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cfilocamo

Four causes for 'Zoom fatigue' and their solutions | Stanford News - 2 views

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    A seguito della pandemia abbiamo acquisito familiarità con Zoom e altre piattaforme di video chat (Skype/Teams). Ma quanta consapevolezza abbiamo di questi strumenti? L'articolo scelto, basato sul lavoro del Professore Bailenson fondatore dello Stanford Virtual Human Interaction Lab, esamina quattro fattori di stress generati dall'uso di video chat e offre alcuni spunti per meglio gestirli: 1) Eccessivo contatto oculare: durante una video chat anche chi ascolta è continuamente sotto osservazione; questo genera uno stato di iper-vigilanza sociale che alla lunga crea stress. Gli autori suggeriscono di uscire dal Menù "Schermo Intero" e minimizzare l'icona del volto. 2) Osservare la propria immagine in tempo reale è faticoso: se in una situazione sociale qualcuno ci seguisse con uno specchio per mostrarci costantemente la nostra immagine nelle varie interazioni, questo ci darebbe molto fastidio. Guardarci continuamente può generare stati emozionali negativi. Gli autori raccomandano di utilizzare la funzione "nascondi immagine" per evitare sovra-esposizione alla propria immagine 3) Durante le video chat la nostra mobilità è ridotta: in una conversazione in presenza o al telefono, abbiamo ampie possibilità di movimento. Durante una video chat siamo invece invitati alla staticità. É importante limitare questa staticità attraverso l'utilizzo di tastiere separate e fissando delle regole che consentano a tutti i partecipanti di spegnere le video-camere. 4) Il carico cognitivo è più alto nelle video chat: durante le interazioni in presenza tutta la comunicazione non verbale si svolge in maniera naturale. Quando siamo in video chat vi è un lavoro extra per mandare e ricevere segnali. Se siamo d'accordo alziamo in alto i pollici o enfatizziamo il nostro gesto di approvazione con un ripetuto movimento del capo. In sostanza bruciamo molte più calorie per comunicare in video chat; delle pause solo con audio offrono riposo al corpo.
giannib71

Mosaicoelearning - ELEARNING ITALIA - ARTICULATE - TRAINING LIVE - 5 views

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    L'articolo descrive il bite size learning o micro-learning che e' una nuova metodologia per erogare un pacchetto di informazioni (chunk) per apprendere piu' facilmente e velocemente. Apprendimento e velocità sono le prime parole o termini significativi. Nella nostra società sempre piu' fluida e veloce ,con una ridondanza e saturazione di informazioni,questa metodologia permette di concentrarsi su uno specifico argomento da imparare attraverso lezioni di massimo 15-20 minuti. Tecnologia altro termine importante perché grazie agli strumenti che utilizziamo nel quotidiano (cellulari, PC, taclet) possiamo usufruire di queste "lezioni in pillole" in qualsiasi momento della giornata e in qualsiasi contesto. Formazione che sta cambiando e modificando la sua metodologia passando da un'interazione in presenza tra docenti e alunni, a quella in videoconferenza tramite le principali piattaforme di comunicazione (ZOOM,SKYPE,TEAMS),a quella just in time fornita dal microlearning. Lifelonglearning che implica il continuare ad imparare e ad acquisire nuove conoscenze ed informazioni, soprattutto nel lavoro che richiede sempre piu' di frequente ruoli e professionalità trasversali.
aleale2022

Apprendimento Internazionale e Pedagogia Partecipativa per mezzo dei Social Media - 7 views

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    L'articolo, pubblicato sull' Italian Journal of Health Education, Sports and Inclusive Didactics a cura delle Dott.sse universitarie Gabriella Rodolico, Neeraja Dashaputre, Rhona Brown e Abimbola Abodunrin, espone i risultati di uno studio condotto sull'impatto dei social media nell'applicazione dell'innovativo modello di internazionalizzazione e apprendimento collaborativo online "COIL" (Collaborative Online International Learning). I feedback dei partecipanti ai workshops basati su tale modello, realizzati per consolidare la collaborazione tra quattro istituti formativi, due scozzesi e due indiani, nell'ottica di un progetto di potenziamento (STEM), hanno mostrato come i social media (nello specifico WhatsApp, Zoom, e-mail e Google Classroom) siano efficaci nel migliorare la comunicazione e nell'incentivare la partecipazione attiva facilitando lo scambio di conoscenze in contesti interculturali. L'accessibilità e fruibilità dei media ha permesso una diffusione trasversale delle conoscenze e competenze tra gli istituti, aprendo al dialogo e aumentando la consapevolezza sull'importanza delle esperienze di apprendimento positive. Tuttavia lo studio ha riscontrato anche alcune difficoltà nella sperimentazione di tale modello legate alle limitazioni imposte dai diversi governi all'utilizzo delle piattaforme online (p.e. Meet, Teams, WhatsApp, Facebook,...). La tecnologia dunque offre molti vantaggi nella collaborazione internazionale anche in ambito formativo ma diverse questioni pratiche, etiche e legali devono essere gestite al meglio per poterne sfruttare a pieno le potenzialità.
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