Nella definizione pubblicata in Wikipedia la psicotecnologia è quella branca della psicologia generale che studia l'impatto psicologico dell'utilizzo delle tecnologie, soprattutto quelle associate alla lingua. Derrick De Kerkhove, in una intervista rilasciata a Bologna il 20 settembre 1998 lo studioso riprende una propria affermazione secondo la quale il computer è una psicotecnologia e noi stiamo vivendo l'era delle psico-tecnologie. De Kerkhove intende dire che le psicotecnologie sono normalmente associate alle lingue e come le lingue sono una estensione del nostro pensiero. Il pensiero è scaturito dall'avvento della possibilità di leggere. L'affermazione mi permette di ricordare il ruolo portato avanti dal filosofo Socrate con la sua "maieutica" del pensiero attraverso lo strumento del linguaggio, perché il parlare permetteva la formulazione del pensiero. Secondo De Kerkhove oggi il mondo esterno passa dalle pagine allo schermo, mentre nello schermo prendono vita forme di coscienza basate sul linguaggio che sono un'estensione della nostra mente. La televisione è una psicotecnologia di tipo generale, globale e collettiva. Il computer è una psicotecnologia in cui noi abbiamo la possibilità di esercitare un potere sullo schermo dello strumento. Le psicotecnologie estendono la mente così come le tecnologie meccaniche, come la bicicletta, estendono il corpo. Lo schermo ci da due forme di mentalità: quella delle televisione è "pubblica", quella del computer è "privata". In una più recente intervista del novembre 2004 ribadisce il legame tra il linguaggio e le tecnologie: la parola è una tecnologia che appartiene in primis alla tradizione orale, ed è una psicotecnologia così come la parola scritta al pari di quella elettronica. Sono importanti forme di sostegno del linguaggio che hanno sempre un impatto sul pensiero. Le psicotecnologie sono in grado di creare diversi stadi di accelerazione o di decelerazione della cultura.
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