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cappello obey mimetico nero ebay rosso e verde

started by masquebf1 on 25 Oct 14
  • masquebf1
     
    La mia storia era quella dell'adolescenza durata troppo a lungo, per il giovane che aveva preso la guerra come un alibi, nel senso proprio e in quello traslato. Nel giro di pochi anni, d'improvviso l'alibi era diventato un qui e ora. Troppo presto, per me; o troppo tardi: i sogni sognati troppo a lungo, io ero impreparato a viverli. Prima, il capovolgersi della guerra estranea, il trasformarsi in eroi e in capi degli oscuri e re- frattari di ieri. Ora, nella pace, il fervore delle nuove energie che animava tutte le relazioni, che invadeva tutti gli strumenti della vita pubblica, ed ecco anche il lontano castello della letteratura s'apriva come un porto vicino e amico, pronto ad accogliere il giovane provinciale con fanfare e bandiere. E una carica amorosa elettrizzava l'aria, illuminava gli occhi delle ragazze che la guerra e la pace ci avevano restituito e fatto più vicine, divenute ora davvero coetanee e compagne, in un'intesa che era il nuovo regalo di quei primi mesi di pace, a riempire di dialoghi e di risa le calde sere dell'Italia resuscitata.  Di fronte a ogni possibilità che s'apriva, io non riuscivo a essere quello che avevo sognato prima dell'ora della prova: ero stato l'ultimo dei partigiani; ero un innamorato incerto e insoddisfatto e inabile; la letteratura non mi s'apriva come un disinvolto e distaccato magistero ma come una strada in cui non sapevo da che parte cominciare. cappello obey mimetico
    Carico di volontà e tensione giovanili, m'era negata la spontanea grazia della gio- vinezza. Il maturare impetuoso dei tempi non aveva fatto che accentuare la mia immaturità.  Il protagonista simbolico del mio libro fu dunque un'immagine di regressione: un bambino. Allo sguardo infantile e geloso di Pin, armi e donne ritornavano lontane e incomprensibili; quel che la mi* filosofia esaltava, la mia poetica trasfigurava in apparizioni nemiche, il mio eccesso d'amore tingeva di disperazione infernale.  Scrivendo, il mio bisogno stilistico era tenermi più in basso dei fatti, l'italiano che mi piaceva era quello di chi ? non parla l'italiano in casa ?, cercavo di scrivere come avrebbe scritto un ipotetico me stesso autodidatta.Una questione privata (che ora si legge nel volume postumo di Fenoglio Un giorno  di fuoco) è costruito con la geometrica tensione d'un romanzo di follia amorosa e  cavallereschi inseguimenti come l'Orlando furioso, e nello stesso tempo c'è la  Resistenza proprio com'era, di dentro e di fuori, vera come mai era stata scritta,  serbata per tanti anni limpidamente dalla memoria fedele, e con tutti i valori morali,  tanto più forti quanto più impliciti, e la commozione, e la furia. Ed è un libro di  paesaggi, ed è un libro di figure rapide e tutte vive, ed è un libro di parole precise e  vere. cappello obey nero ebay Ed è un libro assurdo, misterioso, in cui ciò che si insegue, si insegue per  inseguire altro, e quest'altro per inseguire altro ancora e non si arriva al vero perché.  ? al libro di Fenoglio che volevo fare la prefazione: non al mio.  Questo romanzo è il primo che ho scritto, quasi la prima cosa che ho scritto. Cosa  ne posso dire, oggi? Dirò questo: il primo libro sarebbe meglio non averlo mai scritto.  Finché il primo libro non è scritto, si possiede quella libertà di cominciare che si può  usare una sola volta nella vita, il primo libro già ti definisce mentre tu in realtà sei  ancora lontano dall'esser definito; e questa definizione poi dovrai portartela dietro per  la vita, cercando di darne conferma o approfondimento o correzione o smentita, ma  mai più riuscendo a prescinderne.  E ancora: per coloro che da giovani cominciarono a scrivere dopo un'esperienza di  quelle con ? tante cose da raccontare ? (la guerra, in questo e in molti altri casi), il  primo libro diventa subito un diaframma tra te e l'esperienza, taglia i fili che ti legano  ai fatti, brucia il tesoro di memoria - quello che sarebbe diventato un tesoro se avessi  avuto la pazienza di custodirlo, se non avessi avuto tanta fretta di spenderlo, di  scialacquarlo, d'imporre una gerarchia arbitraria tra le immagini che avevi  immagazzinato, di separare le privilegiate, presunte depositarle d'una emozione#p#副标题#e#  poetica, dalle altre, quelle che sembravano riguardarti troppo o troppo poco per  poterle rappresentare, insomma d'istituire di prepotenza un'altra memoria, una  memoria trasfigurata al posto della memoria globale coi suoi confini sfumati, con la  sua infinita possibilità di recuperi.. cappello obey rosso e verde
    . Di questa violenza che le hai fatto scrivendo, lamemoria non si riavrà più: le immagini privilegiate resteranno bruciate dalla precoce  promozione a motivi letterari, mentre le immagini che hai voluto tenere in serbo,  magari con la segreta intenzione di servirtene in opere future, deperiranno, perché  tagliate fuori dall'integrità naturale della memoria fluida e vivente. La proiezione  letteraria dove tutto è solido e fissato una volta per tutte, ha ormai occupato il campo,  ha fatto sbiadire, ha schiacciato la vegetazione dei ricordi in cui la vita dell'albero e  quella del filo d'erba si condizionano a vicenda. La memoria - o meglio l'esperienza,  che è la memoria più la ferita che ti ha lasciato, più il cambiamento che ha portato in  te e che ti ha fatto diverso -, l'esperienza primo nutrimento anche dell'opera letteraria  (ma non solo di quella), ricchezza vera dello scrittore (ma non solo di lui), ecco che  appena ha dato forma a un'opera letteraria insecchisce, si distrugge. Lo scrittore si  ritrova ad essere il più povero degli uomini. Questo romanzo è il primo che ho scritto; quasi posso dire la prima cosa che ho scritto, se si eccettuano pochi racconti. Che impressione mi fa, a riprenderlo in mano adesso? Più che come un'opera mia lo leggo come un libro nato anonimamente dal clima generale d'un'epoca, da una tensione morale, da un gusto letterario che era quello in cui la nostra generazione si riconosceva, dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale.

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