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giacinto p.  di   monderose

Schwarzschild Geometria - 0 views

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    Dumb Holes and the E ects of High Frequencies on Black Hole Evaporation W. G. Unruh CIAR Cosmology Program Dept. of Physics University of B. C. Vancouver, Canada V6T 1Z1 email: unruh@physics.ubc.ca Abstract The naive calculation of black hole evaporation makes the thermal emis- sion depend on the arbitrary high frequency behaviour of the theory where the theory is certainly wrong. Using the sonic analog to black holes{ dumb holes{ I show numerically that a change in the dispersion relation at high frequencies does not seem to alter the evaporation process, lending weight to the reality of the black hole evaporation process. I also suggest a reason for the insensitivity of the process to high frequency regime. I. DUMB HOLES Black hole evaporation [1] was one of the most surprising predictions of the eld of quantum eld theory in curved backgrounds. Since the phenomenon has not been observed experimentally, it is of crucial importance that the assumptions underlying the prediction be examined especially carefully so as to try to understand the process as deeply as possible. One of the most unsettling features of the derivation is the dependence of the derivation on the behaviour of the elds at arbitrarily high frequencies. In fact, if we trace, in the usual derivation, the origin of the thermal emission from a solar mass sized black hole a second after the formation of the black hole, that thermal radiation has its origin in frequencies in the incoming (vacuum) radiation of the order of e104 (where any units make only trivial changes in the exponent). Since h! for such frequencies correspond to masses vastly larger that the mass of the universe, it seems certain that the quantum gravitational e ects of such frequencies would completely alter the behaviour of the eld at such scales. Would such quantum gravitational e ects also destroy the thermal emission from the black hole? Since we have no quantum theory of gravity, this question is dicult to answer. However, t
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gpdimonderose - 0 views

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    Fisica non è sufficiente constatare che il filosofo tratta dei principi per La physique n'est pas connu comme le philosophe suffit de constater que les principes de pretendere di applicargli un determinato metodo supposto efficace per ogni analisi dei s'attendre à appliquer une méthode particulière d'analyse pour chaque efficace hypothétique principi, ma bisogna sempre circoscrivere il suo statuto ei principi che gli sono propri, per principes, mais nous devons toujours limiter ses lois et principes qui sont appropriés pour meglio cogliere appunto il metodo d'analisi che mette in opera. mieux appréhender précisément la méthode d'analyse qui met en place. Conviene sottolineare Il convient de souligner fortemente che in Aristotele, il più delle volte, se non in tutti i trattati riguardanti argomenti di fortement que chez Aristote, le plus souvent, si pas tous les traités relatifs aux questions de fisica, si ha sempre a che fare con certi principi, senza per ciò dover correre il rischio di ridurli physique, il ya toujours quelque chose à voir avec certains principes, sans que cela ait à courir le risque de réduire ogni volta alla analisi svolta nella Fisica e al metodo che ivi è applicato. lorsque l'analyse de la physique et la méthode est appliquée ici. A questo proposito ci basti ricordare la fondamentale introduzione al De partibus À cet égard, il suffit de rappeler l'introduction de base à la partibus De animalium , cioè I, 1, 639a 12-15, animalium, à savoir, 1, 639e 12-15, 4 4 dove è in questione la ricerca non solo dei principi où la recherche ne concerne pas seulement des principes concernenti specificamente gli esseri viventi, ma anche dei principi metodologici con i quali portant spécifiquement sur les êtres vivants, mais aussi des principes méthodologiques qui trovare il modo migliore per studiare questa categoria di enti a prescindere dalla particolare trouver la meilleure façon d'étudier cette catégorie d'entités
giacinto p.  di   monderose

gpdimonderose on Xanga - 0 views

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    Ormai solo un Dio ci può salvare. Ci resta, come unica possibilità, quella di preparare (Vorbereiten) nel pensare e nel poetare, una disponibilità (Bereitschaft) all'apparizione del Dio o all'assenza del Dio nel tramonto (al fatto che, al cospetto del Dio assente, noi tramontiamo) "2. Si tratta di un passo infinite volte citato, quasi altrettante volte frainteso, e che forse le pagine dei Beiträge potrebbero aiutare a leggere secondo una nuova luce. Cominciamo allora con una domanda: quale "necessità del pensiero" induce Heidegger a riservare ancora uno spazio per dar figura al divino? Perché, con- sumato l'Essere (Seyn) nella 'eventualità' del suo essenziarsi, della sua Wesung - la cui modalità fondamentale è data peraltro dalla ritrazione - s'impone tut- tavia l'urgenza di tornare al nome di Dio? E sia pure dell''ultimo Dio'? non è, in altri termini, sufficiente assumere tale consumazione come la reale 'svolta' verso la quale s'indirizza il pensiero, in vista di ciò che i Contributi definiscono 'altro inizio'? Nel nome che tuttavia in queste pagine resta: la parola Seyn, la cui differenza 'inaudita' si consegna solo entro lo spazio di un grafema, non è già revocata all'Essere stesso - e in maniera volutamente contraddittoria - la possibilità di aver nome? Eppure, resta da comprendere come le 'vere' pagine finali dei Beiträge zur Philosophie, ci consegnino questo paradosso che non po- trà esser taciuto, dal momento che è il rigore stesso con cui Heidegger ha edifi- cato questa sua opera enigmatica ad esigerlo. È come se ci venisse detto che al- le spalle della metafisica, e nell'ombra che ne cela l'essenza, se pure la parola dell'Essere, o meglio: la parola-Essere, non sia termine che convenga più ad indicare la 'cosa' stessa del pensiero - dacché infatti l'essere svanisce nell'Ereignis3 - permanga tuttavia un margine di efficacia per un'altra parola. Quella parola che co
giacinto p.  di   monderose

pparrini....grazie - 0 views

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    Un'ampia parte della pittura di Nunziante intende inserirsi, e in modo pienamente consapevole, nella corrente della pittura metafisica. Molti, infatti, sono i suoi punti di contatto con le opere di un certo Böcklin e di de Chirico già a partire dai soggetti prescelti (si pensi, per esempio, ai frequenti riferimenti alla classicità) e dalla ricerca di un linguaggio formale di estrema raffinatezza tecnica, al limite del virtuosismo. Ma la peculiare metafisica che sta dietro ai quadri di Nunziante sembra avvicinarlo più a Böcklin che a de Chirico, e dunque anche (forse) più a Schopenhauer che a Nietzsche. Come Böcklin, Nunziante mira a esprimere un'essenza, ma questa essenza ha caratteri diversi da quella 'fermata' nei dipinti dell'artista svizzero. Essa infatti scaturisce da un lavoro di astrazione volutamente assai più accentuato e perseguito attraverso l'impiego di tutti i mezzi della pittura (per esempio, attraverso l'uso della luce o il tentativo, riuscito, di rendere gli oggetti immobili e silenti così da farli divenire enigmatici). In tal modo l'essenza inseguita da Nunziante non è più un qualcosa che già si trovi, schopenhaurianamente, dietro la variegata superficie dei fenomeni, ma è un qualcosa di umanamente vagheggiato e umanamente costruito. Questa essenza, a mio parere, è la bellezza o il Bello (con la "b" maiuscola). Pur essendo Nunziante un pittore figurativo, le sue opere non ci mettono di fronte a una copia delle apparenze sensibili, e neppure alla copia di un'essenza - bella - che stia sotto queste apparenze. In esse noi avvertiamo piuttosto la volontà dell'artista di creare, o meglio, come già dicevo, di 'costruire' la cosa bella attraverso un processo, attivo e in gran parte spontaneo, di immaginazione fantastica e di idealizzazione astraente. Un processo che potrà pure prendere l'avvio da ciò che ci si dà nella realtà sensibile, ma che richiede di non essere vagliato alla luce del concetto di imi
giacinto p.  di   monderose

DIPARTIMENTO DI FILOSOFIA - 0 views

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    perfezionamento in filosofia "Estetica ed ermeneutica delle forme simboliche" Id. "Temi diEpistemologia generale ed applicata" 2004 e 2007, organizzati dai prof. Parrini e Givone. elencauna lunga lista di pubblicazioni relative all'architettura, urbanistica etc. dal 1979 al 1992 interessante. Pubblicazioni: Ha pubblicato Ontologia della physis, 2003-4, frutto di una tesi di Perfezionamento in Filosofia diretta da S. Givone. L'ampia ed esotericapanoramica tocca temi ed autori di filosofia contemporanea, specie di corrente ermeneutica equalche filosofo della scienza dei più noti negli anni '70 (Heidegger, Feyerabend, Gödel, Thom,Derrida). L'unico è il riferimento alla nozione di physis nei lavori di G. Colli.Le altre opere, spesso di difficile decifrazione del 2010 su L'epistemica, il nulla e l'arte, e per vari articoli dedicati atemi, di ermeneutica ed ontologia dell'architettura: Spazialità hi-tech.Technocities, highways, valleys (1986); Archematica della distopia desideranza spaziale post-industriale, s.a.; La linea elastica: formalizzazione/decidibilità (1980), oppure di teoria dellamatematica applicata all'architettura, come il saggio su Allosteresi industriali e sinecismomorfogenico (1980).Il candidato mostra un profilo degno di essere è possibile per noi valutare l'importanza delle sue ricerche per la teoria dell'architettura eil dibattito teoretico contemporaneo su di essa.Commissario prof. Franco FerrariIl dott. Plescia si è laureato nel 1979 in architettura presso il Politecnico di Torino. Successivamenteha seguito due corsi di perfezionamento di carattere filosofico presso l'Università di Firenze. Il suoprofilo curriculare appare compless divalutazione. Il candidato presenta alcuni contributi CANDIDATO Giacinto Plescia le pubblicazioni sono degne di rilievo in rapporto al settore scientificodisciplinare.DISCUSSIONE DEI TITOLI E DELLE PUBBLICAZIONI SCIENTIFICHE GIUDIZI INDIVIDUALICANDIDATO - per una fondazione ontologica di una filosofia CANDI
giacinto p.  di   monderose

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