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Lucia Bartolotti

Bignami del Cooperative Learning - 12 views

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    Questo studio sul Cooperative Learning analizza con grande attenzione l'interazione dei componenti del gruppo e propone suggerimenti molto pratici per migliorare le competenze sociali e facilitare così il successo.
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    Il Bignami che ci hai proposto è veramente utile per sviluppare questa metodologia verso la quale è indispensabile dirigersi nei nostri percorsi formativi, viste le diffcoltà relazionali che vivono gli studenti tra pari e con l'adulto. Molto spesso sento dire da colleghi: no il lavoro di gruppo no, la mia è una classe troppo difficile, sorgerebbero subito dei contrasti e non si concluderebbe nulla. Forse spaventa la sfida eductiva? Lucia come posso visitare il tuo blog non riesco a trovarlo...grazie Maeroby alias Robertalinf12
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    Lo trovi qui.
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    grazie, molto interessante. è un documento protetto da copyright o si può diffondere liberamente (blog, sito etc.)? mi interesso molto anche di 'cooperative teaching' per così dire, che è secondo me il punto dolente, in realtà, della nostra scuola, ancor più dell'apprendimento cooperativo, e SEL Social Emotional Learning che mi piace molto come approccio didattico e sopratutto gestionale
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    Non so se si tratti di un documento "libero": l'ho trovato per caso, come spesso succede. D'accordo sul "punto dolente della nostra scuola". Un Consiglio di Classe collaborativo fa veramente tutta la differenza fra una classe e l'altra. Bene la cooperazione in rete, ma si deve tradurre in pratica in classe. Personalmente non uso il cooperative learning, perché nella sua procedura classica richiede tempi distesi - un lusso di cui la riforma Gelmini mi ha privata. Meglio le Webquest, che richiedono ricerche fattibili anche da casa. Questo "Bignami", tuttavia, contiene molte osservazioni interessanti sulle dinamiche di gruppo e su come stimolare e guidare le abilità sociali. Prezioso!
sabinaminuto

Emergenza educativa e nuove tecnologie. Stimoli per una riconsiderazione della questione, - 6 views

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    "Emergenza educativa enuove tecnologie. Stimoli per unariconsiderazione della questione GIOVANNI MARCONATO 1 Internet e le nuove forme di comunicazione stanno portando radicali cambiamenti nella vita pratica di ognuno di noi. Questi mutamenti possonoprodurre, spesso, reazioni diverse in base alla realtà anagrafica delle persone,tanto da rendere appropriata l'espressione "nativi digitali", per coloro che sono nati nell'era tecnologica, da contrapporre ai cosiddetti "immigrati tecnologici", espressione riferita a coloro che sono entrati in questa epoca provenendo "da altrove" e con un piede radicato nel passato. Il contributoofferto dal presente lavoro diviene importante non solo ai fini di comprendere le differenze e le difficoltà di comunicazione e di linguaggio fra allievi e insegnanti-formatori, ma soprattutto per indicare una via per arginare l'emergenza educativa che si sta costantemente espandendo. Il suddettopercorso non può che passare per un uso significativo e responsabile di Internet, delle tecnologie digitali e più in generale dei nuovi mass media. 25 ANNI DELLA RIVISTA 22 sformata significativamente, ci viene facile dare una spiegazione ai compor-tamenti "tecnologici" dei bambini, dei pre-adolescenti e degli adolescentiche sono nati trovando le tecnologie, Internet e telefonini come presenzanormale e naturale nei propri luoghi di vita ed incorporandoli spontanea-mente, con estrema naturalezza, nelle pratiche personali e sociali. Nessunaabitudine (individuale e sociale) pre-tecnologica può determinare e model-lare il loro modo di interagire con la realtà e nulla è di ostacolo all'inven-zione di stili e pratiche di relazione del tutto nuove e determinate solo dallefunzionalità e dalle affordance presenti nei nuovi strumenti. Nessun mecca-nismo di transfer negativo ha impedito l'esercizio creativo (agito più spessonella dimensione sociale e collaborativa, che in quella individuale) di deter-minare nuovi modi di agire e,
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    Tra le molte riflessioni che l'articolo di Marconato apre ne posso scegliere, per ora, un paio: 1) è corretto porre la questione in termini di "nativi digitali"? 2) E' soltanto, o principalmente, l'approccio verso le tecnologie digitali a creare un divario fra ragazzi e insegnanti? Riguardo alla prima domanda ho notato come atteggiamenti (e attitudini) simili a quelli dei ragazzi nei confronti di internet ce l'hanno anche tanti adulti, specialmente se di bassa istruzione. Questo mi fa pensare che la frequentazione assidua, soprattutto, di social networks dipenda essenzialmente dall'avere poche difese contro l'accettazione passiva di mode e modelli di consumo. Infatti, da quello che ho potuto vedere, sono pochi i ragazzi che possiedono "vere" competenze informatiche e, in genere, quelli che le possiedono, spesso, le condividono con almeno un genitore. Di positivo c'è l'apprendimento intuitivo e condiviso degli strumenti per navigare e comunicare in internet, ma anche quello non mi sembra "generazionale": è tipico anche di molti adulti, soprattutto se non hanno subito il condizionamento del cosiddetto "metodo di studio". Per l'apprendimento non serve la fatica ma l'interesse. Alla seconda domanda ha risposto già, in modo articolato, Marconato: i gap generazionali ci sono sempre stati. Inoltre, nel "villaggio globale" non c'è solo una cultura globale e condivisa; anzi, di condiviso c'è poco. Sta all'insegnante avere un'apertura verso l'altro, tale da non dare per scontato che egli possieda conoscenze prestabilite alle quali collegarsi. Spesso è già un errore considerare che un alunno possieda quelle certificate nei precedenti anni di scuola. Tra l'altro, se egli ha molte curiosità e interessi, e questi internet aiuta decisamente a soddisfarli, ma le sue informazioni divergono da quelle possedute dall'insegnante, per i prof più tradizionalisti è anche peggio, ma era così anche
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