gpdimonderose on Xanga - 0 views
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giacinto p. di monderose on 04 Mar 10Ormai solo un Dio ci può salvare. Ci resta, come unica possibilità, quella di preparare (Vorbereiten) nel pensare e nel poetare, una disponibilità (Bereitschaft) all'apparizione del Dio o all'assenza del Dio nel tramonto (al fatto che, al cospetto del Dio assente, noi tramontiamo) "2. Si tratta di un passo infinite volte citato, quasi altrettante volte frainteso, e che forse le pagine dei Beiträge potrebbero aiutare a leggere secondo una nuova luce. Cominciamo allora con una domanda: quale "necessità del pensiero" induce Heidegger a riservare ancora uno spazio per dar figura al divino? Perché, con- sumato l'Essere (Seyn) nella 'eventualità' del suo essenziarsi, della sua Wesung - la cui modalità fondamentale è data peraltro dalla ritrazione - s'impone tut- tavia l'urgenza di tornare al nome di Dio? E sia pure dell''ultimo Dio'? non è, in altri termini, sufficiente assumere tale consumazione come la reale 'svolta' verso la quale s'indirizza il pensiero, in vista di ciò che i Contributi definiscono 'altro inizio'? Nel nome che tuttavia in queste pagine resta: la parola Seyn, la cui differenza 'inaudita' si consegna solo entro lo spazio di un grafema, non è già revocata all'Essere stesso - e in maniera volutamente contraddittoria - la possibilità di aver nome? Eppure, resta da comprendere come le 'vere' pagine finali dei Beiträge zur Philosophie, ci consegnino questo paradosso che non po- trà esser taciuto, dal momento che è il rigore stesso con cui Heidegger ha edifi- cato questa sua opera enigmatica ad esigerlo. È come se ci venisse detto che al- le spalle della metafisica, e nell'ombra che ne cela l'essenza, se pure la parola dell'Essere, o meglio: la parola-Essere, non sia termine che convenga più ad indicare la 'cosa' stessa del pensiero - dacché infatti l'essere svanisce nell'Ereignis3 - permanga tuttavia un margine di efficacia per un'altra parola. Quella parola che co