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Carburanti Ecologici - 2 views

started by avvraglione on 06 Dec 11 no follow-up yet
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Le piante Energetiche - 1 views

started by avvraglione on 06 Dec 11 no follow-up yet
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    Miscanthus gigante la pianta che da energia
    All'Istituo agrario di Palidano un piccolo laboratorio nel Mantovano attrezzato per la "micropropagazione vegetale" ha ottenuto di riprodurre il Miscanthus gigante, l'erba dalle grande dimensioni che può arrivare ai 5 metri d'altezza e che ha una resa energetica di equivalenti 70-80 quintali di petrolio per ettaro.
    La difficoltà maggiore di questo progetto è stata riprodurre la pianta per adattarla ai nostri climi. La pianta ha bisogno d'irrigazione il primo anno ed entra in piena produzione dal terzo, produce circa 200 quintali di sostanza secca per ettaro, l'equivalente di 70-80 quintali di petrolio oppure 12-15mila litri di gasolio. Questo significa il doppio del mais, sui cui terreni può essere piantata, ma dal quale si ricavano 100-120 quintali di biomassa combustibile. La raccolta è estremamente facile in quanto basta una semplice trincia da mais. Il prodotto può essere bruciato così com'è, basta aspettare la stagione fredda, febbraio o marzo, per avere un trinciato pulito. Essendo materiale voluminoso deve essere pressato prima di essere stoccato. Si tratta di una delle più grandi speranze per l'energia da biomasse.
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Dagli Zuccheri si produce energia - 0 views

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    Energia dagli zuccheri
    Ricercatori della Virginia Tech University hanno fatto una scoperta che può diventare di enorme importanza. Avrebbero scoperto che una combinazione di 13 enzimi è in grado di trasformare i polisaccaridi (zuccheri complessi) e l'acqua in idrogeno. I carboidrati degli zuccheri cioè potrebbero diventare un'importante fonte di idrogeno a basso costo e alimentare le cosiddette celle a combustibile (fuel cell). Un processo assolutamente pulito per l'ambiente o per l'uomo, che non richiede l'utilizzo di infrastrutture particolari, e quindi anche a basso costo.
    Gli scienziati americani del Virginia Tech University spiegano che i polisaccaridi come l'amido o la cellulosa hanno una capacità di immagazzinamento dell'idrogeno pari al 14, 8 % della loro massa, e che l'efficienza della conversione energetica delle fuel cell a zucchero-idrogeno è estremamente alta, addirittura tre volte superiore a quella di un motore a combustione interna che utilizza l'etanolo. Si potrebbe prospettare quindi un futuro in cui le automobili saranno alimentate dai carboidrati e in cui la biomassa sarà in grado di fornirci il 100 per cento del nuovo combustibile, economico e amico del pianeta. Si attendono sviluppi e novità nel giro di qualche anno.
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Dai Rifiuti Energia Pulita - 0 views

started by avvraglione on 06 Dec 11 no follow-up yet
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    ENERGIA PULITA DAI RIFIUTI IN BRASILE

    CAMBIAMENTO CLIMATICO:
    L'energia pulita? È nei rifiuti
    Mario Osava

    RIO DE JANEIRO, 9 dicembre 2004 (IPS) - Rendere economicamente fattibile la produzione d'energia a partire dalla spazzatura può essere uno dei primi risultati dell'applicazione del Protocollo di Kyoto, che entrerà in vigore il 16 febbraio, per frenare il processo di surriscaldamento della Terra.


    Questo almeno è l'obiettivo del primo progetto registrato nel "Meccanismo per uno sviluppo pulito" (MDL) del Protocollo.

    Si tratta del programma brasiliano NovaGerar, che sfrutterà il gas metano estratto dai rifiuti di Nueva Iguazú, un comune di un milione di abitanti nella periferia di Rio de Janeiro, per alimentare una centrale termoelettrica con una capacità di produzione di 12 megawatt.

    Si eviterà così nei prossimi 21 anni l'emissione nell'aria dei gas responsabili dell'effetto serra, equivalenti a 14,07 milioni di tonnellate di biossido di carbonio.

    La riduzione delle emissioni di gas si trasformerà in certificati che valgono molto denaro, in un mercato in gestazione.

    L'elettricità di NovaGerar costerà circa 140 reales (circa 50 dollari) al megawatt, molto più dell'energia idroelettrica che predomina in Brasile, ha ammesso Adriana Montenegro Felipetto, gestrice di Ambiente de S.A. Paulista, una delle imprese che svilupperanno il progetto.

    Per questo la sua fattibilità economica dipende dai crediti del carbonio, dalla "vendita diretta a consumatori commerciali che pagano tariffe elevate e dai sussidi governativi per le fonti alternative di energia pulita", ha osservato.

    Il gas dell'immondizia "contiene impurità, bisogna pulirlo", e le attrezzature della centrale termoelettrica devono essere importate, e tutto questo rende più cara la produzione di energia, ha spiegato Nuno Cunha e Silva, direttore di Ecosecurities, un'impresa multinazionale di consulenza nel cosiddetto mercato del carbonio.

    In ogni caso, ha osservato, i rifiuti delle regioni metropolitane del Brasile rappresentano un gran potenziale, poiché potrebbero generare fino a 400 megawatt.

    È una quantità relativamente scarsa di energia, se si considera che equivale ad appena lo 0,5 per cento dell'attuale capacità di produzione del paese. Tuttavia, ha sottolineato Silva all'IPS, c'è il vantaggio che si produce nello stesso luogo in cui si consuma, e presenta diversi benefici ambientali e sociali per l'ambiente, oltre a contribuire alla conservazione del clima globale.

    NovaGerar è un'associazione tra Ecosecurities e S.A. Paulista, un'impresa brasiliana di costruzione e gestione dei rifiuti, che nel 2001 ha vinto la concessione per amministrare e sfruttare per 20 anni il deposito di spazzatura di Nueva Iguazú.

    L'impegno iniziale era bonificare la discarica di Marambaia e riabilitare il locale in cui erano stati depositati due milioni di rifiuti a cielo aperto.

    Questo ha comportato la sua chiusura e demolizione nel 2002. Adesso è necessario installare sistemi di captazione dei gas e di drenaggio dell'acqua prodotta dalla decomposizione dei residui, per evitare l'inquinamento di falde freatiche e fiumi.

    Il recupero dei gas deve avvenire in ogni caso, poiché possono provocare esplosioni. La parte non sfruttata nel generare l'energia elettrica sarà bruciata.

    Così il rinterro sanitario di Adrianópolis ha sostituito la discarica di Marambaia per ricevere adeguatamente le 2000 tonnellate al giorno di rifiuti del comune, ed è anch'esso parte del progetto.

    Il recupero di Marambaia ha risolto un altro grave problema, quello della decine di famiglie che sopravvivevano recuperando dalla discarica alimenti e beni vendibili. Il progetto ha offerto 150 posti di lavoro regolari per il rimboschimento locale, migliorare il paesaggio, l'amministrazione e le operazioni di squadre, che hanno assorbito i raccoglitori, ha segnalato Felipetto.

    "Il nostro maggiore orgoglio", ha spiegato Felipetto, è aver contrattato formalmente gente come Jaqueline Silva, che manteneva la famiglia scavando nella discarica "in condizioni subumane", e oggi lavora dignitosamente seminando plantule.

    Nueva Iguazú è stata scelta dalla S.A. Paulista per la sua "posizione vantaggiosa e le opportunità di mercato". È un modello che può essere applicato ad altre regioni metropolitane, per l'associazione tra governo e imprese private con "vantaggi per tutti", ha affermato.

    Il Comune riceverà il 10 per cento delle entrate ricavate dalla vendita dell'elettricità generata e i crediti del carbonio, che saranno pagati dal "Fondo olandese per lo sviluppo pulito", vincolato alla Banca Mondiale, ha dichiarato Silva.

    Secondo le stime del direttore di Eurosecurities, i progetti col settore pubblico possono complicarsi per la durata limitata dei governi. È necessaria una garanzia a lunga scadenza, come la concessione per 20 anni affidata a NovaGerar, ha aggiunto.

    Ma c'è incertezza su cosa accadrà dopo il 2012. Con il Protocollo di Kyoto, che entrerà in vigore il 16 febbraio con la ratifica della Russia, 38 paesi industrializzati e dell'Europa orientale si impegnano a ridurre l'emissione di gas-serra del 5,2 per cento rispetto al volume del 1990, fino al 2012. Successivi obiettivi saranno negoziati a partire dal prossimo anno.

    L'MDL permette di rispondere a tali impegni attraverso progetti nei paesi in via di sviluppo, creando il mercato dei certificati.

    I crediti di carbonio sono uno stimolo in più affinché i comuni brasiliani ottemperino al proprio obbligo costituzionale di trovare una sistemazione sana ai rifiuti, ha sostenuto José Maria Mesquita, coordinatore di un programma di controllo dell'immondizia nello stato di Rio de Janeiro.

    NovaGerar ha rappresentato un progresso nella lunga battaglia per il contenimento delle fonti di inquinamento di Bahía de Guanabara, le cui acque e spiagge sono oggi di cattiva qualità, ricevendo gran parte dei residui e l'acqua usata da 8,2 milioni di persone che vivono lungo le sue sponde, attraverso 35 fiumi.

    L'inquinamento dell'intero bacino, oltre a distruggere la biodiversità, diffonde malattie come epatite, diarrea, leptospirosi e altre che si trasmettono con l'acqua, compreso quelle dermatologiche, ha osservato Adauri Souza, produttore video che collabora come volontario con l'Instituto governativo Bahía de Guanabara, in difesa di questa risorsa naturale. (FINE/2004)
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Eolico e Energia - 0 views

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    Energia 'fatta in casa' con la microgenerazione

    Turbine in azione nelle 'cantine' per accendere le lampadine di casa, degli ospedali, dei supermarket e tanti altri edifici. Si tratta delle piccole centrali fai-da-te, in grado di produrre energia autonomamente sul posto con risparmio di costi e di emissioni, previste dal piano italiano di microgenerazione messo a punto dal ministero dell'Ambiente.

    Veneto, Lombardia e Puglia sono le prime tre regioni dove si stanno realizzando progetti pilota che riguardano rispettivamente i settori ospedaliero, grande distribuzione e edifici pubblici. Per il 2005, il ministero ha stanziato 55 milioni di euro per cofinanziare i costi di investimento fino al 20%.

    Il punto sull'operazione 'energia fatta in casa', partita con la riunione dei 55 ministri dell'ambiente e dell'energia di Montecatini organizzato durante il semestre di presidenza italiana Ue, è stato fatto a Londra durante la seconda e conclusiva giornata del G8 su ambiente e energia.

    Per quanto riguarda il progetto centrali fai-da-te, l'obiettivo è quello di realizzare entro il 2008 impianti di piccola cogenerazione ad alta efficienza di energia elettrica e calore per 12.000 megawatt, pari a circa il 30% della domanda elettrica italiana.

    Nel mirino la riduzione delle emissioni di anidride carbonica, il principale responsabile dei gas serra: grazie a questi impianti, il ministero dell'Ambiente calcola che si ridurranno da 8 a 10 milioni di tonnellate di Co2 l'anno nel periodo 2008-2012. Sul fronte investimenti, questi sono stati stimati in circa 0,8 milioni di euro a megawatt con un ritorno, ai costi attuali di elettricità, in 48-60 mesi.

    Il capitolo progetti, oltre a quelli sperimentali previsti in Veneto, Lombardia e Puglia, prevede anche un accordo di programma con il ministero del Welfare e Italia lavoro per la realizzazione di un sistema permanente di formazione per la creazione di aziende finalizzate all'assistenza nella installazione e manutenzione degli impianti nel Mezzogiorno.
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Dalla Natura Energia Pulita - 0 views

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    PADOVA: IDROGENO DALLE ALGHE

    L'energia pulita del futuro? Idrogeno estratto dalle alghe.
    O perlomeno così potrebbe essere, se andrà in porto l'innovativo progetto di ricerca condotto all'università di Padova e finanziato dal ministero con alcuni milioni di euro.

    E' diventato uno scienziato famoso dopo che un giornale ha lanciato le sue ricerche tra quelle alle «frontiere della scienza». Già noto nel mondo accademico, adesso Giorgio Giacometti si gode questa improvvisa fama, con un po' di incredulità. «Non è possibile che dopo un articolo ti chiamino tutti. Quell'intervista mi ha proprio rovinato» dice scherzando.
    Al sesto piano del centro biologico «Vallisneri» dell'ateneo padovano, nel suo piccolo studio nel mezzo dei laboratori, Giacometti lavora alla sua ricerca più importante: estrarre idrogeno dalle alghe, un nuovo modo di produrre energia pulita. La sua ricerca è stata finanziata dal ministero della Ricerca con alcuni milioni di euro. Come dire, una bella responsabilità.
    «Occorre essere cauti, la gente non deve fraintendere le nostre ricerche. Questi progetti non sono in grado di risolvere i problemi energetici, non garantiremo l'approvvigionamento di energia pulita in modo globale. Vogliamo solo contribuire a un migliore sfruttamento dell'energia solare. I risultati però si vedranno nel bilancio consuntivo, quando verificheremo la qualità del lavoro svolto».
    Ma il finanziamento ministeriale è comunque un riconoscimento a questo progetto e alla sua ricerca.
    «E' un riconoscimento della presunta capacità dell'èquipe di attuare il progetto. I revisori che ci hanno attribuito il finanziamento hanno chiarito che si tratta di un obiettivo del tutto originale per il nostro Paese. All'estero ricerche analoghe si conducono da tempo e ciò garantisce che non si tratta di un'idea campata in aria».
    Qual è la vostra sfida?
    «Ci basiamo sullo sfruttamento di alcuni batteri e di un tipo di microalghe. Quindi su microorganismi, sia procarioti che eucarioti, che hanno imparato con l'evoluzione a utilizzare l'energia solare meglio di qualunque altro essere. La sfida è utilizzare questi processi naturali per ottenere idrogeno, che sembra essere il vettore emergente per produrre energia pulita».
    Il processo naturale da cui si parte è quello della fotosintesi. Come si arriva a produrre l'idrogeno?
    «Tutta l'energia che fa nascere, crescere e muovere gli esseri viventi deriva dalla fotosintesi, che produce le molecole necessarie per i processi energetici degli organismi. Noi vorremmo intervenire su questo processo per produrre, anziché le molecole necessarie per il metabolismo cellulare, la molecola dell'idrogeno. In parte le alghe già producono l'idrogeno, ma solo nelle componenti necessarie al loro metabolismo. Il nostro intervento di modificazione genetica consiste nel fargli produrre più idrogeno».
    Lei è un esperto di fotosintesi. Da dove nasce l'interesse per questo processo?
    «Io sono ordinario di biochimica ma in origine i miei studi sono stati di fisica. Perciò ho studiato in modo approfondito l'interazione della luce con la materia. La fotosintesi poi mi ha sempre affascinato. L'ateneo di Padova inoltre è una grande università, che dà la possibilità a chi vuole fare ricerca seriamente di farla e ottenere dei risultati. Il "gruppo fotosintesi" di Padova ha raggiunto una certa notorietà, anche internazionale. Ma ci sono altri gruppi in Italia che fanno questo lavoro da molto più tempo».
    Quello della produzione di idrogeno è un progetto tutto padovano?
    «Nella progettazione del gruppo di lavoro abbiamo cercato di utilizzare tutte le competenza che ci erano note e che potevano essere utili al progetto. Così sono nate le collaborazioni con l'università di Firenze, l'Enea e il Cnr, che ha tre grossi istituti a Napoli e a Firenze. Il coordinamento del gruppo è naturalmente a Padova».
    Quali sono le linee di ricerca del progetto e quali i vantaggi a lunga scadenza?
    «Seguiremo tre linee di ricerca. La prima è l'utilizzo di microorganismi per ottenere idrogeno da biomassa. La biomassa si può ottenere dai residui di lavorazione degli allevamenti, ma anche nelle acque reflue cittadine. Già oggi dalla biomassa si ricava metano, ma solo in base a processi che hanno lo svantaggio di dover usare energia elettrica. La seconda linea di ricerca è forse la più difficile a ambiziosa, cioè quella che ha attirato l'attenzione di tutti: modificare geneticamente alghe e organismi per produrre idrogeno. La terza linea è la più ingegneristica: sfrutteremo i risultati delle prime due per realizzare un impianto pilota in cui realizzare il frutto di questi processi. Sarà il momento in cui sarà possibile valutare il costo, l'economicità e la possibilità di questa innovazione. In prospettiva potremmo avere dei bioreattori che sotto illuminazione solare saranno capaci di produrre idrogeno».
    Quale può essere un'applicazione pratica di questa innovazione?
    «Nella prospettiva di una produzione diffusa dell'idrogeno, possiamo immaginare piccoli impianti che produca- no, almeno in parte, l'energia necessaria. Ad esempio un allevamento o un'azienda agricola che potrà installare il nostro bioreattore e soddisfare il suo fabbisogno».
    Il suo progetto ha beneficiato del finanziamento del ministero della ricerca. Non sono molti, però, i fondi investiti dal nostro Paese in ricerca. Che ne pensa?
    «Credo che la ricerca italiana dovrebbe poter contare su finanziamenti di misura analoga a quelli che vengono stanziati dagli altri Paesi. Qui purtroppo i fondi non sono mai stati cospicui. Questo non significa che non ci siano le possibilità di ottenere finanziamenti. In biologia è forse più difficile, perché nel nostro Paese è più sviluppata la ricerca biomedica».
    Cosa pensa dell'agitazione dei ricercatori, che in questi mesi sta attraversando il mondo accademico?
    «Le proteste e il malessere nell'università non sono mai statio così diffusio e avvertiti da tutte le componenti. Si ha la sensazione che questa riforma Moratti possa portare all'affossamento della ricerca di base».
    La ricerca non può cercare nuovi fondi e finanziamenti dalle imprese private che vogliono investire nell'innovazione?
    «La ricerca finanziata dalle aziende non sarà mai una ricerca di base. E senza di essa non si potrà fare poi la ricerca applicata. Se non investe nella ricerca pubblica un Paese resta indietro, sia culturalmente che economicamente».
    Non si sa per quanto ancora saremo in grado di maltrattare in questo modo il pianeta. Certo si sa che questo tempo è sempre meno e se non ci saranno dei provvedimenti responsabili i danni saranno catastrofici per distruttivi. Recentemente a Kyoto in Giappone è stato firmato uno storico accordo volto a salvaguardare gli equilibri del pianeta. Il protocollo impegna 38 paesi industrializzati a ridurre in maniera considerevole l'emissione di gas responsabili dell'aumento dell'effetto serra. L'avvio del processo di applicazione della Convenzione sul Clima porterà a definire nuove misure e nuovi attori.
    I giovani di oggi dovranno dare il loro contributo importante per far si che che i giovani di domani respirino un'aria migliore della nostra o almeno la stessa che respiriamo noi, e vivano in un pianeta dove si possa ancora vivere a contatto con la natura e con i suoi elementi.
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La Tecnoogia ci aiuta nel risparmio - 0 views

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    Bloom Box, mini centrale elettrica grande come un frigoriffero
    A cura della redazione di Informagiovani Italia



    La Bloom Box è una piccola centrale elettrica grande come un frigorifero capace di fornire energia pulita a un'intera abitazione con una miscela di ossigeno e gas naturale (e altri combustibili come le bio masse) e sta attirando l'attenzione di importanti multi nazioni americane come Google, Ebay, Coca Cola e altre. Può essere la Google del futuro in campo energetico? Vedremo, il condizionale è d'obbligo, visto che altri annunci roboanti, come questo è stato, non hanno successivamente mantenuto le loro promesse iniziali. Il possibile rivoluzionario congegno, un generatore di fluel cell con capacità di 100kw, è stato presentato nella Silicon Valley, non lontano da San Francisco il 24 febbraio 2010 alla presenza di Colin Powell, ex Segretario di Stato americano e del governatore della California Arnold Schwarzenegger.
    Le fuel cell non sono una novità, ma fino a questo punto non avevano ancora sfondato, sopratutto per la necessita di reperire il combustibile adatto. La differenza con la Bloom Box è la grossa quantità di energia che il nuovo congegno sembra poter produrre. Per esempio Google, il più importante motore di ricerca al mondo, dichiara di avere utilizzato la Bloom Box negli ultimi 18 mesi in alcune selezionate strutture nella sua sede centrale di Mountain View ottenendo degli ottimi risultati da tutti i punti di vista, costi, emissioni, quantita prodotta. La Bloom Box funziona con l'idrogeno ma anche con l'energia solare, eolica e qualsiasi tipo di carburante. Il sogno di K.R. Sridhar, un ingegnere di origini indiane con un passato alla Nasa, ideatore del micro centrale è quella di dotare ogni casa di una minicentrale per la produzione di energia elettrica, in grado di sopperire alle necessità energetiche di ogni famiglia. La Bloom Box, che per adesso costa ha un costo alla portata di pochi (costa oltre 700mila dollari), potrà essere alimentata con gas naturale, biomasse ed entro dieci anni chiunque potrà acquistarne una spendendo al massimo 3 mila dollari. Speriamo che sia la volta buona per un'altra rivoluzione.
    Recentemente, anche altre aziende concorrenti della Bloom box hanno dimostrato che le pile ad ossido solido, le stesse della Bloom Box, possono operare con minore temperatura di essa. Ad esempio quelle realizzate dalla Ceres Power di Crawley, Regno Unito, operano sotto i 600 gradi contro i 750 gradi della prima. Caldaie alimentate da parte di celle di combustibile (fuel cell) sono già abbastanza economiche per iniziare ad essere installate già quest'anno; e questo è solo l'avvio di un programma quadriennale per installarne 37.500 nelle case dei clienti del più grande fornitore di energia del Regno Unito, la British Gas.
    Certo, molte aziende del mondo stanno studiando e investendo sullo stesso promettente settore. Ma se la Bloom Box ha avuto tanta attenzione da meritare un servizio nel famoso programma della televisione americana CBS 60 Minutes allora, forse, c'è qualcosa di veramente importante sotto.
    Come si può vedere nel servizio (http://news.yahoo.com/video/business-15749628/bloom-box-promises-cheap-clean-energy-18309882 ) una piccola scatola può alimentare una casa. Il gas necessario (o qualsiasi altro combustibile) è una quantità nettamente inferiore (oltre la metà) di quella che serve normalmente per produrre energia elettrica. Cosa penseranno le compagnie elettriche? Non cercheranno di ostacolare un'idea così rivoluzionaria? Speriamo questa sia la nuova Google dell'energia alternativa, che come il motore di ricerca rompa una volta per tutte schemi fin troppo consolidati.


    Bloom Box, mini centrale elettrica grande come un frigoriffero
    A cura della redazione di Informagiovani Italia



    La Bloom Box è una piccola centrale elettrica grande come un frigorifero capace di fornire energia pulita a un'intera abitazione con una miscela di ossigeno e gas naturale (e altri combustibili come le bio masse) e sta attirando l'attenzione di importanti multi nazioni americane come Google, Ebay, Coca Cola e altre. Può essere la Google del futuro in campo energetico? Vedremo, il condizionale è d'obbligo, visto che altri annunci roboanti, come questo è stato, non hanno successivamente mantenuto le loro promesse iniziali. Il possibile rivoluzionario congegno, un generatore di fluel cell con capacità di 100kw, è stato presentato nella Silicon Valley, non lontano da San Francisco il 24 febbraio 2010 alla presenza di Colin Powell, ex Segretario di Stato americano e del governatore della California Arnold Schwarzenegger.
    Le fuel cell non sono una novità, ma fino a questo punto non avevano ancora sfondato, sopratutto per la necessita di reperire il combustibile adatto. La differenza con la Bloom Box è la grossa quantità di energia che il nuovo congegno sembra poter produrre. Per esempio Google, il più importante motore di ricerca al mondo, dichiara di avere utilizzato la Bloom Box negli ultimi 18 mesi in alcune selezionate strutture nella sua sede centrale di Mountain View ottenendo degli ottimi risultati da tutti i punti di vista, costi, emissioni, quantita prodotta. La Bloom Box funziona con l'idrogeno ma anche con l'energia solare, eolica e qualsiasi tipo di carburante. Il sogno di K.R. Sridhar, un ingegnere di origini indiane con un passato alla Nasa, ideatore del micro centrale è quella di dotare ogni casa di una minicentrale per la produzione di energia elettrica, in grado di sopperire alle necessità energetiche di ogni famiglia. La Bloom Box, che per adesso costa ha un costo alla portata di pochi (costa oltre 700mila dollari), potrà essere alimentata con gas naturale, biomasse ed entro dieci anni chiunque potrà acquistarne una spendendo al massimo 3 mila dollari. Speriamo che sia la volta buona per un'altra rivoluzione.
    Recentemente, anche altre aziende concorrenti della Bloom box hanno dimostrato che le pile ad ossido solido, le stesse della Bloom Box, possono operare con minore temperatura di essa. Ad esempio quelle realizzate dalla Ceres Power di Crawley, Regno Unito, operano sotto i 600 gradi contro i 750 gradi della prima. Caldaie alimentate da parte di celle di combustibile (fuel cell) sono già abbastanza economiche per iniziare ad essere installate già quest'anno; e questo è solo l'avvio di un programma quadriennale per installarne 37.500 nelle case dei clienti del più grande fornitore di energia del Regno Unito, la British Gas.
    Certo, molte aziende del mondo stanno studiando e investendo sullo stesso promettente settore. Ma se la Bloom Box ha avuto tanta attenzione da meritare un servizio nel famoso programma della televisione americana CBS 60 Minutes allora, forse, c'è qualcosa di veramente importante sotto.
    Come si può vedere nel servizio (http://news.yahoo.com/video/business-15749628/bloom-box-promises-cheap-clean-energy-18309882 ) una piccola scatola può alimentare una casa. Il gas necessario (o qualsiasi altro combustibile) è una quantità nettamente inferiore (oltre la metà) di quella che serve normalmente per produrre energia elettrica. Cosa penseranno le compagnie elettriche? Non cercheranno di ostacolare un'idea così rivoluzionaria? Speriamo questa sia la nuova Google dell'energia alternativa, che come il motore di ricerca rompa una volta per tutte schemi fin troppo consolidati.
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Termico - 0 views

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    Energia Solare : Solare Termico e Produzione di Acqua Calda

    Solare termico

    Il modo più immediato , semplice ed Economico per sfruttare l'energia Solare consiste nel produrre Acqua Calda .

    Ora, se consideriamo che proprio per fruire quotidianamente dell'acqua calda consumiamo parecchia energia elettrica e/o gas ( ci basti pensare quanto incide nell'ammontare della nostra bolletta dell'Energia Elettrica il consumo effettuato dal solo scaldabagno ) , il nostro interesse nei riguardi del Solare Termico diviene quasi automatico ; ancor di più se prendiamo atto del fatto che la tecnologia del Solare Termico è oggi perfettamente consolidata e garantisce un risparmio sempre più notevole .

    Il sistema Solare Termico ci permette di scaldare un serbatoio d'acqua dalla capacità variabile ; a partire da un minimo di 100 litri ( uso Familiare o Domestico ) fino ad arrivare a grandi serbatoi per uso Condominiale , Aziendale , Ospedaliero , Alberghiero , etc...

    Esistono ad oggi diverse tipologie d'impianti solari finalizzati alla produzione di acqua calda :
    In linea generale , un impianto solare termico medio è solitamente costituito da :

    * Collettore ( vedi menù a sinistra definizione e tipologie )
    * Serbatoio di Accumulo = raccoglie l'acqua man mano che viene riscaldata ed è isolato termicamente .
    * Circuito di collegamento ( fra collettore e serbatoio di accumulo )
    * Serbatoio ( o Vaso ) di Espansione = tende a contenere l'eventuale dilatazione termica del fluido riscaldato
    * Connessione ad un possibile sistema ausiliario = in genere a piccole caldaie ( a gas o elettriche ) pronte ad dare un apporto nel caso in cui necessiti supplire al Solare Termico .
    * Dispositivi di Check e Sicurezza

    Indubbiamente la descrizione del suddetto Sistema Solare Termico in questa pagina riepilogativa è molto generica ; Esistono difatto impianti solari termici la cui spiegazione necessita di nozioni e delucidazioni supplementari , ma addirittura esistono efficacissimi impianti solari la cui spiegazione è perfino più semplice di quanto sopra esposto nel sunto descrittivo ( vedi ad esempio il "Solare termico ad accumulo Interno Diretto con Serbatoio Integrato" ). Ogni approfondimento può essere effettuato in questo sito scegliendo nel menu' a sinistra la voce o l'argomento che intendete approfondire . Ad ogni argomento troverete inoltre un collegamento che vi metterà in contatto con uno o più installatori o produttori presenti nella Vostra zona geografica .
    Esistono diverse tipologie di Collettori Solari ( vedi QUI )

    In linea generale possiamo sostenere che gran parte dei "Sistemi Solari Termici" hanno in comune :
    un collettore solare ( esposto all'irraggiamento) un serbatoio d'accumulo ed un sistema di circolazione naturale o forzata che fa scorrere un fluido, riscaldato dal sole, in una intercapedine o una serpentina, ricavata nel serbatoio, che fungendo da scambiatore permette il riscaldamento dell'acqua che andremo ad utilizzare per fini sanitari o di integrazione al riscaldamento.

    Classificazione dei Sistemi e della circolazione del Fluido :

    Nel Solare Termico esistono 2 sistemi e 2 tipologie differenti relative la circolazione del fluido :

    * Sistemi Aperti = Il fluido riscaldato è di fatto la stessa Acqua che si utilizzerà .
    * Sistemi Chiusi = Due Circuiti : Uno di fluido riscaldante che poi cede il suo calore all'Acqua
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Energia dalle piante - 1 views

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    Energie alternative: creata la «foglia» artificiale. «Riscalda da sola una casa»
    Sviluppata dagli scienziati del Mit potrebbe rivoluzionare il settore soprattutto nei Paesi in via di sviluppo



    MILANO - Una foglia artificiale che riscalda un intero appartamento. Alcuni studiosi l'hanno già definita «il Santo Graal della scienza» e affermano che grazie al suo ulteriore sviluppo ogni casa del futuro potrebbe riuscire a produrre autonomamente l'energia elettrica di cui ha bisogno. Questa cella solare, sviluppata da un gruppo di ricerca del Massachusetts Institute of Technology (Mit) guidato dal professor Daniel Nocera e presentata al 241esimo meeting nazionale dell'American Chemical Society ad Anaheim, in California, è grande più o meno quanto una carta da gioco e riproduce il processo di fotosintesi clorofilliana delle piante trasformando la luce del sole e l'acqua in energia. Ma con una sostanziale differenza: l'energia prodotta dalla foglia artificiale è 10 volte superiore a quella creata dalla fotosintesi naturale.
    PAESI IN VIA DI SVILUPPO - Come racconta il tabloid britannico Daily Mail non è la prima volta che degli scienziati portano a termine un'invenzione del genere. Circa dieci anni fa John Turner, ricercatore del «U.S. National Renewable Energy Laboratory» di Boulder, in Colorado, aveva creato il primo prototipo di foglia artificiale, ma il suo costo era troppo elevato e l'energia prodotta era scarsa. La cella del Mit invece risulta davvero singolare: piazzata in un recipiente pieno d'acqua ed esposto al sole essa impiega dei materiali relativamente a buon mercato come catalizzatori fatti di nichel e di cobalto che sono in grado di accelerare le reazioni chimiche e di dividere l'acqua nei suoi due componenti principali, idrogeno e ossigeno. Una volta separati, i due elementi vengono inviati in una cella a combustibile e utilizzati per creare energia elettrica. Gli studiosi stimano che oggi con meno di 4 litri d'acqua la foglia artificiale riesca a produrre l'elettricità necessaria per riscaldare una casa in un Paese in via di sviluppo. Nei test portati avanti dagli scienziati del Mit la foglia artificiale ha dimostrato di poter funzionare continuamente per almeno 45 ore senza alcun calo di attività.
    COMMERCIALIZZAZIONE - L'invenzione è pronta per essere commercializzata. Il gigante automobilistico indiano Tata ha già sottoscritto un accordo con i ricercatori del Mit per costruire nei prossimi 18 mesi una piccola centrale elettrica, grande quanto una cella frigorifera. Per adesso lo sguardo è rivolto principalmente ai paesi in Africa e in Asia, ma ulteriori sviluppi di questa tecnologia la potrebbero rendere efficiente anche in Occidente: «Il nostro scopo è quello di fare in modo che ogni casa abbia la propria centrale elettrica - spiega al sito web Wired Daniel Nocera, professore di chimica al Mit - Si possono immaginare interi villaggi in India e in Africa che riescono a produrre tutta l'energia di cui hanno bisogno utilizzando questa nuova tecnologia».
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