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chiaragaudio

Cognizione Distribuita - 4 views

#DistributedCognition

started by chiaragaudio on 26 Mar 18
  • chiaragaudio
     
    Intorno agli anni 70 gli psicologi si resero conto che la mente non era un elaboratore che operava in isolamento ma era necessariamente legato a un contesto reale di vita quotidiana. Un primo contributo che ha fornito le basi per spiegare il costrutto di "cognizione distribuita" è quello di Vygotskij (1974), il quale definendo il principio dell'organizzazione extracorticale delle funzioni mentali complesse, getta le basi per interpretare i processi mentali come fenomeni sociali. La nozione di cognizione distribuita è entrata a far parte della tradizione scientifica però negli anni 90 grazie all'eccellente lavoro di Norman Hutchins. Le prestazioni mentali non dipendono solo da noi ma dall'interazione tra la nostra mente e l'ambiente circostante dai soggetti che ci circondano agli strumenti di cui disponiamo. La stessa persona può avere prestazioni mentali diverse a seconda del contesto in cui viene inserita. Può perciò eccellere o al contrario avere una prestazione pessima . Il nostro funzionamento cognitivo, le nostre conoscenze, sono situate in specifici contesti interattivi, culturalmente definiti e distribuiti negli attori sociali e negli strumenti e artefatti che usiamo, sia quelli disponibili culturalmente e localmente nelle comunità di cui facciamo parte che quelli co-costruiti durante le interazioni sociali e discorsive in cui siamo costantemente impegnati. I prodotti dell'attività cognitiva dipendono sempre dal coordinamento d'interazioni sociali e non sono né attribuibili ai singoli individui né descrivibili in modo decontestualizzato. Oggi le potenzialità della cognizione distribuita sono enormemente cresciute ,specie per effetto dello sviluppo tecnologico e in particolare per le nuove tecnologie della comunicazione a partire da internet. Norman, pioniere sugli studi sulla Cognizione Distribuita sostiene che la tecnologia è un arma a doppio taglio perché, se da un lato può renderci più intelligenti, dall'altro, può renderci stupidi. Nella vita quotidiana ognuno di noi svolge delle attività lavorative attingendo alla conoscenza distribuita attraverso supporti e artefatti esterni.senza alcun dubbio potremmo asserire che Hutchins definirebbe questa esperienza come "Cognition in the wild".

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