Turisti in calo e recessione economica: gli albergatori costretti a vendere agli investitori asiatici
LA CRISI DELLE TERME
A Fiuggi il business degli hotel parla coreano
Turisti in calo e recessione economica: gli albergatori costretti a vendere agli investitori asiatici
Le terme di Fiuggi
FIUGGI - Gli affari degli anni d’oro, ormai, sono un lontano ricordo quando le terme si riempivano di turisti da ogni parte d’Italia e dall’estero, le presenze superavano un milione l’anno, gli hotel non avevano difficoltà e l’acqua che favorisce l’espulsione dei calcoli renali viaggiava forte sul mercato nazionale e internazionale. Oggi a Fiuggi, secondo polo ricettivo del Lazio dopo Roma, i turisti sono molti di meno ( poco più di un terzo) e la crisi morde. Dalla fine degli anni Novanta la parabola discendente non si ferma. E adesso, dopo un’altra stagione molto sofferta, ci sono albergatori pronti a vendere le loro strutture ricettive, perché davvero «il gioco non vale più la candela». Due hotel sono già stati ceduti ai coreani, altri potrebbero presto fare la stessa fine.
SPERANZE COREANE – I bilanci di molte aziende alberghiere si sono indeboliti, gli utili di qualche tempo fa non si vedono più (quest’anno, secondo Federalberghi Lazio, il fatturato è sceso del trenta per cento rispetto alla stagione precedente) e le troppe tasse, a sentire gli imprenditori del settore, sono come un cappio al collo, a cominciare dall’odiata Imu, che costringe i proprietari degli hotel a sborsare anche ventimila euro l’anno. In sessanta, per protesta, non hanno pagato la seconda rata e rischiano di vedersi notificare ingiunzioni e pesanti sanzioni. Che fare, allora?
ALBERGHI DIMEZZATI- Per molti, non c’è altra strada che piantare baracca e burattini. E così si tratta con i coreani nella speranza di riuscire a cedere gli hotel, che negli anni Novanta erano oltre duecento, segno di prosperità, e oggi sono appena centoventi (diversi quelli chiusi e trasformati in appartamenti), la conferma di una crisi che si sta facendo sempre più allarmante. Alcuni, tra i più piccoli, in questa stagione che volge al termine, sono rimasti chiusi. «Le trattative con i coreani per vendere gli alberghi ci sono – dice - il vicepresidente di Federalberghi Lazio,Franco Tucciarelli – , ormai siamo quasi obbligati a svendere le nostre strutture. Ci sono troppe tasse, non riusciamo più a reggere. Lo Stato, anziché aiutarci anche per favorire l’occupazione, ci tartassa. In questa situazione - aggiunge Tucciarelli -, meglio vendere subito che rischiare di finire peggio».
TERME IN CRISI-La capitale turistica della Ciociaria sconta il prezzo di una crisi economica che colpisce anche altre stazioni termali della Penisola. Ma anche anni di mancati investimenti ( uno su tutti: il palazzo dei congressi, che solo ora potrebbe realizzarsi con l’imminente bando di gara, ma non mancano i no all’area dell’ex campo sportivo), politiche turistiche non sempre incisive per una stazione di rilievo internazionale e colossali errori con le note vicende per la gestione dell’acqua oligominerale, hanno portato a conoscere una crisi che solo pochi anni fa da queste parti era una prospettiva inimmaginabile. «Oggi siamo costretti a lavorare con tariffe ridicole - prosegue Tucciarelli, che a Fiuggi gestisce due alberghi - e non riusciamo più neanche a pagare il canone del’acqua».
«RESA DEI CONTI»– Il sindaco Fabrizio Martini, in carica da tre anni, ammette che la città vive un «declino economico e un disagio sociale» e parla di «inevitabile resa dei conti» con l’azienda che gestisce le terme perché «rappresenta – sostiene sul periodico «Fiuggi» - più una zavorra che un motore di sviluppo». Il primo cittadino, tuttavia, crede nel rilancio turistico ( dall’opposizione criticano la mancata nomina di un assessore al Turismo) e mostra ottimismo in seguito alla riappropriazione dell’imbottigliamento della celebre acqua oligominerale, tornato sotto il controllo del Comune dopo dieci anni di gestione affidata alla Sangemini, con la quale, però, sono in corso contenziosi. «Si è costruito - aggiunge Martini – il presupposto per una grande operazione di rilancio della città turistica e termale, grazie alla promozione del territorio che si potrà realizzare attraverso la bottiglia». E prospetta per il turismo«una vera e propria rivoluzione» con il Convention Bureau ( uno dei quattro in Italia), la società chiamata a coordinare i flussi turistici e a promuovere eventi. Speranze di una ripresa che non può più ritardare.
LA CRISI DELLE TERME
A Fiuggi il business degli hotel parla coreano
Turisti in calo e recessione economica: gli albergatori costretti a vendere agli investitori asiatici
LA CRISI DELLE TERME
A Fiuggi il business degli hotel parla coreano
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Le terme di Fiuggi
FIUGGI - Gli affari degli anni d’oro, ormai, sono un lontano ricordo quando le terme si riempivano di turisti da ogni parte d’Italia e dall’estero, le presenze superavano un milione l’anno, gli hotel non avevano difficoltà e l’acqua che favorisce l’espulsione dei calcoli renali viaggiava forte sul mercato nazionale e internazionale. Oggi a Fiuggi, secondo polo ricettivo del Lazio dopo Roma, i turisti sono molti di meno ( poco più di un terzo) e la crisi morde. Dalla fine degli anni Novanta la parabola discendente non si ferma. E adesso, dopo un’altra stagione molto sofferta, ci sono albergatori pronti a vendere le loro strutture ricettive, perché davvero «il gioco non vale più la candela». Due hotel sono già stati ceduti ai coreani, altri potrebbero presto fare la stessa fine.
SPERANZE COREANE – I bilanci di molte aziende alberghiere si sono indeboliti, gli utili di qualche tempo fa non si vedono più (quest’anno, secondo Federalberghi Lazio, il fatturato è sceso del trenta per cento rispetto alla stagione precedente) e le troppe tasse, a sentire gli imprenditori del settore, sono come un cappio al collo, a cominciare dall’odiata Imu, che costringe i proprietari degli hotel a sborsare anche ventimila euro l’anno. In sessanta, per protesta, non hanno pagato la seconda rata e rischiano di vedersi notificare ingiunzioni e pesanti sanzioni. Che fare, allora?
ALBERGHI DIMEZZATI- Per molti, non c’è altra strada che piantare baracca e burattini. E così si tratta con i coreani nella speranza di riuscire a cedere gli hotel, che negli anni Novanta erano oltre duecento, segno di prosperità, e oggi sono appena centoventi (diversi quelli chiusi e trasformati in appartamenti), la conferma di una crisi che si sta facendo sempre più allarmante. Alcuni, tra i più piccoli, in questa stagione che volge al termine, sono rimasti chiusi. «Le trattative con i coreani per vendere gli alberghi ci sono – dice - il vicepresidente di Federalberghi Lazio,Franco Tucciarelli – , ormai siamo quasi obbligati a svendere le nostre strutture. Ci sono troppe tasse, non riusciamo più a reggere. Lo Stato, anziché aiutarci anche per favorire l’occupazione, ci tartassa. In questa situazione - aggiunge Tucciarelli -, meglio vendere subito che rischiare di finire peggio».
TERME IN CRISI-La capitale turistica della Ciociaria sconta il prezzo di una crisi economica che colpisce anche altre stazioni termali della Penisola. Ma anche anni di mancati investimenti ( uno su tutti: il palazzo dei congressi, che solo ora potrebbe realizzarsi con l’imminente bando di gara, ma non mancano i no all’area dell’ex campo sportivo), politiche turistiche non sempre incisive per una stazione di rilievo internazionale e colossali errori con le note vicende per la gestione dell’acqua oligominerale, hanno portato a conoscere una crisi che solo pochi anni fa da queste parti era una prospettiva inimmaginabile. «Oggi siamo costretti a lavorare con tariffe ridicole - prosegue Tucciarelli, che a Fiuggi gestisce due alberghi - e non riusciamo più neanche a pagare il canone del’acqua».
«RESA DEI CONTI»– Il sindaco Fabrizio Martini, in carica da tre anni, ammette che la città vive un «declino economico e un disagio sociale» e parla di «inevitabile resa dei conti» con l’azienda che gestisce le terme perché «rappresenta – sostiene sul periodico «Fiuggi» - più una zavorra che un motore di sviluppo». Il primo cittadino, tuttavia, crede nel rilancio turistico ( dall’opposizione criticano la mancata nomina di un assessore al Turismo) e mostra ottimismo in seguito alla riappropriazione dell’imbottigliamento della celebre acqua oligominerale, tornato sotto il controllo del Comune dopo dieci anni di gestione affidata alla Sangemini, con la quale, però, sono in corso contenziosi. «Si è costruito - aggiunge Martini – il presupposto per una grande operazione di rilancio della città turistica e termale, grazie alla promozione del territorio che si potrà realizzare attraverso la bottiglia». E prospetta per il turismo«una vera e propria rivoluzione» con il Convention Bureau ( uno dei quattro in Italia), la società chiamata a coordinare i flussi turistici e a promuovere eventi. Speranze di una ripresa che non può più ritardare.
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