si è perso il legame con la domanda di tutti. Ne è un esempio il fatto che raramente gli scienziati hanno il gusto di raccontare a tutti il senso e la bellezza di ciò che scoprono.
la verità è un rapporto amoroso, ha una dimensione affettiva, che viene negata, svuotata da questa separazione: non c’è un io che dice “stella”, “galassia”, “elettrone”, c’è invece solo il dato bruto della stella, della galassia, dell’elettrone. Il soggetto umano è irrilevante. È questo il clima prevalente nelle nostre università, nelle nostre scuole, quello in cui fissiamo il pensiero.
l’avverto come un esempio semplice e splendido del cuore che lui ha per ciascuno di noi. La cura e lo sguardo che dimostra per quegli uomini nello spazio è lo stesso che ha per ogni uomo sulla Terra, per ognuno di noi. Che è il tratto inconfondibile dello sguardo di Cristo.
La scienza va avanti perché ci sono uomini convinti di alcune cose senza averne tutti gli elementi in mano.
Quando tu arrivi a spiegare un certo livello della natura, e la spiegazione è soddisfacente e razionale, c’è sempre l’indicazione di un livello ulteriore, ancora più profondo, di conoscenza. È la stessa cosa che sperimentiamo nel voler bene a una persona. Non smettiamo di conoscerla, non la esauriamo.
Il Cern è una delle poche roccheforti contro l’enorme errore di chiedere alla scienza di essere sempre più “pratica”: limite di una cultura dominante che è alla ricerca del benessere più che del vero.
Oggi, tante teorie ragionevoli spiegano che il mondo è nato dal vuoto quantistico. Ma il punto è che quel vuoto non è “il vuoto”! È pieno di particelle e anti-particelle virtuali. Quel vuoto non è il niente.
La verità ci mette tutti ad armi pari, quello che fa la differenza è la libertà, la stoffa umana: il mondo è tutto un grande testimone del fatto che esiste una gratuità, tutto è fatto per attrarci, è un dono enorme, ma a cui io mi devo aprire. Serve la libertà di riconoscerlo. Io, in forza della fede... e lo dico tremando, perché chi può dire: ho fede?... Ma è in forza della fede, del fatto che ho incontrato il cristianesimo in maniera viva, che mi sento di giocare tutta la mia libertà in questo riconoscimento. Continuo a vedere un guadagno nella posizione umana che nasce dal rapporto con il Mistero. Voglio essere leale con questo guadagno.
Vivendo come se non ci fosse più, la realtà non mi indica nulla. È per la mancata consapevolezza di un destino che prende il sopravvento anche l’ansia di “controllo”. E l’illusione di poter vivere senza rischio. Ma non esiste il rischio zero nella vita! Per il solo fatto di vivere. E di fare delle scelte.
Che cos’e il moralismo? Quando rimuovi l’origine ma pretendi di tenere il comportamento, che siccome non regge necessita di una gabbia: la legge. Così con la realtà: ti manca l’atteggiamento per starle di fronte in modo positivo e al contempo non vuoi sbagliare, ma allora diventa impossibile imparare da essa.
se l’errore lo abbracci, ti accorgi che è lì a indicarti come andare più avanti. Se lo vuoi cancellare, ti ripiomba addosso, ti agguanta e ti intrappola. Io ho potuto guardarlo per la mia esperienza cristiana e a guardarlo ci ho guadagnato, perché ho verificato che Cristo è l’unica salvaguardia di positività verso il reale. O l’errore, il limite, lo vivi come un rimpianto o lo accetti per quello che è: un segno, che ti è dato per andare più avanti. Letteralmente ti fa migliore.
l’iniziativa sia nata dalla sensazione, quasi di fastidio, provata di fronte alla necessaria specializzazione richiesta dalla matematica e dalla scienza moderna.
“la pretesa della Divina Commedia è di indicare, raccontare qualcosa che sia profondamente vero per la vita di ciascuno di noi”