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alfonsina longobardi

l'intelligenza o le intelligenze - 0 views

started by alfonsina longobardi on 12 Mar 13
  • alfonsina longobardi
     
    In ricerche ormai famose, Gardner (1987) e Sternberg, (1997) hanno indagato
    la natura dell'intelligenza. Le loro teorie sono intese ad affermare la compresenza
    di più intelligenze, rompendo con le definizioni del passato, in cui essa era vista
    come qualcosa di monolitico, che si manifesta solo, o elettivamente, attraverso
    le abilità linguistiche e matematiche (privilegiate dalla scuola), e misurabile con
    strumenti psicometrici definiti. C'era poi da rilevare che l'intelligenza tanto
    apprezzata dal mondo scolastico non predice il successo nella vita, o,
    quantomeno, non è legata ad esso, né è connessa alla dote di saper gestire con
    successo le relazioni personali. Gardner ha introdotto il concetto assai più
    flessibile di "intelligenze multiple", riferendosi a una pluralità di formae mentis,
    espressione di una concezione più aperta e plastica delle nostre facoltà, che
    rendono ragione della sfaccettata complessità dell'essere umano, in cui possono
    prevalere o dominare caratteri diversi legati anche, per esempio, alla
    percezione del spazio, o del movimento. Egli ha messo in rilievo anche le
    intelligenze "personali"; interpersonali e intrapersonali, legate alla percezione N. Cazzador, Il ruolo decisivo dell'intelligenza emotiva 2
    del sé: l'una centrata sull'autoanalisi e la autovalutazione; l'altra sulla
    socializzazione e la conoscenza dell'altro.
    Sternberg invece ha presentato una concezione triarchica dell'intelligenza,
    indicando tre suoi modi di essere: analitica, creativa, pratica.
    Goleman, nel famoso best seller popolare intitolato "Intelligenza emotiva" del
    1995 rileva come il tipo di indagine gardneriana (ancorché allargato più
    recentemente fino a coinvolgere venti tipi di intelligenze) abbia il difetto di essere
    costruito solo sulla dimensione cognitiva e di trascurare il ruolo del sentimento.
    Insomma, Gardner si fermerebbe più che su di esso, "sulla cognizione relativa a
    esso". Così facendo " il modello cognitivo fornisce, a questo proposito, una
    visione impoverita della mente, una concezione che non può spiegare lo Sturm
    und Drang dei sentimenti che dà sapore all'intelletto" (Goleman 1996: 62). Non è
    un caso che, sempre a detta di Goleman, la teoria delle intelligenze multiple, si
    sia poi evoluta concentrandosi di più sulla metacognizione, ovvero sulla
    consapevolezza dei propri processi mentali. Tuttavia Gardner, quando ha
    focalizzato le intelligenze personali si é reso conto di come le capacità emozionali
    e di relazione siano fondamentali nella vita; del resto, ancor prima, Thorndike
    (che diffuse il concetto di Qi negli anni venti e Trenta) aveva proposto (nel
    1937) che l'intelligenza "sociale" facesse parte del Qi di un individuo.
    Salovey e Mayers agli inizi degli anni '90, furono i primi a usare il termine di
    "intelligenza emotiva" definendola come " una forma di intelligenza sociale che
    coinvolge la capacità di controllare le sensazioni ed emozioni proprie e quelle
    degli altri, per discernere tra esse e usare queste informazioni per guidare i
    propri pensieri e azioni".1
    Dunque, il modello dell'intelligenza emotiva porta
    finalmente l'intelligenza nella sfera delle emozioni 2
    ; e l'intelligenza viene ridescrittta e re-interpretata come il complesso di fattori necessari per avere
    successo nella vita. Goleman accoglie i Cinque Domini Principali di Salovey
    dell'intelligenza emotiva, che includevano le intelligenze personali di Gardner,
    modellizzati in questo modo:
    * Conoscenza delle proprie emozioni , ovvero l'autoconsapevolezza come
    "chiave dell'intelligenza emotiva" (Goleman: 64)
    * Controllo delle emozioni, ovvero la capacità di controllare i sentimenti, in
    modo essi siano appropriati;
    * Motivazione di se stessi, ovvero la capacità di dominare le proprie emozioni
    per raggiungere un obiettivo;
    * Riconoscimento delle emozioni altrui, ovvero saper porsi empaticamente "nei
    panni degli altri";
    * Gestione delle relazioni, ovvero la competenza sociale e le capacità specifiche
    che vi sono implicate.

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