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veronica2478

Se la competenza digitale non contrasta il cyber-bullismo - 3 views

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    Il terzo articolo - scritto da Luciano Di Mele ed Erika Isatto dell'Università Telematica Internazionale Uninettuno - l'ho scelto perché ci aiuta a riflettere sul ruolo attuale della competenza digitale, che non è solo e sempre fattore di protezione ma in alcuni casi agevola comportamenti disfunzionali. Tale articolo riporta uno studio svolto con adolescenti della scuola secondaria sulla valutazione della competenza digitale. Obiettivo dell'indagine era esplorare variabili target, costituite da comportamenti disfunzionali (come cyber bullismo e cyber vittimismo), e metterle in relazione con altrettanti fattori di protezione (come Efficacia Tecnologica ed efficacia Metacognitiva). Uno dei risultati ottenuti da tale studio è che l'autoefficacia metacognitiva si correla positivamente con le tendenze alla cyber vittimizzazione e soprattutto con il cyber bullismo. Tale esito fa riflettere sull' importanza dell'educazione alla competenza digitale, non basta conoscere gli strumenti per ridurre il fenomeno del cyber bullismo, talvolta chi è più esperto ha tendenze ad attuare comportamenti disfunzionali, quindi, è necessario, nell'educazione ai media, coinvolgere anche gli aspetti etici. Gli autori sottolineano l'esigenza di approfondire la ricerca in tale campo e verificare se determinate azioni educative siano efficaci per promuovere comportamenti etici in rete.
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    Questo interessante articolo sul cyber-bullismo e le competenze digitali si concentra sulla relazione esistente tra i due fattori. In particolare ci si chiede come la media educational può modulare azioni a specifiche necessità riguardo il fenomeno del cyber- bullismo, cyber-vittimizzazione e le competenze digitali che riguardano il mondo degli adolescenti. 837 studenti di scuola secondaria, ragazze e ragazzi in età compresa tra i 14 e i 19 anni, sono stati sottoposto a questionari di autovalutazione, . La ricerca ha rilevato che negli adolescenti queste competenze non diminuiscono la tendenza al cyber-bullismo, competenze digitali più evolute come quelle metacognitive si associa a un comportamento che porta al bullismo o alla vittimizzazione in internet. Dato positivo Quello che ci si chiede è se i stessi ragazzi hanno ben chiari i confini etici che vanno al di là delle competenze digitali che possono essere usate in modo costruttivo o distruttivo. In questa era, dove identità reale e virtuale diventano una cosa sola, gli adolescenti hanno bisogno non solo di essere educati al digitale, ma in particolar modo aiutati ad essere sempre più consapevoli e coscienti dei propri comportamenti in rete che, seppur protetti dallo schermo il quale crea un evitabile distacco emotivo con il mondo reale, possono avere conseguenze gravi, specie se non guidati dall'etica. Questa potrebbe diventare la nuova sfida educativa della media education, ovvero non solo educare i giovani alla competenza tecnologica, ma anche saper promuovere nuove consapevolezze sui comportamenti etici in rete.
jgrossi108

Media digitali: angeli o demoni? - Infanzia digitale - Tecnologia digitale, scuola e ap... - 8 views

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    Mentre leggevo questo articolo su internet riflettevo sul fatto che io stessa appartengo a quella generazione che molti autori, tra cui Prensky, chiama "Nativi Digitali": la generazione nata tra il 1980 e il 1990, cresciuta nella prima era del Web, la 1.0, caratterizzata da siti statici e uso sfrenato delle e-mail e dei più svariati motori di ricerca;i primi a cogliere l'enorme potenziale dei nuovi media, sfruttandolo per comunicare con gli amici, per conoscerne di nuovi, cercare informazioni o notizie e per condividere le opinioni.Mettendo da parte il mio smartphone e chiudendo le pagine web che ho aperto tra una ricerca e l'altra, mi domando come le tecnologie digitali stiano trasformando le vite, le abitudini, le abilità cognitive;i bambini di oggi che adulti saranno domani?La iGeneration accoglie al suo interno tutti i nati dagli anni '90 fino al 2010 e la "i" rappresenta l'insieme di dispositivi nati al contempo (iPhone,iPad). Prensky li descrive come individui abili a elaborare le informazioni,con una preferenza per le nozioni che possono ottenere rapidamente e apprendere attraverso modalità attive e non-lineari, multitasking,poco tolleranti verso lunghe letture e che sperimentano lo sviluppo delle abilità sociali all'interno della realtà digitale.Nella mie esperienze ho potuto osservare genitori che,in preda alla stanchezza,lasciavano i figli giocare con tablet o smartphone per ore,trascurando i rischi del web e lasciando che si rinchiudessero in questa bolla di sapone che è la realtà virtuale.Ho anche visto,però,genitori lontani per lavoro che grazie ad internet potevano guardare i loro figli crescere e sentire la loro voce.Io non so se i cosiddetti nuovi media, o meglio i media digitali, sono degli angeli o dei demoni; so però che internet ha cambiato molte vite e che crescere insieme a dei genitori presenti è auspicabile ma la possibilità di sentirli vicini o di imparare gratuitamente è indispensabile.Chi vivrà, vedrà.
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    L'articolo in questione, è tratto dalla "Tesi di Laurea" di Loredana Urraro. Iniziando da una considerazione generale, dove viene evidenziato come la nostra Epoca stia attraversando una potente Rivoluzione Tecnologica e la nostra quotidianità è quindi pervasa dall'utilizzo costante di Strumenti Digitali, si arriva a postulare di un problema che riguarda lo sviluppo cognitivo dei più piccoli e nello specifico, si parla di "Demenza Digitale" (M. Spitzer). I così detti "Nativi Digitali" cioè tutti i bambini che sono nati dalla fine degli Anni '90 in poi sanno padroneggiare con sempre maggior facilità i mezzi digitali a tal punto che viene coniato il termine "Intelligenza Digitale". I nuovi strumenti digitali si sostituiscono di fatto all'interazione faccia-faccia, sottraendo tempo prezioso al gioco e alle relazioni umane: il semplice gesto dello scorrimento delle dita su un piano liscio (come quello dei touch-screen) impoverisce inevitabilmente l'esperienza tattile, ottica e acustica fondamentale per lo sviluppo del cervello del bambino. Gli stimoli emotigeni provenienti dalle tecnologie possono portare ad un sovraccarico informazionale (Information Overload) con la conseguente desensibilizzazione emotiva del bambino connessa all'abuso dei dispositivi, in particolare TV e Videogiochi violenti. Tutto questo può portare in età pre-adolescenziale ad una devianza nelle condotte e stili di vita a rischio. Oltre a questo, si apre un capitolo importante legato al valore legato al piacere che i Nuovi Media tecnologici sono in grado di fornire ai Nativi Digitali, aprendo così lo scenario di una potenziale Dipendenza Tecnologica e, di conseguenza, legato al Disturbo da Gioco su Internet, come la "Sindrome da Videogiochi". Demonizzare le nuove Tecnologie, comunque, non rappresenta la soluzione e porterebbe ad una discussione sterile, mentre assume rilevanza maggiore il concetto di "limite", ossia l'introduzione di limiti e cautele
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