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amynapoleoni

Come la tecnologia ci ha cambiato la vita! - 6 views

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    L'articolo sopraindicato, riporta un'intervista a un famoso psicologo e psicoterapeuta, al quale vengono poste delle domande interessanti riguardo la tecnologia e come questa possa aver cambiato e cambierà ancora la percezione del mondo circostante. Il futuro riserverà tante innovazioni, proprio perché le tecnologie sono in continua evoluzione e per questo, non si sa a cosa porteranno e a quale stadio di evoluzione gli uomini si troveranno anche solo fra 50 anni, o forse meno, data la rapida mutazione avvenuta a livello sociale, economico, politico, personale, in tutti gli ambiti, avvenuta appunto da 50 anni a questa parte. Un segmento però di questa evoluzione ha portato, purtroppo, a fare un passo indietro nell'essere civile, con nemmeno troppa immaginazione. Alcuni fatti di cronaca dei quali tratta anche il Prof. Cantelmi, suscitano le medesime sensazioni che si provavano leggendo dai libri di Storia, le pratiche utilizzate nelle torture medievali. Forse i videogames violenti, hanno mutato in qualche modo anche la percezione della morte, facendo credere nella possibilità di vivere due o più volte, nella stessa epoca. Forse i giochi che si conoscevano non molto tempo fa, inducevano in comportamenti meno violenti, ma forse erano meno violenti i tempi, o forse le persone non ne erano a conoscenza del tutto, come avviene oggi grazie o a causa dei social network. Le Psicotecnologie, considerate estensioni della mente e dei processi cognitivi, sembrano aver penetrato qualsiasi attività quotidiana, anche la più intima. Il web ha prodotto un cambiamento "colossale", per usare un termine del Prof. e ha portato da una parte a preoccuparsi di quella che è definita web reputation, dall'altra a non pensare proprio al mantenimento di una reputazione quanto meno accettabile. Si fa riferimento alla "tecnofobia", ed effettivamente leggendo almeno la prima parte dell'articolo sarebbe facile svilupparla, comprendendo le sole prime tre righe. Ma non si puÃ
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    PARTE MANCANTE Ma non si può screditare completamente qualsiasi innovazione, sarebbe distruttivo. I ragazzi non possono essere considerati tutti plagiati dai new-media, e questi ultimi non posso essere considerati solo portatori di effetti negativi, sposando automaticamente la linea protezionista vigente negli anni Sessanta-Settanta. Bisogna considerare quanto di buono si è fatto e si può fare con i Social Network, con le community online e con tutte le potenzialità appartenenti a quelle che sono definite Culture Partecipative, basti pensare a quella che è stata definita "La Primavera Araba". Il Prof. Cantelmi cita l'attuale Papa, Papa Francesco, Egli stesso utente attivo su uno dei Social Network più usati al mondo ossia Facebook. E quando anche un'Eminenza del genere, capisce le potenzialità del XXI secolo, appare assolutamente riduttivo e fuorviante trattare di culture digitali esclusivamente in senso negativo. Tuttavia, nessun monitor, con una mela morsicata su di una parte, potrà sostituire l'odore della carta, dei libri, dei manoscritti, dei romanzi e delle encicliche. Forse fra 50 anni, si proverà nostalgia, per le vecchie stanze dei nonni, in cui si poteva trovare, in un angolo, un quaderno Pigna ingiallito e sfogliandolo veloce si poteva avere la sensazione di trovarsi in una vecchia biblioteca del Vaticano. O forse no, perché qualsiasi "luminare" della tecnologia e di quella che è definita Media Education ossia Educazione ai media, raccomanda di non mettere da parte le tradizionali forme di scrittura, ma di integrarle con le nuove. Non che si debba scrivere con la piuma, ma che si abbia sempre la possibilità di avere una calligrafia personale, che non sia Times New Roman per tutti.
atapparelli

L'importanza dei nuovi media nella valorizzazione del patrimonio culturale pe... - 4 views

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    L'articolo prende in considerazione la relazione tra nuovi media (in particolare il digital storytelling), educazione e la valorizzazione del patrimonio culturale, al fine di creare e supportare una cittadinanza attiva, partecipativa ed inclusiva. Il digital storytelling è un metodo che combina la narrazione (sotto svariate forme) con i nuovi media digitali. Nell'ambito della promozione del patrimonio culturale ciò si traduce in: mostre in realtà virtuale (VR), realtà aumentata (AR), applicazioni digitali (web e mobile), videogiochi, condivisione, ecc. Emerge che occorre riflettere sulle condizioni che rendono tutto ciò esperienze di apprendimento e che permettono la maturazione del soggetto affinché da membro competente possa contribuire al benessere della comunità. Il digital storytelling viene utilizzato come strumento per educare e per formare fin dall'età prescolare fino all'università, adattandolo alle varie esigenze, ma spesso manca una formalizzazione della progettazione e anche un'integrazione tra istituzioni culturali ed educative, come invece ci si auspicherebbe che fosse (un sistema formativo integrato). L'obiettivo infatti sarebbe quello di creare competenze trasversali, basate su uguaglianza, partecipazione e decisione al fine di formare cittadini attivi e responsabili, quindi comunità empowerment e favorire culture partecipative. E' uno strumento che favorisce la creatività, il pensiero critico e abilità sociali come relazionali, che permette sia di capire meglio noi stessi sia aprire un dialogo con le altre culture.
denisedesio

iGeneration: l'impatto delle nuove tecnologie su bambini e adolescenti - 9 views

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    Sebbene siano noti gli aspetti positivi della tecnologia digitale e le loro trasformazioni in particolare sulla Generazione Z; bisognerebbe insegnarla maggiormente nelle scuole alle nuove generazioni per diminuire il rischio degli effetti negativi che tali strumenti possono apportare e per ottimizzare il loro utilizzo. Giovani sempre più multitasking, problem solver, creatori attivi della loro conoscenza tramite procedimenti non lineari, veloci e rapidi che vivono internet e non semplicemente ci navigano; rischiano, a causa anche della non conoscenza approfondita degli stessi item, di sperimentare fenomeni di apatia, di mancanza di attenzione profonda ( "in internet si tende a passare da un rubinetto di informazioni all'altro ") di analfabetismo emotivo e di relazioni superficiali.
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    L'articolo è stato pubblicato il 5 aprile del 2017, dalla Dott.ssa Giulia Radice, psicologa psicoterapeuta cognitivo comportamentale, iscritta all'ordine degli psicologi della Lombardia dal 12/03/2015. Nell'esercizio della sua professione si occupa di ansia e panico, depressione, disturbi di personalità, trauma, lutti e separazioni, difficoltà relazionali e sociali. L'autrice nata tra il 1980 e 1990 si attribuisce l'appellativo di nativa digitale riproponendo in bibliografia l'articolo di Prensky "Digital Natives, Digital Immigrants" del 2001, dove egli identifica con questo termine gli individui che hanno vissuto a contatto con i mezzi di comunicazione digitale. All'interno dello studio, 1985 è la data che segna il passaggio cruciale dovuto alla diffusione di massa del computer, le persone nate prima di questa data che si sono poi approcciate al linguaggio digitale in una fase successiva sono definiti immigrati digitali da Prensky. L'autrice si interroga sul modo in cui le tecnologie digitali stanno trasformando le nostre vite, le nostre abitudini, le nostre abilità cognitive e i nostri comportamenti, interrogativo che genera il titolo dell'articolo: "come le nuove tecnologie ci stanno cambiando: la iGeneration". L'autrice presenta inizialmente l' Igeneration o generazione z, gli iperconnessi di cui molto ha scritto la docente Twenge , psicologa alla San Diego University, autrice di saggi ed articoli sull'adolescenza dove ha proposto un'analisi accurata della iGeneration attraverso il confronto con le generazioni che l'anno preceduta (Baby boomers 1946-1964, Generazione X 1965-1979 e i Millenials 1980-1994) individuandone otto tendenze che la definiscono: immaturità, iperconnessione, incorporeità, instabilità, isolamento e disimpegno, incertezza e precarietà e inclusività. Degli articoli e dei saggi della Dott.ssa Twenge non vi è traccia in bibliografia, così come di una parte della posizione di Cesare Rivoltella, che
massimomoretti

L'innovazione tecnologica nella scuola italiana. Per un'analisi critica e storica - 8 views

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    L'articolo, pubblicato nel 2016, evidenzia la rilevanza dell'introduzione delle tecnologie nella scuola italiana, processo che si è sviluppato negli ultimi quarant'anni. Inizialmente molti insegnanti furono influenzati dalle innovazioni modificando atteggiamenti e metodologie; tuttavia, a mano a mano che l'introduzione delle ITC nella scuola si andava affermando, emersero criticità e contraddizioni provocate da problemi tecnici, incompatibilità, mancanza di tempo e carenza di preparazione degli insegnanti. L'esperienza del passato, a fronte delle difficoltà verificate, rischia di passare in second'ordine o - addirittura - di essere dimenticata, unitamente al portato teorico e didattico caratterizzante la fase precedente. S'impone pertanto una riflessione critica attraverso la presentazione di alcuni lineamenti della storia dell'introduzione delle ITC nella scuola, delle concezioni che l'hanno accompagnata e dei rapporti che spesso, anche all'insaputa degli innovatori, si mantengono tra passato e presente. La tecnologia informatica fu introdotta ufficialmente nella scuola italiana nel 1985 (primo Piano Nazionale Informatica - PNI 1), affiancata agli insegnamenti di matematica e fisica del primo biennio della scuola superiore. Il PNI 1 nacque dall'idea che l'alfabetizzazione informatica costituisse l'unica via d'accesso alla società dell'informazione e dalla fiducia nella possibilità per gli strumenti e le tecniche dell'informatica di favorire lo sviluppo cognitivo degli studenti. In seguito, l'introduzione del linguaggio di programmazione, dei videogiochi e degli ambienti di scrittura indussero a ritenere il computer uno strumento di supporto per l'apprendimento, capace di dilatare la conoscenza e il processo per acquisirla, favorendo l'autonomia e la creatività, secondo un approccio cognitivistico-costruttivista. Negli anni Novanta, con l'avvento dell'ipertestualità, la tecnologia venne accolta nella scuola
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    con lo scopo di avvicinarla alla realtà vissuta dagli studenti a casa e in altri ambienti, contraddistinta dall'interazione tra parola orale, testi scritti, suoni e immagini. Le più recenti iniziative ministeriali da un lato spingono verso limiti più avanzati l'idea della partecipazione sociale, dall'altro sembrano riscoprire il valore di pratiche già sperimentate negli anni Ottanta e in parte dimenticate dalla scuola. L'articolo, in particolare, pone l'accento sulla pratica del coding, vale a dire sul processo finale di programmazione, quello della scrittura del codice attraverso l'uso di un determinato linguaggio. In sostanza, questa analisi storico-critica mette in evidenza come nel nostro Paese la normativa che regola l'introduzione del digitale nella scuola insegua l'innovazione tecnologica, tentando di stare al passo con questo processo fluido, rapido e costante.
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    FORM@RE - Open Journal per la formazione in Rete L'innovazione tecnologica nella scuola italiana. Per un'analisi critica e storica Technological innovation in the Italian school. A critical and historical analysis Camilla Moricca - Università degli Studi di Firenze, camilla.moricca@unifi.it Abstract L'introduzione tecnologica nella scuola è caratterizzata da ondate che si succedono conservando scarsa consapevolezza e ricordo della fase precedente. Il lavoro ripercorre in modo sintetico le principali iniziative istituzionali e le più note teorie di riferimento che le hanno accompagnate nell'ottica di favorire una consapevolezza storico-critica su ciò che l'esperienza ci può aver insegnato. Nell'ultima parte ci si sofferma su riferimenti oggi in voga, quali il coding e la robotica, chiedendoci se siano davvero nuovi e se poggino su criteri pedagogici fondati. Parole chiave: tecnologie dell'educazione; analisi storica; coding; robotica. Abstract Technological introduction into school takes place in the form of innovations that maintaining low awareness and memories of the previous phases. The work recalls briefly the main institutional initiatives and best-known theories of reference in order to foster a historical-critical awareness of what the experience may have informed us. In the last part we focus on references in vogue, such as coding and robotics, wondering if they are really innovations and if they are based on valid educational criteria. Keywords: educational technology; historical analysis; coding; robotics. 1. Introduzione L'introduzione delle tecnologie nella scuola ha rappresentato un avvenimento rilevante negli ultimi quarant'anni e il processo che l'ha accompagnata ha coinvolto direttamente molti insegnanti, influenzando i loro atteggiamenti e le loro concezioni metodologiche. Sembra quindi ragionevolmente importante soffermarsi a riflettere su questo percorso per comprenderne meglio la natura. Tuttavia sono carenti i lavori
Nicolina Strangio

Edoardo Fleischner - Progettista Cross Mediale - 7 views

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    Acquisiamo, in modo sempre più consapevole, il concetto di "Culture Partecipative". In questo Convegno (Millecanali Evolution Media) Edoardo Fleischner affronta i grandi cambiamenti del rapporto TV-spettatore, il quale diventa social, fornisce feedback erappresenta un pubblico mutato; Si allarga la filiera, dove i broadcaster, ne devono concedere l'ingresso, per ottenere un contributo di spessore al cross mediale. Viene reinterpretato il processo di costruzione delle competenze. Fleischner, ne illustra con estrema semplicità di linguaggio, i punti di forza.
melaniericcardi

Culture partecipative e scenari generativi della conoscenza: una rilettura degli ambie... - 3 views

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    In questo articolo scritto da Daniela Cuccurullo, pubblicato su "Formare, open journal per la formazione in rete" si fa il punto rispetto alla possibilità offerta del web 3.0 di riscrivere il concetto di apprendimento, dove l'individuo non è punto di arrivo di un processo educativo, ma anche punto di partenza in un processo circolare di integrazione di esperienze formative incentrate su uno sviluppo globale "life long". Apprendere quindi, in un ambiente di apprendimento, è apprendere a stare nella complessità del cambiamento perpetuo, adeguandone i codici comunicativi, sviluppando un clima cognitivo ed affettivo capace di valorizzare i nativi delle comunità di pratica.
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