In ricerche ormai famose, Gardner (1987) e Sternberg, (1997) hanno indagato la natura dell'intelligenza. Le loro teorie sono intese ad affermare la compresenza di più intelligenze, rompendo con le definizioni del passato, in cui essa era vista come qualcosa di monolitico, che si manifesta solo, o elettivamente, attraverso le abilità linguistiche e matematiche (privilegiate dalla scuola), e misurabile con strumenti psicometrici definiti. C'era poi da rilevare che l'intelligenza tanto apprezzata dal mondo scolastico non predice il successo nella vita, o, quantomeno, non è legata ad esso, né è connessa alla dote di saper gestire con successo le relazioni personali. Gardner ha introdotto il concetto assai più flessibile di "intelligenze multiple", riferendosi a una pluralità di formae mentis, espressione di una concezione più aperta e plastica delle nostre facoltà, che rendono ragione della sfaccettata complessità dell'essere umano, in cui possono prevalere o dominare caratteri diversi legati anche, per esempio, alla percezione del spazio, o del movimento. Egli ha messo in rilievo anche le intelligenze "personali"; interpersonali e intrapersonali, legate alla percezione N. Cazzador, Il ruolo decisivo dell'intelligenza emotiva 2 del sé: l'una centrata sull'autoanalisi e la autovalutazione; l'altra sulla socializzazione e la conoscenza dell'altro. Sternberg invece ha presentato una concezione triarchica dell'intelligenza, indicando tre suoi modi di essere: analitica, creativa, pratica. Goleman, nel famoso best seller popolare intitolato "Intelligenza emotiva" del 1995 rileva come il tipo di indagine gardneriana (ancorché allargato più recentemente fino a coinvolgere venti tipi di intelligenze) abbia il difetto di essere costruito solo sulla dimensione cognitiva e di trascurare il ruolo del sentimento. Insomma, Gardner si fermerebbe più che su di esso, "sulla cognizione relativa a esso". Così facendo " il modello cognitivo fornisce, a questo proposito, una visione impoverita della mente, una concezione che non può spiegare lo Sturm und Drang dei sentimenti che dà sapore all'intelletto" (Goleman 1996: 62). Non è un caso che, sempre a detta di Goleman, la teoria delle intelligenze multiple, si sia poi evoluta concentrandosi di più sulla metacognizione, ovvero sulla consapevolezza dei propri processi mentali. Tuttavia Gardner, quando ha focalizzato le intelligenze personali si é reso conto di come le capacità emozionali e di relazione siano fondamentali nella vita; del resto, ancor prima, Thorndike (che diffuse il concetto di Qi negli anni venti e Trenta) aveva proposto (nel 1937) che l'intelligenza "sociale" facesse parte del Qi di un individuo. Salovey e Mayers agli inizi degli anni '90, furono i primi a usare il termine di "intelligenza emotiva" definendola come " una forma di intelligenza sociale che coinvolge la capacità di controllare le sensazioni ed emozioni proprie e quelle degli altri, per discernere tra esse e usare queste informazioni per guidare i propri pensieri e azioni".1 Dunque, il modello dell'intelligenza emotiva porta finalmente l'intelligenza nella sfera delle emozioni 2 ; e l'intelligenza viene ridescrittta e re-interpretata come il complesso di fattori necessari per avere successo nella vita. Goleman accoglie i Cinque Domini Principali di Salovey dell'intelligenza emotiva, che includevano le intelligenze personali di Gardner, modellizzati in questo modo: * Conoscenza delle proprie emozioni , ovvero l'autoconsapevolezza come "chiave dell'intelligenza emotiva" (Goleman: 64) * Controllo delle emozioni, ovvero la capacità di controllare i sentimenti, in modo essi siano appropriati; * Motivazione di se stessi, ovvero la capacità di dominare le proprie emozioni per raggiungere un obiettivo; * Riconoscimento delle emozioni altrui, ovvero saper porsi empaticamente "nei panni degli altri"; * Gestione delle relazioni, ovvero la competenza sociale e le capacità specifiche che vi sono implicate.
la natura dell'intelligenza. Le loro teorie sono intese ad affermare la compresenza
di più intelligenze, rompendo con le definizioni del passato, in cui essa era vista
come qualcosa di monolitico, che si manifesta solo, o elettivamente, attraverso
le abilità linguistiche e matematiche (privilegiate dalla scuola), e misurabile con
strumenti psicometrici definiti. C'era poi da rilevare che l'intelligenza tanto
apprezzata dal mondo scolastico non predice il successo nella vita, o,
quantomeno, non è legata ad esso, né è connessa alla dote di saper gestire con
successo le relazioni personali. Gardner ha introdotto il concetto assai più
flessibile di "intelligenze multiple", riferendosi a una pluralità di formae mentis,
espressione di una concezione più aperta e plastica delle nostre facoltà, che
rendono ragione della sfaccettata complessità dell'essere umano, in cui possono
prevalere o dominare caratteri diversi legati anche, per esempio, alla
percezione del spazio, o del movimento. Egli ha messo in rilievo anche le
intelligenze "personali"; interpersonali e intrapersonali, legate alla percezione N. Cazzador, Il ruolo decisivo dell'intelligenza emotiva 2
del sé: l'una centrata sull'autoanalisi e la autovalutazione; l'altra sulla
socializzazione e la conoscenza dell'altro.
Sternberg invece ha presentato una concezione triarchica dell'intelligenza,
indicando tre suoi modi di essere: analitica, creativa, pratica.
Goleman, nel famoso best seller popolare intitolato "Intelligenza emotiva" del
1995 rileva come il tipo di indagine gardneriana (ancorché allargato più
recentemente fino a coinvolgere venti tipi di intelligenze) abbia il difetto di essere
costruito solo sulla dimensione cognitiva e di trascurare il ruolo del sentimento.
Insomma, Gardner si fermerebbe più che su di esso, "sulla cognizione relativa a
esso". Così facendo " il modello cognitivo fornisce, a questo proposito, una
visione impoverita della mente, una concezione che non può spiegare lo Sturm
und Drang dei sentimenti che dà sapore all'intelletto" (Goleman 1996: 62). Non è
un caso che, sempre a detta di Goleman, la teoria delle intelligenze multiple, si
sia poi evoluta concentrandosi di più sulla metacognizione, ovvero sulla
consapevolezza dei propri processi mentali. Tuttavia Gardner, quando ha
focalizzato le intelligenze personali si é reso conto di come le capacità emozionali
e di relazione siano fondamentali nella vita; del resto, ancor prima, Thorndike
(che diffuse il concetto di Qi negli anni venti e Trenta) aveva proposto (nel
1937) che l'intelligenza "sociale" facesse parte del Qi di un individuo.
Salovey e Mayers agli inizi degli anni '90, furono i primi a usare il termine di
"intelligenza emotiva" definendola come " una forma di intelligenza sociale che
coinvolge la capacità di controllare le sensazioni ed emozioni proprie e quelle
degli altri, per discernere tra esse e usare queste informazioni per guidare i
propri pensieri e azioni".1
Dunque, il modello dell'intelligenza emotiva porta
finalmente l'intelligenza nella sfera delle emozioni 2
; e l'intelligenza viene ridescrittta e re-interpretata come il complesso di fattori necessari per avere
successo nella vita. Goleman accoglie i Cinque Domini Principali di Salovey
dell'intelligenza emotiva, che includevano le intelligenze personali di Gardner,
modellizzati in questo modo:
* Conoscenza delle proprie emozioni , ovvero l'autoconsapevolezza come
"chiave dell'intelligenza emotiva" (Goleman: 64)
* Controllo delle emozioni, ovvero la capacità di controllare i sentimenti, in
modo essi siano appropriati;
* Motivazione di se stessi, ovvero la capacità di dominare le proprie emozioni
per raggiungere un obiettivo;
* Riconoscimento delle emozioni altrui, ovvero saper porsi empaticamente "nei
panni degli altri";
* Gestione delle relazioni, ovvero la competenza sociale e le capacità specifiche
che vi sono implicate.
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