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giacinto p.  di   monderose

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    Ormai solo un Dio ci può salvare. Ci resta, come unica possibilità, quella di preparare (Vorbereiten) nel pensare e nel poetare, una disponibilità (Bereitschaft) all'apparizione del Dio o all'assenza del Dio nel tramonto (al fatto che, al cospetto del Dio assente, noi tramontiamo) "2. Si tratta di un passo infinite volte citato, quasi altrettante volte frainteso, e che forse le pagine dei Beiträge potrebbero aiutare a leggere secondo una nuova luce. Cominciamo allora con una domanda: quale "necessità del pensiero" induce Heidegger a riservare ancora uno spazio per dar figura al divino? Perché, con- sumato l'Essere (Seyn) nella 'eventualità' del suo essenziarsi, della sua Wesung - la cui modalità fondamentale è data peraltro dalla ritrazione - s'impone tut- tavia l'urgenza di tornare al nome di Dio? E sia pure dell''ultimo Dio'? non è, in altri termini, sufficiente assumere tale consumazione come la reale 'svolta' verso la quale s'indirizza il pensiero, in vista di ciò che i Contributi definiscono 'altro inizio'? Nel nome che tuttavia in queste pagine resta: la parola Seyn, la cui differenza 'inaudita' si consegna solo entro lo spazio di un grafema, non è già revocata all'Essere stesso - e in maniera volutamente contraddittoria - la possibilità di aver nome? Eppure, resta da comprendere come le 'vere' pagine finali dei Beiträge zur Philosophie, ci consegnino questo paradosso che non po- trà esser taciuto, dal momento che è il rigore stesso con cui Heidegger ha edifi- cato questa sua opera enigmatica ad esigerlo. È come se ci venisse detto che al- le spalle della metafisica, e nell'ombra che ne cela l'essenza, se pure la parola dell'Essere, o meglio: la parola-Essere, non sia termine che convenga più ad indicare la 'cosa' stessa del pensiero - dacché infatti l'essere svanisce nell'Ereignis3 - permanga tuttavia un margine di efficacia per un'altra parola. Quella parola che co
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    pone il rapporto tra pensiero ed essere, tra uomo ed essere. È indubbio che a differenza del pesce il pensiero può immaginarsi un occhio che, immerso nel suo elemento, "percepisce" quest'ultimo come qualcosa che "è", ma questo non significa "vedere" questo elemento per se stesso. La trascendenza svolta in questo modo dal pensiero è resa possibile da questo elemento stesso. Quindi, con quest'operazione il pensiero non si è posto fuori dal suo elemento, ma lo ha ridotto ad un oggetto del rappresentare, ad una sorta di spazio contenitore. Si badi: non è che quest'occhio in origine era fuori da quest'elemento, come se, andando a ritroso, potessimo trovare il momento in cui i due estremi di questo rapporto s'incontrarono. Per ogni tentativo di rintracciare una possibile origine di questo rapporto (Bezug) - dalla religione alla scienza - noi siamo sempre risospinti in questo rapporto. Se non c'è dato di trascendere questo rapporto - poiché la stessa trascendenza è una possibilità di esso -, allora l'unico modo per cogliere questo "elemento" (l'Essere), è quello di meditare questo rapporto senza pretendere di poterne uscire. In tal modo il pensiero diventa pensiero ermeneutico. Esso è tale perché in primo luogo medita sul rapporto al suo elemento, alla sua Sache. Il pensiero ermeneutico è il pensiero che pensa il rapporto di pensiero e essere. Questo rapporto, però, non è oggettivabile; esso semplicemente at-trae pensiero e essere, non certo come il semplice approssimarsi di questi due termini, bensì come lo schiudersi di pensiero ed essere nell'unità differenziata del loro rapporto. Ciò significa che ogni ricerca sull'essere parte e termina solo nel rapporto che raccoglie pensiero ed essere. Meditare un tale rapporto è perciò il primo e l'ultimo passo dell'indagine non solo del senso dell'essere, ma anche del pensiero, ossia dell'essenza dell'uomo. Ciò comporta che ogni indagine sul senso dell'essere deve includere un continuo chiarimento dell'essen
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L'epistemica, il nulla e l'arte Plescia Giacinto - 0 views

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    Le porte della città, il loro essere soglia, indicano incessantemente una dinamica di potere e di permeabilità dei confini che Gentili sviluppa ulteriormente nel terzo capitolo, Potere: confini. Il potere e i confini sono indissolubilmente uniti dall'atto di fondazione della urbs, in particolare della fondazione di Roma. In questo frangente Gentili fa suo il diritto-politico di Carl Schmitt e il concetto di sovranità che il giurisprudente tedesco ha saputo creare dalla sua interpretazione della fondazione del nomos (pp. 95-98). Cruciale è il modo in cui la sovranità, l'esercizio del potere, si è di fatto messo in essere. Prima dell'atto fondativo, che discrimina un dentro e un fuori le mura, non esiste una legittimità che permette di tracciare il solco che divide lo spazio urbano da quello non urbano. Solo il prendere possesso con l'uso, l'usurpare, crea un confine temporale, spaziale e giuridico tra ciò che era illegittimo e ciò che è diventato legittimo nel momento in cui si attualizza l'atto del solcare il terreno. Benjamin indica questo usurpare, la sincronia tra la violenza di un atto illegittimo e la fondazione della legittimità urbana, con l'ambiguo termine di Gewalt (il termine significa violenza ed anche "potere legittimo, autorità, forza pubblica", p. 101). Intensa la pagina (p. 107) in cui Gentili mostra come Benjamin tenga in grande considerazione i confini che la Gewalt, nella sua ambiguità, fissa nell'atto fondativo. Confini che, per la cooperazione di violenza e legittimità, determinano la dialettica dentro/fuori, legittimo e illegittimo, amico e nemico: "in quanto Macht, il diritto non dispone della possibilità di annichilire (vernichten) l'avversario, la sua capacità distruttiva non è totale; il suo potere gli deriva pur sempre dalla definizione del confine, può eventualmente bandire al di fuori dei propri confini, ma, come sappiamo, nemmeno tale eliminazione può essere definitiva: l'avversario può sempr
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DIPARTIMENTO DI FILOSOFIA - 0 views

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    perfezionamento in filosofia "Estetica ed ermeneutica delle forme simboliche" Id. "Temi diEpistemologia generale ed applicata" 2004 e 2007, organizzati dai prof. Parrini e Givone. elencauna lunga lista di pubblicazioni relative all'architettura, urbanistica etc. dal 1979 al 1992 interessante. Pubblicazioni: Ha pubblicato Ontologia della physis, 2003-4, frutto di una tesi di Perfezionamento in Filosofia diretta da S. Givone. L'ampia ed esotericapanoramica tocca temi ed autori di filosofia contemporanea, specie di corrente ermeneutica equalche filosofo della scienza dei più noti negli anni '70 (Heidegger, Feyerabend, Gödel, Thom,Derrida). L'unico è il riferimento alla nozione di physis nei lavori di G. Colli.Le altre opere, spesso di difficile decifrazione del 2010 su L'epistemica, il nulla e l'arte, e per vari articoli dedicati atemi, di ermeneutica ed ontologia dell'architettura: Spazialità hi-tech.Technocities, highways, valleys (1986); Archematica della distopia desideranza spaziale post-industriale, s.a.; La linea elastica: formalizzazione/decidibilità (1980), oppure di teoria dellamatematica applicata all'architettura, come il saggio su Allosteresi industriali e sinecismomorfogenico (1980).Il candidato mostra un profilo degno di essere è possibile per noi valutare l'importanza delle sue ricerche per la teoria dell'architettura eil dibattito teoretico contemporaneo su di essa.Commissario prof. Franco FerrariIl dott. Plescia si è laureato nel 1979 in architettura presso il Politecnico di Torino. Successivamenteha seguito due corsi di perfezionamento di carattere filosofico presso l'Università di Firenze. Il suoprofilo curriculare appare compless divalutazione. Il candidato presenta alcuni contributi CANDIDATO Giacinto Plescia le pubblicazioni sono degne di rilievo in rapporto al settore scientificodisciplinare.DISCUSSIONE DEI TITOLI E DELLE PUBBLICAZIONI SCIENTIFICHE GIUDIZI INDIVIDUALICANDIDATO - per una fondazione ontologica di una filosofia CANDI
giacinto p.  di   monderose

LIONS INFORMATION SERVICE - Newsletter dal Distretto Lions 108L - 0 views

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    Citando le parole della poetessa Anna Buoninsegni, socia del LC Gubbio Piazza Grande, a nome dell´intera giuria, "c´è nei loro versi una forza evocativa talvolta acerba e meritevole di crescita, ma capace comunque di avvincere, un dettato non banale, l´apertura di un cammino tra esperienze personali e storie di tutti raccontate." Il "Concorso nazionale Serendipity per la Saggistica", nella seconda sezione, ha visto scegliere la giuria tecnica tra cinque titoli di grande interesse: "L´epistemica, il nulla e l´arte" di Giacinto Plescia Margherita Angeli).
giacinto p.  di   monderose

pparrini....grazie - 0 views

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    Un'ampia parte della pittura di Nunziante intende inserirsi, e in modo pienamente consapevole, nella corrente della pittura metafisica. Molti, infatti, sono i suoi punti di contatto con le opere di un certo Böcklin e di de Chirico già a partire dai soggetti prescelti (si pensi, per esempio, ai frequenti riferimenti alla classicità) e dalla ricerca di un linguaggio formale di estrema raffinatezza tecnica, al limite del virtuosismo. Ma la peculiare metafisica che sta dietro ai quadri di Nunziante sembra avvicinarlo più a Böcklin che a de Chirico, e dunque anche (forse) più a Schopenhauer che a Nietzsche. Come Böcklin, Nunziante mira a esprimere un'essenza, ma questa essenza ha caratteri diversi da quella 'fermata' nei dipinti dell'artista svizzero. Essa infatti scaturisce da un lavoro di astrazione volutamente assai più accentuato e perseguito attraverso l'impiego di tutti i mezzi della pittura (per esempio, attraverso l'uso della luce o il tentativo, riuscito, di rendere gli oggetti immobili e silenti così da farli divenire enigmatici). In tal modo l'essenza inseguita da Nunziante non è più un qualcosa che già si trovi, schopenhaurianamente, dietro la variegata superficie dei fenomeni, ma è un qualcosa di umanamente vagheggiato e umanamente costruito. Questa essenza, a mio parere, è la bellezza o il Bello (con la "b" maiuscola). Pur essendo Nunziante un pittore figurativo, le sue opere non ci mettono di fronte a una copia delle apparenze sensibili, e neppure alla copia di un'essenza - bella - che stia sotto queste apparenze. In esse noi avvertiamo piuttosto la volontà dell'artista di creare, o meglio, come già dicevo, di 'costruire' la cosa bella attraverso un processo, attivo e in gran parte spontaneo, di immaginazione fantastica e di idealizzazione astraente. Un processo che potrà pure prendere l'avvio da ciò che ci si dà nella realtà sensibile, ma che richiede di non essere vagliato alla luce del concetto di imi
giacinto p.  di   monderose

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    Fisica non è sufficiente constatare che il filosofo tratta dei principi per La physique n'est pas connu comme le philosophe suffit de constater que les principes de pretendere di applicargli un determinato metodo supposto efficace per ogni analisi dei s'attendre à appliquer une méthode particulière d'analyse pour chaque efficace hypothétique principi, ma bisogna sempre circoscrivere il suo statuto ei principi che gli sono propri, per principes, mais nous devons toujours limiter ses lois et principes qui sont appropriés pour meglio cogliere appunto il metodo d'analisi che mette in opera. mieux appréhender précisément la méthode d'analyse qui met en place. Conviene sottolineare Il convient de souligner fortemente che in Aristotele, il più delle volte, se non in tutti i trattati riguardanti argomenti di fortement que chez Aristote, le plus souvent, si pas tous les traités relatifs aux questions de fisica, si ha sempre a che fare con certi principi, senza per ciò dover correre il rischio di ridurli physique, il ya toujours quelque chose à voir avec certains principes, sans que cela ait à courir le risque de réduire ogni volta alla analisi svolta nella Fisica e al metodo che ivi è applicato. lorsque l'analyse de la physique et la méthode est appliquée ici. A questo proposito ci basti ricordare la fondamentale introduzione al De partibus À cet égard, il suffit de rappeler l'introduction de base à la partibus De animalium , cioè I, 1, 639a 12-15, animalium, à savoir, 1, 639e 12-15, 4 4 dove è in questione la ricerca non solo dei principi où la recherche ne concerne pas seulement des principes concernenti specificamente gli esseri viventi, ma anche dei principi metodologici con i quali portant spécifiquement sur les êtres vivants, mais aussi des principes méthodologiques qui trovare il modo migliore per studiare questa categoria di enti a prescindere dalla particolare trouver la meilleure façon d'étudier cette catégorie d'entités
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