madre.Le figure sia della madre che del figlio appaiono in movimento.Le pieghe della veste del velo e del manto, conferiscono alla Madonna bellezza e decoro, ma ciò che maggiormente attira e colpisce in lei, è lo splendore del volto leggermente piegato sulla spalla sinistra e appena incorniciato sulla fronte dai capelli sporgenti dal velo.Lo sguardo poi, rivolto in basso ad indicare protezione, ispira fiducia. Mons. Bruno Navarra E' la maestosità che desta quel sentimento di protezione materna che l'immagine ispira, per il quale ancora oggi gavignanesi conservano una devozione incommensurabile verso la Madonna. Devozione che si manifesta in occasione della processione del 2 Ottobre, quando i gavignanesi , partecipano numerosi con devozione alla processione con fuochi artificiali, sparo dei mortai e con l'immancabile concerto vocale e i strumentale di scelti professori della Dominante, che si ripete ormai da oltre tre secoli.Un patrimonio religioso che i gavignanesi hanno saputo nel corso dei secoli preservare e tramandare alle generazioni future".Il gran prodigio della Vergine, e cioè il movimento degli occhi avvenuto a Gavignano il 9 Luglio 1796,Il parroco don Francesco Gorga così racconta: Un gruppo di donne stava pregando presso la Chiesa di San Rocco quando, fra lo stupore e la commozione dei presenti, apparve una luce splendente che proveniva dal movimento degli occhi dell'immagine della Madonna delle Grazie.Il fenomeno durò per un intera giornata e si ripeté per tutto il mese di Luglio.Oltre al Parroco fu osservato dai fedeli gavignanesi e da molte altre persone venute dai comuni limitrofi.Durante questo evento, si registrarono guarigioni ritenute miracolose e conversioni, tra cui il medico chirurgo del paese, notoriamente antireligioso da sempre.Nel 1896 si celebrò a Gavignano una delle festività più grandiose per commemorare il primo centenario del "movimento degli occhi" della Madonna, mentre nel nostro secolo, grazie all'Arciprete Mons. Francesco Sinibaldi la devozione mariana andò affermandosi, definendo una delle Processioni più importanti del sud del Lazio.Alla fine della guerra, un ufficiale americano pilota in missione contro postazione militari nemiche localizzate nei pressi di Gavignano dopo aver bombardato la località Meo, stava per dare l'ordine di bombardare il paese.Una bella signora con il bambino imbraccio si presentò all'alto ufficiale americano, e lo pregò di non bombardare il castello perché in esso non c'erano truppe di occupazione, l'Ufficiale fu distolto da questa figura imponente e persuasiva, rimase turbato. Con le truppe, si mise in marcia, invase il paesello e nelle stradine, non trovò nessun tedesco. Incontrò il parroco con il quale entrò in Chiesa e nel vedere la Madonna sopra l'altare maggiore, con grande meraviglia, l'alto Ufficiale riconobbe la bella Signora che lo aveva pregato di non bombardare Gavignano.Nel 1909 si procedette all'ampliamento e all'abbellimento del santuario di San Rocco. Soltanto gli anni della seconda guerra mondiale, la ricorrenza del 2 e 3 Ottobre venne celebrata in tono minore.Ma appena finito il conflitto bellico, i gavignanesi ripresero con immutato fervore gli antichi riti: il 2 Ottobre 1945 la Sacra Immagine fu portata in processione dai soldati in divisa militare, reduci della guerra.Il giorno seguente il Cardinale Enrico Sibilia, a nome del Capitolo Vaticano, incoronava la prodigiosa immagine di Maria, con un diadema d'oro, dono di tutti i gavignanesi.La celebrazione del 150° anniversario del prodigio del 9 Luglio 1946 è ancora oggi ricordata per il nutrito programma dei festeggiamenti.L'inno della Vergine delle Grazie, cantato dai fedeli, fu musicata dal Maestro Lorenzo Perosi su parole del gavignanese don Fedele Gorga e che la commemorazione del 50° anniversario dell'incoronazione fu presieduta il 3 Ottobre del 1995 dal Cardinale Vincenzo Fagiolo della città di Segni.Con gioia e compiacimento abbiamo voluto ripercorrere una storia, che fa onore ai gavignanesi di ieri e di oggi, soprattutto per la fedeltà dimostrata nell'onorare e ringraziare la Madonna delle Grazie.una devozione che è patrimonio irrinunciabile e parte integrante per la vita del paese.

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    MADRE DELLE GRAZIE


     


    il Culto alla Madre di Dio sotto il titolo di Madonna delle Grazie


    Nell'estate del1678, al manifestarsi di una grave pestilenza, agli occhi della popolazione si presentò il quadro desolante del 1656, quando un identica infezione aveva causato lutti e disperazione, si rivolse alla Beata Vergine (Quadro della Madonna) invocando aiuto e protezione.La supplica fu esaudita il 3 Ottobre del 1679, il contagio improvvisamente cessò.La popolazione, riunita dinnanzi all'immagine della Beata Vergine nella Chiesa di San Rocco, pronunciò il solenne voto di celebrare il 3 Ottobre di ogni anno la festa della Madonna invocata con il significativo titolo "Madre delle Grazie".Dai racconti dei Parroci e dalle persone anziane gavignanesi si evidenzia che l'immagine lignea della Madonna delle Grazie era stata appositamente scolpita per il comune di Velletri.L'immagine così imponente e maestosa venne trasportata sopra un carretto trainato da una pariglia di buoi per Velletri, arrivati in prossimità del bivio i buoi deviarono per Gavignano.Gli uomini che dirigevano il percorso, li hanno fermati e rimessi sulla strada per Velletri, ma i buoi si dirigevano verso Gavignano e non verso Velletri, i poveri animali vennero bastonati ripetutamente, ma le condizioni non mutarono.Allora si pensò di cambiare gli animali con una nuova pariglia di buoi, ma anche quest'ultimi si diressero per Gavignano e si bloccavano per Velletri, non ci fu verso di fargli cambiare direzione, anch'essi furono bastonati ripetutamente.Il corteo rimase fermo per ore ed ore, ma tutti i tentativi furono vani, sino a quando (saputa la notizia) arrivarono da Gavignano i signori , Mario Andreozzi, Vincenzo Cenciarelli, Pietro Porzi, Mariano Marcelli, Domenico Antonio Salvi, Andrea Baiocchi e Nicola Salvi, i quali dissero che la la B.ma Vergine voleva venire a Gavignano, e si impegnarono a pagare la fattura della sacra Immagine con scudi quindici subito, ed altri da pagare successivamente.Questa Immagine acquistata dai gavignanesi, e per essi dal cappellano Giuseppe Giordani il 3 Ottobre del 1736.In quel giorno numerosi chierici di Segni, e gavignanesi, fecero una grande processione e portarono la nuova immagine nella Chiesa di San Rocco, sul lato sinistro proprio sulla nicchia dove era depositato il quadro della Madonna delle Grazie, al quale il popolo Gavignanese si rivolse per far cessare il morbo della peste.Grazie al ritrovamento della pergamena avvenuto nel 1868 fatto dal Mastro Alessandro Cerbara, si è venuti a conoscenza del nome dello scultore, il luogo e l'anno incui questi aveva realizzato l'opera lignea:Così è scritto sulla pergamenaJOANNES GOTTLIEB CURLAFFSCHIJ DE CIVITATE ET RESPUBLICA DANSICH IN FINIBUS GERMANIAE PROTECTOREREGE POLINAE HANC DEIPARAE VERGINIS IMMAGINEM FECIT ROMAE ANNO MDCCXXXIIHAETATIS SUAE XXX ANNORUM.PONTEFICE CLEMENTE DUODECIMO REGNANTE PONTIFICATUS SUI ANNO III.La statua è alta dai piedi alla testa m. 1,78 ed è larga di spalle m. 0,50.Un velo bianco dal capo scende sulle spalle con leggero svolazzo, la veste rosa ricopre completamente e il manto azzurro l'avvolge dall'omero destro al fianco sinistro.Con ambo le mani, ricoperte da un pannolino bianco, la Madonna sorregge il bambino nudo eadagiato sul braccio destro.Il bambino, che dalla punta del piedino destro alla testa misura m. 0,62 sporge una manina mentre l'altra, poggiata sul suo ginocchio sinistro sollevato in alto, lo protende verso il petto della madre.Le figure sia della madre che del figlio appaiono in movimento.Le pieghe della veste del velo e del manto, conferiscono alla Madonna bellezza e decoro, ma ciò che maggiormente attira e colpisce in lei, è lo splendore del volto leggermente piegato sulla spalla sinistra e appena incorniciato sulla fronte dai capelli sporgenti dal velo.Lo sguardo poi, rivolto in basso ad indicare protezione, ispira fiducia. Mons. Bruno Navarra E' la maestosità che desta quel sentimento di protezione materna che l'immagine ispira, per il quale ancora oggi gavignanesi conservano una devozione incommensurabile verso la Madonna. Devozione che si manifesta in occasione della processione del 2 Ottobre, quando i gavignanesi , partecipano numerosi con devozione alla processione con fuochi artificiali, sparo dei mortai e con l'immancabile concerto vocale e i strumentale di scelti professori della Dominante, che si ripete ormai da oltre tre secoli.Un patrimonio religioso che i gavignanesi hanno saputo nel corso dei secoli preservare e tramandare alle generazioni future".Il gran prodigio della Vergine, e cioè il movimento degli occhi avvenuto a Gavignano il 9 Luglio 1796,Il parroco don Francesco Gorga così racconta: Un gruppo di donne stava pregando presso la Chiesa di San Rocco quando, fra lo stupore e la commozione dei presenti, apparve una luce splendente che proveniva dal movimento degli occhi dell'immagine della Madonna delle Grazie.Il fenomeno durò per un intera giornata e si ripeté per tutto il mese di Luglio.Oltre al Parroco fu osservato dai fedeli gavignanesi e da molte altre persone venute dai comuni limitrofi.Durante questo evento, si registrarono guarigioni ritenute miracolose e conversioni, tra cui il medico chirurgo del paese, notoriamente antireligioso da sempre.Nel 1896 si celebrò a Gavignano una delle festività più grandiose per commemorare il primo centenario del "movimento degli occhi" della Madonna, mentre nel nostro secolo, grazie all'Arciprete Mons. Francesco Sinibaldi la devozione mariana andò affermandosi, definendo una delle Processioni più importanti del sud del Lazio.Alla fine della guerra, un ufficiale americano pilota in missione contro postazione militari nemiche localizzate nei pressi di Gavignano dopo aver bombardato la località Meo, stava per dare l'ordine di bombardare il paese.Una bella signora con il bambino imbraccio si presentò all'alto ufficiale americano, e lo pregò di non bombardare il castello perché in esso non c'erano truppe di occupazione, l'Ufficiale fu distolto da questa figura imponente e persuasiva, rimase turbato. Con le truppe, si mise in marcia, invase il paesello e nelle stradine, non trovò nessun tedesco. Incontrò il parroco con il quale entrò in Chiesa e nel vedere la Madonna sopra l'altare maggiore, con grande meraviglia, l'alto Ufficiale riconobbe la bella Signora che lo aveva pregato di non bombardare Gavignano.Nel 1909 si procedette all'ampliamento e all'abbellimento del santuario di San Rocco. Soltanto gli anni della seconda guerra mondiale, la ricorrenza del 2 e 3 Ottobre venne celebrata in tono minore.Ma appena finito il conflitto bellico, i gavignanesi ripresero con immutato fervore gli antichi riti: il 2 Ottobre 1945 la Sacra Immagine fu portata in processione dai soldati in divisa militare, reduci della guerra.Il giorno seguente il Cardinale Enrico Sibilia, a nome del Capitolo Vaticano, incoronava la prodigiosa immagine di Maria, con un diadema d'oro, dono di tutti i gavignanesi.La celebrazione del 150° anniversario del prodigio del 9 Luglio 1946 è ancora oggi ricordata per il nutrito programma dei festeggiamenti.L'inno della Vergine delle Grazie, cantato dai fedeli, fu musicata dal Maestro Lorenzo Perosi su parole del gavignanese don Fedele Gorga e che la commemorazione del 50° anniversario dell'incoronazione fu presieduta il 3 Ottobre del 1995 dal Cardinale Vincenzo Fagiolo della città di Segni.Con gioia e compiacimento abbiamo voluto ripercorrere una storia, che fa onore ai gavignanesi di ieri e di oggi, soprattutto per la fedeltà dimostrata nell'onorare e ringraziare la Madonna delle Grazie.una devozione che è patrimonio irrinunciabile e parte integrante per la vita del paese.

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    Nell'estate del1678, al manifestarsi di una grave pestilenza, agli occhi della popolazione si presentò il quadro desolante del 1656, quando un identica infezione aveva causato lutti e disperazione, si rivolse alla Beata Vergine (Quadro della Madonna) invocando aiuto e protezione.La supplica fu esaudita il 3 Ottobre del 1679, il contagio improvvisamente cessò.La popolazione, riunita dinnanzi all'immagine della Beata Vergine nella Chiesa di San Rocco, pronunciò il solenne voto di celebrare il 3 Ottobre di ogni anno la festa della Madonna invocata con il significativo titolo "Madre delle Grazie".Dai racconti dei Parroci e dalle persone anziane gavignanesi si evidenzia che l'immagine lignea della Madonna delle Grazie era stata appositamente scolpita per il comune di Velletri.L'immagine così imponente e maestosa venne trasportata sopra un carretto trainato da una pariglia di buoi per Velletri, arrivati in prossimità del bivio i buoi deviarono per Gavignano.Gli uomini che dirigevano il percorso, li hanno fermati e rimessi sulla strada per Velletri, ma i buoi si dirigevano verso Gavignano e non verso Velletri, i poveri animali vennero bastonati ripetutamente, ma le condizioni non mutarono.Allora si pensò di cambiare gli animali con una nuova pariglia di buoi, ma anche quest'ultimi si diressero per Gavignano e si bloccavano per Velletri, non ci fu verso di fargli cambiare direzione, anch'essi furono bastonati ripetutamente.Il corteo rimase fermo per ore ed ore, ma tutti i tentativi furono vani, sino a quando (saputa la notizia) arrivarono da Gavignano i signori , Mario Andreozzi, Vincenzo Cenciarelli, Pietro Porzi, Mariano Marcelli, Domenico Antonio Salvi, Andrea Baiocchi e Nicola Salvi, i quali dissero che la la B.ma Vergine voleva venire a Gavignano, e si impegnarono a pagare la fattura della sacra Immagine con scudi quindici subito, ed altri da pagare successivamente.Questa Immagine acquistata dai gavignanesi, e per essi dal cappellano Giuseppe Giordani il 3 Ottobre del 1736.In quel giorno numerosi chierici di Segni, e gavignanesi, fecero una grande processione e portarono la nuova immagine nella Chiesa di San Rocco, sul lato sinistro proprio sulla nicchia dove era depositato il quadro della Madonna delle Grazie, al quale il popolo Gavignanese si rivolse per far cessare il morbo della peste.Grazie al ritrovamento della pergamena avvenuto nel 1868 fatto dal Mastro Alessandro Cerbara, si è venuti a conoscenza del nome dello scultore, il luogo e l'anno incui questi aveva realizzato l'opera lignea:Così è scritto sulla pergamenaJOANNES GOTTLIEB CURLAFFSCHIJ DE CIVITATE ET RESPUBLICA DANSICH IN FINIBUS GERMANIAE PROTECTOREREGE POLINAE HANC DEIPARAE VERGINIS IMMAGINEM FECIT ROMAE ANNO MDCCXXXIIHAETATIS SUAE XXX ANNORUM.PONTEFICE CLEMENTE DUODECIMO REGNANTE PONTIFICATUS SUI ANNO III.La statua è alta dai piedi alla testa m. 1,78 ed è larga di spalle m. 0,50.Un velo bianco dal capo scende sulle spalle con leggero svolazzo, la veste rosa ricopre completamente e il manto azzurro l'avvolge dall'omero destro al fianco sinistro.Con ambo le mani, ricoperte da un pannolino bianco, la Madonna sorregge il bambino nudo eadagiato sul braccio destro.Il bambino, che dalla punta del piedino destro alla testa misura m. 0,62 sporge una manina mentre l'altra, poggiata sul suo ginocchio sinistro sollevato in alto, lo protende verso il petto della madre.Le figure sia della madre che del figlio appaiono in movimento.Le pieghe della veste del velo e del manto, conferiscono alla Madonna bellezza e decoro, ma ciò che maggiormente attira e colpisce in lei, è lo splendore del volto leggermente piegato sulla spalla sinistra e appena incorniciato sulla fronte dai capelli sporgenti dal velo.Lo sguardo poi, rivolto in basso ad indicare protezione, ispira fiducia. Mons. Bruno Navarra E' la maestosità che desta quel sentimento di protezione materna che l'immagine ispira, per il quale ancora oggi gavignanesi conservano una devozione incommensurabile verso la Madonna. Devozione che si manifesta in occasione della processione del 2 Ottobre, quando i gavignanesi , partecipano numerosi con devozione alla processione con fuochi artificiali, sparo dei mortai e con l'immancabile concerto vocale e i strumentale di scelti professori della Dominante, che si ripete ormai da oltre tre secoli.Un patrimonio religioso che i gavignanesi hanno saputo nel corso dei secoli preservare e tramandare alle generazioni future".Il gran prodigio della Vergine, e cioè il movimento degli occhi avvenuto a Gavignano il 9 Luglio 1796,Il parroco don Francesco Gorga così racconta: Un gruppo di donne stava pregando presso la Chiesa di San Rocco quando, fra lo stupore e la commozione dei presenti, apparve una luce splendente che proveniva dal movimento degli occhi dell'immagine della Madonna delle Grazie.Il fenomeno durò per un intera giornata e si ripeté per tutto il mese di Luglio.Oltre al Parroco fu osservato dai fedeli gavignanesi e da molte altre persone venute dai comuni limitrofi.Durante questo evento, si registrarono guarigioni ritenute miracolose e conversioni, tra cui il medico chirurgo del paese, notoriamente antireligioso da sempre.Nel 1896 si celebrò a Gavignano una delle festività più grandiose per commemorare il primo centenario del "movimento degli occhi" della Madonna, mentre nel nostro secolo, grazie all'Arciprete Mons. Francesco Sinibaldi la devozione mariana andò affermandosi, definendo una delle Processioni più importanti del sud del Lazio.Alla fine della guerra, un ufficiale americano pilota in missione contro postazione militari nemiche localizzate nei pressi di Gavignano dopo aver bombardato la località Meo, stava per dare l'ordine di bombardare il paese.Una bella signora con il bambino imbraccio si presentò all'alto ufficiale americano, e lo pregò di non bombardare il castello perché in esso non c'erano truppe di occupazione, l'Ufficiale fu distolto da questa figura imponente e persuasiva, rimase turbato. Con le truppe, si mise in marcia, invase il paesello e nelle stradine, non trovò nessun tedesco. Incontrò il parroco con il quale entrò in Chiesa e nel vedere la Madonna sopra l'altare maggiore, con grande meraviglia, l'alto Ufficiale riconobbe la bella Signora che lo aveva pregato di non bombardare Gavignano.Nel 1909 si procedette all'ampliamento e all'abbellimento del santuario di San Rocco. Soltanto gli anni della seconda guerra mondiale, la ricorrenza del 2 e 3 Ottobre venne celebrata in tono minore.Ma appena finito il conflitto bellico, i gavignanesi ripresero con immutato fervore gli antichi riti: il 2 Ottobre 1945 la Sacra Immagine fu portata in processione dai soldati in divisa militare, reduci della guerra.Il giorno seguente il Cardinale Enrico Sibilia, a nome del Capitolo Vaticano, incoronava la prodigiosa immagine di Maria, con un diadema d'oro, dono di tutti i gavignanesi.La celebrazione del 150° anniversario del prodigio del 9 Luglio 1946 è ancora oggi ricordata per il nutrito programma dei festeggiamenti.L'inno della Vergine delle Grazie, cantato dai fedeli, fu musicata dal Maestro Lorenzo Perosi su parole del gavignanese don Fedele Gorga e che la commemorazione del 50° anniversario dell'incoronazione fu presieduta il 3 Ottobre del 1995 dal Cardinale Vincenzo Fagiolo della città di Segni.Con gioia e compiacimento abbiamo voluto ripercorrere una storia, che fa onore ai gavignanesi di ieri e di oggi, soprattutto per la fedeltà dimostrata nell'onorare e ringraziare la Madonna delle Grazie.una devozione che è patrimonio irrinunciabile e parte integrante per la vita del paese.

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Mons. Bruno Navarra E' la maestosità che desta quel sentimento di protezione materna che l'immagine ispira, per il quale ancora oggi gavignanesi conservano una devozione incommensurabile verso la Madonna. Devozione che si manifesta in occasione della processione del 2 Ottobre, quando i gavignanesi , partecipano numerosi con devozione alla processione con fuochi artificiali, sparo dei mortai e con l'immancabile concerto vocale e i strumentale di scelti professori della Dominante, che si ripete ormai da oltre tre secoli.Un patrimonio religioso che i gavignanesi hanno saputo nel corso dei secoli preservare e tramandare alle generazioni future".Il gran prodigio della Vergine, e cioè il movimento degli occhi avvenuto a Gavignano il 9 Luglio 1796,Il parroco don Francesco Gorga così racconta: Un gruppo di donne stava pregando presso la Chiesa di San Rocco quando, fra lo stupore e la commozione dei presenti, apparve una luce splendente che proveniva dal movimento degli occhi dell'immagine della Madonna delle Grazie.Il fenomeno durò per un intera giornata e si ripeté per tutto il mese di Luglio.Oltre al Parroco fu osservato dai fedeli gavignanesi e da molte altre persone venute dai comuni limitrofi.Durante questo evento, si registrarono guarigioni ritenute miracolose e conversioni, tra cui il medico chirurgo del paese, notoriamente antireligioso da sempre.Nel 1896 si celebrò a Gavignano una delle festività più grandiose per commemorare il primo centenario del "movimento degli occhi" della Madonna, mentre nel nostro secolo, grazie all'Arciprete Mons. Francesco Sinibaldi la devozione mariana andò affermandosi, definendo una delle Processioni più importanti del sud del Lazio.Alla fine della guerra, un ufficiale americano pilota in missione contro postazione militari nemiche localizzate nei pressi di Gavignano dopo aver bombardato la località Meo, stava per dare l'ordine di bombardare il paese.Una bella signora con il bambino imbraccio si presentò all'alto ufficiale americano, e lo pregò di non bombardare il castello perché in esso non c'erano truppe di occupazione, l'Ufficiale fu distolto da questa figura imponente e persuasiva, rimase turbato. Con le truppe, si mise in marcia, invase il paesello e nelle stradine, non trovò nessun tedesco. Incontrò il parroco con il quale entrò in Chiesa e nel vedere la Madonna sopra l'altare maggiore, con grande meraviglia, l'alto Ufficiale riconobbe la bella Signora che lo aveva pregato di non bombardare Gavignano.Nel 1909 si procedette all'ampliamento e all'abbellimento del santuario di San Rocco. Soltanto gli anni della seconda guerra mondiale, la ricorrenza del 2 e 3 Ottobre venne celebrata in tono minore.Ma appena finito il conflitto bellico, i gavignanesi ripresero con immutato fervore gli antichi riti: il 2 Ottobre 1945 la Sacra Immagine fu portata in processione dai soldati in divisa militare, reduci della guerra.Il giorno seguente il Cardinale Enrico Sibilia, a nome del Capitolo Vaticano, incoronava la prodigiosa immagine di Maria, con un diadema d'oro, dono di tutti i gavignanesi.La celebrazione del 150° anniversario del prodigio del 9 Luglio 1946 è ancora oggi ricordata per il nutrito programma dei festeggiamenti.L'inno della Vergine delle Grazie, cantato dai fedeli, fu musicata dal Maestro Lorenzo Perosi su parole del gavignanese don Fedele Gorga e che la commemorazione del 50° anniversario dell'incoronazione fu presieduta il 3 Ottobre del 1995 dal Cardinale Vincenzo Fagiolo della città di Segni.Con gioia e compiacimento abbiamo voluto ripercorrere una storia, che fa onore ai gavignanesi di ieri e di oggi, soprattutto per la fedeltà dimostrata nell'onorare e ringraziare la Madonna delle Grazie.una devozione che è patrimonio irrinunciabile e parte integrante per la vita del paese.

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Mons. Bruno Navarra E' la maestosità che desta quel sentimento di protezione materna che l'immagine ispira, per il quale ancora oggi gavignanesi conservano una devozione incommensurabile verso la Madonna. Devozione che si manifesta in occasione della processione del 2 Ottobre, quando i gavignanesi , partecipano numerosi con devozione alla processione con fuochi artificiali, sparo dei mortai e con l'immancabile concerto vocale e i strumentale di scelti professori della Dominante, che si ripete ormai da oltre tre secoli.Un patrimonio religioso che i gavignanesi hanno saputo nel corso dei secoli preservare e tramandare alle generazioni future".Il gran prodigio della Vergine, e cioè il movimento degli occhi avvenuto a Gavignano il 9 Luglio 1796,Il parroco don Francesco Gorga così racconta: Un gruppo di donne stava pregando presso la Chiesa di San Rocco quando, fra lo stupore e la commozione dei presenti, apparve una luce splendente che proveniva dal movimento degli occhi dell'immagine della Madonna delle Grazie.Il fenomeno durò per un intera giornata e si ripeté per tutto il mese di Luglio.Oltre al Parroco fu osservato dai fedeli gavignanesi e da molte altre persone venute dai comuni limitrofi.Durante questo evento, si registrarono guarigioni ritenute miracolose e conversioni, tra cui il medico chirurgo del paese, notoriamente antireligioso da sempre.Nel 1896 si celebrò a Gavignano una delle festività più grandiose per commemorare il primo centenario del "movimento degli occhi" della Madonna, mentre nel nostro secolo, grazie all'Arciprete Mons. Francesco Sinibaldi la devozione mariana andò affermandosi, definendo una delle Processioni più importanti del sud del Lazio.Alla fine della guerra, un ufficiale americano pilota in missione contro postazione militari nemiche localizzate nei pressi di Gavignano dopo aver bombardato la località Meo, stava per dare l'ordine di bombardare il paese.Una bella signora con il bambino imbraccio si presentò all'alto ufficiale americano, e lo pregò di non bombardare il castello perché in esso non c'erano truppe di occupazione, l'Ufficiale fu distolto da questa figura imponente e persuasiva, rimase turbato. Con le truppe, si mise in marcia, invase il paesello e nelle stradine, non trovò nessun tedesco. Incontrò il parroco con il quale entrò in Chiesa e nel vedere la Madonna sopra l'altare maggiore, con grande meraviglia, l'alto Ufficiale riconobbe la bella Signora che lo aveva pregato di non bombardare Gavignano.Nel 1909 si procedette all'ampliamento e all'abbellimento del santuario di San Rocco. Soltanto gli anni della seconda guerra mondiale, la ricorrenza del 2 e 3 Ottobre venne celebrata in tono minore.Ma appena finito il conflitto bellico, i gavignanesi ripresero con immutato fervore gli antichi riti: il 2 Ottobre 1945 la Sacra Immagine fu portata in processione dai soldati in divisa militare, reduci della guerra.Il giorno seguente il Cardinale Enrico Sibilia, a nome del Capitolo Vaticano, incoronava la prodigiosa immagine di Maria, con un diadema d'oro, dono di tutti i gavignanesi.La celebrazione del 150° anniversario del prodigio del 9 Luglio 1946 è ancora oggi ricordata per il nutrito programma dei festeggiamenti.L'inno della Vergine delle Grazie, cantato dai fedeli, fu musicata dal Maestro Lorenzo Perosi su parole del gavignanese don Fedele Gorga e che la commemorazione del 50° anniversario dell'incoronazione fu presieduta il 3 Ottobre del 1995 dal Cardinale Vincenzo Fagiolo della città di Segni.Con gioia e compiacimento abbiamo voluto ripercorrere una storia, che fa onore ai gavignanesi di ieri e di oggi, soprattutto per la fedeltà dimostrata nell'onorare e ringraziare la Madonna delle Grazie.una devozione che è patrimonio irrinunciabile e parte integrante per la vita del paese.

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    Nell'estate del1678, al manifestarsi di una grave pestilenza, agli occhi della popolazione si presentò il quadro desolante del 1656, quando un identica infezione aveva causato lutti e disperazione, si rivolse alla Beata Vergine (Quadro della Madonna) invocando aiuto e protezione.La supplica fu esaudita il 3 Ottobre del 1679, il contagio improvvisamente cessò.La popolazione, riunita dinnanzi all'immagine della Beata Vergine nella Chiesa di San Rocco, pronunciò il solenne voto di celebrare il 3 Ottobre di ogni anno la festa della Madonna invocata con il significativo titolo "Madre delle Grazie".Dai racconti dei Parroci e dalle persone anziane gavignanesi si evidenzia che l'immagine lignea della Madonna delle Grazie era stata appositamente scolpita per il comune di Velletri.L'immagine così imponente e maestosa venne trasportata sopra un carretto trainato da una pariglia di buoi per Velletri, arrivati in prossimità del bivio i buoi deviarono per Gavignano.Gli uomini che dirigevano il percorso, li hanno fermati e rimessi sulla strada per Velletri, ma i buoi si dirigevano verso Gavignano e non verso Velletri, i poveri animali vennero bastonati ripetutamente, ma le condizioni non mutarono.Allora si pensò di cambiare gli animali con una nuova pariglia di buoi, ma anche quest'ultimi si diressero per Gavignano e si bloccavano per Velletri, non ci fu verso di fargli cambiare direzione, anch'essi furono bastonati ripetutamente.Il corteo rimase fermo per ore ed ore, ma tutti i tentativi furono vani, sino a quando (saputa la notizia) arrivarono da Gavignano i signori , Mario Andreozzi, Vincenzo Cenciarelli, Pietro Porzi, Mariano Marcelli, Domenico Antonio Salvi, Andrea Baiocchi e Nicola Salvi, i quali dissero che la la B.ma Vergine voleva venire a Gavignano, e si impegnarono a pagare la fattura della sacra Immagine con scudi quindici subito, ed altri da pagare successivamente.Questa Immagine acquistata dai gavignanesi, e per essi dal cappellano Giuseppe Giordani il 3 Ottobre del 1736.In quel giorno numerosi chierici di Segni, e gavignanesi, fecero una grande processione e portarono la nuova immagine nella Chiesa di San Rocco, sul lato sinistro proprio sulla nicchia dove era depositato il quadro della Madonna delle Grazie, al quale il popolo Gavignanese si rivolse per far cessare il morbo della peste.Grazie al ritrovamento della pergamena avvenuto nel 1868 fatto dal Mastro Alessandro Cerbara, si è venuti a conoscenza del nome dello scultore, il luogo e l'anno incui questi aveva realizzato l'opera lignea:Così è scritto sulla pergamenaJOANNES GOTTLIEB CURLAFFSCHIJ DE CIVITATE ET RESPUBLICA DANSICH IN FINIBUS GERMANIAE PROTECTOREREGE POLINAE HANC DEIPARAE VERGINIS IMMAGINEM FECIT ROMAE ANNO MDCCXXXIIHAETATIS SUAE XXX ANNORUM.PONTEFICE CLEMENTE DUODECIMO REGNANTE PONTIFICATUS SUI ANNO III.La statua è alta dai piedi alla testa m. 1,78 ed è larga di spalle m. 0,50.Un velo bianco dal capo scende sulle spalle con leggero svolazzo, la veste rosa ricopre completamente e il manto azzurro l'avvolge dall'omero destro al fianco sinistro.Con ambo le mani, ricoperte da un pannolino bianco, la Madonna sorregge il bambino nudo eadagiato sul braccio destro.Il bambino, che dalla punta del piedino destro alla testa misura m. 0,62 sporge una manina mentre l'altra, poggiata sul suo ginocchio sinistro sollevato in alto, lo protende verso il petto della madre.Le figure sia della madre che del figlio appaiono in movimento.Le pieghe della veste del velo e del manto, conferiscono alla Madonna bellezza e decoro, ma ciò che maggiormente attira e colpisce in lei, è lo splendore del volto leggermente piegato sulla spalla sinistra e appena incorniciato sulla fronte dai capelli sporgenti dal velo.Lo sguardo poi, rivolto in basso ad indicare protezione, ispira fiducia. Mons. Bruno Navarra E' la maestosità che desta quel sentimento di protezione materna che l'immagine ispira, per il quale ancora oggi gavignanesi conservano una devozione incommensurabile verso la Madonna. Devozione che si manifesta in occasione della processione del 2 Ottobre, quando i gavignanesi , partecipano numerosi con devozione alla processione con fuochi artificiali, sparo dei mortai e con l'immancabile concerto vocale e i strumentale di scelti professori della Dominante, che si ripete ormai da oltre tre secoli.Un patrimonio religioso che i gavignanesi hanno saputo nel corso dei secoli preservare e tramandare alle generazioni future".Il gran prodigio della Vergine, e cioè il movimento degli occhi avvenuto a Gavignano il 9 Luglio 1796,Il parroco don Francesco Gorga così racconta: Un gruppo di donne stava pregando presso la Chiesa di San Rocco quando, fra lo stupore e la commozione dei presenti, apparve una luce splendente che proveniva dal movimento degli occhi dell'immagine della Madonna delle Grazie.Il fenomeno durò per un intera giornata e si ripeté per tutto il mese di Luglio.Oltre al Parroco fu osservato dai fedeli gavignanesi e da molte altre persone venute dai comuni limitrofi.Durante questo evento, si registrarono guarigioni ritenute miracolose e conversioni, tra cui il medico chirurgo del paese, notoriamente antireligioso da sempre.Nel 1896 si celebrò a Gavignano una delle festività più grandiose per commemorare il primo centenario del "movimento degli occhi" della Madonna, mentre nel nostro secolo, grazie all'Arciprete Mons. Francesco Sinibaldi la devozione mariana andò affermandosi, definendo una delle Processioni più importanti del sud del Lazio.Alla fine della guerra, un ufficiale americano pilota in missione contro postazione militari nemiche localizzate nei pressi di Gavignano dopo aver bombardato la località Meo, stava per dare l'ordine di bombardare il paese.Una bella signora con il bambino imbraccio si presentò all'alto ufficiale americano, e lo pregò di non bombardare il castello perché in esso non c'erano truppe di occupazione, l'Ufficiale fu distolto da questa figura imponente e persuasiva, rimase turbato. Con le truppe, si mise in marcia, invase il paesello e nelle stradine, non trovò nessun tedesco. Incontrò il parroco con il quale entrò in Chiesa e nel vedere la Madonna sopra l'altare maggiore, con grande meraviglia, l'alto Ufficiale riconobbe la bella Signora che lo aveva pregato di non bombardare Gavignano.Nel 1909 si procedette all'ampliamento e all'abbellimento del santuario di San Rocco. Soltanto gli anni della seconda guerra mondiale, la ricorrenza del 2 e 3 Ottobre venne celebrata in tono minore.Ma appena finito il conflitto bellico, i gavignanesi ripresero con immutato fervore gli antichi riti: il 2 Ottobre 1945 la Sacra Immagine fu portata in processione dai soldati in divisa militare, reduci della guerra.Il giorno seguente il Cardinale Enrico Sibilia, a nome del Capitolo Vaticano, incoronava la prodigiosa immagine di Maria, con un diadema d'oro, dono di tutti i gavignanesi.La celebrazione del 150° anniversario del prodigio del 9 Luglio 1946 è ancora oggi ricordata per il nutrito programma dei festeggiamenti.L'inno della Vergine delle Grazie, cantato dai fedeli, fu musicata dal Maestro Lorenzo Perosi su parole del gavignanese don Fedele Gorga e che la commemorazione del 50° anniversario dell'incoronazione fu presieduta il 3 Ottobre del 1995 dal Cardinale Vincenzo Fagiolo della città di Segni.Con gioia e compiacimento abbiamo voluto ripercorrere una storia, che fa onore ai gavignanesi di ieri e di oggi, soprattutto per la fedeltà dimostrata nell'onorare e ringraziare la Madonna delle Grazie.una devozione che è patrimonio irrinunciabile e parte integrante per la vita del paese.

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Mons. Bruno Navarra E' la maestosità che desta quel sentimento di protezione materna che l'immagine ispira, per il quale ancora oggi gavignanesi conservano una devozione incommensurabile verso la Madonna. Devozione che si manifesta in occasione della processione del 2 Ottobre, quando i gavignanesi , partecipano numerosi con devozione alla processione con fuochi artificiali, sparo dei mortai e con l'immancabile concerto vocale e i strumentale di scelti professori della Dominante, che si ripete ormai da oltre tre secoli.Un patrimonio religioso che i gavignanesi hanno saputo nel corso dei secoli preservare e tramandare alle generazioni future".Il gran prodigio della Vergine, e cioè il movimento degli occhi avvenuto a Gavignano il 9 Luglio 1796,Il parroco don Francesco Gorga così racconta: Un gruppo di donne stava pregando presso la Chiesa di San Rocco quando, fra lo stupore e la commozione dei presenti, apparve una luce splendente che proveniva dal movimento degli occhi dell'immagine della Madonna delle Grazie.Il fenomeno durò per un intera giornata e si ripeté per tutto il mese di Luglio.Oltre al Parroco fu osservato dai fedeli gavignanesi e da molte altre persone venute dai comuni limitrofi.Durante questo evento, si registrarono guarigioni ritenute miracolose e conversioni, tra cui il medico chirurgo del paese, notoriamente antireligioso da sempre.Nel 1896 si celebrò a Gavignano una delle festività più grandiose per commemorare il primo centenario del "movimento degli occhi" della Madonna, mentre nel nostro secolo, grazie all'Arciprete Mons. Francesco Sinibaldi la devozione mariana andò affermandosi, definendo una delle Processioni più importanti del sud del Lazio.Alla fine della guerra, un ufficiale americano pilota in missione contro postazione militari nemiche localizzate nei pressi di Gavignano dopo aver bombardato la località Meo, stava per dare l'ordine di bombardare il paese.Una bella signora con il bambino imbraccio si presentò all'alto ufficiale americano, e lo pregò di non bombardare il castello perché in esso non c'erano truppe di occupazione, l'Ufficiale fu distolto da questa figura imponente e persuasiva, rimase turbato. Con le truppe, si mise in marcia, invase il paesello e nelle stradine, non trovò nessun tedesco. Incontrò il parroco con il quale entrò in Chiesa e nel vedere la Madonna sopra l'altare maggiore, con grande meraviglia, l'alto Ufficiale riconobbe la bella Signora che lo aveva pregato di non bombardare Gavignano.Nel 1909 si procedette all'ampliamento e all'abbellimento del santuario di San Rocco. Soltanto gli anni della seconda guerra mondiale, la ricorrenza del 2 e 3 Ottobre venne celebrata in tono minore.Ma appena finito il conflitto bellico, i gavignanesi ripresero con immutato fervore gli antichi riti: il 2 Ottobre 1945 la Sacra Immagine fu portata in processione dai soldati in divisa militare, reduci della guerra.Il giorno seguente il Cardinale Enrico Sibilia, a nome del Capitolo Vaticano, incoronava la prodigiosa immagine di Maria, con un diadema d'oro, dono di tutti i gavignanesi.La celebrazione del 150° anniversario del prodigio del 9 Luglio 1946 è ancora oggi ricordata per il nutrito programma dei festeggiamenti.L'inno della Vergine delle Grazie, cantato dai fedeli, fu musicata dal Maestro Lorenzo Perosi su parole del gavignanese don Fedele Gorga e che la commemorazione del 50° anniversario dell'incoronazione fu presieduta il 3 Ottobre del 1995 dal Cardinale Vincenzo Fagiolo della città di Segni.Con gioia e compiacimento abbiamo voluto ripercorrere una storia, che fa onore ai gavignanesi di ieri e di oggi, soprattutto per la fedeltà dimostrata nell'onorare e ringraziare la Madonna delle Grazie.una devozione che è patrimonio irrinunciabile e parte integrante per la vita del paese.

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Mons. Bruno Navarra E' la maestosità che desta quel sentimento di protezione materna che l'immagine ispira, per il quale ancora oggi gavignanesi conservano una devozione incommensurabile verso la Madonna. Devozione che si manifesta in occasione della processione del 2 Ottobre, quando i gavignanesi , partecipano numerosi con devozione alla processione con fuochi artificiali, sparo dei mortai e con l'immancabile concerto vocale e i strumentale di scelti professori della Dominante, che si ripete ormai da oltre tre secoli.Un patrimonio religioso che i gavignanesi hanno saputo nel corso dei secoli preservare e tramandare alle generazioni future".Il gran prodigio della Vergine, e cioè il movimento degli occhi avvenuto a Gavignano il 9 Luglio 1796,Il parroco don Francesco Gorga così racconta: Un gruppo di donne stava pregando presso la Chiesa di San Rocco quando, fra lo stupore e la commozione dei presenti, apparve una luce splendente che proveniva dal movimento degli occhi dell'immagine della Madonna delle Grazie.Il fenomeno durò per un intera giornata e si ripeté per tutto il mese di Luglio.Oltre al Parroco fu osservato dai fedeli gavignanesi e da molte altre persone venute dai comuni limitrofi.Durante questo evento, si registrarono guarigioni ritenute miracolose e conversioni, tra cui il medico chirurgo del paese, notoriamente antireligioso da sempre.Nel 1896 si celebrò a Gavignano una delle festività più grandiose per commemorare il primo centenario del "movimento degli occhi" della Madonna, mentre nel nostro secolo, grazie all'Arciprete Mons. Francesco Sinibaldi la devozione mariana andò affermandosi, definendo una delle Processioni più importanti del sud del Lazio.Alla fine della guerra, un ufficiale americano pilota in missione contro postazione militari nemiche localizzate nei pressi di Gavignano dopo aver bombardato la località Meo, stava per dare l'ordine di bombardare il paese.Una bella signora con il bambino imbraccio si presentò all'alto ufficiale americano, e lo pregò di non bombardare il castello perché in esso non c'erano truppe di occupazione, l'Ufficiale fu distolto da questa figura imponente e persuasiva, rimase turbato. Con le truppe, si mise in marcia, invase il paesello e nelle stradine, non trovò nessun tedesco. Incontrò il parroco con il quale entrò in Chiesa e nel vedere la Madonna sopra l'altare maggiore, con grande meraviglia, l'alto Ufficiale riconobbe la bella Signora che lo aveva pregato di non bombardare Gavignano.Nel 1909 si procedette all'ampliamento e all'abbellimento del santuario di San Rocco. Soltanto gli anni della seconda guerra mondiale, la ricorrenza del 2 e 3 Ottobre venne celebrata in tono minore.Ma appena finito il conflitto bellico, i gavignanesi ripresero con immutato fervore gli antichi riti: il 2 Ottobre 1945 la Sacra Immagine fu portata in processione dai soldati in divisa militare, reduci della guerra.Il giorno seguente il Cardinale Enrico Sibilia, a nome del Capitolo Vaticano, incoronava la prodigiosa immagine di Maria, con un diadema d'oro, dono di tutti i gavignanesi.La celebrazione del 150° anniversario del prodigio del 9 Luglio 1946 è ancora oggi ricordata per il nutrito programma dei festeggiamenti.L'inno della Vergine delle Grazie, cantato dai fedeli, fu musicata dal Maestro Lorenzo Perosi su parole del gavignanese don Fedele Gorga e che la commemorazione del 50° anniversario dell'incoronazione fu presieduta il 3 Ottobre del 1995 dal Cardinale Vincenzo Fagiolo della città di Segni.Con gioia e compiacimento abbiamo voluto ripercorrere una storia, che fa onore ai gavignanesi di ieri e di oggi, soprattutto per la fedeltà dimostrata nell'onorare e ringraziare la Madonna delle Grazie.una devozione che è patrimonio irrinunciabile e parte integrante per la vita del paese.
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Mons. Bruno Navarra E' la maestosità che desta quel sentimento di protezione materna che l'immagine ispira, per il quale ancora oggi gavignanesi conservano una devozione incommensurabile verso la Madonna. Devozione che si manifesta in occasione della processione del 2 Ottobre, quando i gavignanesi , partecipano numerosi con devozione alla processione con fuochi artificiali, sparo dei mortai e con l'immancabile concerto vocale e i strumentale di scelti professori della Dominante, che si ripete ormai da oltre tre secoli.Un patrimonio religioso che i gavignanesi hanno saputo nel corso dei secoli preservare e tramandare alle generazioni future".Il gran prodigio della Vergine, e cioè il movimento degli occhi avvenuto a Gavignano il 9 Luglio 1796,Il parroco don Francesco Gorga così racconta: Un gruppo di donne stava pregando presso la Chiesa di San Rocco quando, fra lo stupore e la commozione dei presenti, apparve una luce splendente che proveniva dal movimento degli occhi dell'immagine della Madonna delle Grazie.Il fenomeno durò per un intera giornata e si ripeté per tutto il mese di Luglio.Oltre al Parroco fu osservato dai fedeli gavignanesi e da molte altre persone venute dai comuni limitrofi.Durante questo evento, si registrarono guarigioni ritenute miracolose e conversioni, tra cui il medico chirurgo del paese, notoriamente antireligioso da sempre.Nel 1896 si celebrò a Gavignano una delle festività più grandiose per commemorare il primo centenario del "movimento degli occhi" della Madonna, mentre nel nostro secolo, grazie all'Arciprete Mons. Francesco Sinibaldi la devozione mariana andò affermandosi, definendo una delle Processioni più importanti del sud del Lazio.Alla fine della guerra, un ufficiale americano pilota in missione contro postazione militari nemiche localizzate nei pressi di Gavignano dopo aver bombardato la località Meo, stava per dare l'ordine di bombardare il paese.Una bella signora con il bambino imbraccio si presentò all'alto ufficiale americano, e lo pregò di non bombardare il castello perché in esso non c'erano truppe di occupazione, l'Ufficiale fu distolto da questa figura imponente e persuasiva, rimase turbato. Con le truppe, si mise in marcia, invase il paesello e nelle stradine, non trovò nessun tedesco. Incontrò il parroco con il quale entrò in Chiesa e nel vedere la Madonna sopra l'altare maggiore, con grande meraviglia, l'alto Ufficiale riconobbe la bella Signora che lo aveva pregato di non bombardare Gavignano.Nel 1909 si procedette all'ampliamento e all'abbellimento del santuario di San Rocco. Soltanto gli anni della seconda guerra mondiale, la ricorrenza del 2 e 3 Ottobre venne celebrata in tono minore.Ma appena finito il conflitto bellico, i gavignanesi ripresero con immutato fervore gli antichi riti: il 2 Ottobre 1945 la Sacra Immagine fu portata in processione dai soldati in divisa militare, reduci della guerra.Il giorno seguente il Cardinale Enrico Sibilia, a nome del Capitolo Vaticano, incoronava la prodigiosa immagine di Maria, con un diadema d'oro, dono di tutti i gavignanesi.La celebrazione del 150° anniversario del prodigio del 9 Luglio 1946 è ancora oggi ricordata per il nutrito programma dei festeggiamenti.L'inno della Vergine delle Grazie, cantato dai fedeli, fu musicata dal Maestro Lorenzo Perosi su parole del gavignanese don Fedele Gorga e che la commemorazione del 50° anniversario dell'incoronazione fu presieduta il 3 Ottobre del 1995 dal Cardinale Vincenzo Fagiolo della città di Segni.Con gioia e compiacimento abbiamo voluto ripercorrere una storia, che fa onore ai gavignanesi di ieri e di oggi, soprattutto per la fedeltà dimostrata nell'onorare e ringraziare la Madonna delle Grazie.una devozione che è patrimonio irrinunciabile e parte integrante per la vita del paese.
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    MADRE DELLE GRAZIE

    il Culto alla Madre di Dio sotto il titolo di Madonna delle Grazie
    Nell'estate del1678, al manifestarsi di una grave pestilenza, agli occhi della popolazione si presentò il quadro desolante del 1656, quando un identica infezione aveva causato lutti e disperazione, si rivolse alla Beata Vergine (Quadro della Madonna) invocando aiuto e protezione.La supplica fu esaudita il 3 Ottobre del 1679, il contagio improvvisamente cessò.La popolazione, riunita dinnanzi all'immagine della Beata Vergine nella Chiesa di San Rocco, pronunciò il solenne voto di celebrare il 3 Ottobre di ogni anno la festa della Madonna invocata con il significativo titolo "Madre delle Grazie".Dai racconti dei Parroci e dalle persone anziane gavignanesi si evidenzia che l'immagine lignea della Madonna delle Grazie era stata appositamente scolpita per il comune di Velletri.L'immagine così imponente e maestosa venne trasportata sopra un carretto trainato da una pariglia di buoi per Velletri, arrivati in prossimità del bivio i buoi deviarono per Gavignano.Gli uomini che dirigevano il percorso, li hanno fermati e rimessi sulla strada per Velletri, ma i buoi si dirigevano verso Gavignano e non verso Velletri, i poveri animali vennero bastonati ripetutamente, ma le condizioni non mutarono.Allora si pensò di cambiare gli animali con una nuova pariglia di buoi, ma anche quest'ultimi si diressero per Gavignano e si bloccavano per Velletri, non ci fu verso di fargli cambiare direzione, anch'essi furono bastonati ripetutamente.Il corteo rimase fermo per ore ed ore, ma tutti i tentativi furono vani, sino a quando (saputa la notizia) arrivarono da Gavignano i signori , Mario Andreozzi, Vincenzo Cenciarelli, Pietro Porzi, Mariano Marcelli, Domenico Antonio Salvi, Andrea Baiocchi e Nicola Salvi, i quali dissero che la la B.ma Vergine voleva venire a Gavignano, e si impegnarono a pagare la fattura della sacra Immagine con scudi quindici subito, ed altri da pagare successivamente.Questa Immagine acquistata dai gavignanesi, e per essi dal cappellano Giuseppe Giordani il 3 Ottobre del 1736.In quel giorno numerosi chierici di Segni, e gavignanesi, fecero una grande processione e portarono la nuova immagine nella Chiesa di San Rocco, sul lato sinistro proprio sulla nicchia dove era depositato il quadro della Madonna delle Grazie, al quale il popolo Gavignanese si rivolse per far cessare il morbo della peste.Grazie al ritrovamento della pergamena avvenuto nel 1868 fatto dal Mastro Alessandro Cerbara, si è venuti a conoscenza del nome dello scultore, il luogo e l'anno incui questi aveva realizzato l'opera lignea:Così è scritto sulla pergamenaJOANNES GOTTLIEB CURLAFFSCHIJ DE CIVITATE ET RESPUBLICA DANSICH IN FINIBUS GERMANIAE PROTECTOREREGE POLINAE HANC DEIPARAE VERGINIS IMMAGINEM FECIT ROMAE ANNO MDCCXXXIIHAETATIS SUAE XXX ANNORUM.PONTEFICE CLEMENTE DUODECIMO REGNANTE PONTIFICATUS SUI ANNO III.La statua è alta dai piedi alla testa m. 1,78 ed è larga di spalle m. 0,50.Un velo bianco dal capo scende sulle spalle con leggero svolazzo, la veste rosa ricopre completamente e il manto azzurro l'avvolge dall'omero destro al fianco sinistro.Con ambo le mani, ricoperte da un pannolino bianco, la Madonna sorregge il bambino nudo eadagiato sul braccio destro.Il bambino, che dalla punta del piedino destro alla testa misura m. 0,62 sporge una manina mentre l'altra, poggiata sul suo ginocchio sinistro sollevato in alto, lo protende verso il petto della madre.Le figure sia della madre che del figlio appaiono in movimento.Le pieghe della veste del velo e del manto, conferiscono alla Madonna bellezza e decoro, ma ciò che maggiormente attira e colpisce in lei, è lo splendore del volto leggermente piegato sulla spalla sinistra e appena incorniciato sulla fronte dai capelli sporgenti dal velo.Lo sguardo poi, rivolto in basso ad indicare protezione, ispira fiducia. Mons. Bruno Navarra E' la maestosità che desta quel sentimento di protezione materna che l'immagine ispira, per il quale ancora oggi gavignanesi conservano una devozione incommensurabile verso la Madonna. Devozione che si manifesta in occasione della processione del 2 Ottobre, quando i gavignanesi , partecipano numerosi con devozione alla processione con fuochi artificiali, sparo dei mortai e con l'immancabile concerto vocale e i strumentale di scelti professori della Dominante, che si ripete ormai da oltre tre secoli.Un patrimonio religioso che i gavignanesi hanno saputo nel corso dei secoli preservare e tramandare alle generazioni future".Il gran prodigio della Vergine, e cioè il movimento degli occhi avvenuto a Gavignano il 9 Luglio 1796,Il parroco don Francesco Gorga così racconta: Un gruppo di donne stava pregando presso la Chiesa di San Rocco quando, fra lo stupore e la commozione dei presenti, apparve una luce splendente che proveniva dal movimento degli occhi dell'immagine della Madonna delle Grazie.Il fenomeno durò per un intera giornata e si ripeté per tutto il mese di Luglio.Oltre al Parroco fu osservato dai fedeli gavignanesi e da molte altre persone venute dai comuni limitrofi.Durante questo evento, si registrarono guarigioni ritenute miracolose e conversioni, tra cui il medico chirurgo del paese, notoriamente antireligioso da sempre.Nel 1896 si celebrò a Gavignano una delle festività più grandiose per commemorare il primo centenario del "movimento degli occhi" della Madonna, mentre nel nostro secolo, grazie all'Arciprete Mons. Francesco Sinibaldi la devozione mariana andò affermandosi, definendo una delle Processioni più importanti del sud del Lazio.Alla fine della guerra, un ufficiale americano pilota in missione contro postazione militari nemiche localizzate nei pressi di Gavignano dopo aver bombardato la località Meo, stava per dare l'ordine di bombardare il paese.Una bella signora con il bambino imbraccio si presentò all'alto ufficiale americano, e lo pregò di non bombardare il castello perché in esso non c'erano truppe di occupazione, l'Ufficiale fu distolto da questa figura imponente e persuasiva, rimase turbato. Con le truppe, si mise in marcia, invase il paesello e nelle stradine, non trovò nessun tedesco. Incontrò il parroco con il quale entrò in Chiesa e nel vedere la Madonna sopra l'altare maggiore, con grande meraviglia, l'alto Ufficiale riconobbe la bella Signora che lo aveva pregato di non bombardare Gavignano.Nel 1909 si procedette all'ampliamento e all'abbellimento del santuario di San Rocco. Soltanto gli anni della seconda guerra mondiale, la ricorrenza del 2 e 3 Ottobre venne celebrata in tono minore.Ma appena finito il conflitto bellico, i gavignanesi ripresero con immutato fervore gli antichi riti: il 2 Ottobre 1945 la Sacra Immagine fu portata in processione dai soldati in divisa militare, reduci della guerra.Il giorno seguente il Cardinale Enrico Sibilia, a nome del Capitolo Vaticano, incoronava la prodigiosa immagine di Maria, con un diadema d'oro, dono di tutti i gavignanesi.La celebrazione del 150° anniversario del prodigio del 9 Luglio 1946 è ancora oggi ricordata per il nutrito programma dei festeggiamenti.L'inno della Vergine delle Grazie, cantato dai fedeli, fu musicata dal Maestro Lorenzo Perosi su parole del gavignanese don Fedele Gorga e che la commemorazione del 50° anniversario dell'incoronazione fu presieduta il 3 Ottobre del 1995 dal Cardinale Vincenzo Fagiolo della città di Segni.Con gioia e compiacimento abbiamo voluto ripercorrere una storia, che fa onore ai gavignanesi di ieri e di oggi, soprattutto per la fedeltà dimostrata nell'onorare e ringraziare la Madonna delle Grazie.una devozione che è patrimonio irrinunciabile e parte integrante per la vita del paese.
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    MADRE DELLE GRAZIE


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    il Culto alla Madre di Dio sotto il titolo di Madonna delle Grazie

    Nell'estate del1678, al manifestarsi di una grave pestilenza, agli occhi della popolazione si presentò il quadro desolante del 1656, quando un identica infezione aveva causato lutti e disperazione, si rivolse alla Beata Vergine (Quadro della Madonna) invocando aiuto e protezione.
    La supplica fu esaudita il 3 Ottobre del 1679, il contagio improvvisamente cessò.
    La popolazione, riunita dinnanzi all'immagine della Beata Vergine nella Chiesa di San Rocco, pronunciò il solenne voto di celebrare il 3 Ottobre di ogni anno la festa della Madonna  invocata con il significativo titolo "Madre delle Grazie".
    Dai racconti dei Parroci e dalle persone anziane gavignanesi si evidenzia che l'immagine lignea della Madonna delle Grazie era stata appositamente scolpita per il comune di Velletri.
    L'immagine così imponente e maestosa venne trasportata sopra un carretto trainato da una pariglia di buoi per Velletri, arrivati in prossimità del bivio i buoi deviarono per Gavignano.
    Gli uomini che dirigevano il percorso, li hanno fermati e rimessi  sulla strada per Velletri, ma i buoi si dirigevano verso Gavignano e non verso Velletri, i poveri animali vennero bastonati ripetutamente, ma le condizioni non mutarono.
    Allora si pensò di cambiare gli animali con una nuova pariglia di buoi, ma anche quest'ultimi si diressero per Gavignano e si bloccavano per Velletri, non ci fu verso di fargli cambiare direzione, anch'essi furono bastonati ripetutamente.
    Il corteo rimase fermo per ore ed ore, ma tutti i tentativi furono vani, sino a quando (saputa la notizia) arrivarono da Gavignano i signori , Mario Andreozzi, Vincenzo Cenciarelli, Pietro Porzi, Mariano Marcelli, Domenico Antonio Salvi, Andrea Baiocchi e Nicola
    Salvi, i quali dissero che la la B.ma Vergine voleva venire a Gavignano, e si impegnarono a pagare la fattura della sacra Immagine con scudi  quindici subito, ed altri  da pagare  successivamente.
    Questa Immagine acquistata dai gavignanesi, e per essi dal cappellano Giuseppe Giordani il 3 Ottobre del 1736.
    In quel giorno numerosi  chierici di Segni, e gavignanesi, fecero una grande processione e portarono la nuova immagine nella Chiesa di San Rocco, sul lato sinistro proprio sulla nicchia dove era depositato il quadro della Madonna delle Grazie, al quale il popolo Gavignanese si rivolse per far cessare il morbo della peste.
    Grazie al ritrovamento della pergamena avvenuto nel 1868 fatto dal Mastro Alessandro Cerbara, si è venuti a conoscenza del nome dello scultore, il luogo e l'anno incui questi aveva realizzato l'opera lignea:
    Così è scritto sulla pergamena
    JOANNES GOTTLIEB CURLAFFSCHIJ DE CIVITATE ET RESPUBLICA DANSICH IN FINIBUS GERMANIAE PROTECTORE
    REGE POLINAE HANC DEIPARAE VERGINIS IMMAGINEM FECIT ROMAE ANNO MDCCXXXIIHAETATIS SUAE XXX ANNORUM.
    PONTEFICE CLEMENTE DUODECIMO REGNANTE PONTIFICATUS SUI ANNO III.

    La statua è alta dai piedi alla testa m. 1,78 ed è larga di spalle m. 0,50.
    Un velo bianco dal capo scende sulle spalle con leggero svolazzo, la veste rosa ricopre completamente e il manto azzurro l'avvolge dall'omero destro al fianco sinistro.
    Con ambo le mani, ricoperte da un pannolino bianco, la Madonna sorregge il bambino nudo eadagiato sul braccio destro.
    Il bambino, che dalla punta del piedino destro alla testa misura m. 0,62 sporge una manina mentre l'altra, poggiata sul suo ginocchio sinistro sollevato in alto, lo protende verso il petto della madre.
    Le figure sia della madre che del figlio appaiono in movimento.
    Le pieghe della veste del velo e del manto, conferiscono alla Madonna bellezza e decoro, ma ciò che maggiormente attira e colpisce in lei, è lo splendore del volto leggermente piegato sulla spalla sinistra e appena incorniciato sulla fronte dai capelli
    sporgenti dal velo.
    Lo sguardo poi, rivolto in basso ad indicare protezione, ispira fiducia.
                                                                                                                                                Mons. Bruno Navarra

     E' la maestosità  che desta  quel sentimento di protezione materna che l'immagine ispira, per il quale ancora oggi gavignanesi conservano una  devozione  incommensurabile verso la Madonna.
    Devozione che si manifesta  in occasione della processione del 2 Ottobre, quando i gavignanesi , partecipano numerosi con
    devozione alla processione con fuochi artificiali, sparo dei mortai e con l'immancabile concerto vocale e i strumentale di scelti professori della Dominante, che si ripete ormai da oltre tre secoli.
    Un patrimonio religioso  che i gavignanesi hanno saputo nel corso dei secoli preservare  e tramandare alle generazioni future".
    Il gran prodigio della Vergine, e cioè il movimento degli occhi avvenuto  a Gavignano il 9 Luglio 1796,Il parroco don Francesco Gorga così racconta: Un gruppo di donne stava pregando presso la Chiesa di San Rocco quando, fra lo stupore e la commozione dei presenti, apparve una luce splendente che proveniva dal movimento degli occhi dell'immagine della Madonna delle Grazie.
    Il fenomeno durò per un intera giornata e si ripeté per tutto il mese di Luglio.
    Oltre al Parroco fu osservato dai fedeli gavignanesi e da molte altre persone venute  dai comuni limitrofi.
    Durante questo evento, si registrarono guarigioni ritenute miracolose e conversioni, tra cui il medico chirurgo del paese, notoriamente antireligioso da sempre.
    Nel 1896 si celebrò a Gavignano una delle festività più grandiose per commemorare il primo centenario del "movimento degli occhi" della Madonna, mentre nel nostro secolo, grazie  all'Arciprete  Mons. Francesco Sinibaldi la devozione mariana andò affermandosi,
    definendo una delle Processioni più importanti del sud del Lazio.
    Alla fine della guerra, un ufficiale americano pilota in missione contro postazione militari nemiche localizzate nei pressi di Gavignano dopo aver bombardato la località Meo, stava per dare l'ordine di bombardare il paese.
    Una bella signora  con il bambino  imbraccio si presentò all'alto ufficiale americano, e lo pregò di non bombardare il castello perché  in esso non c'erano  truppe di occupazione, l'Ufficiale  fu distolto da questa figura imponente e persuasiva, rimase  turbato.
     Con le truppe, si mise in marcia, invase il paesello e  nelle stradine, non trovò nessun tedesco.
     Incontrò il parroco con il quale entrò in Chiesa e nel vedere  la Madonna sopra l'altare maggiore, con grande meraviglia, l'alto Ufficiale riconobbe la bella  Signora che lo aveva pregato di non bombardare Gavignano.
    Nel 1909 si procedette all'ampliamento e all'abbellimento del santuario di San Rocco.
    Soltanto gli anni della seconda guerra mondiale, la ricorrenza del 2 e 3 Ottobre venne celebrata in tono minore.
    Ma appena finito il conflitto bellico, i gavignanesi ripresero con immutato fervore gli antichi riti: il 2 Ottobre 1945 la Sacra Immagine fu portata in processione dai soldati in divisa militare, reduci della guerra.
    Il giorno seguente il Cardinale Enrico Sibilia, a nome del Capitolo Vaticano, incoronava la prodigiosa immagine di Maria, con un diadema d'oro, dono di tutti i gavignanesi.
    La celebrazione del 150° anniversario del prodigio del 9 Luglio 1946 è ancora oggi ricordata per il nutrito programma dei festeggiamenti.
    L'inno della Vergine delle Grazie, cantato  dai fedeli, fu musicata dal Maestro Lorenzo Perosi su parole del gavignanese don
    Fedele Gorga e che la commemorazione del 50° anniversario dell'incoronazione fu presieduta il 3 Ottobre del 1995 dal Cardinale Vincenzo Fagiolo  della città di Segni.
    Con gioia e compiacimento abbiamo voluto ripercorrere una storia, che fa onore ai gavignanesi di ieri e di oggi, soprattutto per la fedeltà dimostrata nell'onorare e ringraziare la Madonna delle Grazie.
    una devozione che è patrimonio irrinunciabile e parte integrante per la vita del paese.



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